E venne il giorno |
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Un film di M. Night Shyamalan.
Con Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, John Leguizamo, Betty Buckley, Frank Collison.
continua»
Titolo originale The Happening.
Fantascienza,
durata 91 min.
- USA, India 2008.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 12 giugno 2008.
MYMONETRO
E venne il giorno
valutazione media:
2,83
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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E Venne il Giornodi Ace87Feedback: 535 | altri commenti e recensioni di Ace87 |
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giovedì 25 febbraio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nei film di Shyamalan, regista che ha talento sovrannaturale nel raccontare vere e proprie favole terrorizzanti tramite la cinepresa, sono presenti elementi fondamentali ai quali bisogna ricondurvi tutto quello che si può analizzare durante la visione. Essi sono in primo luogo la Paura, forza dai poteri inimmaginabili, poi la Fede, od in senso più largo la Fiducia, una delle risposte dell’uomo assieme alla Speranza, ed infine il Finale, elemento tecnico, che merita però considerazione a parte. Già, perché alla fine dei lavori del regista indio-americano, si viene sempre costretti a rivalutare, a ridisegnare il quadro generale di quanto proposto, che fino a quel momento sembrava scontato o destinato. Il tutto succede con una maestria unica, con una delicatezza visiva e narrativa spiazzante, non tipica dei Finali. Perché in essi, alla fine, risiede la vera forza dei film, la loro morale. Proprio come nelle Favole, metafore che raccontano o sostengono la realtà. Perché anche il film in questione va colto sotto questa luce, pur raggiungendo il livello più alto di inquietudine e pesantezza delle immagini di tutti i Suoi (capo)lavori sinora proiettati. Anche in E Venne il Giorno, la dimensione nella quale sono inseriti i protagonisti riguarda una Comunità; un gruppo di persone, o una famiglia, un intero villaggio. Una stretta cerchia insomma nella quale, di fronte ad eventi straordinari, prendono vita diverse forma di angoscia; tutte però derivanti, per l’appunto, dal più grande terrore umano, quello della Solitudine. Arrivato il giorno nella quale la Madre di qualsiasi cosa, anche di ogni forza che spinge i nostri gesti (la Natura), dà vita a qualcosa di veramente (ed apparentemente) inspiegabile, l’uomo non può fare altro che trovare una spiegazione, cioè un metodo per sopravvivere. Ciò è tipico di ogni essere vivente, ma l’umano in sè, con la sua più grande “arma in più” per la sopravvivenza, l’Intelletto, è così preoccupato di trovare una spiegazione razionale per qualsiasi evento o situazione, che sembra stia dimenticando il vero proprio istinto (Model Home). Così facendo, non può che andare incontro all’autodistruzione. Questo è il significato di tutte le morti messe in scena (anche quella dei teen-ager), a prescindere dalla loro ragione. Infatti, il regista non spiega il perché: potrebbero essere davvero i vegetali, ma anche un attacco terrorista, oppure semplicemente una tossina nell’aria, magari emanata da Noi stessi (significato dell’anello). Perché l’Uomo, fa parte di un ciclo naturale, e non è al di sopra di esso, come crede. Ed in luoghi sovrappopolati (Parigi ecc.), gli effetti di tutto ciò possono essere devastanti, grazie anche all’azione ad esempio dei Mass Media, i quali danno per primi colpa alle piante... Perspicacia del medesimo regista, il fatto che lo stesso protagonista sia un professore di Scienze Naturali, che ritrova fiducia nell’Amore proprio nel bel mezzo dell’inconcepibile Catastrofe. Perché anche se quest’ultima grandiosa forza è talvolta inspiegabile (come viene dimostrato dalla scena della vecchia signora in poi), per lo meno ha la capacità di farci procreare e riprodurre, anzichè di distruggerci. Il fatto che poi si presenti sotto diverse forme non conta (fede/Signs, coraggio/The Village, caparbietà/Il Sesto Senso, fiducia/Umbreakable, unione di intenti/Lady in the Water), l’importante è che vinca la Paura, il primo dolore dell’individuo, altrimenti terribilmente solo ed inerme di fronte ad essa.
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