vittorio
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martedì 6 luglio 2010
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intelligente!
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Film che va diviso in due...la prima parte è di un'astuzia incredibile, un capolavoro irridente, anticonformistam che strappa sorrisi e che fa riflettere. Poi pero' il film si perde in ripetizioni e in trovate abbastanza inutili. Complessivamente film godibile e da vedere.
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dogen
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venerdì 20 novembre 2009
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alla ricerca dei coen
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Film dal cast stellare! Una squadra che sa proprio di Coen. Un titolo, una locandina, un trailer che calca, riprende lo stile dei Coen. Purtroppo, dei coen... solo questo.
La storia sfilacciata è su piani temporali diversi. Un giornalista (Ewan McGregor), lasciato dalla moglie per il suo (monco) editore, parte per l'Iraq alla ricerca di una storia, di un senso per vivere e soprattutto per riscattarsi agli occhi della moglie adultera.
La storia che cercava la trova in ex militare appartenente divisione "nuova terra" (George Clooney): un battaglione ispirato a valori hippy e a tecniche di compattimento new age. L'altro piano temporale racconta la storia sofferta dello strambo reparto marine, fino alla sua cancellazione.
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Film dal cast stellare! Una squadra che sa proprio di Coen. Un titolo, una locandina, un trailer che calca, riprende lo stile dei Coen. Purtroppo, dei coen... solo questo.
La storia sfilacciata è su piani temporali diversi. Un giornalista (Ewan McGregor), lasciato dalla moglie per il suo (monco) editore, parte per l'Iraq alla ricerca di una storia, di un senso per vivere e soprattutto per riscattarsi agli occhi della moglie adultera.
La storia che cercava la trova in ex militare appartenente divisione "nuova terra" (George Clooney): un battaglione ispirato a valori hippy e a tecniche di compattimento new age. L'altro piano temporale racconta la storia sofferta dello strambo reparto marine, fino alla sua cancellazione.
Uccisioni con la forza dello sguardo, tentativi (dolorosissimi) di attraversare i muri, visualizzazioni a distanza: questi gli ingredienti che si pretendono comici (e lo sono in minima parte) di un film che sembra non avere storia. Si perde il filo del film, il senso e lo scopo dell'azione, il significato della trama stessa.
Peccato vedere come tanti attori di altissimo livello siano sprecati senza un regista che li sappia sfruttare, senza un regista che pretenda che anche una storia assurda sia comunque una storia.
Un film che vorrebbe essere stato girato dai Coen, ma che i Coen non girerebbero mai.
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sassolino
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domenica 15 novembre 2009
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un fatto psichico
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C'è sicuramente qualcosa di psichico nella guerra, come c'era qualcosa di squsitamente psichcico nell'ospedale da campo di M.A.S.H, dominato da un'anarchica follia, governato da un manipolo di "fuoriusciti", uomini con una coscienza anninetata dalla follia dell guerra.
Forse tirando le somme è questo il nodo focale del film, una commedia bizzarra che si arrampica sui flashback, posti proprio a distruggere la razionalità apparente, messi come pedine decostruenti, cellule anarchciche appunto.
Il cast è strepitoso, Jeff Bridges sembra un ex figlio dei fiori cresciuto accanto ai campi di mariuana, Clooney è un perfetto paranormale, smarritosi nella sua cocciuta
bizzarria e Kevin Spacey fa da ciliegina sulla torta, col suo cinismo guerrafondaio e il leggendario colpo della morte progressiva che infligge al povero George.
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C'è sicuramente qualcosa di psichico nella guerra, come c'era qualcosa di squsitamente psichcico nell'ospedale da campo di M.A.S.H, dominato da un'anarchica follia, governato da un manipolo di "fuoriusciti", uomini con una coscienza anninetata dalla follia dell guerra.
Forse tirando le somme è questo il nodo focale del film, una commedia bizzarra che si arrampica sui flashback, posti proprio a distruggere la razionalità apparente, messi come pedine decostruenti, cellule anarchciche appunto.
Il cast è strepitoso, Jeff Bridges sembra un ex figlio dei fiori cresciuto accanto ai campi di mariuana, Clooney è un perfetto paranormale, smarritosi nella sua cocciuta
bizzarria e Kevin Spacey fa da ciliegina sulla torta, col suo cinismo guerrafondaio e il leggendario colpo della morte progressiva che infligge al povero George.
La funzione della voce narrante, qui rappresentata dal giornalista non è affatto casuale, serve piuttosto a creare uno speasamento, ci fa sprofondare nel mondo dell'assurdo con suadente paradossalità, ci costringe a prendere atto della stupidità di tutte le gererachie, ci riporta a un umanesimo poetico in cui è l'individuo protagonista assoluto di una realtà frantumata capace con la sola forza del pensiero di schiantare una capra.
Molte le scene divertenti ma la più irriverente rimane quella finale dove Jeff bridges inonda di lsd la razione giornaliera d'uova; il risultato è esilaranate e soprattutto mai scontato.
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(di andreyit)
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francesco2
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venerdì 24 settembre 2010
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un equivoco di fondo
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E' (relativamente) facile prendersela con un filmetto come questo. Perché di un filmetto si tratta, diciamo la "Verità". Un'opera che vorrebbe essere- Credo- significativa e divertente, ma rischia in vari punti di non essere né l'uno né l'altro. Perché le risate e i sorrisi con un "Significato " sono sostanzialmente altra cosa, e perché l'umorismo spesso è greve, demenziale nel senso più scipito del termine, come negli anni '89-'90 ecc., quando la vera o presunta comicità demenziale rischiava di non farci ridere più.
Ma questo è un ritratt(in)o in parte semplificatorio, che non chiarisce molto perché i colpi lanciati dal film con una certa frequenza vadano a vuoto, e non risponde ad una domanda: a parte che questo NON è un film dei Coen(Credo non c'entrino con la sceneggiatura, non so se ne siano produttori o co-produttori), la domanda che qualcuno si è posto anche su questo forum è: perché questo è un film lontano dall'umorismo dei Coen , nonostante l'atmosfera e gli attori potrebbero lasciar pensare il contrario?
In realtà una possibile risposta rischia di essere scontata, ma anche chi scrive non ci aveva pensato.
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E' (relativamente) facile prendersela con un filmetto come questo. Perché di un filmetto si tratta, diciamo la "Verità". Un'opera che vorrebbe essere- Credo- significativa e divertente, ma rischia in vari punti di non essere né l'uno né l'altro. Perché le risate e i sorrisi con un "Significato " sono sostanzialmente altra cosa, e perché l'umorismo spesso è greve, demenziale nel senso più scipito del termine, come negli anni '89-'90 ecc., quando la vera o presunta comicità demenziale rischiava di non farci ridere più.
Ma questo è un ritratt(in)o in parte semplificatorio, che non chiarisce molto perché i colpi lanciati dal film con una certa frequenza vadano a vuoto, e non risponde ad una domanda: a parte che questo NON è un film dei Coen(Credo non c'entrino con la sceneggiatura, non so se ne siano produttori o co-produttori), la domanda che qualcuno si è posto anche su questo forum è: perché questo è un film lontano dall'umorismo dei Coen , nonostante l'atmosfera e gli attori potrebbero lasciar pensare il contrario?
In realtà una possibile risposta rischia di essere scontata, ma anche chi scrive non ci aveva pensato. Se si valuta la loro cinematografia, credo che i due fratelli dell'Arizona non si siano mai confrontati con un reale fatto di cronaca (e la base pare essere quella, anche se, come è successo con "Changeling", andrebbe verificato se non ci siano state esagerazioni e forzature). Possono avere rivisitato miti dell' epica("Fratello, dove sei"?), e non a caso il compianto Buccheri ha detto che avolte non si limitavano a essere "registi", ma "assolvevano" altre funzioni.
Tuttavia applicare un certo umorismo ad un episodio(!), pare, realmente avvenuto, è cosa completamente diversa. L'inizio potrebbe apparire promettente: un uomo in crisi personale e professionale conosce questa misteriosa setta, che riuscirà a convincere anche personaggi insospettabili delle sue strane teorie. Potrebbe essere un modo, evitando nostalgie sessantottine, di interrogarsi su questioni che toccano molti di noi: la metafisica, il gandismo come filosofia di vita, la satira sui "Massimis istemi" ( vi dice niente "Burn After Reading", soprattutto nella sua seconda parte?). Invece, la scelta cade su spunti ispirati spesso alla pura goliardigia, che
convincono solo in alcuni casi: penso soprattutto alla scena della capra morta e a quella nel deserto, che in realtà è più girata bene che non altro.
Come mai, allora, certe critiche rivolte al film possono apparire severe? Perché, anche se non sempre divertente, ha la capacità di essere piacevolmente amarostico, ad esempio quando c narra la vicenda del medioorientale ed approfitta per offrirci divagazioni(E neanche tanto) sulla guerra, senza "Infilarci" la solita retorica di circostanza.
O come quando, nel finale, ci fa capire che "Chi di dovere" aveva liquidato certe teorie, non senza lasciare - credo- "Morti" sul campo, ma che in realtà tutti avremmo bisogno di teorie bislacche che però rappresentino un 'alternativa a lla guerra ed alla distruzione dell'ambiente. E' in quei momenti chje il film si libera della sua dimensione goliardica, e sembra una di quelle feste di liceo in cui ti divertivi, ma da cui riuscivi anche ad imparare qualcosa.
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joker79
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sabato 7 novembre 2009
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la guerra dei jedi dei fiori
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Parlare di guerra al cinema solleva polemiche, specialmente negli Stati Uniti e in questo periodo. Ciò non vale per il film di Heslov, basato sulla storia di Jon Ronson pubblicata recentemente.Il libro presenta un rapporto inchiesta su una realtà quanto mai grottesca dell'inteligence americana:creare un reparto militare (o quasi) specializzato nella guerra psichica.I Protagonisti sono soldati figli del Vietnam, pronti a servire il proprio Paese a suon di legnate mentali. Il cast è ottimo: Clooney nella parte dell'agente psych n°1, tormentato dalla tragica scomparsa di una capra innocente, McGREGOR giornalista alla ricerca di una rivelazione-svolta della propria vita, Bridges santone hippie che professa la non violenza e la forza della mente come uniche armi non letali e l'invidioso Spacey, prototipo dell'arrivismo militare arrogante ed ignorante.
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Parlare di guerra al cinema solleva polemiche, specialmente negli Stati Uniti e in questo periodo. Ciò non vale per il film di Heslov, basato sulla storia di Jon Ronson pubblicata recentemente.Il libro presenta un rapporto inchiesta su una realtà quanto mai grottesca dell'inteligence americana:creare un reparto militare (o quasi) specializzato nella guerra psichica.I Protagonisti sono soldati figli del Vietnam, pronti a servire il proprio Paese a suon di legnate mentali. Il cast è ottimo: Clooney nella parte dell'agente psych n°1, tormentato dalla tragica scomparsa di una capra innocente, McGREGOR giornalista alla ricerca di una rivelazione-svolta della propria vita, Bridges santone hippie che professa la non violenza e la forza della mente come uniche armi non letali e l'invidioso Spacey, prototipo dell'arrivismo militare arrogante ed ignorante.Il film sottolinea come a volte la guerra e la continua necessità di ricerca dell'arma perfetta e pietosa propugni realtà assurde, contraddittorie...L'unica vera arma è quella che non va mai usata!La storia purtroppo ci dimostra il contrario e l'America dopo-Vietnam sta pagando un nuovo conto salato di questo mancato insegnamento.Le battute, i dialoghi, la musica anni 60 fanno di questo film un piccolo vademecum che qualcuno dei Grandi dovrebbe tenere a mente.
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(di andreyit)
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ivanvalle90
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venerdì 15 ottobre 2010
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"mettete dei fiori nei vostri cannoni"
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Cosa può riunire sotto un unico “vessillo” attori come Ewan McGregor, George Clooney, Kevin Spacey e Jeff Bridges? La domanda potrebbe sembrare difficile, la risposta è invece semplice: una commedia intelligente, autoironica e divertente. In un periodo in cui le “boiate” cinematografiche vanno per la maggiore, Grant Heslov, alla sua prima regia, costruisce un film originale, con grandi attori, stuzzicanti battute e capace di sorprendere con bizzarri colpi di scena. La trama scorre bene, un alternarsi tra voce narrante e avvicendamenti del protagonista, catapulta subito lo spettatore al centro della storia. Bob Wilton, interpretato da un Ewan McGregor sempre in ottima forma, è un giornalista di una piccola testata locale, è sposato, e sembra che le cosa vadano bene.
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Cosa può riunire sotto un unico “vessillo” attori come Ewan McGregor, George Clooney, Kevin Spacey e Jeff Bridges? La domanda potrebbe sembrare difficile, la risposta è invece semplice: una commedia intelligente, autoironica e divertente. In un periodo in cui le “boiate” cinematografiche vanno per la maggiore, Grant Heslov, alla sua prima regia, costruisce un film originale, con grandi attori, stuzzicanti battute e capace di sorprendere con bizzarri colpi di scena. La trama scorre bene, un alternarsi tra voce narrante e avvicendamenti del protagonista, catapulta subito lo spettatore al centro della storia. Bob Wilton, interpretato da un Ewan McGregor sempre in ottima forma, è un giornalista di una piccola testata locale, è sposato, e sembra che le cosa vadano bene. Almeno così sembra fino a quando non si trova ad intervistare un certo Gus Lacey, uno strano soggetto che afferma di aver preso parte ad un programma militare di potenziamento dei poteri psichici, per combattere un nuovo tipo di guerra. Bob appare scettico a proposito delle rivelazioni di Lacey e decide di non proseguire le ricerche. Un ulteriore avvenimento, la morte di un collega, innesca una serie di avvicendamenti che lo condurranno, prima alla separazione e successivamente in Iraq dove vivrà una insolita avventura insieme a Lynn Cassady (George Clooney). Lynn è uno squinternato che afferma di essere un soldato Jedi, dotato anch’esso di poteri psichici, all’impresa con una missione affidatagli in sogno dal suo ex-generale Bill Django (Jeff Bridges). In una sorta di “on-the-road” attraverso l’Iraq, Bob e Lynn, discuteranno del progetto militare e dell’innovazione che avrebbe apportato: “combattere la guerra con la pace”. Giunti all’obiettivo, Lynn incontrerà Larry Hooper (Kevin Spacey), acerrimo nemico del passato, che aveva fatto chiudere il progetto “nuova terra”, e che ora lo stava ricostruendo con ben diversi propositi. Lynn si rende conto che la missione coincide con la sua stessa “redenzione” che riuscirà a portare a compimento, grazie ad uno stratagemma “stupefacente” messo in atto da Bob e Bill. La vicenda termina con la scomparsa di Bill e Lynn (ormai redenti) e il ritorno di Bob in patria dove continuerà a portare avanti il messaggio degli Jedi. Il mix equilibrato tra messaggi forti e chiari ma ben “calibrati” e una storia “surreale” permette la riuscita di un film non didascalico, originale e sensato. Un film da vedere per chi è alla ricerca di un divertimento-intelligente.
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gianmarco.diroma
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venerdì 7 gennaio 2011
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un altro mondo è possibile
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L'uomo che fissa le capre ha un nome: Lyn Cassady, soldato Jedi dell'esercito degli Stati Uniti d'America, uomo diverso per antonomasia, dotato di particolari doti psichiche che gli permettono con la sola forza della mente di scoprire dove si trova un uomo anche se rapito in un altro continente. Uomo di fede e fedele a Bill Django, il suo mentore, colui che gli ha insegnato l'arte della telepatia attraverso la liberazione delle forze e delle energie del corpo (per liberare la mente devi prima liberare i piedi). Lyn Cassady e prima di lui Bill Django sognano un mondo diverso; un mondo dove la guerra possa essere combattuta senza per forza uccidere ma prevenendo delle morti inutili.
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L'uomo che fissa le capre ha un nome: Lyn Cassady, soldato Jedi dell'esercito degli Stati Uniti d'America, uomo diverso per antonomasia, dotato di particolari doti psichiche che gli permettono con la sola forza della mente di scoprire dove si trova un uomo anche se rapito in un altro continente. Uomo di fede e fedele a Bill Django, il suo mentore, colui che gli ha insegnato l'arte della telepatia attraverso la liberazione delle forze e delle energie del corpo (per liberare la mente devi prima liberare i piedi). Lyn Cassady e prima di lui Bill Django sognano un mondo diverso; un mondo dove la guerra possa essere combattuta senza per forza uccidere ma prevenendo delle morti inutili. Credono che la terra vada considerata come un superorganismo di cui l'uomo fa parte, un superorganismo le cui energie l'uomo può sfruttare attraverso la liberazione del corpo e il controllo della mente (riecheggia il mito di Gaia e la figura di James Lovelock in tutto questo). Il regista Grant Heslov filma la vicenda di questi due (apparentemente) stralunati personaggi (Lebowski è dietro l'angolo) attraverso la vicenda del timido giornalista Bob Wilton, in fuga in Iraq, alla ricerca dello scoop della vita, perché ferito da un matrimonio fallito. In Iraq Bob conosce prima Lyn e poi Bill, la loro storia, le loro vittorie ma anche i loro fallimenti, rappresentati dall'avvento della "mela marcia" Larry Hooper, interpretato da Kevin Spacey, uomo di potere, uomo che desidera il potere e che il potere lo conserva nel più classico dei modi: attraverso l'esercizio della violenza, del controllo, della menzogna e dell'ingiuria. Sarà Larry Hooper ad assumere i connotati del nemico da sconfiggere, in una missione impossibile dove in gioco non c'è un premio in particolare, ma la possibilità di credere, di credere che un mondo dove non si debbano più fare prigionieri per vincere, dove non si debbano più fare esperimenti violenti su delle capre innocenti ed indifese, dove la droga possa essere ancora considerata non schiava del capitale bensì canale per la scoperta della libertà, è ancora possibile.
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elgatoloco
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giovedì 5 agosto 2021
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discreta"satira", ma...
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"The Man Who Stare at Goats"(Grant Heslow,, dal romanzo omonimo di Hon Ronson, sceneggiatura di Peter Straughan, 2009). Un mediocre giornalista, sfortunato anche in amore(dopo poco tempo dalla celebrazione del matrimonio, la moglie lo lascia per il suo capo redattore...)va in Irq cercando di seguire la seconda guera del Golfo. Ma in albergo ha la ventura di incontrare un ufficilae che gli racconta "mirabilia"delle imprese militari/"parapicologiche"impiegate dagli USA(e non solo da loro)per combattere i nemici. Daprima molto scettico, diverrrà via via più"consaepevole"e si convincerà della dinamica dei"fatti", senza peraltro credere a tutto quanto gli viene raccontato o anche a quanto"ricava"dai racconti dell'ufficiale in questione.
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"The Man Who Stare at Goats"(Grant Heslow,, dal romanzo omonimo di Hon Ronson, sceneggiatura di Peter Straughan, 2009). Un mediocre giornalista, sfortunato anche in amore(dopo poco tempo dalla celebrazione del matrimonio, la moglie lo lascia per il suo capo redattore...)va in Irq cercando di seguire la seconda guera del Golfo. Ma in albergo ha la ventura di incontrare un ufficilae che gli racconta "mirabilia"delle imprese militari/"parapicologiche"impiegate dagli USA(e non solo da loro)per combattere i nemici. Daprima molto scettico, diverrrà via via più"consaepevole"e si convincerà della dinamica dei"fatti", senza peraltro credere a tutto quanto gli viene raccontato o anche a quanto"ricava"dai racconti dell'ufficiale in questione. Che esista una guerra"altra", anticonvenzionale, che non si fa più tradizionalmente con le armi, siano esse "classiche", atomiche o biologiche o batteriologiche, ma fatte"con la mente"(non solo con l'ipnosi)è ben noto a chi abbia anche solo un'infarinatura di politica intenazionale, di diplomazia ma anche degli eventi bellici succedutisi dopo il 1945 e poi dopo la fase più nota della"Cdld War", dove peraltro sappiamo anche che altri"metodi"per condurre la guerra siano stati usati da sempre(già nell'antichità, forse, sostanze variamente psicotrope, magari ancroa non identficate). Senza prenderesi troppo sul serio o meglio oscilando tra narrazione e comicità, questo curioso film, che impiega tre"stars"come Geoge Cloonery, Jeff Bridgey e Kevin Spacey nonché un allora quasi esordiente come Ewan McGregor(nella parte del reporter)per raccontare, potremmo ben dire, uno "scacco"che perà si risolve in un atto liberatorio(quando il principale responsabile dell'operazione libera le capre, appunto, quasi a conferma del fallimento della famosa oeprazione), questo film che ci lascia comunque il desiderio di informarci meglio a riguardo del tema, anche se con il dubbio di doverci orientare bene bibliograficamente, dove la scelta no è facilissima, senza deluderci dal punto di vista realizzativo e interpetativo. Forse Clooney, esponente particolarmente"progressista"ha visto proprio nell'intento satirico riguardo alla"famosa"operazione una maniera di esprimere il proprio(forse però relativo, la cosa non è ben nota, almeno a chi scrive("antimilitarismo": El Gato
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nirvana
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martedì 1 febbraio 2011
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l'inverosimle della realtà
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Una commedia divertentissima, con un umorismo al limite del grottesco, perchè come cita il libro da cui è tratto il film " la verità è in realtà molto più buffonesca di quella in cui credono la maggior parte dei sostenitori delle teorie cospirative". Attraverso questa storia inverosimile, ma realmente accaduta, realizza un film antimilitarista che esplora i torbidi retroscena dell’esercito americano con i fallimenti annessi. Il cast è eccezionale ma ciò che rimane di questo film sono i dialoghi, brillanti e profondi come: " le persone provano a fare qualcosa nella loro vita, qualcosa di duraturo e buono, ma c'è sempre qualcuno che manda tutto per aria" !
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forackone
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giovedì 13 marzo 2014
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simpatico
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Giornalista in crisi incontra un soldato americano appartenente ad una sezione segreta dell'esercito americano, la New Earth Army, sezione che vorrebbe introdurre l'uso dei poteri psichici nelle guerre. I due si imbarcano così in una poco logica spedizione nel deserto. Film carino, godibilissimo, pieno di citazioni e con un umorismo a volte anche molto raffinato (e a volte meno). Assolutamente guardabile, ma non molto di più...
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