kimkiduk
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mercoledì 3 gennaio 2018
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piacevolissimo
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Commedia italiana senza pretese di alto livello, ma con qualche presa di posizione nemmeno tanto velata su una borghesia ormai patetica. Certo che il sobborgo è quasi da cartone animato, ma ripeto non ha pretese alla Bergman e quindi è assolto da ogni peccato. La Cortellesi è brava ma a me non rimane simpaticissima, mentre Albanese, anche se non è Gassman padre lo ritengo una persona intelligente e quindi anche piacevolissimo. Al di là dei giudizi personali credo che sia un film da vedere, che faccia fare delle grasse risate davvero (la battuta della marana o dell'arrivo a Capalbio o le varie conoscenze familiari credo siano veramente carine).
Alternativa a film importanti spesso pesanti è una commedia un pò sopra a qualche Blockbuster rinomato o qualche trash di Natale e non solo di Natale (non cito Siani per non fare nomi).
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Commedia italiana senza pretese di alto livello, ma con qualche presa di posizione nemmeno tanto velata su una borghesia ormai patetica. Certo che il sobborgo è quasi da cartone animato, ma ripeto non ha pretese alla Bergman e quindi è assolto da ogni peccato. La Cortellesi è brava ma a me non rimane simpaticissima, mentre Albanese, anche se non è Gassman padre lo ritengo una persona intelligente e quindi anche piacevolissimo. Al di là dei giudizi personali credo che sia un film da vedere, che faccia fare delle grasse risate davvero (la battuta della marana o dell'arrivo a Capalbio o le varie conoscenze familiari credo siano veramente carine).
Alternativa a film importanti spesso pesanti è una commedia un pò sopra a qualche Blockbuster rinomato o qualche trash di Natale e non solo di Natale (non cito Siani per non fare nomi).
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pentagrammamagazine.it
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martedì 16 gennaio 2018
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recensione: come un gatto in tangenziale
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Come un gatto in Tangenziale, il nuovo film di Riccardo Milani, vede di nuovo riunita la coppia Antonio Albanese e Paolo Cortellesi.
Giovanni è un intellettuale, vive nel centro storico di Roma ed è impegnato con il suo think tanck dalle conoscenze internazionali, a portare avanti temi importanti a cui crede veramente come l'integrazione sociale. Monica invece è un'ex cassiera del supermercato, con l'integrazione ha a che fare tutti i giorni nella periferia dove vive. I loro figli hanno deciso di fidanzarsi.
Entrami i genitori sono scossi dalla scelta dei loro figli e una volta fatta la conoscenza con le dovute riserve alimentate dai pregiudizi, trovano un obiettivo comune: la storia tra i loro figli deve finire, sarà "come un gatto in tangenziale".
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Come un gatto in Tangenziale, il nuovo film di Riccardo Milani, vede di nuovo riunita la coppia Antonio Albanese e Paolo Cortellesi.
Giovanni è un intellettuale, vive nel centro storico di Roma ed è impegnato con il suo think tanck dalle conoscenze internazionali, a portare avanti temi importanti a cui crede veramente come l'integrazione sociale. Monica invece è un'ex cassiera del supermercato, con l'integrazione ha a che fare tutti i giorni nella periferia dove vive. I loro figli hanno deciso di fidanzarsi.
Entrami i genitori sono scossi dalla scelta dei loro figli e una volta fatta la conoscenza con le dovute riserve alimentate dai pregiudizi, trovano un obiettivo comune: la storia tra i loro figli deve finire, sarà "come un gatto in tangenziale".
I due cominciano a frequentarsi e a entrare l'uno nel mondo dell'altro. Giovanni, abituato ai film nei cinema d'essai, si ritroverà a seguire sua figlia in una caotica multisala di periferia; Monica, abituata a passare le sue vacanze a Coccia di Morto, finirà nella sciccosa Capalbio. Ma più questi due genitori interagiranno più il loro rapporto comincerà a cambiare.
C'è un grande studio della sceneggiatura, nulla viene lasciato al caso proprio per dare uno spessore sociale e poter comunque ridere parallelamente di un tema, di una causa importante come quella delle periferie senza mancarne di rispetto ma, anzi, cercando di sensibilizzare sull'argomento attraverso una via più "leggera" ma forse più efficace.
Questo è stato possibile grazie all'affiatamento e alla bravura di due attori di spessore come Albanese e Cortellesi che hanno saputo parlare poco, volutamente, ed esprimere molto con gli sguardi, con i silenzi, con le azioni e anche la sola presenza scenica. Ciò ha permesso allo spettatore di osservare più che di ascoltare e poter anche riflettere alla visione di certe scene come anche di riderne. Ovviamente per dare ancor più leggerezza e un tono di commedia sono stati introdotti elementi più o meno macchettistici come quello interpretato da Claudio Amendola.
Un film interessante, che per funzionare in modo ottimale si è avvalso di un cast di attori altamente preparati e plasmabili sui personaggi: una Cortellesi che interpreta una borgatara pagliettata e leopardata con i capelli rossi, tatuaggi e un accento marcato tanto quanto il suo disincanto verso la sua condizione. Una madre tosta ma amorevole verso il figlio. Albanese, un uomo onesto e sincero verso la causa delle periferie ma all'atto pratico rimane spiazzato da quell'ambiente e non sa accettare e destreggiarsi in una realtà così apparentemente diversa dalla sua quando la figlia gli dice di essersi fidanzata con un ragazzo di borgata.
La storia nasce da una situazione accaduta realmente per questo anche una maggiore attenzione nel trattare questo tema e si può ridere grazie ad una sapiente empatia verso la storia e l'argomento.
Infine il film evidenzia due mondi opposti che si scontrano, ognuno con le proprie idee e pregiudizi nei confronti dell'altro, ma che alla fine capiranno di non esser poi così diversi umanamente.
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angeloumana
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martedì 9 gennaio 2018
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contaminazione
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E' una bella trovata che il film cominci con l'inno europeo mentre una squadra di young executives muniti di trolley da viaggio avanza a passo di carica verso una conferenza al parlamento europeo. Fanno parte di un think-tank e per bocca del loro “condottiero” portavoce Antonio Albanese parleranno della valorizzazione delle periferie nelle città metropolitane e di non lasciare indietro gli abitanti che le abitano, progetti basati ovviamente sui finanziamenti che dall'Europa si invocano. Andare a conoscere dunque la gente di periferia, andare oltre le parole, sentire i loro bisogni e non starne distanti come con appestati.
Il film finirà col capo-squadra del think-tank che esce da un'altra di quelle conferenze a Bruxelles con passo non più baldanzoso ma riflessivo e pensieroso.
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E' una bella trovata che il film cominci con l'inno europeo mentre una squadra di young executives muniti di trolley da viaggio avanza a passo di carica verso una conferenza al parlamento europeo. Fanno parte di un think-tank e per bocca del loro “condottiero” portavoce Antonio Albanese parleranno della valorizzazione delle periferie nelle città metropolitane e di non lasciare indietro gli abitanti che le abitano, progetti basati ovviamente sui finanziamenti che dall'Europa si invocano. Andare a conoscere dunque la gente di periferia, andare oltre le parole, sentire i loro bisogni e non starne distanti come con appestati.
Il film finirà col capo-squadra del think-tank che esce da un'altra di quelle conferenze a Bruxelles con passo non più baldanzoso ma riflessivo e pensieroso. Tra i due avvenimenti lui è venuto a contatto nei fatti con persone del malfamato quartiere romano “Bastogi” (lassate ogni speranza o voi k'entrate, è scritto su un muro che lo delimita). Ci è dovuto entrare perché la sua figlia 13enne di genitori separati e che vive in un palazzo del centro di Roma, si è innamorata di un coetaneoche vive al Bastogi. Ha conosciuto dunque la supertatuata madre del ragazzo, Paola Cortellesi, “popolana” dai modi spicci, tacchi altissimi e smartphone sempre in mano. Le teorie che esponeva a Bruxelles sull'avvicinamento tra quartieri delle città ha dovuto metterle in pratica: ambedue le parti, apparentemente distanti, hanno molto da dirsi e molte esperienze da scambiarsi, quelle realtà non sono come le teorie riportate da intellettuali nelle loro relazioni e le tavole rotonde piene di parole. L'attenzione all'altra, di una classe sociale differente dalla sua, è diventata realtà per Antonio. Classi diverse si sono “contaminate” e forse la potenziale consuocera ha trasmesso molto di più al tank-thinker: tramite lei ha toccato con mano cosa può voler dire avere un marito (Amendola) perennemente in vacanza (in prigione a Rebibbia) per essere stato un parrucchiere esperto con le forbici, talmente esperto da usarle sulla pancia di qualcuno che gli ha fatto un torto. Ha appreso come quella donna possa aver perso il lavoro di cassiera in un supermercato per via delle casse automatiche che, dice, fanno risparmiare mediamente due minuti di tempo ai clienti. Eppure da cassiera – ora somministra i pasti alla mensa di una casa per anziani – aveva imparato a indovinare la vita privata dei consumatori sulla base di ciò che acquistavano, come dire che della vita si impara di più praticandola che parlandone o leggendone solamente. Il thinker visiterà una volta la popolosa spiaggia coccia de morto dei borgatari, con annesso divieto di balneazione e lunghissime code d'auto per arrivarci. Apprenderà pure che il tank dei thinker si può tradurre bene come tanica, in linguaggio semplice e accessibile. La popolana dal canto suo sperimenterà la spiaggia incontaminata di Capalbio, quasi deserta ma con bagnanti importanti, da televisione, per raggiungere la quale bisogna però camminare per due chilometri e mezzo, e sperimenterà a sue spese che in un cinema d'essai bisogna assistere silenziosamente e non alzarsi finché i titoli di coda non scorrono tutti, pure se scritti in armeno. Riceverà pure un bacio di saluto dal potenziale consuocero, un'attenzione a cui il personaggio della brava Cortellesi non era da tempo abituata. Inevitabile che una simpatia nasca tra le due anime lontane, sperando che essa non duri quanto un gatto in tangenziale.
Ottima idea del regista Riccardo Milani e bei dialoghi “ficcanti” degli sceneggiatori (tra i quali la stessa Cortellesi e Giulia Calenda, imparentata con la Comencini e col ministro dello sviluppo economico), una commedia leggera e godibile ma “corposa” e attuale quanto a accettazione del diverso e alla casualità del posto (e classe sociale) dove si nasce.
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giajr
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venerdì 12 gennaio 2018
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divertente ma non scontato
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Questo film, sicuramente divertente, non deve essere considerato un film comico.
La storia conduce in talune realtà che sono ben presenti nelle nostre periferie. La coabitazione tra culture diverse, la difficoltà di essere integrati nel tessuto sociale, il conflitto culturale che esiste ad ogni livello ed ovunque, fino a farci ricordare che l'africano è in conflitto con l'africano, che l'italiano è in conflitto con l'italiano, il romano con il romano (basta cambiare il quartiere)... un film che deve essere visto con attenzione e che inevitabilmente farà riflettere. Una storia che alla fine è delicata ma anche un po' amara, volutamente creata dopo uno studio sociologico accurato e non casuale.
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Questo film, sicuramente divertente, non deve essere considerato un film comico.
La storia conduce in talune realtà che sono ben presenti nelle nostre periferie. La coabitazione tra culture diverse, la difficoltà di essere integrati nel tessuto sociale, il conflitto culturale che esiste ad ogni livello ed ovunque, fino a farci ricordare che l'africano è in conflitto con l'africano, che l'italiano è in conflitto con l'italiano, il romano con il romano (basta cambiare il quartiere)... un film che deve essere visto con attenzione e che inevitabilmente farà riflettere. Una storia che alla fine è delicata ma anche un po' amara, volutamente creata dopo uno studio sociologico accurato e non casuale... si pensi allo scorcio della società snob di Capalbio (ascoltatene i dialoghi) pensate alla scena del cinema in lingua armena, ecc.
Gli attori sono veramente bravi e le ambientazioni azzeccate.
Ci sono scene anche spassose.... e comunque una realtà emerge: certe storie nascono per caso e durano come un gatto in tangenziale (la storia tra i due adolescenti) ed altre che nascono sempre per caso durano per sempre... forse...
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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milani firma un’opera ambiziosa
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Milani firma un’opera ambiziosa, indagando un lembo di periferia romana, nel nome, evocato già nelle prime battute, di Pasolini.
Naturalmente, nulla resta del mondo di Accattone e l’accostamento risulta perfino stridente: pur tuttavia, trattandosi qui di una commedia, risolta spesso in chiave comica, i contenuti non appaiono banali come il genere spesso impone.
Certo, si battono strade note: il contatto casuale tra esponenti di classi sociali distanti; lo scompiglio portato nei rispettivi ambienti; l’incomunicabilità sociale (e lessicale) che ne deriva, ecc.
Eppure la storia funziona, grazie anche ad un ottimo Antonio Albanese e ad una Paola Cortellesi, che si cuce di nuovo indosso – partecipando peraltro alla sceneggiatura – un personaggio rodato e su misura.
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Milani firma un’opera ambiziosa, indagando un lembo di periferia romana, nel nome, evocato già nelle prime battute, di Pasolini.
Naturalmente, nulla resta del mondo di Accattone e l’accostamento risulta perfino stridente: pur tuttavia, trattandosi qui di una commedia, risolta spesso in chiave comica, i contenuti non appaiono banali come il genere spesso impone.
Certo, si battono strade note: il contatto casuale tra esponenti di classi sociali distanti; lo scompiglio portato nei rispettivi ambienti; l’incomunicabilità sociale (e lessicale) che ne deriva, ecc.
Eppure la storia funziona, grazie anche ad un ottimo Antonio Albanese e ad una Paola Cortellesi, che si cuce di nuovo indosso – partecipando peraltro alla sceneggiatura – un personaggio rodato e su misura.
Funziona anche l’analisi critica di certo ceto borghese, che si vuol illuminato e che frequenta le spiagge di Capalbio; un po’ meno quella antropologica sulla marginalità e sulla contaminazione etnica.
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martinside
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mercoledì 8 agosto 2018
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ironia sferzante
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rappresenta bene questo film, due fazioni di popolo italiano. quelli che la cena la prendono in rosticceria e quelli che hanno la doggy bag dalla mensa dell'ospizio in cui lavorano per mantenere figlio e sorellastre. Portata agli estremi la contrapposizione non stride ma diverte e fa pensare. Cortellesi è geniale nel suo ruolo e non sconfina mai nel trash, bravi anche gli altri interpreti. Il film merita di essere visto, per ridere, per pensare, per trascorrere una bella serata italiana
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zim
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giovedì 4 gennaio 2018
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predica bene razzola male
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La tesi è vecchia: si predica bene e si razzola male o meglio c'è una frattura tra le belle intenzioni e i fatti. Ed è facile da questo assunto tirare fuori situazioni e gag esilaranti. Più difficile chiudere il discorso se si prescinde dal comune buon senso. Albanese misurato credibile e ancora di più la ricostruzione della sua abitazione borghese.
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La tesi è vecchia: si predica bene e si razzola male o meglio c'è una frattura tra le belle intenzioni e i fatti. Ed è facile da questo assunto tirare fuori situazioni e gag esilaranti. Più difficile chiudere il discorso se si prescinde dal comune buon senso. Albanese misurato credibile e ancora di più la ricostruzione della sua abitazione borghese. Villoresi simpatica brava ma un po' stereotipo grottesco come il set del suo appartamento di periferia. Claudio Mendola ci regala un cammeo ad effetto e Franca Leosini esce dal televisore per rinforzare l' impressione di realtà nel grande schermo. Brava la ragazzina all' occorrenza francofona. Per i fatti suoi il ragazzino che per quanto "carino" se non ricordo male non dice una battuta. Deliziosa la ex tra la lavanda.
Il finale è doppio, un po' pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. Da escludere del tutto l'integrazione tra i due mondi (Mussolini ai tempi l'aveva già pianificata evitando di provvedere ai mezzi di comunicazione tra periferia e centro di Roma) Continuerà la storia tra i due adolescenti? NO Ci sarà una storia tra i due adulti? Forse SI ma sarà breve.
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[+] villoresi?!? claudio mendola???
(di spione)
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[+] me so' capito io..
(di palamit0)
[ - ] me so' capito io..
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jl
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mercoledì 4 luglio 2018
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radical choc
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“Quanto potrà durare un gatto se abbandonato in tangenziale?” Da questo semplice assioma prende il via la pellicola di Riccardo Milani che per la seconda volta dirige il duo Cortellesi – Albanese a nemmeno un anno distanza dalla commedia Mamma o Papà?, se in quel caso era il mondo delle coppie in crisi a essere preso in esame, questa volta i due dovranno scontrarsi con le proprie certezze nei confronti del mondo altrui. Da un lato c’è Monica, nata e cresciuta a Bastogi, periferia della capitale fra le più degradate, con un lavoro da cuoca nella mensa di un ricovero, una coppia di sorelle gemelle che vive con lei e con il vizio di rubare tutto quello che capita loro a tiro e un marito da tre anni in prigione per tentato omicidio.
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“Quanto potrà durare un gatto se abbandonato in tangenziale?” Da questo semplice assioma prende il via la pellicola di Riccardo Milani che per la seconda volta dirige il duo Cortellesi – Albanese a nemmeno un anno distanza dalla commedia Mamma o Papà?, se in quel caso era il mondo delle coppie in crisi a essere preso in esame, questa volta i due dovranno scontrarsi con le proprie certezze nei confronti del mondo altrui. Da un lato c’è Monica, nata e cresciuta a Bastogi, periferia della capitale fra le più degradate, con un lavoro da cuoca nella mensa di un ricovero, una coppia di sorelle gemelle che vive con lei e con il vizio di rubare tutto quello che capita loro a tiro e un marito da tre anni in prigione per tentato omicidio. Dall’altro lato Giovanni è un radical chic, divorziato, che abita in un palazzo del centro di Roma e che da sempre instilla il concetto di eguaglianza nella testa di sua figlia Agnese e che da membro di una think tank cerca anche di ottenere dei finanziamenti dal parlamento europeo per il recupero delle periferie della penisola. I due si scontreranno quando Alessio, figlio di Monica, e Agnese inizieranno a frequentarsi, il che creerà un grande subbuglio nelle rispettive convinzioni dei loro genitori: l’uno aperto, a meno che non sia coinvolta la figlia, e l’altra certa dell’auto determinismo nel quale da sempre versa la sua vita. I personaggi di Albanese e della Cortellesi sono stereotipati e al tempo stesso specchio di un Italia che non risulta essere parodia di se stessa, e se da un lato la pellicola tratta le evidenti difficoltà alla gestione del mondo degli adolescenti, da parte di quello dei genitori, dall’altro riguarda il difficile tema dell’accoglienza, scadendo in alcuni stereotipi ma al tempo stesso facendosi assistere da un ritmo incalzante, privo di pause, con spunti di riflessione nei confronti della teorica disponibilità a chi è differente da noi, anche se residente nella nostra città e quindi senza che ci si debba spostare a migliaia di chilometri di distanza. Una commedia delicata, e un film fra i migliori di questa stagione, capace di fare sorridere delle nostre granitiche certezze e da vedere se amate le periferie (degradate) della capitale.
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rob8
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domenica 14 gennaio 2018
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milani firma un’opera ambiziosa. che funziona.
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Milani firma un’opera ambiziosa sulla incomunicabilità sociale, indagando un lembo di periferia romana, nel nome, evocato già nelle prime battute, di Pasolini. Naturalmente, nulla resta del mondo di Accattone e l’accostamento è perfino stridente: pur tuttavia, trattandosi qui di una commedia, risolta spesso in chiave comica, i contenuti non appaiono banali come il genere spesso impone. Certo, si battono strade note: il contatto casuale tra esponenti di classi sociali distanti; lo scompiglio portato nei rispettivi ambienti; l’incomunicabilità (sociale e lessicale) che ne deriva, ecc. Eppure la storia funziona, grazie anche ad un ottimo Antonio Albanese e ad una Paola Cortellesi, che si cuce di nuovo indosso – partecipando peraltro alla sceneggiatura – un personaggio su misura.
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Milani firma un’opera ambiziosa sulla incomunicabilità sociale, indagando un lembo di periferia romana, nel nome, evocato già nelle prime battute, di Pasolini. Naturalmente, nulla resta del mondo di Accattone e l’accostamento è perfino stridente: pur tuttavia, trattandosi qui di una commedia, risolta spesso in chiave comica, i contenuti non appaiono banali come il genere spesso impone. Certo, si battono strade note: il contatto casuale tra esponenti di classi sociali distanti; lo scompiglio portato nei rispettivi ambienti; l’incomunicabilità (sociale e lessicale) che ne deriva, ecc. Eppure la storia funziona, grazie anche ad un ottimo Antonio Albanese e ad una Paola Cortellesi, che si cuce di nuovo indosso – partecipando peraltro alla sceneggiatura – un personaggio su misura. Funziona anche l’analisi critica di certo ceto borghese, che si vuol illuminato e che frequenta le spiagge di Capalbio; un po’ meno quella antropologica sulla marginalità. E c’è spazio, infine, per una riflessione sullo stato del cinema, dove si assiste rumorosamente a film da effetti speciali oppure in religioso silenzio a presunti capolavori armeni.
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muttley72
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domenica 21 gennaio 2018
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non bisogna mai contestare l'ue..capito borgatari?
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Commedia che è ben messa sullo schermo e con battute prevedibili, ma onestamente che sono semplici ed efficaci nel far ridere, che è la cosa che più conta...e qui accade con un "ritmo veloce" del film, in stile Checco Zalone (qui c'è anche la stessa attrice che nell'ultimo film di Zalone fa la "dirigente statale" che tenta di farlo dimettere).
il film è a mio avviso, nel compesso, superiore al nuovo e ultimo film di VERDONE.
Nel film, che ha anche velleità sociologiche (per quanto una commedia possa verne) si ammette (bontà loro) che la "società multietnica" e sottoproletaria che convive nei quartieri degradati non necessariamente si ama reciprocamente, ma spesso si sopporta solo per necessità e questo anche nel caso degli stranieri residenti in Italia (tra loro).
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Commedia che è ben messa sullo schermo e con battute prevedibili, ma onestamente che sono semplici ed efficaci nel far ridere, che è la cosa che più conta...e qui accade con un "ritmo veloce" del film, in stile Checco Zalone (qui c'è anche la stessa attrice che nell'ultimo film di Zalone fa la "dirigente statale" che tenta di farlo dimettere).
il film è a mio avviso, nel compesso, superiore al nuovo e ultimo film di VERDONE.
Nel film, che ha anche velleità sociologiche (per quanto una commedia possa verne) si ammette (bontà loro) che la "società multietnica" e sottoproletaria che convive nei quartieri degradati non necessariamente si ama reciprocamente, ma spesso si sopporta solo per necessità e questo anche nel caso degli stranieri residenti in Italia (tra loro). Nel finale però si arriva alla (discutibile) conclusione che i sottoproletari suddetti non dovrebbero disprezzare la UE (lontana dai loro interessi e spesso causa di alcuni loro problemi), ma sfruttarene i pregi (cosa che per ignoranza non fanno)...tipo i "fondi" per aprire nuove imprese, come poi fa la Cortellesi nel film, per rifarsi una vita.
Quanto alal differenza di ceto e istruzione tra fidanzati (ragazzi o adulti) è invece l'altro tema presente nel film, ma non è una novità nella storia del cinema.
comunque senza affrontare i temi troppo impegnati (a cui il film velatamente sottende), il film fa ridere e merita tre stelle e mezzo.
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