Disastro a Hollywood |
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Un film di Barry Levinson.
Con Robert De Niro, Sean Penn, Catherine Keener, John Turturro, Robin Wright.
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Titolo originale What Just Happened?.
Commedia,
durata 107 min.
- USA 2008.
- Medusa
uscita venerdì 17 aprile 2009.
MYMONETRO
Disastro a Hollywood
valutazione media:
2,57
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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finalmente sì anche se non colpisce a fondodi olgadikFeedback: 9778 | altri commenti e recensioni di olgadik |
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venerdì 24 aprile 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per la prima volta dopo tanto tempo ho ritrovato un De Niro in forma smagliante come attore e un po’ dimagrito come uomo. Sbaglio? Nelle vesti di produttore oltre che di interprete, l’italo americano più famoso d’America è circondato da un cast di tutto rispetto. C’è un John Turturro (solo qualche spruzzata di grigio in più) che regge ottimamente il ruolo di un agente cinematografico iperansioso e preda di numerosi attacchi intestinali quando il lavoro presenta qualche problema. C’è Sean Penn che interpreta se stesso nel finale di un film molto controverso. C’è infine Bruce Willis, quasi un grosso profeta biblico, semi-irriconoscibile nei panni di un attore che blocca l’inizio di lavorazione di un film per non rinunciare al barbone come il ruolo richiede. S. Tucci disegna il personaggio di uno sceneggiatore, meno esilarante del solito, ma corretto nei duetti con De Niro, al quale è succeduto come amante della seconda moglie, divorziata, ma ancora amata da Ben (De Niro appunto). Poi ci sono i cattivi tipo l’executive donna che detta come deve essere una storia per portare quattrini agli studios, mente il regista della storia stessa recalcitra, vuole la sua indipendenza, s’imbottisce di pillole per tener duro. Personaggi sempre sull’orlo della nevrosi, produttori come Ben che devono mediare su tutto per non affondare, attricette disposte a vendersi, sentimenti e cinismo: questi gli ingredienti di quel piatto composito e difficile che corrisponde al sistema Hollywood. Ma l’opera di Levinson non morde a fondo i vizi come ogni buona satira dovrebbe, si mantiene sulle generali e sul convenzionale senza affondare gli artigli. E’ questo il limite del film, peraltro ben costruito come ritmo del montaggio, ben cucito addosso agli attori, dignitoso nella confezione ma poco graffiante.
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