vittorio
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lunedì 7 maggio 2018
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film scontato
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Tanto rumore per nulla...film visto e rivisto, che non porta da nessuna parte. Lento, con un finale inesistente...Come al solito si grida al capolavoro per un film che vale veramente poco!!
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guidobaldomariariccardelli
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domenica 14 maggio 2017
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l'ingannevole istantanea del presente romeno
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Analizzando con occhio critico e mano capace, Cristian Mungiu tratta argomenti a lui cari, dimostrando una volta di più le sue ottime qualità di giovane regista.
Ponendosi in stretta relazione con l'assai riuscito 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (2007), anche qui vi è un convincente quadro della difficile situazione romena odierna, fatta di usi e costumi sorpassati, inseriti d'altro canto in uno scenario oramai mutato, configurandosi come paletti di un'età superata, ma non "digerita", nella quale ci si prova a muovere ad una velocità di crociera chiaramente superiore a quella in effetti permessa; qui come nell'opera del 2007, Mungiu, con un eccellente lavoro globale, dalla sua sapiente mano alla macchina da presa, ad una sceneggiatura brillante e variata, passando per un lavoro certosino nei costumi e nella scenografia, rende in maniera magistrale quel carattere viscoso ed informe proprio delle logiche sociali della società romena, secondo il quale, in un progressivo ed estenuante continuum, tutto risulta freddamente, drammaticamente relato, in un vortice inevitabile di compromessi ed accordi, dove comunque trova spazio e cittadinanza l'umanità, l'empatia, sebbene sormontata da logiche ben più terrene e pratiche.
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Analizzando con occhio critico e mano capace, Cristian Mungiu tratta argomenti a lui cari, dimostrando una volta di più le sue ottime qualità di giovane regista.
Ponendosi in stretta relazione con l'assai riuscito 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (2007), anche qui vi è un convincente quadro della difficile situazione romena odierna, fatta di usi e costumi sorpassati, inseriti d'altro canto in uno scenario oramai mutato, configurandosi come paletti di un'età superata, ma non "digerita", nella quale ci si prova a muovere ad una velocità di crociera chiaramente superiore a quella in effetti permessa; qui come nell'opera del 2007, Mungiu, con un eccellente lavoro globale, dalla sua sapiente mano alla macchina da presa, ad una sceneggiatura brillante e variata, passando per un lavoro certosino nei costumi e nella scenografia, rende in maniera magistrale quel carattere viscoso ed informe proprio delle logiche sociali della società romena, secondo il quale, in un progressivo ed estenuante continuum, tutto risulta freddamente, drammaticamente relato, in un vortice inevitabile di compromessi ed accordi, dove comunque trova spazio e cittadinanza l'umanità, l'empatia, sebbene sormontata da logiche ben più terrene e pratiche.
Si giunge pertanto, attraverso un pregevole climax ascendente, ad una realtà dove tutto trova giustificazione, dove la preservazione dell'esistenza diventa il bisogno supremo, in un crescendo verosimile e del tutto esportabile ad altre latitudini. Servendosi di un ritmo assolutamente sostenuto, gettati nelle credibile realtà offertaci, l'empatia con i nostri è inevitabile, per nulla costretta, fisiologico portato di un tutt'uno ben amalgamato.
Nulla è parossistico, non vi è alcuna necessità di spingere su di un pedale già abilmente eluso dalla costruzione fornita.
In tutto ciò, non manca, lo vogliamo ribadire, la parte positiva dell'essere umano, non manca affatto il doveroso sentimento d'affetto profondo, in una ripartizione, però, in chiaroscuro, a tinte confuse, dei "buoni e cattivi", del giusto e dello sbagliato, del bene e del male.
Arricchito da un epilogo forse persino anticipato, nonostante le oltre due ore di lungometraggio, l'apparenza consolatoria è così superficiale che arriva ad essere antonomastica, nell'esser ciò che deve essere, per forza.
Sostenuto da un cast dove chiunque assume un valore qualificante, si staglia con prepotenza un magistrale Adrian Titieni.
Da non lasciarsi sfuggire.
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gianleo67
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domenica 30 aprile 2017
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variazioni goldberg...del compromesso
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Romeo, medico rumeno di mezz'età in rotta con la moglie, ha riposto tutte le sue aspettative nel futuro della figlia, in procinto di diplomarsi e di partire per Cambrigde grazie a una prestigiosa borsa di studio. Quando la ragazza rimane vittima di un tentativo di violenza sessuale, l'uomo non esiterà a ricorrere a tutte le sue conoscenze pur di fare arrestare il colpevole e consentire alla ragazza di superare un esame che le sopraggiunte difficoltà le rendono quasi proibitivo. Dovrà ben presto confrontarsi però tanto con i rischi del compromesso quanto con la candida intransigenza della ragazza.
Vero teorico del cinema rumeno degli ultimi 15 anni, Christian Mungiu si è guadagnato sul campo la fama di autorevole esponente di una scuola europea che fa del rigore naturalista e di un'attenta analisi dello spaccato sociale, gli strumenti attraverso cui rappresentare lo stato dell'arte di una civiltà occidentale sopravvissuta alle macerie materiali della dittatura comunista e disorientata di fronte al vuoto morale che quella ha lasciato dietro di sè; sospesa com'è in un limbo senza tempo tra arretratezza dei costumi e inderogabili sfide della modernità.
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Romeo, medico rumeno di mezz'età in rotta con la moglie, ha riposto tutte le sue aspettative nel futuro della figlia, in procinto di diplomarsi e di partire per Cambrigde grazie a una prestigiosa borsa di studio. Quando la ragazza rimane vittima di un tentativo di violenza sessuale, l'uomo non esiterà a ricorrere a tutte le sue conoscenze pur di fare arrestare il colpevole e consentire alla ragazza di superare un esame che le sopraggiunte difficoltà le rendono quasi proibitivo. Dovrà ben presto confrontarsi però tanto con i rischi del compromesso quanto con la candida intransigenza della ragazza.
Vero teorico del cinema rumeno degli ultimi 15 anni, Christian Mungiu si è guadagnato sul campo la fama di autorevole esponente di una scuola europea che fa del rigore naturalista e di un'attenta analisi dello spaccato sociale, gli strumenti attraverso cui rappresentare lo stato dell'arte di una civiltà occidentale sopravvissuta alle macerie materiali della dittatura comunista e disorientata di fronte al vuoto morale che quella ha lasciato dietro di sè; sospesa com'è in un limbo senza tempo tra arretratezza dei costumi e inderogabili sfide della modernità. Sempre alla ricerca di una scrittura che sappia cogliere le più sottili sfumature di uno spettro umano che manifesti il senso di questa contraddizione, le sue storie esemplari sono popolate di figure che pur avendo la complessità di personaggi in carne ed ossa mantengono anche il valore universale di maschere morali; esemplari di una classificazione sociale che trovano nella coerenza dei comportamenti e nell'ineluttabilità dei destini la loro ineludibile funzione allegorica. Sembra non sfuggire a questa regola generale nemmeno questo suo ultimo lavoro festivaliero, allorchè le Variazioni Goldberg delle molteplici ramificazioni del compromesso compongono la struttura drammaturgica di storie ad incastro in cui la programmata intempestività degli eventi (il ratto di lei alla vigilia di un importante crocevia accademico) è l'artificioso pretesto di uno scontro etico sospeso tra necessità pubbliche e doveri privati: una cascata di eventi attesi che chiamerà ciascuno alle proprie responsabilità, tirando presto il bandolo di una matassa che troverà nel finale la sua naturale soluzione all'insegna della distensione generazionale e della libertà di scelta. Se questo schematismo di fondo resta l'elemento meno convincente del film di Mungiu (compreso il dualismo di tutti i personaggi, nessuno escluso: il medico bigamo con amicizie nei posti chiave, la moglie ignava e inane, il fidanzato della figlia codardo e bugiardo, il preside con lo scheletro nell'armadio, i poliziotti con le mani in pasta, il doganiere in cerca di un fegato da barattare con soldi e favori, etc.), sta' nell'implacabile rigore della messa in scena, nel suo restare attaccato ai personaggi e ad i luoghi, nella capacità di incrociarne destini e vicende il fulcro di un cinema corale che anima un teatro umano di sconfortante desolazione, che guarda con distacco la miseria morale di una società che genera i suoi mostri ma che pure sa trovare tra le pieghe di un racconto didascalico gli insospettabili scarti di una coscienza lacerata ed aperta alla speranza: il piccolo mascherato che tira sassi e cerca attenzioni, l'uomo risoluto e combattuto che trova il coraggio di accettare le sue responsabilità e le scelte della figlia, la foto di gruppo di una generazione di facce pulite da cui ricostruire una società nuova. Premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes ex aequo con l'Olivier Assayas di Personal Shopper.
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luanaa
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lunedì 9 gennaio 2017
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niente di che
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Francamente noioso, è un film dove tutti stanno male. Sta male la frustratissima moglie; sta male la figlia che subisce un assalto ma pure il suo assalitore che non riesce nello stupro.Sta male la madre del protagonista, che sembra sempre sul punto di morire. Sta male l'amante che si sente trascurata ed il di lei figlioletto che sembra abbia gravi problemi di dizione.Sta molto male l'uomo in cerca di un fegato nuovo, braccato fin sul letto di morte da due agenti che indagano sulle varie bustarelle.Forse quello che sta meno male di tutti, anche se sembra il contrario, è proprio il protagonista ovvero il padre, che lotta fino alla fine sognando un futuro migliore per la figlia:una sorta di riscatto per lui stesso.
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Francamente noioso, è un film dove tutti stanno male. Sta male la frustratissima moglie; sta male la figlia che subisce un assalto ma pure il suo assalitore che non riesce nello stupro.Sta male la madre del protagonista, che sembra sempre sul punto di morire. Sta male l'amante che si sente trascurata ed il di lei figlioletto che sembra abbia gravi problemi di dizione.Sta molto male l'uomo in cerca di un fegato nuovo, braccato fin sul letto di morte da due agenti che indagano sulle varie bustarelle.Forse quello che sta meno male di tutti, anche se sembra il contrario, è proprio il protagonista ovvero il padre, che lotta fino alla fine sognando un futuro migliore per la figlia:una sorta di riscatto per lui stesso. Il film segue questo uomo umiliato da tutto e tutti ma che mai si arrende. Si direbbe che sta mala la Romania, chiusa in una passività stagnante; senza sbocchi e dove il denaro non può comprare la salute (avere un fegato nuovo..ma è troppo tardi) I vecchi o muoiono o sono in punto di morire. I giovani sono un po' confusi ma in qualche modo speranzosi. I bimbi (il bimbo)con un futuro educativo precario in tutti i sensi. Personaggi tutti molto soli. Il film, più che un dramma, trasmette una ansia continua, impersonata nel padre, che alla fine sembra riappacificarsi con la figlia, la quale si muove in modo naturale, meno "assatanato" ed in questo modo riuscirà a sostenere l'esame, evitando problemi al padre. Ma ripeto, il tutto mi è risultato francamente noioso.
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francesco2
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giovedì 5 gennaio 2017
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che desolazione, ma forse c'è speranza
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Un altro mondo "in pezzi", in tutti i sensi. Mungiu ci insiste, e sostanzialmente ha ragione,
anche perché torno ad apprezzarlo dopo il discutibile "Oltre le colline". Anziché
soffermarsi sul "semplice" rapporto causa-effetto, come era avvenuto nel bellissimo "4
mesi, 3 settimane"......: si mostra più interessato alla
concatenazione di eventi, che portano al disvelamento progressivo del marcio
presente e radicato in un contesto umano dove,per ogni personaggio -o quasi- le
responsabilità proprie ed altrui rischiano di equipararsi: non il nome del buonismo, ma
perché come ci aveva mostrato Guediguan nell' interessante "La ville est tranquille" (2012),
in determinate situazioni è ancora più difficile distinguere i colpevoli dagli innocenti.
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Un altro mondo "in pezzi", in tutti i sensi. Mungiu ci insiste, e sostanzialmente ha ragione,
anche perché torno ad apprezzarlo dopo il discutibile "Oltre le colline". Anziché
soffermarsi sul "semplice" rapporto causa-effetto, come era avvenuto nel bellissimo "4
mesi, 3 settimane"......: si mostra più interessato alla
concatenazione di eventi, che portano al disvelamento progressivo del marcio
presente e radicato in un contesto umano dove,per ogni personaggio -o quasi- le
responsabilità proprie ed altrui rischiano di equipararsi: non il nome del buonismo, ma
perché come ci aveva mostrato Guediguan nell' interessante "La ville est tranquille" (2012),
in determinate situazioni è ancora più difficile distinguere i colpevoli dagli innocenti.
Da altri punti di vista, invece, il film richiama il realismo dei Dardenne, e
persino l'attore protagonista appare "un cugino rumeno" del loro attore
feticcio, Gourmet. Ma Mungiu, anziché limitarsi ad (in)seguire i suoi
protagonisti -più o meno zavattiniamente- elabora più compiutamente
un racconto, che si articola anche su una serie di segnali: vetri rotti, un telefonino
che spesso squilla senza ricevere risposta, persino -in parte- l'incidente
stradale che rischiano di avere il padre ed Eliza. Cosa rappresentino con
ASSOLUTA sicurezza, forse non lo sappiamo, ma anche quando rischia di
essere un dubbio stimolante: più banalmente, potrebbero essere -ed in
parte sono- minacce verso il protagonista, di cui sappiamo che non si è
voluto in passato sporcare le mani, ma forse -in più- anche una
realtà già misera(bile), in cui ai problemi di carattere generale
si aggiunge la disavventura per la giovanissima protagonista.
Ma opporsi, più o meno giustamente, ad un potenziale torto,
da lei ricevuto, non fa che generare una catena di -disastrosi- eventi.
Non sono, tuttavia, convinto che il finale sia votato al pessimismo
nichilista: in fondo, persino in quel contesto povero di tutto, forse
ricostruire è sempre possibile, scegliendo ognuno la propria strada
e responsabilità. E mi pare anche che la "foto di gruppo finale", caso
assai raro, non abbia assai nulla di didascalico.
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filippo catani
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mercoledì 28 dicembre 2016
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cosa si è disposti a fare per la propria figlia?
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Romania. La figlia di un medico ha praticamente ottenuto una borsa di studio per poter andare in Inghilterra all'università a studiare psicologia. Le manca una piccola formalità e cioè prendere almeno nove alla maturità. Proprio prima dell'inizio degli esami tutto precipita.
Premiato a Cannes per la sapiente regia di Mungiu, questo film in maniera cruda ed essenziale indaga senza filtri su alcune tematiche molto importanti. Innanzitutto si parla del rapporto tra padre e figlia con il primo che ha praticamente pianificato da tempo il futuro della seconda lontano dalla Romania e da un mondo a suo vedere che non le darà grandi possibilità.
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Romania. La figlia di un medico ha praticamente ottenuto una borsa di studio per poter andare in Inghilterra all'università a studiare psicologia. Le manca una piccola formalità e cioè prendere almeno nove alla maturità. Proprio prima dell'inizio degli esami tutto precipita.
Premiato a Cannes per la sapiente regia di Mungiu, questo film in maniera cruda ed essenziale indaga senza filtri su alcune tematiche molto importanti. Innanzitutto si parla del rapporto tra padre e figlia con il primo che ha praticamente pianificato da tempo il futuro della seconda lontano dalla Romania e da un mondo a suo vedere che non le darà grandi possibilità. Allo stesso tempo c'è una figlia che se da una parte ha sposato il progetto del padre dall'altra però frequenta un ragazzo inviso a lui e che le dispiacerebbe lasciare. Il tutto è calato in un contesto che purtroppo anche noi conosciamo bene; il padre infatti pur di non far perdere questa opportunità alla figlia entrerà nei meandri della corruzione e delle amicizie non proprio raccomandabili al contrario di quanto aveva sempre cercato di fare nella sua vita e insegnato alla figlia. E quì entriamo anche nella dinamica familiare dove la moglie ricorda tutto questo al marito che peraltro sta frequentando un'altra donna. Insomma un racconto complesso ma molto toccante che Mungiu porta avanti senza troppi fronzoli, senza badare alla correttezza istituzionale e avvalendosi di un'ottima coppia d'attori. Davvero un pezzo di ottima cinematografia.
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eugenio
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martedì 27 dicembre 2016
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la gabbia dorata della raccomandazione
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Il silenzio delle persone amate, colpite da una violenza esterna, ineluttabile e inesorabile.
Il silenzio della solitudine, dell’incapacità di saper porre un freno a quei segreti inconfessati che spezzano la nostra vita per sempre.
E poi la corruzione, il desiderio di dare un nuovo futuro ai figli, la possibilità di uscire dal mondo chiuso di una comunità di provincia romena verso l’occidente rappresentato da una borsa di studio in Inghilterra.
Christian Mungiu torna da maestro e sembra non aver perso lo smalto dei suoi precedenti film.
Vediamo Romeo, medico di una cittadina, costretto a chiedere un “aggancio” quando la maturanda figlia Eliza, si vede strappare via la dignità venendo aggredita da uno sconosciuto in pieno giorno alla vigilia di un importante esame che potrebbe compromettere il futuro dal padre accuratemente studiato.
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Il silenzio delle persone amate, colpite da una violenza esterna, ineluttabile e inesorabile.
Il silenzio della solitudine, dell’incapacità di saper porre un freno a quei segreti inconfessati che spezzano la nostra vita per sempre.
E poi la corruzione, il desiderio di dare un nuovo futuro ai figli, la possibilità di uscire dal mondo chiuso di una comunità di provincia romena verso l’occidente rappresentato da una borsa di studio in Inghilterra.
Christian Mungiu torna da maestro e sembra non aver perso lo smalto dei suoi precedenti film.
Vediamo Romeo, medico di una cittadina, costretto a chiedere un “aggancio” quando la maturanda figlia Eliza, si vede strappare via la dignità venendo aggredita da uno sconosciuto in pieno giorno alla vigilia di un importante esame che potrebbe compromettere il futuro dal padre accuratemente studiato. Ecco che nella mente del genitore, sopraffatto più della stessa figlia da quell’atto di violenza, nascono intenzioni moralmente discutibili: quello di trovare un escamotage (anche noto come spintarella) per agevolare, con ogni mezzo, il percorso di uscita della figlia lungo la via “dorata” di Oxford.
Del resto se Machiavelli ci ricorda che il fine giustifica i mezzi, allora poco importa se Romeo in passato è stato onesto e privo di qualunque intento corruttibile, perchè le azioni che lui oggi avrebbe compiuto sarebbero state appannaggio unicamente della figlia.
Tutti lo fanno, perchè non io? si domanda Romeo.
Il male della corruzione, traslato nell’ottica consumistica del “tutto ha un prezzo” è il leitmotiv della pellicola del romeno Mungiu, tuttavia la superficie che ristagna sulle acque dell’apparente tranquillo tentativo di un padre di salvare la propria figlia,emerge prepotentemente nella scelta morale dello stesso genitore, responsabile “per riflesso” dell’aggressione, in quanto ha lasciato la figlia a poca distanza dalla scuola per la fretta di raggiungere l'amante, a totale insaputa della ragazza stessa.
Emerge quindi una società sporca,dove all’apparente rispettabilità di una famiglia borghese di facciata, si svelano, minuto dopo minuto, nefandezze e giochi sporchi, inevitabili per “salvare ciò che si ama”.
Ma Mungiu ci sembra quasi voler dire, tramite il personaggio di Adrian Titieni, il rispettabile medico spesso ripreso in primo piano come se fosse nell’intento del regista scandagliarne l’animo, il delicato ruolo del genitore, protettivo e soffocante, solo intenzionato a garantire ai figli“un futuro migliore”.
E fin qui non ci sarebbe nulla di male.
Ma lasciare i figli in una bambagia, privi dell’indipendenza necessaria a far spiccare loro il volo che li allontani dall’alveo familiare, è dannoso oltre che controproducente.
Mungiu non giudica Eliza e nemmeno i comportamenti del fedifrago genitore o dell’indulgente madre, non gli importa; sulle scene vige il pretesto di un dolore privato, sufficiente a far rivendicare ad Eliza un'autonomia che non ha mai avuto in un ambiente asettico di favori e scambi che farà sprofondare nel baratro il genitore.
Come uscirne? Solo tramite la consapevolezza del proprio stato e il coraggio di ammettere a voce alta "io devo lasciar percorrere a mia figlia la sua strada". Una strada sporca di fango e opaca nella sua moralità dove alla bruttura sociale che spegne entusiasmi e nega ogni possibilità di scelta, deve necessariamente opporsi quel sorriso da “giovane adulta” capace di smuovere il sistema e rompere finalmente il giogo della gabbia dorata.
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alex62
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mercoledì 21 dicembre 2016
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gli ultimi ci salveranno
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Mungiu ritorna con un film intenso, etico, dopo il successo del micidiale 4 mesi 3 settimane 2 giorni (vincitore a Cannes), uno dei film più lucidi e onesti sull'aborto.
Si tratta di un ritorno in grande stile, che denuncia un'accresciuta maturità e un'accuratezza che si potrebbe definire veristica riguardo all'atmosfera, al grigiore, agli evidenti problemi di ordine pubblico e corruzione in cui versa la Romania post-Ceausescu. Molti rimpiangono il vecchio regime, quando nessuno non lavorava, non c'erano battone e delinquenti lungo i marciapiedi, né randagi, né ergastolani in fuga dalle carceri…insomma si viveva molto meglio quando si stava peggio…
La famiglia di un medico onesto e responsabile (nonché bravo chirurgo), nonostante il sistema sanitario allo sfascio, è agli ultimi respiri.
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Mungiu ritorna con un film intenso, etico, dopo il successo del micidiale 4 mesi 3 settimane 2 giorni (vincitore a Cannes), uno dei film più lucidi e onesti sull'aborto.
Si tratta di un ritorno in grande stile, che denuncia un'accresciuta maturità e un'accuratezza che si potrebbe definire veristica riguardo all'atmosfera, al grigiore, agli evidenti problemi di ordine pubblico e corruzione in cui versa la Romania post-Ceausescu. Molti rimpiangono il vecchio regime, quando nessuno non lavorava, non c'erano battone e delinquenti lungo i marciapiedi, né randagi, né ergastolani in fuga dalle carceri…insomma si viveva molto meglio quando si stava peggio…
La famiglia di un medico onesto e responsabile (nonché bravo chirurgo), nonostante il sistema sanitario allo sfascio, è agli ultimi respiri. Lui ha una giovane amante con figlio del suo ex, il medico ha una figlia diciottenne che è la sua speranza di futuro e l'unico amore della sua vita. Una figlia molto diligente che spera di ottenere una borsa di studio addirittura a Oxford. Grazie a un funzionario corrotto il padre cerca di assicurare il futuro della figlia, “comprando” l'esame di maturità.
Il film è tutto permeato di speranza nelle nuove generazioni, che certamente non ripeteranno gli stessi errori della prima generazione post-dittatura, rimarrano in Romania o partiranno, comunque resteranno legati al loro Paese, faranno di tutto per salvarlo, grazie alla loro onestà e al senso civico, come un fiore nato in una discarica.
Nessuno sconto sulla visione della realtà, ad occhi aperti, senza compromessi o tentazioni di fuga, però cuore pieno di speranza.
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lbavassano
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martedì 6 dicembre 2016
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minime storie che parlano a tutti
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Gli amici sanno quanto io apprezzi il cinema di Cristian Mungiu, la sua capacità di raccontare che spazia con pari efficacia dall'ironia surreale dei "Racconti dell'età dell'oro" alla cupissima tragedia di "Oltre le colline", senza mai perdere il contatto con la propria terra, con la sua Storia e le sue minime storie capaci però di parlare ad un pubblico ampio. Sceglie una strada realistica per il meritamente premiato "Un padre, una figlia", una strada calibratamente realistica proprio là ove appare affidata al caso, con le sue immagini sempre sporcate dal fuori fuoco, dagli opprimenti dettagli brutti e banali; con il suo sonoro che inquina pagine musicalmente sublimi, ma sempre vincolate al contesto della vicenda (diegetiche), con i fastidiosi, insistiti rumori della vita quotidiana.
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Gli amici sanno quanto io apprezzi il cinema di Cristian Mungiu, la sua capacità di raccontare che spazia con pari efficacia dall'ironia surreale dei "Racconti dell'età dell'oro" alla cupissima tragedia di "Oltre le colline", senza mai perdere il contatto con la propria terra, con la sua Storia e le sue minime storie capaci però di parlare ad un pubblico ampio. Sceglie una strada realistica per il meritamente premiato "Un padre, una figlia", una strada calibratamente realistica proprio là ove appare affidata al caso, con le sue immagini sempre sporcate dal fuori fuoco, dagli opprimenti dettagli brutti e banali; con il suo sonoro che inquina pagine musicalmente sublimi, ma sempre vincolate al contesto della vicenda (diegetiche), con i fastidiosi, insistiti rumori della vita quotidiana. Una storia famigliare banale, volutamente banale, ma intensa e capace di metterci di fronte a noi stessi, intensamente, alle nostre paure, al nostro tentare di cavarcela in qualche modo, cercando di non farla troppo sporca, di mantenere un senso di dignità. Giganteggia, nella rappresentazione di tale non aurea, e proprio per questo umanissima, mediocrità, il padre. (Rivisto, con rinnovato piacere, grazie all'ottima rassegna "I diritti negati" di Sala Pastrone-Vertigo).
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emanuele 1968
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mercoledì 12 ottobre 2016
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caro padre........
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Caro padre (sacerdote) del gruppo cinofilo del martedi, scusami della stoccata on-line, però se cortesemente prima che inizi il film se ci evitassi di dirci trama e ci lasci la sorpresa, e dopo il cinema per il libero confronto non tieni in mano solo tu il microfono senza fili, ed evitassi il continuo elogiare il film che hai scielto tu, come ha giustificarti della scielta del tipo <<visto che bello?>> ed eventualmente visto che il microfono e comodamente senza fili, guarda che puoi passar tranquillamente tra gli spettatori e porgergli il microfono, e vedrai che diranno la loro sul film, mi parrebbe una roba più che normale sentire anche le altre persone che dicano il loro pensiero sul film, visto che il fine del gruppo dovrebbe essere quello, giusto? che ovviamente il pensiero puo essere condiviso si e no, ma questo fa parte della vita come ben saprai? credo? Grazie.
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Caro padre (sacerdote) del gruppo cinofilo del martedi, scusami della stoccata on-line, però se cortesemente prima che inizi il film se ci evitassi di dirci trama e ci lasci la sorpresa, e dopo il cinema per il libero confronto non tieni in mano solo tu il microfono senza fili, ed evitassi il continuo elogiare il film che hai scielto tu, come ha giustificarti della scielta del tipo <<visto che bello?>> ed eventualmente visto che il microfono e comodamente senza fili, guarda che puoi passar tranquillamente tra gli spettatori e porgergli il microfono, e vedrai che diranno la loro sul film, mi parrebbe una roba più che normale sentire anche le altre persone che dicano il loro pensiero sul film, visto che il fine del gruppo dovrebbe essere quello, giusto? che ovviamente il pensiero puo essere condiviso si e no, ma questo fa parte della vita come ben saprai? credo? Grazie.
Per quanto riguarda il film, tutto mondo e paese, non credo che succedano solo in Romania certe cose, personalmente film ben fatto, ma piatto.
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