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lunedì 25 febbraio 2019
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quei sinistri burlesque dello spettacolo divertime
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cotal commedy è di divertimento assoluto
inutile dirlo, l'osservanza di byrnes nei confronti delle probabili
mascalzonate di rimpiatto e surreali, spesso inconcepibili della
bandaccia fochers col proselito family inaudito con
pseudopromesse per qualsiasi genere
mescolate e altre assurdità valorizzano
l'incline spirito comico di tali vicende, senza riscontro però
dovuto e del quale non sembrano
rendersene conto, il ghigno di byrne vs
gaylord e co, e che sembra dirgli tutte le volte
sei sicuro? di quel che dici? e così scaturente più che
delle eurogag, delle gag mondiali e di piacimento, dove possiamo
trovare divertimento semplicistico
e di sapssosità come i bambini all'asilo, le stesse cose,
poi vederle fare anche all'altra famiglia, che millantano di essere
non come questi e contro le specie di barzellettieri, per
poi vedere che sono le stesse persone, è di divertimento assoluto,
accomunati dalle stesse gag; spesso nel momento in
cui non sanno cosa dire, si capisce che
si rappresentano da sè, senza sapere quali siano
copioni tra loro e per cercare lo stesso risultato, migliaia.
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cotal commedy è di divertimento assoluto
inutile dirlo, l'osservanza di byrnes nei confronti delle probabili
mascalzonate di rimpiatto e surreali, spesso inconcepibili della
bandaccia fochers col proselito family inaudito con
pseudopromesse per qualsiasi genere
mescolate e altre assurdità valorizzano
l'incline spirito comico di tali vicende, senza riscontro però
dovuto e del quale non sembrano
rendersene conto, il ghigno di byrne vs
gaylord e co, e che sembra dirgli tutte le volte
sei sicuro? di quel che dici? e così scaturente più che
delle eurogag, delle gag mondiali e di piacimento, dove possiamo
trovare divertimento semplicistico
e di sapssosità come i bambini all'asilo, le stesse cose,
poi vederle fare anche all'altra famiglia, che millantano di essere
non come questi e contro le specie di barzellettieri, per
poi vedere che sono le stesse persone, è di divertimento assoluto,
accomunati dalle stesse gag; spesso nel momento in
cui non sanno cosa dire, si capisce che
si rappresentano da sè, senza sapere quali siano
copioni tra loro e per cercare lo stesso risultato, migliaia... di risate milioni di
pubblico e il grido comico, saga con 8 mila scene di spettacolo assoluto.
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great steven
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martedì 13 gennaio 2015
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mai deplorare la pochade: ha tradizioni antiche!
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MI PRESENTI I TUOI? (USA, 2004) diretto da JAY ROACH. Interpretato da BEN STILLER, ROBERT DE NIRO, DUSTIN HOFFMAN, BARBRA STREISAND, TERI POLO, BLYTHE DANNER, OWEN WILSON
Dopo il fidanzamento ufficiale con la ragazza wasp Pam, l’infermiere ebreo Gaylord Fotter, detto Greg, è obbligato dal cerimoniale a presentare ai suoceri e alla futura moglie i suoi genitori. Si tratta di un avvocato che, dopo la nascita di Greg, è diventato papà a tempo pieno e di una sessuologa specializzata nella sessualità degli anziani. Che cosa, dunque, più lontano dalla mente perbenista, patriarcale e soldatesca di Jack (padre di Pam), agente della CIA in pensione e con ancora addosso forti dubbi riguardo la verosimiglianza e l’affidabilità del genero? Le due famiglie mostrano fin da subito le fondamentali e ineliminabili differenze sorte alla radice: mentre i Byrnes sono alquanto tradizionalisti, freddi e flemmatici, i Fotter sono accomunati da un’affettività esplicita e un po’ sopra le righe che unisce tutti i membri del nucleo famigliare in modo spiritoso.
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MI PRESENTI I TUOI? (USA, 2004) diretto da JAY ROACH. Interpretato da BEN STILLER, ROBERT DE NIRO, DUSTIN HOFFMAN, BARBRA STREISAND, TERI POLO, BLYTHE DANNER, OWEN WILSON
Dopo il fidanzamento ufficiale con la ragazza wasp Pam, l’infermiere ebreo Gaylord Fotter, detto Greg, è obbligato dal cerimoniale a presentare ai suoceri e alla futura moglie i suoi genitori. Si tratta di un avvocato che, dopo la nascita di Greg, è diventato papà a tempo pieno e di una sessuologa specializzata nella sessualità degli anziani. Che cosa, dunque, più lontano dalla mente perbenista, patriarcale e soldatesca di Jack (padre di Pam), agente della CIA in pensione e con ancora addosso forti dubbi riguardo la verosimiglianza e l’affidabilità del genero? Le due famiglie mostrano fin da subito le fondamentali e ineliminabili differenze sorte alla radice: mentre i Byrnes sono alquanto tradizionalisti, freddi e flemmatici, i Fotter sono accomunati da un’affettività esplicita e un po’ sopra le righe che unisce tutti i membri del nucleo famigliare in modo spiritoso. Il week-end nell’isolotto dei genitori di Greg si trasformerà in un carosello di equivoci e situazioni al limite dell’imbarazzante, ma al termine di tutte queste tragicomiche peripezie Jack e la moglie Dina accetteranno Bernie e Roz come suoceri e acconsentiranno al matrimonio della figlia con Greg. Due visioni della vita e del concetto famigliare si scontrano in questo secondo (e penultimo) episodio della trilogia che vede protagonisti un B. Stiller imbranato e pacioccone e un R. De Niro di un’antipatia infinita e di una possessività quasi tirannica. Comunque, la differenza col film precedente – e la marcia in più, soprattutto, rispetto al predecessore – la fanno Hoffman e la Streisand (tornata al cinema dopo otto anni di assenza) in due personaggi di irresistibile buffoneria: questi due grandiosi attori, insieme, si danno da fare e scoprono di trovarsi a loro perfetto agio nel divertire gli spettatori non tanto con le parolacce o gli argomenti escatologici, quanto con un senso dell’umorismo genuino e un’autentica simpatia che sanno sfoderare come una spada che regala allegria in tutte le direzioni. Del resto, con tre premi Oscar a recitare nella medesima pellicola, non si poteva andare incontro ad una delusione sul piano recitativo e soprattutto a livello collettivo: la recitazione corale ottiene qui un risultato meraviglioso e privo di forzature, che scatena una comicità che si rivela irriverente senza apparire maleducata o volgare. Stiller riconferma la sua espressione spaesata e il suo tipico personaggio imbambolato e buono come il pane con un impegno e una dedizione che ormai gli si confanno adeguatamente, anche se sarebbe preferibile che, almeno qualche volta, si cimentasse in un ruolo diverso dal solito. Per completare gli apprezzamenti del cast femminile, T. Polo e B. Danner (quest’ultima madre naturale di Gwyneth Paltrow) convincono alquanto nelle parti neutrali ma costruite a puntino della figlia segretamente incinta del primogenito della coppia e della vivace e ottimista moglie di De Niro. La comparsata finale di Wilson non aggiunge nulla ad un film che, tuttavia, è già di per sé un’opera completa stilisticamente parlando, e che anche da un punto di vista narrativo non manca di particolari carte indispensabili per definirsi terminata e pronta per essere confezionata e indirizzata ad un pubblico che magari alzerà scocciato il labbro per i risvolti comici "bassi", senza dimenticare però che vantano un’antica e meritatissima tradizione.
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theophilus
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giovedì 13 marzo 2014
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democratics vs republicans
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MEET THE FOCKERS
Dopo Ti presento i miei, arriva – puntuale – Meet the Fockers, cioè Mi presenti i tuoi?, commedia made in Usadiretta nel 2004 da Jay Roach.
Questo inevitabile 2° capitolo del cerimoniale che porta alla conoscenza dei già noti Byrnes con i tutti da scoprire Fockers (Fotters in italiano per evidenti necessità filologiche, riuscendo nel contempo a mantenere quanto più possibile le assonanze con l’originale) ha il pregio di mettere in luce – attraverso i consueti disagi che questo genere di relazioni comporta – la differente tipologia, i diversi status mentali e modi di affrontare e vedere la vita che immaginiamo si riversino - più che non reali consistenze ideologico politiche - nei due grandi partiti americani e che ci è parso che i quattro futuri consuoceri incarnino.
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MEET THE FOCKERS
Dopo Ti presento i miei, arriva – puntuale – Meet the Fockers, cioè Mi presenti i tuoi?, commedia made in Usadiretta nel 2004 da Jay Roach.
Questo inevitabile 2° capitolo del cerimoniale che porta alla conoscenza dei già noti Byrnes con i tutti da scoprire Fockers (Fotters in italiano per evidenti necessità filologiche, riuscendo nel contempo a mantenere quanto più possibile le assonanze con l’originale) ha il pregio di mettere in luce – attraverso i consueti disagi che questo genere di relazioni comporta – la differente tipologia, i diversi status mentali e modi di affrontare e vedere la vita che immaginiamo si riversino - più che non reali consistenze ideologico politiche - nei due grandi partiti americani e che ci è parso che i quattro futuri consuoceri incarnino. Ci riferiamo, ovviamente, ad una presunta e, comunque, solo implicita - e, perché no, inconsapevole ? - rappresentazione dei modelli tipo dei repubblicanie dei democratici.
Ai primi appartengono senza dubbio i Byrnes, Jack Byrnes (Robert De Niro) più che la consorte Dina (Blythe Danner). Rigido difensore di un modus vivendiall’antica, Jack Byrnes parla con estremo pudore – che rasenta la frustrazione e la repressione – di sesso, arrivando probabilmente a non concepire e a biasimare una vita sessuale della figlia prima del matrimonio. Lo vediamo, poi, mentre si barrica in un bunkernascosto all’interno di un qualcosa che è un ibrido fra un mezzo di trasporto e uno di occupazione territoriale e con cui ha viaggiato per incontrare i Fockers, al fine di trasmettere le coordinate fisiognomiche del futuro genero e di quello che lui crede sia suo figlio. Non si dimentica, in questo modo, di un passato di agente segreto della Cia, ora in pensione, anche se verrà superato in questa forma di rigidità mentale dallo zelo di un agente di polizia che se ne infischierà della sua tessera e lo ammanetterà lungo la strada perché Byrnes si sarà ribellato alle sue decisioni di pubblico ufficiale. Questo pullman blindato ci ha ricordato, in chiave caricaturale, quello su cui viaggiava Paul Jeffries, il protagonista di Land of Plentydi Wim Wenders.
La fissità mentale e la deformazione professionale di Jack Byrnes si trasmettono anche nell’educazione del nipotino ancora lattante, con l’uso di una mammella artificiale con cui il nonno si sostituisce alla mamma assente, con l’adozione di metodi educativi e comunicativi strampalati e con il ricorso a telecamere nascoste per monitorare il comportamento degli altri nei confronti del bambino.
Dall’altra parte abbiamo i già menzionati Fockers/Fotters, coppia sbracata, libertaria, figlia dei fiori, permissiva, serenamente fiera del suo modo di vivere, lei consulente sessuale per anziani, lui ex sessantottino e casalingo. I due - che hanno cresciuto liberamente il figlio Gaylord (Ben Stiller) - portano con orgoglio alla luce la sua iniziazione sessuale avvenuta per opera di una procace domestica sudamericana quando lui era ancora un ragazzino: di fronte ai Byrnes scandalizzati e alla futura nuora disorientata, temiamo di vedere crollare ogni possibilità di una composizione lieta della storia.
I Fockers sembrano incarnare in questo modo lo spirito dei Democratici. Più fracassoni, ma più lievi, più liberi ma più coppiae al tempo stesso più disposti a legare con gli altri due a formare una nuova grande famiglia, i futuri suoceri di Pam (Teri Polo) sono resi con bella disinvoltura dalla Streisand e da Hoffman, che mettono efficacemente in risalto il lato hippy degli americani, equamente diviso fra orgoglio libertario e quello di appartenenza a una grande nazione. La Streisandci ha addirittura fatto pensare di recitare almeno in parte se stessa, tanto l’abbiamo vista a suo agio e convinta.
Le situazioni che nascono da queste anche profonde diversità danno spesso luogo ad esiti esilaranti. L’imbarazzo dei Byrnes poco alla volta si scioglie di fronte all’uragano Fockers. Soprattutto la moglie Dina rimane contagiata dalla vitalità della coppia di consuoceri e tenterà di modificare, di conseguenza, le rigide abitudini del marito.
Dei quattro attori (De Niro, Danner, Hoffman, Streisand), ci ha comunque colpito soprattutto il primo che riesce ad essere assai convincente nella sua parte.
Un altro grande attore americano, Jack Nicholson, invecchiando ha messo le pantofole, impersonando ruoli stucchevoli ma anche mutando pelle e divenendo un pensionato a tutti gli effetti. Se il genere della commedia sembra non essergli confacente, anche quello drammatico, a lui consueto, ha mostrato un Nicholson in disarmo e con delle crepe quando, pochi anni fa, l’attore ha impersonato un piccolo borghese in quiescenza in About Schmidtdi Alexander Payne.
De Niro, invece, ha mostrato di non essere affatto in pensione, riuscendo a recitare con abile ed efficace autoironia, in modo divertente e credibile, mettendo alla berlina - in modo garbato - alcuni tic dell’americano medio.
Contrariamente a quanto spesso accade, questo sequelc'è sembrato più riuscito, perché più vario e spumeggiante, della prima parte di questa piccola saga.
Enzo Vignoli,
18 febbraio 2005.
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gianni lucini
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domenica 9 ottobre 2011
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un geniale mattacchione
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Dustin Hoffman confessa di essersi divertito all’idea di interpretare un geniale mattacchione come Bernie Fotter. Per definirne il carattere confessa di aver guardato ai suoi coetanei, di essersi molto divertito al fatto che spesso non accettano l’idea di invecchiare o che vorrebbero eliminarne gli aspetti più evidenti: «Mi capita spesso di ascoltare persone che stanno per diventare nonno o nonna e dicono "Io non voglio che mi si chiami nonno o nonna!". È assurdo e divertente al tempo stesso. Mi diverte l’idea che ogni volta ti avvicini di più al momento in cui dovrai morire ti abbelliscono la situazione dicendo che stai compiendo un salto generazionale».
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Dustin Hoffman confessa di essersi divertito all’idea di interpretare un geniale mattacchione come Bernie Fotter. Per definirne il carattere confessa di aver guardato ai suoi coetanei, di essersi molto divertito al fatto che spesso non accettano l’idea di invecchiare o che vorrebbero eliminarne gli aspetti più evidenti: «Mi capita spesso di ascoltare persone che stanno per diventare nonno o nonna e dicono "Io non voglio che mi si chiami nonno o nonna!". È assurdo e divertente al tempo stesso. Mi diverte l’idea che ogni volta ti avvicini di più al momento in cui dovrai morire ti abbelliscono la situazione dicendo che stai compiendo un salto generazionale». Nel lavoro di caratterizzazione esaspera spesso la mimica delle azioni con l’accortezza di non scadere mai nel grottesco. Il suo personaggio è esagerato perché è l’alfiere del sogno libertario degli anni Sessanta. Vive tutto ciò che gli accade come una scoperta, è entusiasta come un adolescente pur non rinunciando all’assunzione delle responsabilità. Nella sua recitazione c’è gioia, ilarità, esagerazione, ma non c’è mai il macchiettismo del caratterista puro. Il personaggio di Bernie gli piace e lui stesso contribuisce a lavorare meglio sul rapporto con Barbra Streisand. Nel corso delle riprese non mancano momenti di improvvisazione, battute non previste dal copione che, proprio grazie al grande mestiere dei due, finiscono per arricchire il film. Ai giornalisti che gli chiedono come mai lui, che è sempre metodico e puntiglioso al limite del maniacale, in questo film si sia lasciato catturare come mai in passato dal gusto dell’improvvisazione di Barbra Streisand lui risponde: «…Ci conosciamo da una vita, abbiamo iniziato insieme la carriera e siamo molto affezionati l’uno all’altra. Conosco il suo modo di recitare e le sue battute improvvisate non mi colgono mai impreparato. Alcune avrei potuto addirittura anticiparle… E poi, questo non è un film che parla di coppie? E allora che cosa c’è di meglio in una coppia che supportare il proprio partner?»
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gianni lucini
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domenica 9 ottobre 2011
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lo spirito di woodstock contro la cia
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Il filo conduttore sul quale sono costruiti soggetto e sceneggiatura del film è rappresentato dal confronto tra le due anime degli Stati Uniti. Da un lato un ex agente CIA chiuso in se stesso, patriottico all’esasperazione, con il culto dell’ordine e refrattario a ogni contatto fisico e dall’altro l’hippie che ha deciso di vivere fino in fondo la propria utopia di rovesciare il mondo, rinunciando anche a una carriera d’avvocato per allevare il figlio e occuparsi della casa. Le loro donne sono speculari a loro. Remissiva e sottomessa quella dello “spione governativo”, libera, solare e impegnata in terapie psicologiche per aiutare arzilli vecchietti e sensuali vecchiette a recuperare i piaceri del sesso.
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Il filo conduttore sul quale sono costruiti soggetto e sceneggiatura del film è rappresentato dal confronto tra le due anime degli Stati Uniti. Da un lato un ex agente CIA chiuso in se stesso, patriottico all’esasperazione, con il culto dell’ordine e refrattario a ogni contatto fisico e dall’altro l’hippie che ha deciso di vivere fino in fondo la propria utopia di rovesciare il mondo, rinunciando anche a una carriera d’avvocato per allevare il figlio e occuparsi della casa. Le loro donne sono speculari a loro. Remissiva e sottomessa quella dello “spione governativo”, libera, solare e impegnata in terapie psicologiche per aiutare arzilli vecchietti e sensuali vecchiette a recuperare i piaceri del sesso. Nato come continuazione del fortunato Ti presento i miei il film negli Stati Uniti supera per incassi anche la puntata precedente. Il primo film si conclude con Jack Byrnes che chiede a sua moglie Dina: «Che razza di genitori sono quelli che rovinano un figlio chiamandolo Gaylord Fotter?». Da questa domanda deve inevitabilmente partire il successivo episodio. Jay Roach racconta che ci sono voluti tre anni e mezzo di lavoro. Quando si decide di dare un seguito alle avventure della coppia formata da Greg e Pam appare subito evidente come il passo successivo non possa che essere l’incontro tra i genitori dei due ragazzi. Siccome si tratta di una commedia è pressoché obbligatorio seguire lo schema classico dei codici di genere creando gli antagonisti diversi, quasi opposti, in modo che si prestino più facilmente a interazioni paradossali, equivoci e gag. Per questa ragione, seguendo l’indicazione contenuta nella battuta conclusiva di Ti presento i miei i genitori di Greg dovevano essere molto diversi da quelli di Pam, meglio se agli antipodi. Il concetto è estremamente semplice ma tutt’altro che facile visto il rischio di cadere nella banalità. Il problema che si pone da subito è: diversi sì, ma come? Scartati, per ovvie ragioni gli sperimentati stereotipi di incomunicabilità interetnica (non si può far diventare Greg afro o indiano o altro…) si lavora su varie ipotesi. Alla fine, dopo varie riscritture («…abbiamo buttato una quantità incredibile di copioni-prova e fatto perdere la pazienza a un sacco di scrittori per arrivare dove siamo arrivati…») Roach trova la soluzione: contrapporre lo spirito di Woodstock con la CIA, cioè la libertà portata all’estremo con la rigidità paranoica della famiglia chiusa in se stessa. Siccome il film incrocia anche la campagna elettorale per le presidenziali si può dire che metta a confronto l’America del repubblicano Bush con quella del democratico John Kerry. E non è un caso che a margine delle riprese l’intero cast partecipi a una serata destinata alla raccolta di fondi per Kerry…
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alex41
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sabato 17 aprile 2010
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spassoso, ma meno "epico" del primo.
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Torna Ben Stiller, nel ruolo dell'infermiere Gaylord Fotter, insieme alla fidanzata Pam e ai genitori: Dina e Jack Burns, quest'ultimo soprattutto. Proprio quando si pensava che Robert De Niro in questo film sarebbe stato più "leggero" con Fotter, eccolo lì ancora in missione tra 007 e Sherlock Holmes. In questo film, infatti, giungono anche i genitori di Gaylord, e due grandi: Dustin Hoffman e Barbra Streisand. Il film è spassoso, ridi per tutto il film, ma a mio parere non è adatto più che altro a un bambino per il linguaggio del sesso, a meno che non sappia già tutto. E' un film a volte volgare, che però porta queste battute a esileranti scene comiche: la domestica Isabell, le false lezioni di Yoga della madre, le continue nottate dei genitori di Gaylord e i discorsi materni della Streisand (ah ah ah ah!!).
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Torna Ben Stiller, nel ruolo dell'infermiere Gaylord Fotter, insieme alla fidanzata Pam e ai genitori: Dina e Jack Burns, quest'ultimo soprattutto. Proprio quando si pensava che Robert De Niro in questo film sarebbe stato più "leggero" con Fotter, eccolo lì ancora in missione tra 007 e Sherlock Holmes. In questo film, infatti, giungono anche i genitori di Gaylord, e due grandi: Dustin Hoffman e Barbra Streisand. Il film è spassoso, ridi per tutto il film, ma a mio parere non è adatto più che altro a un bambino per il linguaggio del sesso, a meno che non sappia già tutto. E' un film a volte volgare, che però porta queste battute a esileranti scene comiche: la domestica Isabell, le false lezioni di Yoga della madre, le continue nottate dei genitori di Gaylord e i discorsi materni della Streisand (ah ah ah ah!!). Divertente sì, meno epico del primo, eppure anche Robert continua a fare la sua grande parte da attore, come anche Stiller in quella del "tormentato" (ih ih!!). 3 Stelle. PS: Presto ci sarà un terzo capitolo.
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luca scialò
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venerdì 26 febbraio 2010
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film divertente, forse troppe battute nel sesso
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Una coppia felice decide di far incontrare i propri rispettivi genitori, rivelando loro di volersi sposare tra 6 mesi. Ma scopriranno ben presto che essi si trovano agli antipodi, preservando proprie stranezze e convinzioni non compatibili.
Il film è divertente, con vari momenti di alta ilarità; unico difetto non trascurabile, le eccessive e prevalenti battute a sfondo sessuale. Chissà se il cast di altissimo livello con Robert De Niro, Dustin Hoffman, e Barbara Streisand era così necessario.
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atticus
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giovedì 9 luglio 2009
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grandi attori in un film becero e volgare
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Mette tristezza vedere grandi attori come la Streisand e Hoffman che si lasciano consenzientemente stritolare dall'atroce meccanismo della new wave della commedia volgare e becera hollywoodiana di moda oggi. Per far ridere (?) si ricorre sempre a puzze, cacche, prepuzi e cani eccitati... Più che divertirsi, qui c'è di che riflettere a fondo...
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shining
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venerdì 12 giugno 2009
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semplicemente stupendo!
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Questo film FA ridere! e non come quelli italiani che CI PROVANO ma NON CI RIESCONO!!! bravissimi tutti i personaggi, tutti simpaticissimi e perfetti nei ruoli! vivamente consigliato!
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costcla
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lunedì 11 maggio 2009
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esilarante
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sicuramente è un film capolavoro nell'ambito della commedia americana!
non si smette di ridere dall'inizio alla fine e anche se talvolta ci sono troppe allusioni sessuali,sicuramentenon risulta neanche lontanamente volgare come i nostri cinepanettoni natalizi infarciti non sono di volgarità ma anche di parolacce...
Al critico si lamenta tanto per il bimbo che dice "stroooo----nnnnzooooo" consiglio di rivedere in sequenza natale in India,in Crociera,a New york...in Antartide...dove la parola si ripete nelle sue varianti ogni 30 secondi circa!
e poi...che c'entrano le fotosu Playboy per una criticadi un film???mah...Per una serata tra amici.
ti rilassa e ti riappacifica col mondo!
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