simosera92
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venerdì 10 aprile 2015
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"come un sorriso che dura un minuto"
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Che abbia veramente voluto o meno Dio è il vero pratogonista, e che ci crediate o no Dio è comunque amore, e che esista o meno "l'importante è amare" .
La coppia Giallini e Gassman fa centro in una commedia tutta d'un fiato dove le risate sono assicurate, ma che lascia molto di più della leggerezza per cui lo si vive in sala cinema. Temi banali trattati con una originalità inaspettata fanno scorrere il tempo tra risate e momenti di riflessione in un film che con spensieratezza vuole far riflettere, o per lo meno ci riesce in modo molto divertente. Il tutto è contornato da una fotografia meravigliosa, "la grande bellezza" di Roma accompagnata da musiche originali che si concludono con una perla italiana firmata De Gregori.
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Che abbia veramente voluto o meno Dio è il vero pratogonista, e che ci crediate o no Dio è comunque amore, e che esista o meno "l'importante è amare" .
La coppia Giallini e Gassman fa centro in una commedia tutta d'un fiato dove le risate sono assicurate, ma che lascia molto di più della leggerezza per cui lo si vive in sala cinema. Temi banali trattati con una originalità inaspettata fanno scorrere il tempo tra risate e momenti di riflessione in un film che con spensieratezza vuole far riflettere, o per lo meno ci riesce in modo molto divertente. Il tutto è contornato da una fotografia meravigliosa, "la grande bellezza" di Roma accompagnata da musiche originali che si concludono con una perla italiana firmata De Gregori.
Edorado Falcone porta al cinema una commedia diversa da quelle che eravamo abituati a vedere gli ultimi anni, e Se Dio vuole speriamo di rivederne altri così.
Questa pellicola è "come un lungo saluto, come un sorriso che dura un minuto".
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giusepped88
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giovedì 9 aprile 2015
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per chi si vuole fare prete ma anche no
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Un film che vale la pena di vedere. Ho dato cinque stelle perché non capita di vedere spesso film che trattano il delicato tema della vocazione senza finire per essere spiccatamente anticlericale o al contrario che sembri commissionato dalla Cei.
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Un film che vale la pena di vedere. Ho dato cinque stelle perché non capita di vedere spesso film che trattano il delicato tema della vocazione senza finire per essere spiccatamente anticlericale o al contrario che sembri commissionato dalla Cei. L'ironia è lieve, mai volgare e mette in luce i mezzucci che le persone utilizzano per andare avanti: il medico che vorrebbe dirne quattro al primario sbruffone ma che poi è servile al massimo per paura delle ritorsioni, l'agente che spera nella morte dei vecchietti, la colf che si preoccupa solo di sé stessa, l'investigatore privato fallito che vive in una casa occupata abusivamente...
Poi magari tutti i preti fossero veramente così disponibili, generosi e coinvolgenti come il don interpretato da Gassman!
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[+] evviva i buoni film!
(di maria f.)
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mauro
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domenica 12 aprile 2015
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se dio vuole un bel film!
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I due pilastri portanti sono Tommaso e Don Pietro, banale dirlo, ma essenziale! La causa scatenante degli eventi è la vocazione del figlio al sacerdozio. Un ottimo film, perchè? Perchè rompe davvero una tradizione cinematografica italiana basata su ricostruzioni irreali di famiglie e personaggi che le compongono, i quali costantemente diventano una caricatura a volte perfino di loro stessi, ciò rende molte pellicole inutili e direi fastidiose. Certamente anche qui le caratteristiche di maggior interesse dei protagonisti sono ben sottolineate, ma senza sforare nel ridicolo, nell'assurdo. Si affrontano tanti temi, i soliti: il rapporto genitori/figli, moglie/marito, ed anche l'autocritica di ognuno rispetto al proprio bilancio di vita, più ovviamente il loro rapporto con la spiritualità.
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I due pilastri portanti sono Tommaso e Don Pietro, banale dirlo, ma essenziale! La causa scatenante degli eventi è la vocazione del figlio al sacerdozio. Un ottimo film, perchè? Perchè rompe davvero una tradizione cinematografica italiana basata su ricostruzioni irreali di famiglie e personaggi che le compongono, i quali costantemente diventano una caricatura a volte perfino di loro stessi, ciò rende molte pellicole inutili e direi fastidiose. Certamente anche qui le caratteristiche di maggior interesse dei protagonisti sono ben sottolineate, ma senza sforare nel ridicolo, nell'assurdo. Si affrontano tanti temi, i soliti: il rapporto genitori/figli, moglie/marito, ed anche l'autocritica di ognuno rispetto al proprio bilancio di vita, più ovviamente il loro rapporto con la spiritualità. Come al solito si può fare una lista di vincitori e vinti, in situazioni di questo tipo, Andrea ne esce illeso, tuttavia con un punto interrogativo, perchè se prima la sua vita non avesse senso, alla fine dovrà trovarlo comunque in qualcosa, quindi dovrà dimostrare ancora molto. Bianca è perdente, non ha il benchè minimo interesse, convinta che basti vivere una vita all'insegna dell'istintività, tuttavia non è sicuramente una persona in crisi, perchè per esserlo ci vorrebbe una capacità critica, cosa che le manca totalmente, il marito è il suo degno compare, anche se migliore, proprio perchè talmente stupido da non porsi nemmeno il problema. La moglie è sostanzialmente la solita finta vittima, che si deprime, si auto commisera, però poi non ha le palle per prendere in mano davvero la propria vita, aldilà di qualche gesto eclatante compiuto più per affermare la propria individualità che altro. Tommaso è un vincente, lo è professionalmente ed umanamente parlando, una persona vera, coi propri limiti, ma pur sempre positiva, capace di mettersi in iscussione più di ogni altro, gli altri fanno solo i pubblici ministeri, lui si siede sia sullo scranno del giudice, ma poi è disposto a mettersi al banco degli imputati. Non si può dire la stessa cosa degli altri, eppure è lui che manda avanti la baracca dal punto di vista materiale, anche questo ha un valore che deve essere riconosciuto. Il prete è un sacerdote moderno, reso ancora più umano dal suo passato. Forse una pecca del film è proprio il momento nel quale si entra nel vivo della discussione sulla spiritualità, ho trovato i dialoghi un po' banali, mi aspettavo di più, maggiore profondità e personalità negli autori, se si sceglie di parlarne bisogna farlo attraverso una visione personale della metafisica, non riproporre minestre riscaldate. Divertenti certe scenette,come la finta famiglia di Tommaso, oppure il personaggio dell'investigatore privato, però contrastanti con la volontà di fare un racconto basato su individui versosimili e situazioni altrettanto tali. Comunque sia il tema non viene sviluppato a sufficienza e quello che risulta alla fine è proprio una visione degli autori molto materialista e ben poco erudita del concetto di metafisica. In ultima istanza dico che uno abituato ad ascoltare Guccini De Andrè, De Gregori, ma neanche sotto tortura, oppure in piena crisi esistenziale può tollerare Gigi d'Alessio, non è questione di gusti è questione di cultura musicale!
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francesca50
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martedì 14 aprile 2015
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veramente divertente e nuovo
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Ripeto quello già detto da molti, cioè che finalmente si esce dal solito film italiano superficiale e condito di stereotipi.
Il film infatti esce dal consueto perchè non tratta i soliti temi dei nostri intellettualoidi con sfigati e problemi sociali, ma abbiamo una sceneggiatura leggera con la quale si tocca un tema universale, quello di Dio, forse suscettibile di approfondimento, ma il quale viene inserito in un mondo (quello dei ricchi) che sembra da invidiare quando invece si scopre che non lo è.
Non può essere soddisfatto chi rinuncia all'amore e alla famiglia! Questo è il piccolo e grande messaggio del film.
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Ripeto quello già detto da molti, cioè che finalmente si esce dal solito film italiano superficiale e condito di stereotipi.
Il film infatti esce dal consueto perchè non tratta i soliti temi dei nostri intellettualoidi con sfigati e problemi sociali, ma abbiamo una sceneggiatura leggera con la quale si tocca un tema universale, quello di Dio, forse suscettibile di approfondimento, ma il quale viene inserito in un mondo (quello dei ricchi) che sembra da invidiare quando invece si scopre che non lo è.
Non può essere soddisfatto chi rinuncia all'amore e alla famiglia! Questo è il piccolo e grande messaggio del film. In una società in sfacelo come quella italiana questo è un messaggio veramente nuovo...
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catcarlo
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mercoledì 6 maggio 2015
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se dio vuole
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Nella pletora di film italiani che ogni anno trovano la via delle sale malgrado i talenti veri siano pochi, questo esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore romano Edoardo Falcone si fa notare certo come uno dei più riusciti. Per carità, non stiamo parlando di un capolavoro e lontani anni luce sono opere del livello di – tanto per far dei titoli - ‘Tutti a casa’ o ‘Il vedovo’, ma la scrittura del regista assieme a Marco Martani funziona: la vicenda mette in mostra una discreta compattezza e un buon ritmo, favoriti anche dall’assai opportuna concisione di una durata sotto i novanta minuti, riuscendo a regalare discrete quantità di divertimento mai volgare e qualche stilla di commozione.
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Nella pletora di film italiani che ogni anno trovano la via delle sale malgrado i talenti veri siano pochi, questo esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore romano Edoardo Falcone si fa notare certo come uno dei più riusciti. Per carità, non stiamo parlando di un capolavoro e lontani anni luce sono opere del livello di – tanto per far dei titoli - ‘Tutti a casa’ o ‘Il vedovo’, ma la scrittura del regista assieme a Marco Martani funziona: la vicenda mette in mostra una discreta compattezza e un buon ritmo, favoriti anche dall’assai opportuna concisione di una durata sotto i novanta minuti, riuscendo a regalare discrete quantità di divertimento mai volgare e qualche stilla di commozione. Il risultato è, insomma, quel prodotto medio capace di intrattenere grandi e piccini – e infatti in sala il ventaglio di età era molto vasto - che abbiamo invidiato tante volte ai cuginastri francesi, tanto che si potrebbe ripetere qui quanto scritto per ‘La famiglia Bélier’ ovvero che si tratta di un’opera che non cambierà la (e neppure resterà nella) storia del cinema, ma ha comunque la capacità di rallegrare la giornata. Tommaso è un cardiochirurgo di fama che, pur pensando a se stesso come a una persona aperta e all’avanguardia, considera il prossimo dall’alto in basso, sia in clinica, dove si muove come Guido Tersilli dopo la nomina a primario, sia nel bell’attico a Prati dove vive con la famiglia: la moglie repressa (peccato che la sempre affascinante Laura Morante abbia il ruolo più superfluo e tirato via), la figlia considerata oca (Ilaria Spada) assieme al genero ignorante (Edoardo Pesce) e il figlio, che lo idolatra, visto come il suo erede (Enrico Oetiker). Quando quest’ultimo annuncia, a sorpresa, di volersi dare al sacerdozio, a lui, ateo, casca il mondo addosso: si mette così sulle tracce del prete che ha influenzato il pargolo, ma, dopo il confronto, risulterà cambiato sia nella persona, sia nei rapporti con gli altri. Niente di nuovo sotto il sole, come si vede, ma Falcone, mantenendo uno stile nel complesso sobrio e vicino ai personaggi, calibra le svolte a sorpresa e gli inevitabili equivoci in modo che l’attenzione dello spettatore rimanga sempre viva: lo scavo psicologico delle figure o del rapporto padri-figli non c’è, ma non è neppure richiesto e il fatto che nessuno dei personaggi sia davvero antipatico (con l’eccesso di piacioneria di Don Pietro) fa parte del gioco di quello che a lungo si presenta come un film che prova a farti star bene. Giunge così a sorpresa la sterzata finale verso un epilogo amarognolo – nel genere ci sono dei bei precedenti a partire da ‘Il sorpasso’ – che ha il pregio di evitare un esito troppo scontato e di mettere tutto quanto sotto una prospettiva almeno in parte diversa. La struttura stessa della vicenda fa sì che tutto il cast finisca per essere in una posizione secondaria rispetto ai due interpreti principali: Gassman si esprime in un romanesco depurato e riesce a tenere a freno quasi sempre la propria gigioneria mentre Giallini trova un nuovo ruolo da protagonista importante dopo ‘Tutta colpa di Freud’ (è in scena in pratica dall’inizio alla fine) e bene lo sfrutta seppure vada sottolineato che, forse anche per la voce non molto duttile, gli riesce meglio la parte del ruvido rispetto a quella del redento.
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amgiad
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martedì 28 aprile 2015
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la commedia italiana mostra qualcosa di nuovo
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Ho visto volentieri questo agile film di Falcone. Reduce dalla visione di altre più blasonate commedie la cui tristezza avvolgeva come miele, ho
ritrovato il piacere di sorridere pensando. La migliore dote della migliore commedia all' italiana. Intendiamoci non è un capolavoro E' un buon film e se il regista affinerà le sue doti sono convinto che potrà fornirci opere ancora migliori. Intelligente la trovata base della scelta controcorrente del figlio (ma non quella ormai ovvia dell' omossesualità). Bravo Giannini , ormai perfettamente calato nel personaggio del professore (psicologo, chirurgo. ecc), discreto Gassman (e non è poco), bravissima Morante (lo confesso ho una forte predilezione per lei e mi piacerebbe anche se recitasse le previsioni del tempo), il resto del cast all' altezza.
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Ho visto volentieri questo agile film di Falcone. Reduce dalla visione di altre più blasonate commedie la cui tristezza avvolgeva come miele, ho
ritrovato il piacere di sorridere pensando. La migliore dote della migliore commedia all' italiana. Intendiamoci non è un capolavoro E' un buon film e se il regista affinerà le sue doti sono convinto che potrà fornirci opere ancora migliori. Intelligente la trovata base della scelta controcorrente del figlio (ma non quella ormai ovvia dell' omossesualità). Bravo Giannini , ormai perfettamente calato nel personaggio del professore (psicologo, chirurgo. ecc), discreto Gassman (e non è poco), bravissima Morante (lo confesso ho una forte predilezione per lei e mi piacerebbe anche se recitasse le previsioni del tempo), il resto del cast all' altezza. Una piccola nota stonata nella sceneggiatura si avverte quando per sostituire la moglie nella casa trucida chiede aiuto all' assistente cicciottella. Un uomo come il grande primario non coinvolgerebbe mai in questa storia una persona del suo ambiente di lavoro.
Bellissimo il finale. Finalmente ci è stato evitato l' ovvio lieto fine. Resta aperto, ma in quella pera che casca si può leggere il senso della fine. Verrebbe voglia di dire che forse se il personaggio di Pietro avesse avuto 33 anni ..... . Comunque ci vuole indicare che su questa pietra si fonda la rinascita di un sano sentimento religioso.
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maria f.
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venerdì 28 ottobre 2016
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evviva i buoni film!
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In una trasmissione televisiva nella quale c’era la presentazione del film "Se Dio vuole", ho sentito Gassman e Giallini che con grande sincerità hanno dichiarato di essere atei. Durante tutto il film, la loro esecuzione è stata talmente credibile che stentavo a pensare che lo fossero davvero. L’obiezione potrebbe essere: sono attori, è il loro mestiere, allora se s’interpreta un delinquente mica poi fuori scena, si sposa quel “ credo”? E’ vero dopo la rappresentazione il metodo Stanislavskij per forza di cosa deve essere abbandonato, ma per certe interpretazioni che portano inevitabilmente a considerazioni così intense e a valutazioni profonde sarebbe veramente notevole per un attore potere trattenere quanto più possibile dentro di sé il beneficio di quell’opera.
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In una trasmissione televisiva nella quale c’era la presentazione del film "Se Dio vuole", ho sentito Gassman e Giallini che con grande sincerità hanno dichiarato di essere atei. Durante tutto il film, la loro esecuzione è stata talmente credibile che stentavo a pensare che lo fossero davvero. L’obiezione potrebbe essere: sono attori, è il loro mestiere, allora se s’interpreta un delinquente mica poi fuori scena, si sposa quel “ credo”? E’ vero dopo la rappresentazione il metodo Stanislavskij per forza di cosa deve essere abbandonato, ma per certe interpretazioni che portano inevitabilmente a considerazioni così intense e a valutazioni profonde sarebbe veramente notevole per un attore potere trattenere quanto più possibile dentro di sé il beneficio di quell’opera. L’argomento sull’esistenza di un essere superiore è sempre affascinante e tocca sempre, anche se non sempre si ammette, corde molto sensibili che inevitabilmente vibrano dentro di ognuno e anche se si preferisce non sempre affrontare il tema, siamo trascinati a riflettere e a porci domande, che poi sono le solite, banali domande che non hanno una risposta e che quindi ci portano a credere che non esiste un organizzatore, un ideatore, un creatore. Eppure anche se non si è credenti forse ci si può arrivare in modo razionale e avere una risposta concreta: noi siamo fatti di materia che sappiamo essere destinata dopo la morte a diventare cenere, e per quanto si possa essere ateo o agnostico, tuttavia bisogna ammettere l’esistenza di un’altra parte di noi fatta di non materia che possiamo chiamare intelligenza, anima, carisma, bellezza, sapienza, cattiveria, desiderio di potere, malvagità, sagacia, gentilezza e così via. Poiché quest’ultima parte di noi è incorporea, non potrà subire quel processo di disfacimento cui il nostro corpo sarà soggetto. Un'intelligenza superiore deve per forza aver organizzato il creato, ammettiamolo,non ci disperiamo e soprattutto non fingiamo indifferenza. Ciò che sostengo non sarò mai in grado di dimostrarlo, ma nessuno potrà mai asserire l’esatto contrario e allora, abbandoniamoci, e accettiamo e amiamo ciò che ci circonda. Tanti scienziati sono fortemente e convintamente atei ma tantissimi altri sono profondamente credenti e allora perché non proviamo a leggere e a scoprire come mai hanno scelto quel percorso di vita? Il film è allo stesso tempo leggero e scomodo, con dialoghi armoniosi e sempre pertinenti all’assunto. Gli attori tutti validi, un particolare applauso per Laura Morante.
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enrico danelli
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giovedì 14 maggio 2015
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panteismo borgataro
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Dio è ovunque. Non chiediamoci altro e lasciamoci guidare. Messaggio sublime, purtroppo messo in scena in modo poco soddisfacente da questo film: una sceneggiatura (ostentamente) mediocre e troppo semplicistica non rende onore allo sforzo e al coraggio di chi ha voluto proporre un tema talmente difficile. Tuttavia la trrama è formidabile e sicuramente troverebbe il beneplacito di molti teologi e di molti credenti di ogni religione: il cattolicesimo di facciata, di moda, entusiastico, totalizzante al punto da far credere di aver trovato una fulminante vocazione al sacerdozio (nel figlio) alla fine si rivela ben poca cosa di fronte alla prima ragazzetta di passaggio (non parliamo di quello che succede agli altri personaggi - altra figlia, genero), mentre il disegno divino si spiega e si dispiega silenziosamente nel sussurro di una brezza leggera, cioè nelle piccole cose e nelle vicende della vita : gradualmente il padre (un ottimo Marco Giallini) da convinto ateo si apre ad una nuova visione della vita, lasciandosi guidare più dalle sue esperienze (piccole e grandi) che dalla concretezza teologica del prete-quasi santone di borgata (un Alessandro Gassman un po' impacciato) conosciuto grazie al figlio.
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Dio è ovunque. Non chiediamoci altro e lasciamoci guidare. Messaggio sublime, purtroppo messo in scena in modo poco soddisfacente da questo film: una sceneggiatura (ostentamente) mediocre e troppo semplicistica non rende onore allo sforzo e al coraggio di chi ha voluto proporre un tema talmente difficile. Tuttavia la trrama è formidabile e sicuramente troverebbe il beneplacito di molti teologi e di molti credenti di ogni religione: il cattolicesimo di facciata, di moda, entusiastico, totalizzante al punto da far credere di aver trovato una fulminante vocazione al sacerdozio (nel figlio) alla fine si rivela ben poca cosa di fronte alla prima ragazzetta di passaggio (non parliamo di quello che succede agli altri personaggi - altra figlia, genero), mentre il disegno divino si spiega e si dispiega silenziosamente nel sussurro di una brezza leggera, cioè nelle piccole cose e nelle vicende della vita : gradualmente il padre (un ottimo Marco Giallini) da convinto ateo si apre ad una nuova visione della vita, lasciandosi guidare più dalle sue esperienze (piccole e grandi) che dalla concretezza teologica del prete-quasi santone di borgata (un Alessandro Gassman un po' impacciato) conosciuto grazie al figlio. Per il resto : Laura Morante non pervenuta - ritmo da sit-com - scenette comiche talvolta esilaranti, talvolta stucchevoli. L'impressione complessiva è banalizzante ed è un vero peccato perchè questo film sarebbe potuto essere un grande film.
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(di wildcat)
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barone di firenze
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venerdì 24 luglio 2015
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veramante buono
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La storia è abbastanza scontata, la chiamata, il ripensamento l'ateo che pur rimanento tale vede il trascendentale con altro occhio il che migliora notevolmente il suo carattere.
C'è mancato un pelo che si scivolasse sulla conversione del professore forgorato come Paolo sulla via di Damasco meno male che il regista Edoardo Falcone se fermato, c'è da capirlo dopo tante sceneggiature scritte il suo primo film da regista, deve essere sato un grande impegno, ma anche non sapere della sorte di padre Stefano per me è una genialata. PERO! Si ride le battute sono sane i qui pro quo le gag i fraintendimenti mi hanno fatto ridere di cuore e questo è importante, si ride senza il turpiloquo e anche questo è un punto di merito.
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La storia è abbastanza scontata, la chiamata, il ripensamento l'ateo che pur rimanento tale vede il trascendentale con altro occhio il che migliora notevolmente il suo carattere.
C'è mancato un pelo che si scivolasse sulla conversione del professore forgorato come Paolo sulla via di Damasco meno male che il regista Edoardo Falcone se fermato, c'è da capirlo dopo tante sceneggiature scritte il suo primo film da regista, deve essere sato un grande impegno, ma anche non sapere della sorte di padre Stefano per me è una genialata. PERO! Si ride le battute sono sane i qui pro quo le gag i fraintendimenti mi hanno fatto ridere di cuore e questo è importante, si ride senza il turpiloquo e anche questo è un punto di merito. Mi ha lasciato un pò perplesso il doppiaggio del bravo Giallinoi che come il vino più invecchia e più migliora, sicuramente in sincrono ma non legava bene con il personaggio. Gasmann, Morante, pesce,spada (scusate il bisticcio) Oetiker attore poco conosciuto a fatto bene la sua parte, insomma un fil da vedere si ride ma ci si commuove anche.
Un cammero la grande mia concittadina Elsa Morante bella anche il tempo passa, brava sempre, c'è un regista che non le appioppa la parte di isterica o depressa è diventato uno stereotipo per e credo che possa fare tante altre caratterizzazioni.
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rescart
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mercoledì 5 agosto 2015
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non cade foglia
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Che Dio non voglia scegliere i successori dei dodici apostoli tra i bravi ragazzi, è ormai diventato un dogma per la chiesa cattolica alla pari di quelli sanciti dal concilio di Trento. D'altronde sarebbe anacronistico pensare di fissare nuovi dogmi con nuovi concili. Come d'altronde dimostra l'ultimo concilio Vaticano secondo, che tutto ha fatto tranne sancire nuovi dogmi. Eppure l'essenza del cattolicesimo non è cambiata e la propensione ad interpretare la fede in via dogmatica è rimasta. Ma i dogmi della chiesa cattolica contemporanea sono figli della crisi vocazionale e del pragmatismo che spiana la strada alle vocazioni tardive di ex galeotti, fulminati sulla via di Rebibbia. Su questa verità ormai diventata dogma si fonda la trama di un film che si segue fino alla fine, non senza storcere il naso quando capiamo che cosa deve essere successo nella mente del sacerdote ex galeotto, il quale si districa come un provetto Don Matteo (guarda caso anche lui obbediente alla regola dell'ex cattivo Terrence Hill che diventa buono) nelle faccende sacre e profane.
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Che Dio non voglia scegliere i successori dei dodici apostoli tra i bravi ragazzi, è ormai diventato un dogma per la chiesa cattolica alla pari di quelli sanciti dal concilio di Trento. D'altronde sarebbe anacronistico pensare di fissare nuovi dogmi con nuovi concili. Come d'altronde dimostra l'ultimo concilio Vaticano secondo, che tutto ha fatto tranne sancire nuovi dogmi. Eppure l'essenza del cattolicesimo non è cambiata e la propensione ad interpretare la fede in via dogmatica è rimasta. Ma i dogmi della chiesa cattolica contemporanea sono figli della crisi vocazionale e del pragmatismo che spiana la strada alle vocazioni tardive di ex galeotti, fulminati sulla via di Rebibbia. Su questa verità ormai diventata dogma si fonda la trama di un film che si segue fino alla fine, non senza storcere il naso quando capiamo che cosa deve essere successo nella mente del sacerdote ex galeotto, il quale si districa come un provetto Don Matteo (guarda caso anche lui obbediente alla regola dell'ex cattivo Terrence Hill che diventa buono) nelle faccende sacre e profane. Eppure si lascia prendere la mano da un gioco che evidentemente ha preso troppo sul serio. La delusione per il voltafaccia inaspettato del bravo ragazzo infatti, che avrebbe solo dovuto confermare il dogma che lo ha portato sull'altare, genera in lui una sorta di rivalsa che scarica in pieno nella persona del chirurgo e padre deluso. E sarà vendetta, tremenda vendetta. Perfettamente riuscita con le spalle coperte da Dio in persona, che però, a dispetto di alcuni titoli di spaghetti western, stavolta non perdona.
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