Un padre, una figlia |
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Un film di Cristian Mungiu.
Con Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus, Lia Bugnar, Malina Manovici.
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Titolo originale Bacalaureat.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 128 min.
- Romania, Francia, Belgio 2016.
- Bim Distribuzione
uscita martedì 30 agosto 2016.
MYMONETRO
Un padre, una figlia
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Che desolazione, ma forse c'è speranzadi Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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giovedì 5 gennaio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un altro mondo "in pezzi", in tutti i sensi. Mungiu ci insiste, e sostanzialmente ha ragione,
anche perché torno ad apprezzarlo dopo il discutibile "Oltre le colline". Anziché
soffermarsi sul "semplice" rapporto causa-effetto, come era avvenuto nel bellissimo "4
mesi, 3 settimane"......: si mostra più interessato alla
concatenazione di eventi, che portano al disvelamento progressivo del marcio
presente e radicato in un contesto umano dove,per ogni personaggio -o quasi- le
responsabilità proprie ed altrui rischiano di equipararsi: non il nome del buonismo, ma
perché come ci aveva mostrato Guediguan nell' interessante "La ville est tranquille" (2012),
in determinate situazioni è ancora più difficile distinguere i colpevoli dagli innocenti.
Da altri punti di vista, invece, il film richiama il realismo dei Dardenne, e
persino l'attore protagonista appare "un cugino rumeno" del loro attore
feticcio, Gourmet. Ma Mungiu, anziché limitarsi ad (in)seguire i suoi
protagonisti -più o meno zavattiniamente- elabora più compiutamente
un racconto, che si articola anche su una serie di segnali: vetri rotti, un telefonino
che spesso squilla senza ricevere risposta, persino -in parte- l'incidente
stradale che rischiano di avere il padre ed Eliza. Cosa rappresentino con
ASSOLUTA sicurezza, forse non lo sappiamo, ma anche quando rischia di
essere un dubbio stimolante: più banalmente, potrebbero essere -ed in
parte sono- minacce verso il protagonista, di cui sappiamo che non si è
voluto in passato sporcare le mani, ma forse -in più- anche una
realtà già misera(bile), in cui ai problemi di carattere generale
si aggiunge la disavventura per la giovanissima protagonista.
Ma opporsi, più o meno giustamente, ad un potenziale torto,
da lei ricevuto, non fa che generare una catena di -disastrosi- eventi.
Non sono, tuttavia, convinto che il finale sia votato al pessimismo
nichilista: in fondo, persino in quel contesto povero di tutto, forse
ricostruire è sempre possibile, scegliendo ognuno la propria strada
e responsabilità. E mi pare anche che la "foto di gruppo finale", caso
assai raro, non abbia assai nulla di didascalico.
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