Giovanna d'Arco |
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Un film di Luc Besson.
Con Milla Jovovich, Dustin Hoffman, Faye Dunaway, John Malkovich, Tchéky Karyo.
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Titolo originale Jeanne d'Arc.
Storico,
Ratings: Kids+16,
durata 161 min.
- Francia 1999.
MYMONETRO
Giovanna d'Arco
valutazione media:
2,72
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Molto spettacolo per nulladi luigimFeedback: 0 |
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venerdì 21 aprile 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'euro-hollywoodiano (per nascita il primo, per stile il secondo) Besson ritorna su un tema tanto caro ai cineasti francesi, che, da buoni nazionalisti, non perdono occasione per encomiare i propri eroi; anche se, in questo caso, si tratta di un'eroina e l'encomio non sembra poi tanto evidente (fatta eccezione per il ritratto duro degli inglesi, ma forse stavolta il buon Besson calca un po' troppo la mano). Per farlo, però, rigetta (consapevolmente?) il rigore che aveva caratterizzato decenni prima l'opera del connazionale Bresson (agli antipodi della leggerezza con cui questo film tratta la materia) e, in tempi più recenti, la storicità di Rivette (come si può sbagliare la data della morte della protagonista?), ovvero quella che, all'uscita, diede l'impressione di una vera e propria opera definitiva sull'argomento), favorendo lo stile prettamente americano, che lo contraddistingue sin dai tempi di Nikita, ma che qui non sembra particolarmente indicato. Certo, competere con predecessori di siffatto mestiere (oltre a quelli già enumerati, un certo Dreyer ed un tal Rossellini) non era facile, ma da uno dei più promettenti registi francesi di fine secolo ci si aspettava veramente di più. Tanto per cominciare, appare fuori luogo l'eccessivo virtuosismo registico che, mirando probabilmente a creare l'effetto di una sorta di misticismo religioso, ottiene il risultato di conferire alle immagini un aspetto decisamente visionario, che stona. Per quanto riguarda gli attori, ancora una volta la scelta della protagonista è ricaduta sull'allora moglie Milla Jovovich, la cui silhouette androgina potrebbe essere idonea, ma non il suo viso: troppo bella; mentre è ambiguo il ruolo dello strapagato divo Dustin Hoffman. Promosse, invece, le scene di battaglia, con cui l'autore dimostra di saperci fare quando si possono spendere danari a bizzeffe (anche se risulta un po' difficile credere alla storia dei soldati che, stanchi dopo un primo attacco, si organizzano da soli l'assalto ai bastioni nemici e ne escono vincitori). Ma la domanda che impera su tutte è questa: era necessario rompere così drasticamente con la tradizione? Nella sua antireligiosità, il film condanna decisamente la gloriosa pulzella d'Orleans, presentandocela più come un'invasata che come una santa: salvo poi sembrare addirittura risentirsi per la tardività del riconoscimento della sua innocenza, dell'avvenuta canonizzazione e della successiva santificazione. Ma si tratta di una sola delle tante contraddizioni del film.
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