mosca27
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mercoledì 9 agosto 2006
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se a tutti piacesse leon sarebbe un mondo migliore
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Leon è un antieroe. E per la prima volta l'antieroe non è un elemento con il quale lo spettatore può identificarsi, non è il Kaneda di Akira, per intenderci. Partendo con questo presupposto Besson ci mette sulle montagne russe: il poliziotto è il cattivo, il sicario salva la bambina, il finale ci lascia di stucco. Non c'è modo, la prima volta che lo si guarda, di aggrapparsi a un qualsiasi clichè per poter dire "già visto". I personaggi sono estremamente profondi, hanno motivazioni assolutamente non banali e credibili e la crescita degli stessi dall'inizio alla fine del film è enorme. In termini narrativi è un gioiello: semplice e complesso, narra una vicenda tutto sommato lineare che si trasforma in un intricato sistema di interdipendenze che ci colgono alla sprovvista grazie appunto alla caratterizzazione inusuale dei vari personaggi.
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Leon è un antieroe. E per la prima volta l'antieroe non è un elemento con il quale lo spettatore può identificarsi, non è il Kaneda di Akira, per intenderci. Partendo con questo presupposto Besson ci mette sulle montagne russe: il poliziotto è il cattivo, il sicario salva la bambina, il finale ci lascia di stucco. Non c'è modo, la prima volta che lo si guarda, di aggrapparsi a un qualsiasi clichè per poter dire "già visto". I personaggi sono estremamente profondi, hanno motivazioni assolutamente non banali e credibili e la crescita degli stessi dall'inizio alla fine del film è enorme. In termini narrativi è un gioiello: semplice e complesso, narra una vicenda tutto sommato lineare che si trasforma in un intricato sistema di interdipendenze che ci colgono alla sprovvista grazie appunto alla caratterizzazione inusuale dei vari personaggi. Tutto senza mai eccedere nella violenza del film d'azione o nello smielato del film sentimentale. E' una storia d'amore tra un sicario analfabeta comodamente quarantenne e una bambina di dodici anni che non cade MAI nel morboso e, anzi, ha dei momenti di dolcezza infiniti. Non cogliere questi particolari e tutti (tanti, troppi) quelli che non ho citato è inqualificabile, sia semplicemente parlando di sensibilità individuale che, peggio ancora, di un livello professionale.
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weach
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mercoledì 15 settembre 2010
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risonanza sincronica di corpi energetici
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Jen Reno è Leon , Natalie Portman é Matilda, la storia è di sentimenti ,capolavoro indiscusso di Luc Besson.
E' l'incontro di due destini sincronici che vanno in risonanza generando amore ,complicità , condivisone ,oltre le convenzioni , senza le prigioni di regole che fanno male a tutto.
Una bella favola di due entità energetiche che si intrecciano in uno scambio di amore assoluto ,oltre i corpi che non possono inevitabilmente comunicare.
Ovunque esiste anche l'opposto e qui dove c'è un assassino c'è anche la forza di immolarsi per salvare ciò che può e deve resistere : Matilda
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Jen Reno è Leon , Natalie Portman é Matilda, la storia è di sentimenti ,capolavoro indiscusso di Luc Besson.
E' l'incontro di due destini sincronici che vanno in risonanza generando amore ,complicità , condivisone ,oltre le convenzioni , senza le prigioni di regole che fanno male a tutto.
Una bella favola di due entità energetiche che si intrecciano in uno scambio di amore assoluto ,oltre i corpi che non possono inevitabilmente comunicare.
Ovunque esiste anche l'opposto e qui dove c'è un assassino c'è anche la forza di immolarsi per salvare ciò che può e deve resistere : Matilda
.Dove c’è apparente fragilità compare forza e determinazione..
Matilda e Leon sono legati in profondità dal dolore accumulato, dall'indifferenza di un mondo che non sente e che ,nella falsità, non cerca più nulla.
Colpisce la scena finale dove lo zoom intercetta la piantina difesa da entrambi ,simbolo della continuità ,dell'unicità e della condivisione.
un film d'amore assoluto splendido.
caplavoro
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sandman
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lunedì 28 gennaio 2008
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al di là dei generi: il capolavoro di besson
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Ci sono momenti, immagini, nella nostra vita, che rimangono impresse in fondo alla memoria, o ancora più a fondo, dentro quella che chiamano anima. La dissolvenza in bianco, l'eco lontana di uno sparo. Una carrellata a spirale. E la magra consolazione, alla fine, di aver avuto la nostra vendetta.
Leon è un film non catalogabile, al quale lo spettatore inizialmente assiste con gli stessi occhi che il sicario italiano riserva alla dodicenne della porta accanto. Con l'impressione, sulle prime velata e impalpabile, di avere a che fare con una gemma rara. o meglio, con il germoglio di quella che potrebbe essere una qualche meravigliosa pianta. Veder fiorire, crescere questo virgulto, lasciarsi rapire dalla sua poetica bellezza è un'autentica gioia, un percorso mai tortuoso e mai banale.
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Ci sono momenti, immagini, nella nostra vita, che rimangono impresse in fondo alla memoria, o ancora più a fondo, dentro quella che chiamano anima. La dissolvenza in bianco, l'eco lontana di uno sparo. Una carrellata a spirale. E la magra consolazione, alla fine, di aver avuto la nostra vendetta.
Leon è un film non catalogabile, al quale lo spettatore inizialmente assiste con gli stessi occhi che il sicario italiano riserva alla dodicenne della porta accanto. Con l'impressione, sulle prime velata e impalpabile, di avere a che fare con una gemma rara. o meglio, con il germoglio di quella che potrebbe essere una qualche meravigliosa pianta. Veder fiorire, crescere questo virgulto, lasciarsi rapire dalla sua poetica bellezza è un'autentica gioia, un percorso mai tortuoso e mai banale. L'ossimoro forte, che lega la dolcemente platonica storia d'amore tra una ragazzina di dodici anni e un ragazzino di quaranta, sta nell'impossibilità che questa poesia trova nell'attuarzi quando cozza col mondo reale.Lo percepiamo vedendo una ragazzina minuscola voler imparare un "mestiere" improponibile. Sta negli occhi immensi di Matilda, in fondo ai quali brilla la speranza. E in quelli di Stanfield, lucidi di follia. Besson firma il suo autentico capolavoro, senza quasi accorgersene, avvicinandosi per poeticità se non per contenuti, alle altissime vette toccate da quello che è stato e forse rimane il sognatore per antonomasia, Tim Burton.
Strepitose le interpretazioni di Jean Reno e Gary Oldman, con un sepre bravo Ray Liotta e una verdissima Natalie Portman, brava e convincente fin dagli esordi.
Un film che a distanza di quattordici anni dall'uscita non si limita a sopravvivere, ma anzi cresce rigoglioso, affondando le radici nel cuore di chiunque lo guardi.
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(di anja1)
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weach
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domenica 20 febbraio 2011
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una favla pienadi sentimenti forti
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Il soggetto e la sceneggiatura sono entrambi di Luc Besson ..
Jean Reno fu prescelto nel ruolodi Leon dallo stesso regista; il ruolo diMaltilda, alla fine . fuaffidato aNatalie Portman che la regia considerò perfetta per il ruolo, dopo averla vista in scena “in qualche piccolo frammento di recitazione.”
Un Karma negativo sembra proprio sopraffare i protagonisti ma c’è anche voglia di riscatto e di tentare di intercettare luce e speranza.
Il tentativo di rincorrere attimi di serenità, quasi sconosciuti per i due protagonisti prendono corpo e si riscopre così”uno spazio di essere “.
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Il soggetto e la sceneggiatura sono entrambi di Luc Besson ..
Jean Reno fu prescelto nel ruolodi Leon dallo stesso regista; il ruolo diMaltilda, alla fine . fuaffidato aNatalie Portman che la regia considerò perfetta per il ruolo, dopo averla vista in scena “in qualche piccolo frammento di recitazione.”
Un Karma negativo sembra proprio sopraffare i protagonisti ma c’è anche voglia di riscatto e di tentare di intercettare luce e speranza.
Il tentativo di rincorrere attimi di serenità, quasi sconosciuti per i due protagonisti prendono corpo e si riscopre così”uno spazio di essere “.
Il soggetto di Luc Besson viene sviluppato con una liricità sorprendente, con poesia, anche se questi due connotazioni sono immersi nel dolore , nel male che ha ancora profonde radici ovunque.
Matilda e Leon quando riescono ad emergere dal pantano del male atavico,cominciano a disegnare insieme una favola delicata , piena di sentimenti puliti, di complicità,di mutua assistenza,’d’amore assoluto che trascende la dimensioni di limitati corpi fisici divenendo storia spirituale, di energie sottili, che in risonanza profonda, realizzano un perfetto evento sincronico, oltre i limiti di spazio e forma , oltre le regole .
Ovunque esiste l’opposto e qui , dove c’è un assassino, c’è anche la forza di immolarsi per salvare ciò che deve e può resistere:Maltilda.
Dove c’è apparente fragilità emergono prorompenti energie insospettabili che prendono corpo grazie ad un contato realizzato con l’essenza profonda delle vita .
Matildae Leon sono legati in profondità dal dolore accumulato, dall’indifferenza del mondo, che non sente , che nella falsità , non cerca più nulla.
Colpisce la scena finale dove lo zoom della regia intercetta la piantina difesa da entrambi, simbolo della continuità, dell’ unicità, della condivisione .
E’ film d’amore assoluto. Splendido dove la caratterizzazione dei personaggi , particolarmente azzeccata,fa viaggiare tutto al meglio , regalando una pagina di cinematografia superba,che resterà per sempre nelle nostre emozioni.
Concludo con una nota su Natalie Portman: nell’interpretare il ruolodiMatildasi è imposta per la sua interpretazione spregiudicata, al di fui dagli schemi,libera, energetica, dissacratoria, l’imprevedibilità, nella vita reale invece persona , oculata , controllata, rigidamente tradizionale, moto razionale.Una delusione ?No, significa solo che pè una grande professionista , che sa impersonare ruoli che necessariamente non si rispecchiano in lei, ma che divengono occasione di espansione e di conoscenza.
Grazie
Weach illuminati
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frizzina
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sabato 6 gennaio 2007
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l'innocenza corrotta
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Che dire se non che è un film che colpisce.
Colpisce per la storia: crudele, arida, raccontata senza mezzi termini, al limite del surreale, ma molto più vicina alla quotidianeità di quanto non sembri.
Colpisce per il ritmo: lento, sfiancante, che sembra non smuoversi mai, che però in un attimo cambia, passando dalla stasi all'azione.
Ma soprattutto colpisce per i personaggi. Tutti caratterizzati, tutti volti a rappresentare qualcosa.
Una famiglia squilibrata in una NY decadente, madre assente, padre violento, sorella preoccupata solo di dimagrire, una bambina appena adolescente, che vive la sua crisi adolescenziale in un simile contesto, frgandosene di tutto e tutti. La famiglia viene sterminata e lei unica tra tutti scampa al masssacro.
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Che dire se non che è un film che colpisce.
Colpisce per la storia: crudele, arida, raccontata senza mezzi termini, al limite del surreale, ma molto più vicina alla quotidianeità di quanto non sembri.
Colpisce per il ritmo: lento, sfiancante, che sembra non smuoversi mai, che però in un attimo cambia, passando dalla stasi all'azione.
Ma soprattutto colpisce per i personaggi. Tutti caratterizzati, tutti volti a rappresentare qualcosa.
Una famiglia squilibrata in una NY decadente, madre assente, padre violento, sorella preoccupata solo di dimagrire, una bambina appena adolescente, che vive la sua crisi adolescenziale in un simile contesto, frgandosene di tutto e tutti. La famiglia viene sterminata e lei unica tra tutti scampa al masssacro. Ma non ha tempo di piangere e nemmeno voglia: non le importa molto della madre con la testa spaccata, della sorella sparata alle spalle, di sei vite spezzate in un attimo. L'unico del quale le importa davvero è il fratellino più piccolo: unico tra tutti a non avere ancora subito la corruzione di un mondo marcio alle radici e quindi unico per il quale valga la pena versare una lacrima.
Ma nemmeno per lui si può piangere più di tanto. Non c'è tempo. E la tristezza lascia ben presto posto ad un altro sentimento del tutto opposto. L'amore. Ma non un amore qualsiasi. Un amore improbo tra una bambina e un uomo adulto. Un amore rivolto ad un sicario che uccide a sangue freddo. Ma allo stesso tempo un amore puro, platonico, fatto dell'ingeniuità di una bimba che fuma di nascosto sulle scale, e della purezza di un alto bambino, ancora più infantile che calata la maschera del killer diventa un uomo solo e malinconico ghiotto di latte, che ha per unica compagnia quella di una pianta.
Ma colpisce ancora di più il finale: triste, drammatico, quello che nessuno mai vorrebbe sentirsi raccontare, ma anche l'unico possibile. Già perchè una storia iniziata nel sangue non poteva che concludersi con e in esso. La morte di Leon, la fine delle vecchie illusioni e dell'adolescenza e l'entrata nel mondo adulto; ma anche il fiorire di nuove speranze che senza la morte di quelle vecchie non sarebbe stato possibile. Infondo ad ogni morte corrisponde una nascita.
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levo95
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mercoledì 20 aprile 2011
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leon a un passo dal podio
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Uno dei più grandi film di sempre. Mai noioso, pulp e profondo. Film che alterna musiche poco convinte e momenti di silenzio risaltando questa sensazione di vuoto che il film vuole trasmettere. Grandi Jean Reno e Gary Oldman, ma soprattutto straordinaria Natalie Portman, che con la sua interpretazione (Mathilda) ci regala uno dei personaggi più profondi e sfaccettati nella storia del cinema, semplicemente straordinaria. Un cult assoluto che consacrò tre attori (Jean Reno, Gary Oldman e Natalie Portman) di cui tutt'oggi si parla molto, nonchè il più grande film di Liuc Besson. 5 pieno, la perfezione fatta a pellicola.
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cimosa
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mercoledì 27 febbraio 2013
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dalla morte dello spirito,forse si può risorgere
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Il film di Luc Besson non è incentrato sull'uccidere ed essere uccisi,almeno fisicamente,ma è di più profonda discussione e racconto morale e umano.La figura di Leon che si mostra come maschera di un sicario professionista all'inizio del film e che ci fà capire non tanto il distacco dal mondo e suoi sentimenti,quanto la morte in lui dei piaceri vivi,della sua vita basata sull'addormentarsi su una sedia e curare una piccola pianta.Ciò che colpisce è la sua fragilità e ingenuità come essere umano,una morte interna;Matilda,piena di vitalità e passione ci mostra tutt'altra visione della vita.La paura di Leon della responsabilità viene diluita piano piano dalla ragazza;lei vuole vendetta per la morte del suo fratellino con rabbia e chiede di essere addestrata ad uccidere.
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Il film di Luc Besson non è incentrato sull'uccidere ed essere uccisi,almeno fisicamente,ma è di più profonda discussione e racconto morale e umano.La figura di Leon che si mostra come maschera di un sicario professionista all'inizio del film e che ci fà capire non tanto il distacco dal mondo e suoi sentimenti,quanto la morte in lui dei piaceri vivi,della sua vita basata sull'addormentarsi su una sedia e curare una piccola pianta.Ciò che colpisce è la sua fragilità e ingenuità come essere umano,una morte interna;Matilda,piena di vitalità e passione ci mostra tutt'altra visione della vita.La paura di Leon della responsabilità viene diluita piano piano dalla ragazza;lei vuole vendetta per la morte del suo fratellino con rabbia e chiede di essere addestrata ad uccidere.Leon scieglie di insegnarle il "mestiere",solo con una finzione ben intuibile nello sviluppo dlla storia.Leon,grazie alla ragazza,riesce ad uscire dal suo povero mondo e si scopre una persona sensibile,ironica,con un onore che viene troppo soffocato nel film.Quando Matilde fà sapere a Leon il suo amore,viene colpito o forse risvegliato da quell'incubo vissuto da giovane.Quello che incespicando tenta di farle capire,è la conseguenza e tutto quello che ne deriverà in seguito ad una vendetta fisica.Matilde trasmette moltissimo, il loro rapporto è affascinante che và aldilà del racconto dell'azione;sembra intriso da una profondità impenetrabile.Matilde ragazzina sveglia e ricca di complicità,vuole fare l'amore con lui e lì si scopre la storia di Leon la sua innamorata fù uccisa dal padre di lei,rilasciato con una scusa,egli si vendica;e lì si chiarisce ciò che poteva essere intravisto,la sua morte umana viene compresa da Matilde e lui riscopre la comodità di un letto e il piacere del poter dormire con una persona che anche lui ama.Fatto eloquente,quello di entrare alla polizia solo per salvarla mettendo una firma per la sua sorte che riuscendo ad eludere un intero "esercito",per il caso morirà;portando a termine l'unico "lavoro" che fà spinto solo dall'amore.Uno scambio umano molto intenso,per Leon sarà una rinascita anche se breve e per Matilde la realizzazione che per vivere e sognare è meglio tenersi lontano da certi "lavori",che iniziano con una vendetta e si protraggono in una vita fredda e arida.
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ibracadabra 8
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mercoledì 6 marzo 2013
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che film cazzuto
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leon è un bellissimo film di Luc Besson.del 1994, una storia che definirei action/love,, l'incontro(vicini di porta) tra un freddo, silenzioso e letale sicario che vive di omicidi su commissione che beve latte e annaffia piante, e una bambina "difficile con padre cocainomane e manesco, un duro film sulla corruzione, violento e corrosivo,sbirri balordi disonesti e tossici, famiglie di spacciatori,prostitute e figli illegittimi,la sotto societa' "plebea",la vita del killer cambiera',ad ogni azione corrisponde una reazione,la bambina chiede vendetta e aiuto a leon ,per il fratellino ucciso durante la retata dei sbirri cattivi,in un crescendo di morti,esplosioni e flagelli si instaurera' un immenso amore platonico tra i due, impareranno tanto l'uno dall'altra.
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leon è un bellissimo film di Luc Besson.del 1994, una storia che definirei action/love,, l'incontro(vicini di porta) tra un freddo, silenzioso e letale sicario che vive di omicidi su commissione che beve latte e annaffia piante, e una bambina "difficile con padre cocainomane e manesco, un duro film sulla corruzione, violento e corrosivo,sbirri balordi disonesti e tossici, famiglie di spacciatori,prostitute e figli illegittimi,la sotto societa' "plebea",la vita del killer cambiera',ad ogni azione corrisponde una reazione,la bambina chiede vendetta e aiuto a leon ,per il fratellino ucciso durante la retata dei sbirri cattivi,in un crescendo di morti,esplosioni e flagelli si instaurera' un immenso amore platonico tra i due, impareranno tanto l'uno dall'altra.ottima regia,ottima sceneggiatura,scene indimenticabili,un grande cast,Gary Oldman, Jean Reno, Danny Aiello,ottimi, ma su tutti c'è la splendida ed intensa interpretazione della allora ragazzina Natalie Portman.film da vedere assolutamente.
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darkenry
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martedì 30 settembre 2014
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il miglior film di besson
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Léon, film del 1994 diretto dal francese Luc Besson (Nikita, Il quinto elemento) e interpretato da Jean Reno, Gary Oldaman e una giovanissima Natalie Portman.
Il protagonista della storia è Léon (Jean Reno), un sicario professionista dedito solamente al suo lavoro. La sua però è una vita senza emozioni e totalmente vuota, ma ciò cambia quando dei poliziotti corrotti del dipartimento antidroga, capitanati dallo psicotico Stansfield (interpretato da uno straordinario Gary Oldman), irrompono nell’appartamento dei suoi vicini, uccidendoli tutti. L’unica sopravvissuta è Mathilda (Natalie Portman), una ragazza di quattordici anni, che era uscita per andare a comprare il latte per Léon.
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Léon, film del 1994 diretto dal francese Luc Besson (Nikita, Il quinto elemento) e interpretato da Jean Reno, Gary Oldaman e una giovanissima Natalie Portman.
Il protagonista della storia è Léon (Jean Reno), un sicario professionista dedito solamente al suo lavoro. La sua però è una vita senza emozioni e totalmente vuota, ma ciò cambia quando dei poliziotti corrotti del dipartimento antidroga, capitanati dallo psicotico Stansfield (interpretato da uno straordinario Gary Oldman), irrompono nell’appartamento dei suoi vicini, uccidendoli tutti. L’unica sopravvissuta è Mathilda (Natalie Portman), una ragazza di quattordici anni, che era uscita per andare a comprare il latte per Léon. Lei chiede aiuto al sicario il quale, dopo un po’ di indecisione, decide di accoglierla. Dopo aver scoperto che il suo salvatore è un killer professionista, la ragazza gli chiede di aiutarla a vendicarsi, ma non per la morte della famiglia in generale, ma solo per il suo fratellino di quattro anni (lei aveva molti conflitti col resto della famiglia).
Questa è la trama in generale del film, un film coraggioso che riesce ad unire scene d’azione magnifiche (quella iniziale e lo scontro finale le ricorderò per sempre) a momenti intense e profonde come ad esempio il rapporto tra Léon e Mathilda che si trasforma in amore, non un amore volgare, ma qualcosa di puro e semplice che non cade mai nel banale.
Il tutto reggere anche grazie alla bravura degli attori che riescono a caratterizzare bene i propri personaggi; Jean Reno (probabilmente in una delle sue interpretazioni migliori) da il giusto carisma a Léon, killer analfabeta che ha come regola quella di non uccidere né donne né bambini e che si prende cura di una pianta.
Il ruolo di Gary Oldman invece è quello che è riuscito a colpirmi di più. Stansfield è uno psicopatico e lo si vede già nella sua prima apparizione con quelle movenze e tic nervosi e la sua ossessione per la musica classica.
Non dimentichiamoci poi di Natalie Portman che non ha avuto un ruolo facile, visto anche l’età che aveva (oltretutto questo fu il suo primo film). Ragazza maltrattata dalla famiglia, in cerca di vendetta per color che le hanno assassinato il fratellino e innamorata del suo salvatore.
Di certo questo trio sarà quello che rimarrà in mente a tutti coloro che guarderanno Lèon.
La regia di Besson è impeccabile. Riesce a creare degli ottimi movimenti con la telecamera e a impostare scene perfette e anche simboliche. Da ricordare ad esempio il momento in cui Mathilda suona all’appartamento di Léon per chiedergli aiuto e di come la luce colpisce il volto della ragazza quando quest’ultimo gli apre la porta (a significare proprio la salvezza di Mathilda da una fine certa e, secondo me, anche un nuovo inizio per lei).
Tecnicamente il film non fa una piega; tutto è realizzato con la massima cura come ad esempio le musiche, perfette per ogni momento del film e davvero toccanti, composte da Éric Serra (che d’altronde ha partecipato alla maggior parte dei film di Besson) .
Consiglio a tutti di vedere questa perla del cinema. Vale veramente la pena di guardarlo, anche più e più volte, perché la storia e i suoi personaggi riusciranno sicuramente a colpirvi ed emozionarvi.
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dounia
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domenica 12 giugno 2011
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vedere film con jean reno... è pensare a "léon"!
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Rivedo dei film con Jean Reno e non riesco a scordare l'immagine dell'attore nella parte di Léon. Per me, quello risulta essere stato un film molto bello dove il killer rivela un lato umano della sua vita. La parte di Matilde è altrettanto bella. Sono l'uno l'opposto dell'altra, ma entrambi si compensano. La ragazzina riesce a far esprimere un uomo killer che ha una vita priva di sentimenti. Tutte le scene viste sono positive, quella che mi è piaciuta di più l'ho avvertita nel momento in cui l'uomo si preoccupava del futuro di Matilde nel caso lui mancasse.
Léon è un film che guardo sempre volentieri.
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