gianpaolo
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giovedì 26 aprile 2007
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equilibrio squilibrante
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Tecnica digitale, trama essenziale (succede solo una cosa), attori non professionisti, realismo a stelle e strisce. I personaggi vivono la loro disperazione quotidiana con rassegnazione e senza alcuna spinta al cambiamento. Anzi, l'arrivo di un elemento disturbante genera un tale squilibrio che qualcuno provvederà a rimuoverlo. E in effetti alla fine non lascerà alcun segno.
Film così crudo da sperare esagerato ma se ci pensiamo bene non siamo molto lontani da certe realtà provinciali, e non solo americane. Pericoloso se ci riconosciamo, confortante se considerato alieno, in ogni caso estremismo da cui prendere le distanze.
Ultima nota: geniale la scelta della fabbrica di bambole, quasi un gioco di scatole cinesi per chi crede, con immagini dal fortissimo impatto psicologico.
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francesco
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mercoledì 9 agosto 2006
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contenuti (molto) speciali
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Perche' i Dvd hanno cambiato il modo di godere del cinema? Perche' noleggi in un Blockbuster il disco di 'Bubble', guardi il film, poi fai scivolare il dito sui 'contenuti speciali' e assisti ai provini dei tre attori principali. Scoprendo - credetemi, oppure provate - uno spaccato di vita americana autentica ben piu' inquietante di quello che emerge nel film di Soderbergh. Martha, nella vita, e' una manager di un fast food che si e' tirata fuori da un matrimonio frettoloso lavorando a 2 dollari e qualcosa all'ora, cominciando come cassiera e adesso, a sentirla parlare, e' tutta "orgoglio di chi ce l'ha fatta", indurito al sole di anni di fatica. Ma pare fiera di appartenere a una societa' in cui, sottolinea lei stessa, ci sono centri commerciali aperti 24 ore su 24.
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Perche' i Dvd hanno cambiato il modo di godere del cinema? Perche' noleggi in un Blockbuster il disco di 'Bubble', guardi il film, poi fai scivolare il dito sui 'contenuti speciali' e assisti ai provini dei tre attori principali. Scoprendo - credetemi, oppure provate - uno spaccato di vita americana autentica ben piu' inquietante di quello che emerge nel film di Soderbergh. Martha, nella vita, e' una manager di un fast food che si e' tirata fuori da un matrimonio frettoloso lavorando a 2 dollari e qualcosa all'ora, cominciando come cassiera e adesso, a sentirla parlare, e' tutta "orgoglio di chi ce l'ha fatta", indurito al sole di anni di fatica. Ma pare fiera di appartenere a una societa' in cui, sottolinea lei stessa, ci sono centri commerciali aperti 24 ore su 24. Il trionfo del dominio del lavoro sull'uomo. Rose, la ragazza destinata a morire, nella vita ha 30 anni, 4 figli, un lavoro per sbarcare il lunario, il sogno di una macchina piu' bella, parenti che non vede mai. Passa i sabati al centro commerciale e non ha amici perche', come gli altri due attori principali, non e' nata dove vive e dove e' stato girato il film. Quanto a Kyle, soffre davvero di ansia quando si trova in mezzo alla gente. Ha piantato la scuola, vive facendo il magazziniere in un negozio di pizze (Napoli's) e divide un appartamento con la sua ragazza, commessa. Spera di trasferirsi altrove.
Il ritratto che ne emerge fa riflettere.
Prima, certo, c'e' il film. Interessante, a mio parere, soprattutto per il modo in cui e' girato, con uno sguardo attonito che ben racconta il vuoto di una provincia profonda in cui personaggi altrattanto attoniti (come bambole) e privi di emozioni lavorano per (soprav)vivere e (soprav)vivono per lavorare. Diventando magari pozzi di solitudine, come Martha, ai quali e' spaventoso affacciarsi. Resta una strana sensazione, non positiva per il film: che Soderbergh sia piu bravo a filmare che a raccontare. E che questo mix formato da un giallo-pretesto che a un certo punto sembra invadere lo schermo, la folle normalita' di un'assassina che vale da sola tutto il film (e forse è l'aspetto più fertile e sinistro) e uno sguardo sulla provincia Usa profonda lasci tutto in superficie. Inquietante ma in superficie.
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v.
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mercoledì 13 settembre 2006
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uno sguardo nel vuoto dell'esistenza
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Impiegati in una fabbrica di bambole in un'anonima cittadina del profondo Midwest americano, il giovane Kyle e la grassa, più attempata, Martha conducono un'esistenza piatta e senza prospettive. Lei, che riempie il giovane di attenzioni, assiste in casa il vecchio padre malato e si sfoga con il cibo; lui, introverso e passivo, vive ancora con la madre. Lavorano, pranzano insieme e poi ciascuno a casa propria a guardare la televisione. L'amicizia che li lega pare fornir loro l'unico, esile rifugio ad una malinconia e a un destino ineluttabili. Poi, nella loro quotidianità irrompe una nuova operaia, Rose, che suscita l'interesse di Kyle e che una mattina viene trovata assassinata. Questa la trama di Bubble, il nuovo film low-budget del 43enne cineasta Steven Soderbergh, che si avvale per il cast di attori non professionisti.
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Impiegati in una fabbrica di bambole in un'anonima cittadina del profondo Midwest americano, il giovane Kyle e la grassa, più attempata, Martha conducono un'esistenza piatta e senza prospettive. Lei, che riempie il giovane di attenzioni, assiste in casa il vecchio padre malato e si sfoga con il cibo; lui, introverso e passivo, vive ancora con la madre. Lavorano, pranzano insieme e poi ciascuno a casa propria a guardare la televisione. L'amicizia che li lega pare fornir loro l'unico, esile rifugio ad una malinconia e a un destino ineluttabili. Poi, nella loro quotidianità irrompe una nuova operaia, Rose, che suscita l'interesse di Kyle e che una mattina viene trovata assassinata. Questa la trama di Bubble, il nuovo film low-budget del 43enne cineasta Steven Soderbergh, che si avvale per il cast di attori non professionisti. Una piccola storia di provincia gestita con precisione e sobrietà, girata con uno stile minimalista, asciutto e austero. Le premesse sono spaventose quanto realistiche, il torpido mare di tenebre in cui annaspano i personaggi può essere squarciato soltanto dalla luce malefica del delitto. Lo squallore del paesaggio urbano è infatti quello dei protagonisti e della loro esistenza. Qui il Sogno Americano non esiste perché la speranza non è mai nata, il futuro non c'è e il tempo è un invariabile presente fatto di istanti che si sommano, identici l'uno all'altro. Dal fondo grigio del quadro emerge il delitto, evento talvolta inspiegabile nelle tante brutte storie che riempiono le pagine di cronaca nera. Quella di Soderbergh è quasi un'anamnesi spietata della malattia. (Vincenzo Terlizzi)
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a.l.
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lunedì 7 agosto 2006
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anime assassine
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Soderbergh, regista eclettico( Sesso, bugie e videotape, Traffic, Erin Brockovich), ama sorprendere: ha deciso di descrivere l’America più vergognosa, la provincia anonima e povera, in sei pellicole, facendole uscire contemporaneamente in sala, nel mercato home video e nei palinsesti della Tv via cavo. Se si trattasse di una rappresentazione realistica al massimo grado dell’ambiente operaio o della scelta di fare lavorare attori non professionisti calandoli nel loro habitat, Bubble, la prima delle storie visibile sui nostri schermi, non sarebbe una gran novità. Vi sono però in essa dettagli che svelano il tocco dell’autore di talento e una visione del mondo non improntata esclusivamente al determinismo di matrice naturalistica.
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Soderbergh, regista eclettico( Sesso, bugie e videotape, Traffic, Erin Brockovich), ama sorprendere: ha deciso di descrivere l’America più vergognosa, la provincia anonima e povera, in sei pellicole, facendole uscire contemporaneamente in sala, nel mercato home video e nei palinsesti della Tv via cavo. Se si trattasse di una rappresentazione realistica al massimo grado dell’ambiente operaio o della scelta di fare lavorare attori non professionisti calandoli nel loro habitat, Bubble, la prima delle storie visibile sui nostri schermi, non sarebbe una gran novità. Vi sono però in essa dettagli che svelano il tocco dell’autore di talento e una visione del mondo non improntata esclusivamente al determinismo di matrice naturalistica. Basta considerare la presenza invasiva delle bambole: Martha e l’inquieta Rose innestano con le loro mani occhi colorati in volti plastificati, il giovane Kyle si occupa di piedi e gambe minuscoli da saldare, ma a turbare è la scoperta analogia fra bambolotti e esseri umani che rende la fabbrica e il paesaggio in cui i tre protagonisti del film sono immersi una sorta di pianeta alieno dove il mostruoso non è più tale. Un orrore rattenuto è la cornice adatta alla fotografia di un mondo innaturale. La macchina da presa accompagna i personaggi nelle loro routine, li segue nell’intimità della camera da letto, li osserva ingozzarsi di patatine fritte e panini, ne ascolta i discorsi o raccontare in due frasi il passato, ed esprime il suo sconfortato stupore tramite il lamento prolungato, una sorta di malinconico singulto, di una chitarra acustica: il dolore scaturisce dall’imbarazzo del nulla. Nell’universo andicappato di Martha e di Kyle vi è il vuoto assoluto, colmato proditoriamente dall’estranea Rose: da cosa nasce questa desolante impossibilità di vivere coscientemente un sentimento qualsiasi persino l’odio o la gelosia? Bubble testimonia nella bellezza algida ed inespressiva da pupazzi di Rose e Kyle e nella grassezza informe della sgraziata Martha la grottesca assolutizzazione della corporalità: Spurlock nel documentario Super size me si limitava ad additare in un sistema profondamente malato il sostrato di una Nazione in sovrappeso, Soderbergh scava più in profondità e la diagnosi è più allarmante, in quanto l’attenzione si concentra sulla stordita inconsapevolezza delle vittime stesse del medesimo. La necessità di arrabattarsi con un doppio lavoro per sopravvivere, di lottare contro precarietà e disoccupazione sempre incombenti, di occuparsi di un padre vecchio e disabile, producono incultura, ovvero ad incapacità di dare voce a sentimenti e stati d’animo: canne e cibo surrogano passioni e l’ignoranza, per parafrase approssimativamente un celebre detto, genera mostri. L’uomo infatti è anche spirito: nel fondo delle pupille si cela l’anima, folgorata da un bagliore all’interno di una chiesa o in una cella di prigione, ed è lì l’assassino.
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bruno leonardini
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giovedì 28 luglio 2011
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il più bel film di soderbergh
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Un film indipendente, senza una grande produzione alle spalle, stranamente si dimostra il più riuscito dell'intera filmografia del regista Statunitense. Un film essenziale con attori non professionisti, ma che proprio per questo riescono ad imprimere una forza mostruosa al film. Si vede che questo non è un film, ma è realtà. I pochissimi dialoghi del film, sono stati interpretati dagli attori, senza un copione preciso (come si dichiara nell’intervista del backstage). Questo comporta una verità ed una immedesimazione fuori dal comune. La fotografia scaturita dall’aver girato in digitale è estremamente composta, omogenea, delicata. Lo stesso regista dichiara che il digitale restituisce un’immagine straordinariamente FERMA, poiché (ragionando per assurdo) nel digitale non c’è nessuno movimento, che nelle macchine a pellicola si ha….
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Un film indipendente, senza una grande produzione alle spalle, stranamente si dimostra il più riuscito dell'intera filmografia del regista Statunitense. Un film essenziale con attori non professionisti, ma che proprio per questo riescono ad imprimere una forza mostruosa al film. Si vede che questo non è un film, ma è realtà. I pochissimi dialoghi del film, sono stati interpretati dagli attori, senza un copione preciso (come si dichiara nell’intervista del backstage). Questo comporta una verità ed una immedesimazione fuori dal comune. La fotografia scaturita dall’aver girato in digitale è estremamente composta, omogenea, delicata. Lo stesso regista dichiara che il digitale restituisce un’immagine straordinariamente FERMA, poiché (ragionando per assurdo) nel digitale non c’è nessuno movimento, che nelle macchine a pellicola si ha…. La pellicola che scorre è comunque un movimento ed una vibrazione che inconsciamente si avverte. Un gran bel film, ed un esperimento di cinema verità.
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gianmaria s
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mercoledì 30 aprile 2008
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un'opera a tre quarti
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Uno dei film più acclamati della stagione passata, dura meno di 70 minuti e tutto il cast è composto da attori non professionisti. Parla della vita nella provincia americana, raccontata attraverso gli occhi di tre operai in una fabbrica di bambole. Trasmette l'alienazione delle persone che hanno un lavoro frustrante e una vita piatta, si trasforma in mini-thriller grazie ad un imprevisto assassinio.
Se l'idea sembrava molto buona e tutto prometteva un buon film, riflessivo che raccontasse la ferocia della provincia americana, la realizzazione non è altrettanto positiva.
La critica l'ha esaltato, sinceramente non lo ritengo meritevole di tanta considerazione. Come film è molto lento e non ha caratteristiche cinematograficamenti rilevanti.
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Uno dei film più acclamati della stagione passata, dura meno di 70 minuti e tutto il cast è composto da attori non professionisti. Parla della vita nella provincia americana, raccontata attraverso gli occhi di tre operai in una fabbrica di bambole. Trasmette l'alienazione delle persone che hanno un lavoro frustrante e una vita piatta, si trasforma in mini-thriller grazie ad un imprevisto assassinio.
Se l'idea sembrava molto buona e tutto prometteva un buon film, riflessivo che raccontasse la ferocia della provincia americana, la realizzazione non è altrettanto positiva.
La critica l'ha esaltato, sinceramente non lo ritengo meritevole di tanta considerazione. Come film è molto lento e non ha caratteristiche cinematograficamenti rilevanti. Il suo punto di forza che doveva essere la trama, si risolve abbastanza debolmente lasciando basiti. Sembra un'opera a tre quarti e non regala particolari perle di saggezza o particolari spunti di riflessione.
Sinceramente mi aspettavo molto di più.
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