giacomogabrielli
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mercoledì 4 luglio 2012
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il messico di gibson. ****
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La Icon Productions di Gibson torna dopo aver prodotto capolavori come 'La Passione di Cristo' e 'Apocalypto'. Il genere e la portata non sono più gli stessi, ma in quanto a spettacolarità e magnificenza ci siamo. Grande ricostruzione di una realtà che tuttora non tutti conoscono. Un film quasi 'alla Michael Mann' che racconta una storia cruda quanto divertente, pazza quanto avvincente. La regia e la resa del digitale rimandano appunto allo stile del regista di 'Collateral', mentre il cast è quasi da western.
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La Icon Productions di Gibson torna dopo aver prodotto capolavori come 'La Passione di Cristo' e 'Apocalypto'. Il genere e la portata non sono più gli stessi, ma in quanto a spettacolarità e magnificenza ci siamo. Grande ricostruzione di una realtà che tuttora non tutti conoscono. Un film quasi 'alla Michael Mann' che racconta una storia cruda quanto divertente, pazza quanto avvincente. La regia e la resa del digitale rimandano appunto allo stile del regista di 'Collateral', mentre il cast è quasi da western. I toni caldi sull'ocra dominano la bella fotografia. Piacevole vedere radunato in mezzo ad una cruda realtà contemporanea, gran parte del cast di 'Apocalypto', che fino a qualche tempo fa conoscevamo solo nel ruolo di indigeni. Un invecchiato ma sempre cazzuto Mel Gisbson domina la scena, con un personaggio ironico, forte ma pur sempre matto (come è lui, daltronde). Bella la storia che si instaura tra il protagonista, il bambino e la madre di quest'ultimo. Ottima la ricostruzione della prigione. Volutamente sopra le righe certe scelte stilistiche in alcune scene (tipo i rallenty estremi usati durante una violenta sparatoria), che però, nonostante l'esagerazione, rendono questo film ulteriormente affascinante e nuovo. Riuscitissima la scena dell'inseguimento iniziale. Nel cast anche Peter Stormare. IL MESSICO DI GIBSON ****
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n.j di girolamo
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lunedì 4 giugno 2012
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violence and cigarettes
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Ora vi dirò una ricetta per fare il perfetto film d'azione.
mettiamo un grande icona dei film d'azione (MEL GIBSON)
che interpreta un ruolo alla Rodriguez
scappa con la sua macchina con milioni di dollari viene catturato dalla polizia e viene rinchiuso in una prigione che sembra il centro commerciale più schifoso al mondo
incontra un bambino e una mamma in pericolo ricattati da un boss
così l'uomo cercherà di aiutare i due . Impastiamo aggiungiamo scene pulp , sparatorie , houmor e scene rallenty ed ecco che viene fuori Viaggio in paradiso (GET THE GRINGO)
Già dall'inizio mi è piaciuto il film è un personaggio alla Tarantino dove per tutto il film lo sentiamo chiamare GRINGO.
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Ora vi dirò una ricetta per fare il perfetto film d'azione.
mettiamo un grande icona dei film d'azione (MEL GIBSON)
che interpreta un ruolo alla Rodriguez
scappa con la sua macchina con milioni di dollari viene catturato dalla polizia e viene rinchiuso in una prigione che sembra il centro commerciale più schifoso al mondo
incontra un bambino e una mamma in pericolo ricattati da un boss
così l'uomo cercherà di aiutare i due . Impastiamo aggiungiamo scene pulp , sparatorie , houmor e scene rallenty ed ecco che viene fuori Viaggio in paradiso (GET THE GRINGO)
Già dall'inizio mi è piaciuto il film è un personaggio alla Tarantino dove per tutto il film lo sentiamo chiamare GRINGO.
Scene rallenty mozzafiato , azione rocambolesca grande la scena dove finge di essere CLINT EASTOOWD . Sigarette , sangue , azione , soldi non manca niente c'è anche un lato comedy .
Una regia e fotografia allucinanti , attori bravi , colonna sonora molto bella
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renato volpone
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domenica 3 giugno 2012
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el pueblito
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Un "gringo" sconfina, dopo un inseguimento, in territorio messicano dove viene arrestato e ripulito di qualche milione di dollari. finisce in una prigione "il pueblito" dove dovrà scontrarsi con una realtà molto diversa, un mondo vivo dentro una prigione. Si ritrova così a fare amicizia con un bambino "speciale". È un bel film d'azione con una bella storia, forse un po' cruento, ma non potrebbe essere diversamente. Peccato che sceneggiatori e regista si facciano prendere un po' la mano e finiscano per rendere meno credibile una storia che fino a tre quarti del film teneva molto bene. È comunque un film avvincente che non annoia.
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Un "gringo" sconfina, dopo un inseguimento, in territorio messicano dove viene arrestato e ripulito di qualche milione di dollari. finisce in una prigione "il pueblito" dove dovrà scontrarsi con una realtà molto diversa, un mondo vivo dentro una prigione. Si ritrova così a fare amicizia con un bambino "speciale". È un bel film d'azione con una bella storia, forse un po' cruento, ma non potrebbe essere diversamente. Peccato che sceneggiatori e regista si facciano prendere un po' la mano e finiscano per rendere meno credibile una storia che fino a tre quarti del film teneva molto bene. È comunque un film avvincente che non annoia.
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emilissimo
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mercoledì 13 giugno 2012
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titolo fuorviante ma film che si lascia guardare!
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Se questo film, avesse avuto come padre Rodriguez o Tarantino, si sarebbero sprecati i consensi.. Credo che chi lo ha concepito, abbia, spudoratamente, preso spunto da molti dei film degli appena citati registi... tuttavia, il fatto che sia interpretato da Mel Gibson, risulta un valore aggiunto e non il contrario.. ci vogliono grandi capacità anche a "scopiazzare" senza annoiare.. il regista, a mio modesto parere, ci è riuscito.. Il film è fatto bene, la sceneggiatura è di buonissimo livello (i dialoghi tra il boss che comanda il carcere e suo fratello, assomigliano molto a quelli tra Tarantino e Clooney nel "dal tramonto all'alba"). C'è azione, c'è sentimento, c'è redenzione, c'è patos e anche tanto umorismo.
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Se questo film, avesse avuto come padre Rodriguez o Tarantino, si sarebbero sprecati i consensi.. Credo che chi lo ha concepito, abbia, spudoratamente, preso spunto da molti dei film degli appena citati registi... tuttavia, il fatto che sia interpretato da Mel Gibson, risulta un valore aggiunto e non il contrario.. ci vogliono grandi capacità anche a "scopiazzare" senza annoiare.. il regista, a mio modesto parere, ci è riuscito.. Il film è fatto bene, la sceneggiatura è di buonissimo livello (i dialoghi tra il boss che comanda il carcere e suo fratello, assomigliano molto a quelli tra Tarantino e Clooney nel "dal tramonto all'alba"). C'è azione, c'è sentimento, c'è redenzione, c'è patos e anche tanto umorismo.. L'happy ending è di rito visto che il buon Mel è comunque un attore che si presta all'eroicità.. In un periodo difficile per il cinema a stelle e strisce, questo film sembra una boccata d'ossigeno.. Troverete tante cose scontate, tante altre vi ricorderanno altri film ma, quando un film fila via veloce e ti diverte per tutta la sua durata, non puoi che apprezzarlo.. Non è un film credibile, ma non vuole essere un film di denuncia nè strappalacrime nè, tantomeno, farci riflettere sul sistema carcerario.. Credo che il titolo in italiano non si presti molto al tema del film.. forse qualcuno avrà visto assonanze tra il carcere e l'inferno.il paradiso potrebbe essere rappresentato dalle azioni a fin di bene dell'"impavido" Mel. Forse un titolo così lo penalizzerà.. ma forse basterà il fisico di Gibson sulla locandina..A me è piaciuto!!
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ultimoboyscout
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domenica 30 settembre 2012
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welcome back, mel!
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All'interno di un carcere messicano, una vera e propria cittadella gestita dagli stessi detenuti, un criminale americano fa conoscenza con un bambino: l'incontro gli cambierà la vita. Trama piuttosto ordinaria che rilancia a buon livello un Mel Gibson in cerca di riscatto, al cinema ma anche nella vita. Dopo i recenti flop, prende in mano la situazione in prima persona, interpreta, scrive e produce e il risultato è senz'altro incoraggiante. Forse (sicuramente) non tornerà quello di una volta ma almeno non appare bolso come di recente si è mostrato, ma anzi Driver, il suo personaggio dal nome già sentito, si avvicina notevolmente ad alcuni dei suoi migliori, tipo il Porter di "Payback" o l'immortale Martin Riggs di "Arma letale" e successivi.
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All'interno di un carcere messicano, una vera e propria cittadella gestita dagli stessi detenuti, un criminale americano fa conoscenza con un bambino: l'incontro gli cambierà la vita. Trama piuttosto ordinaria che rilancia a buon livello un Mel Gibson in cerca di riscatto, al cinema ma anche nella vita. Dopo i recenti flop, prende in mano la situazione in prima persona, interpreta, scrive e produce e il risultato è senz'altro incoraggiante. Forse (sicuramente) non tornerà quello di una volta ma almeno non appare bolso come di recente si è mostrato, ma anzi Driver, il suo personaggio dal nome già sentito, si avvicina notevolmente ad alcuni dei suoi migliori, tipo il Porter di "Payback" o l'immortale Martin Riggs di "Arma letale" e successivi. Gibson sorregge tutto il peso del film con le proprie spalle e non potrebbe essere altrimenti visto che la sua spalla è un ragazzino di una decina di anni. Grunberg è un esordiente ma ha la mano ferma, dirige senza sbavature e soprattutto riesce a spremere il meglio da un attore che il meglio l'ha già dato e le cui quotazioni erano fortemente il ribasso (leggasi caduta libera) negli ultimi anni. Traccia un action noir a tinte umoristiche ben marcate che ha come scena clou quella dell'ingegnoso piano che vede l'utilizzo dell'ombrello e delle granate e in cui Driver si spaccia per Clint Eastwood. Bentornato Mel, hai ricominciato a fare sul serio, a rimetterti in gioco e ad osare, a tornare ad interpretare un ruolo scomodo in un film riuscito e dalle grandi atmosfere, una sorta di sequel del già citato "Payback - La vendetta di Porter", una visita al'inferno senza garanzia del biglietto di ritorno. Film anche coraggioso, un azzardo, una protesta forse, di sicuroè un segno di vita forte, è un bel diretto sul mento di chi lo dava per finito. Brutale e realistico è un vero inno alla sopravvivenza che inizia con un fantastico inseguimento e procede spedito, sicuro di una notevole solidità viaggiando sui binari della nostalgia, perchè sembra uscire dagli anni '80. Sceneggiatura brillante, dialoghi serrati e svariati momenti comici: nel 2012, da Gibson, nessuno se lo sarebbe mai aspettato! Lontano dalla perfezione ma estremamente sincero.
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liuk!
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sabato 22 dicembre 2012
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caro vecchio mel
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Mel Gibson torna all'azione in un buon film d'azione, divertente e con ritmo. Alcune scene, come l'operazione al bambino potevano essere sottintese e non esplicitate evitando allo spettatore un vero disgusto, ma, a parte questo, la pellicola è valida, decisamente non un b-movie, ma solo a basso budget. Strepitosa la scena dell'inganno alle alte sfere del business. Da vedere.
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enzo70
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domenica 4 gennaio 2015
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gibson torna alle origini
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Dopo le esperienze da regista, Mel Gibson torna al ruolo di interprete in un film d’azione, in una parte che gli viene cucita perfettamente addosso dall’esordiente Grunberg, un suo collaboratore nelle precedenti esperienze dietro la macchina da presa. La trama è estremamente semplice e lineare: un criminale incallito fugge con un ricca refurtiva nella sua automobile ma viene fermato al confine tra Stati Uniti e Messico e portato in un carcere messicano, el pueblito, una sorta di villaggio della disperazione dove regnano incontrastate le leggi del più forte. E la prima parte del film è dedicata a raccontare la vita nel carcere, le sue regole ed il rapporto che si istaura tra Gibson ed un ragazzino il cui fegato è destinato ad essere espiantato per sostituire quello cirrotico del capo villaggio.
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Dopo le esperienze da regista, Mel Gibson torna al ruolo di interprete in un film d’azione, in una parte che gli viene cucita perfettamente addosso dall’esordiente Grunberg, un suo collaboratore nelle precedenti esperienze dietro la macchina da presa. La trama è estremamente semplice e lineare: un criminale incallito fugge con un ricca refurtiva nella sua automobile ma viene fermato al confine tra Stati Uniti e Messico e portato in un carcere messicano, el pueblito, una sorta di villaggio della disperazione dove regnano incontrastate le leggi del più forte. E la prima parte del film è dedicata a raccontare la vita nel carcere, le sue regole ed il rapporto che si istaura tra Gibson ed un ragazzino il cui fegato è destinato ad essere espiantato per sostituire quello cirrotico del capo villaggio. Poi come nei più classici film del genere Gibson esce, si vendica di chi l’ha tradito per tornare al pueblito e fare di tutto giustizia. Viaggio in paradiso è un film pulp che va bene per il genere, ed anzi trova nell’assenza di pretese la sua forza; sangue, amore, violenza ed il bene, relativo, che vince sul male, assoluto. Mel Gibson era questo e con questo film ribadisce la sua storia.
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dandy
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domenica 19 aprile 2015
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el gringo gibson mata a todos.
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Nel tentativo di ricostruirsi un'immagine a Hollywood dopo i disastrosi problemi legali e gli eccessi autoriali di "La passione di Cristo" e "Apocalypto",Gibson affida a un suo assistente la regia di un progetto potabile,ma stravisto.Il mix di action,violenza(a tratti un pò più elevata della media),humor e melò è ben collaudato(anche se la parte centrale è statica).Gli omaggi a Peckinpah e gli sberleffi bonari a Eastwood funzionano,ma il protagonista non è altro che la summa di tutti i vecchi personaggi che fecero la fortuna del suo interprete,come è scritto nella recensione.Il già visto impera.E paradossalmente,il risultato complessivo finisce per essere aldilà degli standard hollywoodiani,forse neanche troppo involontariamente.
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Nel tentativo di ricostruirsi un'immagine a Hollywood dopo i disastrosi problemi legali e gli eccessi autoriali di "La passione di Cristo" e "Apocalypto",Gibson affida a un suo assistente la regia di un progetto potabile,ma stravisto.Il mix di action,violenza(a tratti un pò più elevata della media),humor e melò è ben collaudato(anche se la parte centrale è statica).Gli omaggi a Peckinpah e gli sberleffi bonari a Eastwood funzionano,ma il protagonista non è altro che la summa di tutti i vecchi personaggi che fecero la fortuna del suo interprete,come è scritto nella recensione.Il già visto impera.E paradossalmente,il risultato complessivo finisce per essere aldilà degli standard hollywoodiani,forse neanche troppo involontariamente.Un clamoroso fallimento ovunque è uscito infatti.Forse Gibson(che produce e sceneggia)dovrebbe ripartire daccapo,e fare tesoro della sua fine nella suddetta "mecca del del cinema".Magari tornarsene in australia e ritentare la fortuna....
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emilissimo
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mercoledì 13 giugno 2012
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mangiamo surimi pensando sia granchio, ma è buono!
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Se questo film, avesse avuto come padre Rodriguez o Tarantino, si sarebbero sprecati i consensi.. Credo che chi lo ha concepito, abbia, spudoratamente, preso spunto da molti dei film degli appena citati registi... tuttavia, il fatto che sia interpretato da Mel Gibson, risulta un valore aggiunto e non il contrario.. ci vogliono grandi capacità anche a "scopiazzare" senza annoiare.. il regista, a mio modesto parere, ci è riuscito.. Il film è fatto bene, la sceneggiatura è di buonissimo livello (i dialoghi tra il boss che comanda il carcere e suo fratello, assomigliano molto a quelli tra Tarantino e Clooney nel "dal tramonto all'alba").
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Se questo film, avesse avuto come padre Rodriguez o Tarantino, si sarebbero sprecati i consensi.. Credo che chi lo ha concepito, abbia, spudoratamente, preso spunto da molti dei film degli appena citati registi... tuttavia, il fatto che sia interpretato da Mel Gibson, risulta un valore aggiunto e non il contrario.. ci vogliono grandi capacità anche a "scopiazzare" senza annoiare.. il regista, a mio modesto parere, ci è riuscito.. Il film è fatto bene, la sceneggiatura è di buonissimo livello (i dialoghi tra il boss che comanda il carcere e suo fratello, assomigliano molto a quelli tra Tarantino e Clooney nel "dal tramonto all'alba"). C'è azione, c'è sentimento, c'è redenzione, c'è patos e anche tanto umorismo.. L'happy ending è di rito visto che il buon Mel è comunque un attore (non regista) che si presta.. In un periodo difficile per il cinema a stelle e strisce, questo film sembra una boccata d'ossigeno.. Troverete tante cose scontate, tante altre vi ricorderanno altri film ma, quando un film fila via veloce e ti diverte per tutta la sua durata, non puoi che apprezzarlo.. Non è un film credibile, ma non vuole essere un film di denuncia nè strappalacrime nè, tantomeno, farci riflettere sul sistema carcerario.. Credo che il titolo in italiano non si presti molto al tema del film.. forse qualcuno avrà visto assonanze tra il carcere e l'inferno.il paradiso potrebbe essere rappresentato dalle azioni a fin di bene dell'"impavido" Mel. Forse un titolo così lo penalizzerà.. ma forse basterà il fisico di Gibson sulla locandina..A me è piaciuto!!
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donni romani
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venerdì 1 giugno 2012
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paradiso e inferno per mel gibson
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Mel Gibson tenta di rilanciare la sua carriera dopo le polemiche e gli scandali che ne hanno fortemente appannato l'immagine di protagonista bello e coraggioso con un personaggio che sembra cucito addosso al suo sguardo ironico, al suo fisico roccioso, al suo curriculum fatto di eroi un po' scapestrati un po' romantici. Ci riesce? A metà, perchè "Viaggio in Paradiso" ci restituisce in alcuni frammenti un Gibson vecchio stile ma in altri ci precipita in un'atmosfera fin troppo caricaturale. Un rapinatore truccato da clown - intenzione dichiarata di non prendersi sul serio fin dalle prime inquadrature - viene catturato congiuntamente dalla polizia frontaliera messicana e americana, derubato dal malloppo e rinchiuso a El Pueblito, un carcere aperto dove regna l'anarchia più assoluta, circolano droga ed armi più che in strada e sopravvivere è un miracolo ogni giorno.
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Mel Gibson tenta di rilanciare la sua carriera dopo le polemiche e gli scandali che ne hanno fortemente appannato l'immagine di protagonista bello e coraggioso con un personaggio che sembra cucito addosso al suo sguardo ironico, al suo fisico roccioso, al suo curriculum fatto di eroi un po' scapestrati un po' romantici. Ci riesce? A metà, perchè "Viaggio in Paradiso" ci restituisce in alcuni frammenti un Gibson vecchio stile ma in altri ci precipita in un'atmosfera fin troppo caricaturale. Un rapinatore truccato da clown - intenzione dichiarata di non prendersi sul serio fin dalle prime inquadrature - viene catturato congiuntamente dalla polizia frontaliera messicana e americana, derubato dal malloppo e rinchiuso a El Pueblito, un carcere aperto dove regna l'anarchia più assoluta, circolano droga ed armi più che in strada e sopravvivere è un miracolo ogni giorno. Il boss locale, bisognoso di un trapianto di fegato, da' la caccia ad un ragazzino il cui gruppo sanguigno è compatibile con il suo e Gibson diventa ben presto il difensore del bambino e di sua madre. Il tutto mentre tenta di recuperare i suoi soldi, mentre sogna di far giustiziare l'amante della sua ex moglie e mentre imita niente meno che Clint Eastwood per preparare un attentato. C'è di che divertirsi, non c'è dubbio, ma c'è anche da che rimanere sconcertati davanti a questo carcere che sembra un clone della Marshalsea di Dickens, dove le sparatorie durano interminabili minuti e dove l'unica regola è che non esiste alcuna regola. Gibson spara, fa gli occhi spiritati, afferra al volo una bomba a mano come se fosse un'azione di football americano, difende gli innocenti e giustizia i colpevoli, tutto nel perfetto stile giustiziere americano, ma la credibilità del film, affrancata dalle scene d'azione condite da litri di sangue e girate con sufficiente ironia, è davvero scarsa, e ben poco aggiunge la sia pur volenterosa presenza di buoni caratteristi a far da contorno, perchè il difetto principale del film di Grunberg, che pure ha il merito di restituirci un Gibson meno serioso e meno "autoriale" quindi più simpatico e genuino, è che mette nel frullatore un gran numero di generi, un gran numero di stili, un gran numero di citazioni ed omaggi, senza però fonderli fino in fondo, creando così una maionese leggermente impazzita, e pressochè inutile. Però nei primissimi piani lo sguardo di Mel Gibson è ancora quello assassino di Arma Letale, e ci fa rimpiangere un po' quei ruoli realmente scanzonati ed estremi della sua gioventù.
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