lisa
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martedì 28 giugno 2005
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io vorrei capire una cosa...
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premettendo che il film è bellissimo e straordinariamente recitato da un sublime cast, vorrei rivolgere una semplice domanda...ma come mai se viene fatto un film su mussolini o su hitler e si vedono le bandiere dei due partiti troneggiare nessuno dice nulla??perchè invece tante storie per i pugni alzati e le bandiere rosse che sventolano?
si parla di mussolini in un film e subito si vede lui con aria tronfia sul suo comodo balconcino ad inneggiare una folla che sbandiera il suo simbolo con amore e a tutti va bene...eppure è un partito tutt'ora esistente...e perchè quella non è propaganda al partito??invece basta che si vedano un pò di bandiere rosse e subito si urla allo scandalo e subito si dice:però.
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premettendo che il film è bellissimo e straordinariamente recitato da un sublime cast, vorrei rivolgere una semplice domanda...ma come mai se viene fatto un film su mussolini o su hitler e si vedono le bandiere dei due partiti troneggiare nessuno dice nulla??perchè invece tante storie per i pugni alzati e le bandiere rosse che sventolano?
si parla di mussolini in un film e subito si vede lui con aria tronfia sul suo comodo balconcino ad inneggiare una folla che sbandiera il suo simbolo con amore e a tutti va bene...eppure è un partito tutt'ora esistente...e perchè quella non è propaganda al partito??invece basta che si vedano un pò di bandiere rosse e subito si urla allo scandalo e subito si dice:però...poteva anche essere eviatat quella scena! o meglio ancora si dice:questo film è chiara propaganda al partito! ma per favore...quanta ipocrisia...cos'è il rosso fa più paura del nero?non preoccupatevi...non c'è problema...in italia ha sempre troneggiato il nero...il rosso perchè dovrebbe farvi paura? e per criticare una pellicola io chiederei a certe persone di volgere le critiche e i commenti su altri punti. Salve
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stella
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martedì 20 maggio 2008
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dobbiamo...
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“i cento passi”… un film che ci ha fatto rivivere la vita di un uomo e della sua generazione. La storia di Giuseppe Impastato, detto Peppino, raccontata sulla base di documenti e di ricordi, una ricostruzione di un periodo e di una generazione che aveva tanta voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di vero. Peppino impastato viveva in un paesino siciliano. cento passi separano la casa di Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti, il boss locale e, come Giordana fa dire all’amico in una delle scene finali, questi stessi cento passi sono, in tutta la Sicilia, l’impercettibile distanza tra due mondi, quello della malavita e quello della gente “perbene”. . Peppino, bambino curioso che non gradiva il silenzio opposto alle sue domande, al suo sforzo di capire, si ribella come tanti giovani al padre.
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“i cento passi”… un film che ci ha fatto rivivere la vita di un uomo e della sua generazione. La storia di Giuseppe Impastato, detto Peppino, raccontata sulla base di documenti e di ricordi, una ricostruzione di un periodo e di una generazione che aveva tanta voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di vero. Peppino impastato viveva in un paesino siciliano. cento passi separano la casa di Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti, il boss locale e, come Giordana fa dire all’amico in una delle scene finali, questi stessi cento passi sono, in tutta la Sicilia, l’impercettibile distanza tra due mondi, quello della malavita e quello della gente “perbene”. . Peppino, bambino curioso che non gradiva il silenzio opposto alle sue domande, al suo sforzo di capire, si ribella come tanti giovani al padre. Ma in Sicilia la ribellione diventa sfida allo statuto della mafia. Quando si batte insieme ai contadini che si oppongono all'esproprio delle loro terre per ampliare l'areoporto Peppino conosce le prime sconfitte ma scopre l'orgoglio di una vocazione. Dopo varie esperienze fonda "Radio aut" che infrange il tabù dell'omertà e con l'arma del ridicolo distrugge il clima riverenziale attorno alla mafia.Tano Badalamenti diventa Tano Seduto e Cinisi è Mafiopoli. Il clima per lui si fa pesante: il padre cerca di farlo tacere, madre e fratello sono solidali con lui. Quando arriva il Settantasette, mentre c'è chi si rifugia nel privato, lui si presenta alle elezioni comunali. Due giorni prima del voto lo fanno saltare in aria sui binari della ferrovia con sei chili di tritolo. La morte coincide con il ritrovamento a Roma del corpo di Aldo Moro, viene rubricata come "incidente sul lavoro" poi, dopo che gli amici mettono a disposizione degli inquirenti molti indizi dell'esecuzione diventa addirittura "suicidio". Solo vent'anni dopo la Procura di Palermo rinvierà a giudizio Tano Badalamenti come mandante dell'assassinio. Il processo deve ancora essere celebrato. Solo cento passi dividono la casa di Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti. Una distanza minima, i balconi quasi si guardano: eppure, quei cento passi dividono due concezioni opposte del mondo. La vita contro la morte, il futuro contro il passato, il desiderio di cambiare contro la monolitica, asfissiante cappa della società tradizionale. La quale, visto che stiamo parlando di Cinisi, non lontano da Palermo, si riassume in una sola parola: mafia. E Tano Badalamenti è appunto il simbolo di questa immobilità, di questo mondo inossidabile; al contrario, Peppino Impastato, pur provenendo dallo stesso ambiente, pur figlio di un padre abituato a chinare il capo, ha deciso che è giunto il momento di cambiare. questo è un film molto riuscito: mi ha toccato nel profondo. il tutto mi ha lasciato dentro un mix di rabbia, vergogna, schifo, sdegno incredibile… ci sono persone k nn sanno,k non hanno idea,si dovrebbe parlarne più spesso perchè non bisogna dimenticare le vite delle persone k hanno lottato per un ideale,cm Peppino Impastato,bisogna portarle avanti e continuare a lottare. dovremmo far conoscere il nome di Peppino Impastato alla nuova generazione che ignora l'esistenza di persone cm lui che hanno cercato di migliorare la società e di denunciare crimini cm la mafia...
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steve
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lunedì 30 luglio 2001
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100 passi dall'omologazione
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In un periodo di buonismo e di liberismo senza freni, Giordana, tramite le parole di Peppino Impastato, ci invita a non dimenticare, a non omologarci, a non compiere quei 100 passi che dividono il conformismo colpevole dall'impegno civile. E la scena finale non è l'elegia del marxismo: è l'invito accorato a ricordare, superando le barriere ideologiche, come simboleggia la presenza del maresciallo dei CC al funerale di Peppino.
[+] non omologhiamoci!!!!!
(di jiuli92)
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(di merry89)
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[+] se il cinema, come la musica, deve dare emozioni
(di jake-blues)
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val82
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domenica 3 giugno 2001
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****
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La lotta per imporre la libertà individuale viene narrata da Giordana con autentica partecipazione e passione. Il film è straordinariamente riuscito. Per quanto riguarda la scena finale, molti ne hanno frainteso il significato: non si tratta di propaganda politica, ma di cinema-verità.
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gianni lucini
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giovedì 29 settembre 2011
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la generazione che voleva cambiare il mondo
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Contrariamente a quello che può apparire a prima vista I cento passi non è semplicemente un film sulla mafia. Al centro c’è il racconto delle speranze e delle delusioni di una generazione che nel decennio tra il 1968 e il 1978 ha cercato di cambiare il mondo, in Sicilia come altrove. Peppino Impastato è un giovane come molti altri di quel periodo che, però, si muove in un ambiente dove alla chiusura e alla costrizione de rapporti sociali s’aggiunge la cappa di un potere più antico e spietato. A differenza di tanti “servitori dello Stato” caduti nella lotta antimafia lui ha un obiettivo più azzardato. Il suo sogno è quello di sconfiggere la mafia e, insieme, cambiare i rapporti sociali e le strutture dello stato.
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Contrariamente a quello che può apparire a prima vista I cento passi non è semplicemente un film sulla mafia. Al centro c’è il racconto delle speranze e delle delusioni di una generazione che nel decennio tra il 1968 e il 1978 ha cercato di cambiare il mondo, in Sicilia come altrove. Peppino Impastato è un giovane come molti altri di quel periodo che, però, si muove in un ambiente dove alla chiusura e alla costrizione de rapporti sociali s’aggiunge la cappa di un potere più antico e spietato. A differenza di tanti “servitori dello Stato” caduti nella lotta antimafia lui ha un obiettivo più azzardato. Il suo sogno è quello di sconfiggere la mafia e, insieme, cambiare i rapporti sociali e le strutture dello stato. È un poeta e un sognatore cui la realtà presenta un conto salatissimo. Nella narrazione filmica Peppino Impastato appare sempre “stonato” rispetto all’ambiente in cui si trova e la solitudine gli è spesso compagna. È solo nei rapporti famigliari dove il suo impegno spaventa e preoccupa, ma talvolta è solo anche nella lotta, come accade quando, rinchiuso in cella con i contadini che si battono contro la terza pista dell’aeroporto, si sente rinfacciare la sua parentela con i mafiosi. Si ritrova da solo anche con i suoi coetanei quando vuole costringerli a un dibattito dopo la proiezione del film “Le mani sulla città” o quando spiega agli hippies che «Non siamo a Woodstock o all’isola di Wight, siamo a Cinisi in Sicilia...». È solo, infine, quando muore mentre nello stesso giorno a centinaia di chilometri di distanza l’uccisione di Aldo Moro schiaccia anche i sogni della sua generazione.
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[+] l'uccisione di moro...
(di ipazia)
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alex
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mercoledì 18 febbraio 2009
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camminare e contare
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La cosa che per me era più interessante in questo film è l’indeterminatezza dei personaggi. Il regista è riuscito a fare un’osservazione molto interessante sull’effetto che la mafia ha sull’istituzione della famiglia ed è riuscito a ritrarre bene la natura umana. Anche se Peppino Impastato è un personaggio molto appassionato, personalmente, non lo considero molto piacevole – tutto quello che ha fatto per l’ideale anti-mafia ha fatto sacrificendo la relazione con la sua famiglia. Ha allontanato suo padre solo perché lavorava per la mafia, ha fatto male al suo fratello chi era nel mezzo di tutto, e finalmente non ha considerato l’effetto che tutto quello potrebbe avere sulla sua mamma. In quest’ aspetto, credo che il film non valorizza certi aspetti della sua personalità e perciò lo vedo molto interessante e stratificato.
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La cosa che per me era più interessante in questo film è l’indeterminatezza dei personaggi. Il regista è riuscito a fare un’osservazione molto interessante sull’effetto che la mafia ha sull’istituzione della famiglia ed è riuscito a ritrarre bene la natura umana. Anche se Peppino Impastato è un personaggio molto appassionato, personalmente, non lo considero molto piacevole – tutto quello che ha fatto per l’ideale anti-mafia ha fatto sacrificendo la relazione con la sua famiglia. Ha allontanato suo padre solo perché lavorava per la mafia, ha fatto male al suo fratello chi era nel mezzo di tutto, e finalmente non ha considerato l’effetto che tutto quello potrebbe avere sulla sua mamma. In quest’ aspetto, credo che il film non valorizza certi aspetti della sua personalità e perciò lo vedo molto interessante e stratificato.
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nicksesta
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martedì 13 marzo 2012
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le parole non bastano...
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Questo è forse il film che più di ogni altro avrà sempre uno spazio tutto suo nel mio cuore.
Due parole per descriverne la trama: Giuseppe "Peppino" Impastato, proveniente da una famiglia di mafiosi, sotto la guida intellettuale di Stefano Venuti, un attivista del partito comunista, comincia la sua lotta alla mafia.
Denuncia quotidianamente su radio e giornale le malefatte dei mafiosi e dei politici ad essa collusi.
Per qualche anno, la protezione del padre lo tiene al sicuro, fino a quando Gaetano "Don Tano" Badalamenti, non decide di far uccidere prima l'uno e poi l'altro.
Viene simulato, in modo molto rozzo, il suicidio di Peppino. La polizia e la magistratura, sulle cui responsabilità si indaga ancora oggi, archiviarono il caso diverse volte come suicidio, sebbene tracce evidenti di sangue sul luogo del delitto smentissero questa ipotesi.
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Questo è forse il film che più di ogni altro avrà sempre uno spazio tutto suo nel mio cuore.
Due parole per descriverne la trama: Giuseppe "Peppino" Impastato, proveniente da una famiglia di mafiosi, sotto la guida intellettuale di Stefano Venuti, un attivista del partito comunista, comincia la sua lotta alla mafia.
Denuncia quotidianamente su radio e giornale le malefatte dei mafiosi e dei politici ad essa collusi.
Per qualche anno, la protezione del padre lo tiene al sicuro, fino a quando Gaetano "Don Tano" Badalamenti, non decide di far uccidere prima l'uno e poi l'altro.
Viene simulato, in modo molto rozzo, il suicidio di Peppino. La polizia e la magistratura, sulle cui responsabilità si indaga ancora oggi, archiviarono il caso diverse volte come suicidio, sebbene tracce evidenti di sangue sul luogo del delitto smentissero questa ipotesi.
Dopo innumerevoli pressioni, il caso viene riaperto e finalmente, nel 2002, Gaetano Badalamenti viene condannato all'ergastolo per aver ordinato l'omicidio di Giuseppe Impastato.
La potenza di questo film è qualcosa di indescrivibile a parole. Va ben oltre la semplice denuncia sociale. I cento passi ti fa ingoiare a forza la verità con una tale violenza da far piangere di dolore.
Un cast strepitoso, che lavora in perfetta sintonia con la regia e la sceneggiatura per ottenere lo scopo finale del film: sconvolgere.
Sconvolgere è la parola giusta: la mia vita è cambiata dopo aver visto questo film, che dovrebbe essere proiettato obbligatoriamente in tutte le scuole dello Stato.
Raccomando la visione a tutti: a coloro che non conoscono la mafia, a coloro che credono sia impossibile combatterla, a coloro che la ignorano, a coloro che pensano che una sicilia senza mafia sia impossibile, a coloro che appoggiano la mafia, a coloro che se ne servono, a coloro che sono al suo servizio, a coloro che la comandano, a coloro che per essa rubano, rapiscono, uccidono, ai politici collusi con essa, a coloro che se ne fregano della gente che muore per combatterla e offende la loro memoria, così come a coloro che la mafia la conoscono, la odiano, la disprezzano, la combattono, a coloro che hanno visto morire amici e parenti per colpa della mafia, a coloro che la temono e cercano di fuggire da essa, a coloro che, dopo un passato nella mafia, la abbandonano e si pentono sinceramente per collaborare con la giustizia, a coloro che collaborano per opportunismo e a coloro che fingono di collaborare per depistare le indagini. A tutte queste persone questo film può ancora insegnare qualcosa: il coraggio, l'orrore, la bontà, la malvagità e tante altre cose.
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luigi chierico
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martedì 23 febbraio 2016
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qualcosa di cui vergognarsi
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Un volume di Storia con pagine lacerate e grondanti sangue, un misto di sangue rosso,nero e bianco che ha riempito le strade della Sicilia giungendo a Roma. Un realismo dirompente solo e tutto italiano portato sullo schermo nella maniera migliore per una storia che ancor ci offende. Peccato che tanto valore artistico debba far luce su quanto di peggio abbia da raccontare la nostra Italia. Peppino Impastato ed Aldo Moro un siciliano ed un pugliese sacrificati sull'altare per una Patria ancora oggi dilaniata da lotte interne dopo quasi 40 anni da quei giorni del '78. Un film di Mafia, di Comunismo, di Democrazia, di Neri che fa gridare a Peppino e Aldo a gran voce LIBERTA' e GIUSTIZIA' ONORE Ed ONESTA',CORAGGIO E PATRIA.
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Un volume di Storia con pagine lacerate e grondanti sangue, un misto di sangue rosso,nero e bianco che ha riempito le strade della Sicilia giungendo a Roma. Un realismo dirompente solo e tutto italiano portato sullo schermo nella maniera migliore per una storia che ancor ci offende. Peccato che tanto valore artistico debba far luce su quanto di peggio abbia da raccontare la nostra Italia. Peppino Impastato ed Aldo Moro un siciliano ed un pugliese sacrificati sull'altare per una Patria ancora oggi dilaniata da lotte interne dopo quasi 40 anni da quei giorni del '78. Un film di Mafia, di Comunismo, di Democrazia, di Neri che fa gridare a Peppino e Aldo a gran voce LIBERTA' e GIUSTIZIA' ONORE Ed ONESTA',CORAGGIO E PATRIA. E coraggio ha dimostrato il bravissimo Marco Tullio Giordana nel dirigere questo film che pare un documentario, preso dal vero e non girato con mano ed occhi abili. Tutti gli attori,dalle comparse ai protagonisti sono bravissimi, spicca la presenza del palermitano Luigi Lo Cascio le cui origini avranno offerto maggiore capacità di entrare nel personaggio di Peppino Impastato.
Buono anche il commento musicale e la fotografia che riprende la campagna arida della provincia di Palermo, le strade assolate,un comizio tenuto in una piazza lasciata deserta, una tavolata di parenti ed amici in campagna dove si festeggia una coppia a cui si augurano molti figli,da buoni siciliani:”lei promette bene”, infine funerali ed un corteo di bandiere rosse, del colore del sangue versato. Certamente è un ottimo film che lascia il segno e l’amaro in bocca, un certo fastidio perché ti senti impotente dianzi ad una realtà che si persegue sebbene la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche loro sacrificati sull’altare della Patria,abbia interrotto i colpi di lupara, l’uso del tritolo e la sparizione dei cadaveri nel cemento. La Mafia non è altro che il potere strafottente dinanzi alla legge e alla morale, l’interesse supremo del privato a discapito del popolo, la raccomandazione piuttosto che la meritocrazia,sotto il manto della protezione l’abuso. Se ci si guarda attorno la si trova ancora diffusa in tutta l’Italia :a Palermo, a Napoli,a Roma, a Milano,a Torino, nessuna regione o città esclusa, perché spesso là dove c’è politica serpeggia, sotto mentite spoglie, la Mafia e in Italia ci sono più Moro ed Impastato.
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biz1248
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martedì 17 febbraio 2009
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il film interessante
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Questo film mi confonde perche` non mai vediamo esplicitamente le azioni dei mafiosi fino al fine. Quando penso della mafia tipica, penso della banda violente. Forse, quello e` una parte del massaggio—la mafia controlla tutti senza essere vista. I carratteri sono molto interessanti perche` oltre a Tano, il capo della mafia, non e` chiaro chi e` bravo o cattivo. La mafia come un gruppo e` cattiva ma gli individui nel gruppo non sono cattivo interamente. Per esempio, il padre di Peppino rimane nella mafia ma ancora prova per proteggere il suo figlio ribelle. Entrambi Peppino e il suo fratello Giovanni sono d’accordo che il loro padre e` non cattivo, solo e` antiquato. Sento triste per le persone come il padre e la madre perche` si appiccicano nei modi della mafia ma sono combattuti dalle visioni del loro figlio.
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Questo film mi confonde perche` non mai vediamo esplicitamente le azioni dei mafiosi fino al fine. Quando penso della mafia tipica, penso della banda violente. Forse, quello e` una parte del massaggio—la mafia controlla tutti senza essere vista. I carratteri sono molto interessanti perche` oltre a Tano, il capo della mafia, non e` chiaro chi e` bravo o cattivo. La mafia come un gruppo e` cattiva ma gli individui nel gruppo non sono cattivo interamente. Per esempio, il padre di Peppino rimane nella mafia ma ancora prova per proteggere il suo figlio ribelle. Entrambi Peppino e il suo fratello Giovanni sono d’accordo che il loro padre e` non cattivo, solo e` antiquato. Sento triste per le persone come il padre e la madre perche` si appiccicano nei modi della mafia ma sono combattuti dalle visioni del loro figlio. Per quanto riguarda Peppino, mi piace il suo personaggio perche` non e` l’eroe perfetto—non sempre fa le cose nel modo corretto, ma si sforza di cambiare Cinisi, Sicilia nel posto libero dalla influenza della Mafia.
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nino p.
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domenica 8 marzo 2009
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quando l'arte diventa impegno sociale
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Uno dei migliori films italiani di questi ultimi 10 anni e che naturalmente ho subito aggiunto alla mia collezione DVD. Del film amo praticamente tutto, dalla colonna sonora ispiratissima, alla entusiasmante bravura recitativa degli attori e soprattutto, elemento principale, la trama che narra di una storia vera e che alla fine ci lascia un profondo messaggio di riflessione e di impegno sociale. Un elogio doveroso a parte merita Luigi Lo Cascio: al suo esordio cinematografico ci dimostra un'enorme scioltezza e bravura interpretativa paragonabile solo ai grandi attori navigati di teatro. Da parte mia non posso che rivolgere un doveroso applauso. Capolavoro!!!
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