antonio
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lunedì 16 giugno 2008
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il resto della notte: il buio delle nostre paure
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Commento stereoetipato e privo di analisi quello di Zappoli. Capace di descrivere con superficialità e sufficienza un film che parla di tutto fuor che di una ladra o di un furto in villa nell'opulento nord. Ridurre il film ad un servizio da cronaca di telegiornale è un atto ingeneroso verso lo sforzo fatto da questo regista. Ancora di più in questi giorni nei quali si cerca di soffiare sul fuoco dei problemi dell'immigrazione per sedare le tensioni legate alle nostre difficoltà economiche e sociali. Piuttosto il Resto della notte, è il buio che da tempo affligge con le sue paure il nostro tempo. Paura del diverso, incomunicabilità fra le persone, spesso un egoismo che desidera solo appagare le nostre piccole aspirazioni con una assoluta cecità verso i problemi degli altri, soprattutto degli ultimi e dei più deboli.
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Commento stereoetipato e privo di analisi quello di Zappoli. Capace di descrivere con superficialità e sufficienza un film che parla di tutto fuor che di una ladra o di un furto in villa nell'opulento nord. Ridurre il film ad un servizio da cronaca di telegiornale è un atto ingeneroso verso lo sforzo fatto da questo regista. Ancora di più in questi giorni nei quali si cerca di soffiare sul fuoco dei problemi dell'immigrazione per sedare le tensioni legate alle nostre difficoltà economiche e sociali. Piuttosto il Resto della notte, è il buio che da tempo affligge con le sue paure il nostro tempo. Paura del diverso, incomunicabilità fra le persone, spesso un egoismo che desidera solo appagare le nostre piccole aspirazioni con una assoluta cecità verso i problemi degli altri, soprattutto degli ultimi e dei più deboli. Frustazioni, crisi esistenziali, speranze di vita, ambienti edulcorati e altri con la puzza delle case di righiera. Una " Gomorra" interiore che spinge gli uomini contro , non per sete di giustizia o di uguaglianza, ma
per raggiungere semplicemente ognuno nella propria dimensione la felicità.
Una felicità che non è negata solo dalla cattiva condizione economica,(così non è per Silvana e Giovanni) ma dal bisogno di dimostrare a sè stessi di valere e desiderare di essere amati. Una uguglianza nella infelicità. Una "democratica" sensazione di vuoto interioriore per tutti, "buoni e cattivi", "ricchi e poveri". Questo ho letto nella storia di ciascun personaggio. Silvana con il suo travaglio umano e sentimentale, Giovanni con la sua crisi coniugale, Marco nella infelicità del rapporto a metà con suo figlio, Ianut che vorrebbe per Maria e per suo fratello una speranza di vita...tutti sospesi in quel resto della notte che non vedrà l'alba di un nuovo giorno per nessuno, anche per i sopravvissuti materialmente a questo buio.
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malick 1961
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venerdì 27 giugno 2008
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decadenza del nord
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Il film di Munzi ha il coraggio di affrontare, in forma non edulcorata, il problema dell'integrazione multietnica che si coniuga con la decadenza morale e civile della borghesia del Nord. La tragedia finale, con la tragica morte di tutti i protagonisti maschili del film, apre una finestra femminile sul futuro. Soltanto, nelle donne si può trovare la risposta alla pesante cappa di morte che regna sovrana (dall'immigrato ladro, al tossicodipendente, all'industriale con amante e perbenista) sul mondo contemporaneo.
La dissoluzione morale lascia spazio alle peggiori intenzioni umane (furto, droga, sesso facile, depressione e isteria, diffidenza pregiudiziale, paura degli altri).
Il prologo morale iniziale trova un ricco svolgimento nella parte filmica narrativa.
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Il film di Munzi ha il coraggio di affrontare, in forma non edulcorata, il problema dell'integrazione multietnica che si coniuga con la decadenza morale e civile della borghesia del Nord. La tragedia finale, con la tragica morte di tutti i protagonisti maschili del film, apre una finestra femminile sul futuro. Soltanto, nelle donne si può trovare la risposta alla pesante cappa di morte che regna sovrana (dall'immigrato ladro, al tossicodipendente, all'industriale con amante e perbenista) sul mondo contemporaneo.
La dissoluzione morale lascia spazio alle peggiori intenzioni umane (furto, droga, sesso facile, depressione e isteria, diffidenza pregiudiziale, paura degli altri).
Il prologo morale iniziale trova un ricco svolgimento nella parte filmica narrativa. Se in noi stessi troviamo solo senso di morte e amoralità, solo la tragedia può rigeneraci in positivo, aprendo al femminile futuro. Le tre donne del film(la cameriera rumena, la signora borghese, la figlia scout) diventano le testimoni di un nuovo futuro possibile.
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molenga
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giovedì 14 marzo 2013
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un paio d'orecchini
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Maria viene licenziata dalla sua nervosissima datrice di lavoro, piemontese falsa e cortese che l'accusa di averle rubato un paio di orecchini di perle. La donna è sola: il marito ha una relazione con un'altra ex domestica( cacciata chissà perché...ma la padrona è realmente così paranoica) e la figlia, scout con un ragazzo più grande, comincia ad allontanarsi da lei. maria torna dal suo vecchio ragazzo Iunit, un rumeno -come lei- che vive di furti e ricettazione e vive, dopo il carcere, con suo fratello, minorenne che invece lavora più o meno onestamente. Iunit fa i colpi con Un altro ex galeotto, cocainomane con un figlio che non può vedere che di rado e che salta tra rapine, sert e casa di sua madre.
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Maria viene licenziata dalla sua nervosissima datrice di lavoro, piemontese falsa e cortese che l'accusa di averle rubato un paio di orecchini di perle. La donna è sola: il marito ha una relazione con un'altra ex domestica( cacciata chissà perché...ma la padrona è realmente così paranoica) e la figlia, scout con un ragazzo più grande, comincia ad allontanarsi da lei. maria torna dal suo vecchio ragazzo Iunit, un rumeno -come lei- che vive di furti e ricettazione e vive, dopo il carcere, con suo fratello, minorenne che invece lavora più o meno onestamente. Iunit fa i colpi con Un altro ex galeotto, cocainomane con un figlio che non può vedere che di rado e che salta tra rapine, sert e casa di sua madre. Quando Maria rivela di aver lavorato in una casa di altoborghesi i due uomini decidono di svaligiarla e di portare anche il fratellino...
Film diretto abbastanza bene, non così stereotipato sul tema dell'immigrazione, interessante perché mantiene una doppia linea linguistica italo-rumena e per il montaggio che ci permette di seguire i personaggi nella loro breve ma determinante evoluzione psicologica nei 100' di pellicola. buono.
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francesco2
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venerdì 24 settembre 2010
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occasioni mancate
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A qualche anno di distanza da "Samir", è tornato Munzi. Lo sguardo sugli immigrati mira meno ad una tragedia individuale, anzi non è neanche un d specifico su di loro, ma una riflessione più ad un ampio raggio su un (nord?)Italia specchio di eterogenee frustrazioni(varie) e gioie(poche) quotidiane.
L'inizio in realtà sembrerebbe promettente: una riflessione, magari didascalica, che non condanna né assolve nessuno(Uno dei pochi meriti di tutto il film, in realtà). Ma basta poco per capire cosa sia il cinema corale di Munzi: una serie di quadretti senza vivacità, stilizzati, interpretati più o meno bene( A proposito: ma come si fa, come ha fatto qualcuno, ad elogiare l'interpretazione di Recoing, il "marito" della Ceccarelli?).
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A qualche anno di distanza da "Samir", è tornato Munzi. Lo sguardo sugli immigrati mira meno ad una tragedia individuale, anzi non è neanche un d specifico su di loro, ma una riflessione più ad un ampio raggio su un (nord?)Italia specchio di eterogenee frustrazioni(varie) e gioie(poche) quotidiane.
L'inizio in realtà sembrerebbe promettente: una riflessione, magari didascalica, che non condanna né assolve nessuno(Uno dei pochi meriti di tutto il film, in realtà). Ma basta poco per capire cosa sia il cinema corale di Munzi: una serie di quadretti senza vivacità, stilizzati, interpretati più o meno bene( A proposito: ma come si fa, come ha fatto qualcuno, ad elogiare l'interpretazione di Recoing, il "marito" della Ceccarelli?). Che è la moglie frustrata di un uomo che non ha-Sembra- e non dà gioie particolari, con il pistolotto della figlia adolescente "progressista" ( crede, sbagliandosi, all'innocenza della colf), alle prese con le prime sigarette e ragazzi della sua vita). Ad un certo punto, sulla base di elementi non si sa quanto concreti, decidono di licenziare la domestica rumena, essndo sparita una collana. Ci si sbaglia tutti, questo sembra voler dire Munzi senza buonismi di sorta,ma -Spiace dirlo- a sbagliare è anche lui nel dipingere altri rumeni, un ex-compagno della donna che l'ha ufficialmente dimenticata e il nipote, rifugiatosi con lui in Italia, forse tra i pochi personaggi non antipatici del film. Quanta poca vivacità nel descriverli, e nel valutare come le loro -e le nostre- vite si intreccino reciprocamente. Sì, perché un'altra storia del film riguarda un padre schizzato -Bene interpretato, ma non è questo il punto -ed un figlio che non riesce a vedere,fino a quando dà i numeri e, terminando di nuovo dentro, scontenta tutti(Echi del pessimismo altmaniano di "America oggi").
In questa piattezza di mogli che vanno in Chiesa e corse sulla spiaggia sui genitori, si inseriscono camei come quello -Interessante- di Valentina Cervi, che pewrò di poco distolgono dalla noia generale. A questo punto, tutti i "Cattivi" si (ri) uniscono peruna rapina che darà tragiche conseguenze: moriranno la figlia ed un prevedibile fidanzatino in un -Abbastanza- prevedibile (quasi) finale, insieme allo "Zio" rumeno(La madre aveva (Pre)sentito qualcosa a teatro).
In un finale poco plausibile- Credo_ il giovane rumeno, mai molto tenero con la fiamma dello zio, dapprima ha giustificate vampate di ira, poi insieme si avviano verso la speranza, come se i "diversi" alla fine si fossero salvati rispetto agli altri. Per quello che riguarda questo -Quasi- rgazzino, non vadano cortesemente a scomodare il cinema dei Dardenne: i Dardenne sono un'altra cosa. Munzi sarà animato da bellissime intenzioni, ma finisce per imitare Muccino quando critica la (sotto)cultura della televisione di veline e notizie distorte, ma poi con le sue storie in un "Non stile" ne è a sua volta figlio.
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