rosmersholm
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lunedì 27 maggio 2024
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concentrico
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Bello, insieme didattico e divertente nella sua struttura concentrica. Cinema cinema italiano, è una notizia.
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sbonfiglio
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lunedì 20 novembre 2023
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la stranezza... di un capolovoro "sperduto"...
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Questo film è geniale. Iniziamo dalle interpretazioni degli attori, che sono magistrali. Tutti. Servillo, naturalmente, baciato dalla fortuna di assomigliare non poco a Pirandello in persona; Ficarra e Picone, incredibili teatranti-dilettanti; ma anche gli altri interpreti quali, ad esempio, la Tata di Pirandello, il Suggeritore, l'Impiegato comunale corrotto, i personaggi del pubblico, le prostitute del locale bordello. La sceneggiatura vuole offrire (suggerire, direi) uno spunto per comprendere la fase pirandelliana del "teatro-nel-teatro" cui appartiene l'opra forse più famosa di Pirandello, "Sei personaggi in cerca d'autore". Nelle opere di questo periodo Pirandello sovverte completamente i canoni teatrali, operando uno scambio osmotico tra palcoscenico e platea, tra realtà e finzione teatrale.
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Questo film è geniale. Iniziamo dalle interpretazioni degli attori, che sono magistrali. Tutti. Servillo, naturalmente, baciato dalla fortuna di assomigliare non poco a Pirandello in persona; Ficarra e Picone, incredibili teatranti-dilettanti; ma anche gli altri interpreti quali, ad esempio, la Tata di Pirandello, il Suggeritore, l'Impiegato comunale corrotto, i personaggi del pubblico, le prostitute del locale bordello. La sceneggiatura vuole offrire (suggerire, direi) uno spunto per comprendere la fase pirandelliana del "teatro-nel-teatro" cui appartiene l'opra forse più famosa di Pirandello, "Sei personaggi in cerca d'autore". Nelle opere di questo periodo Pirandello sovverte completamente i canoni teatrali, operando uno scambio osmotico tra palcoscenico e platea, tra realtà e finzione teatrale. Gli attori entrano in scena provenienti dalla platea del teatro tra il pubblico, per intrecciare la realtà con la finzione teatrale, per tornare tra il pubblico alla fine, completando il ciclo realtà-finzione-realtà. Il film è una rappresentazione pirandelliana del teatro pirandelliano. In questo sta la genialità di quest'opera. Il teatro in cui attori-dilettanti mettono in scena una pièce nella quale si deve riprodurre una scena di vita ordinaria è il palcoscenico sul quale scorre la vita ordinaria, la vita "vera" della comunità cui tutte queste figure appartengono. Tutti i personaggi della pièce teatrale rappresentano un ruolo sociale, in modo realistico e veritiero. Loro sono la prima frontiera della rappresentazione, il primo livello del teatro che si rapporta con il pubblico, anch'esso fatto di figure "teatranti" che recitano la loro parte sul palcoscenico della vita. Personaggi fasulli, ovviamente, che recitano la loro apparente rispettabilità, mentre sono marci dentro. Come il corrotto impiegato comunale, il quale si accorge di essere il vero soggetto della parodia della pièce teatrale. O le "signorine" del locale bordello, le quali si divertono un mondo nel rappresentare solo loro stesse, incuranti degli ammiccamenti del perbenismo falso della massa. O come i due attori-dilettanti principali interpretati da Ficarra e Picone, che mettono in scena (letteralmente) il proprio dramma (reale) davanti al pubblico, sfumando la vita vera nella finzione teatrale. E noi guardiamo questa rappresentazione della realtà attraverso gli occhi di Pirandello, naturalmente, diventando anche noi, spettatori e, allo stesso tempo, personaggi in cerca d'autore memori di tutte le nostre "interpretazioni" sul grande palcoscenico della vita. Completano il film i costumi, eccellenti, e la fotografia con la gestione del colore, finalmente degni dei migliori fotografi del grande schermo. L'unica pecca del film potrebbe essere quella di affrontare una tematica ostica, forse non per tutti. Viene in aiuto la buona dose di umorismo siculo innestato a piene mani nella trama del film dal regista Roberto Andò, che rende meno "duro" l'incontro-scontro con l'estetica, lo stile e l'obbiettivo pirandelliano. Un esempio è la memorabile battuta di Ficarra alla fine della rappresentazione teatrale del "Sei personaggi in cerca d'autore": "non ci ho capito n'ente, però mi piaceva". Questo film è un capolavoro di "teatro-cinema" italiano, a livello - tempus erat! it was time! finalmente! - del cinema d'autore del nostro illustre passato. Un film che, a mio parere, non può mancare dalla videoteca di ogni vero appassionato di cinema e/o di teatro.
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kronos
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mercoledì 7 giugno 2023
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bell''omaggio a pirandello, non per tutti
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Il miglior omaggio cinematografico a Pirandello è pure il miglior film della carriera di Andò: soggetto e sceneggiatura ingegnosi, interpreti ispirati, realizzazione curata nei minimi dettagli.
Per "contrappasso" è richiesta da parte del pubblico una minima conoscenza di 'sei personaggi in cerca d'autore' e, più in generale, dei percorsi sperimental-teatrali del drammaturgo siciliano, diversamente si rischiano noia e incomprensione.
Soddisfatti tali requisiti, non resta che applaudire.
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felicity
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martedì 6 giugno 2023
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interpreti di spessore e bravura sorprendenti
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La stranezza è un film suggestivo e sorprendente, capace di farci viaggiare nel tempo e nella storia del teatro fino a farci riappassionare all’odore del palcoscenico che sembra quasi di avvertire. Non solo a quello, blasonato, del Valle per la prima di Sei personaggi in cerca di autore (allora fu un disastro, oggi diventa la scena più emozionante, con Servillo misuratissimo nell’implosione delle lacrime di fallimento trattenute). Soprattutto al meraviglioso fetore degli improvvisati amatoriali, che ci credono, provano, si sacrificano, litigano, pur di mettere in scena la loro commedia che pesca profondamente nelle loro vite e le modifica. Influenzerà anche Pirandello.
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La stranezza è un film suggestivo e sorprendente, capace di farci viaggiare nel tempo e nella storia del teatro fino a farci riappassionare all’odore del palcoscenico che sembra quasi di avvertire. Non solo a quello, blasonato, del Valle per la prima di Sei personaggi in cerca di autore (allora fu un disastro, oggi diventa la scena più emozionante, con Servillo misuratissimo nell’implosione delle lacrime di fallimento trattenute). Soprattutto al meraviglioso fetore degli improvvisati amatoriali, che ci credono, provano, si sacrificano, litigano, pur di mettere in scena la loro commedia che pesca profondamente nelle loro vite e le modifica. Influenzerà anche Pirandello.
Un film di quelli che riconciliano con il cinema italiano e fanno venire voglia di teatro, di arte, di creatività.
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gattoquatto
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martedì 14 febbraio 2023
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troppo cerebrale e maledettamente noioso
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Per quel che vale, ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine. E' difficile trasferire il teatro nel cinema, e questo film diventa sempre più lento e pesante man mano che l'invasione prende campo.
"Troppo cerebrale e maledettamente noioso" è il commento di due spettatori che lasciano il teatro in una scena del film e questo giudizio, involontariamente, sembra una sentenza che investe l'intero film (magari aggiungerei l'aggettivo velleitario).
Servillo cupo e monocorde. Ficarra e Picone rimangono Ficarra e Picone (perché sempre insieme, poi..?!). Trama insesistente e riferimento letterario appena scolastico.
Si può tranquillamente evitare.
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Per quel che vale, ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine. E' difficile trasferire il teatro nel cinema, e questo film diventa sempre più lento e pesante man mano che l'invasione prende campo.
"Troppo cerebrale e maledettamente noioso" è il commento di due spettatori che lasciano il teatro in una scena del film e questo giudizio, involontariamente, sembra una sentenza che investe l'intero film (magari aggiungerei l'aggettivo velleitario).
Servillo cupo e monocorde. Ficarra e Picone rimangono Ficarra e Picone (perché sempre insieme, poi..?!). Trama insesistente e riferimento letterario appena scolastico.
Si può tranquillamente evitare.
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lizzy
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martedì 14 febbraio 2023
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non so...
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Sono sicura di andare controcorrente, ma non ci ho visto quel gran capolavoro in quest'ultimo lavoro di Andò.
Anche qua, come nei "Fratelli De FIlippo". la fotografia è troppo pompata sul "sognante" e i colori risultano irreali anzichenò.
La ricostruzione, seppur metodica, dei "tempi che furono" risulta così fasulla, come il resto della recitazione.
Il "fasotutomi" Servillo ormai lo abbiam capito che dovremo sorbircelo in tutte le salse, ma forse quel prendersi troppo sul serio ultimamente sta stancando.
Quantomeno a me mi ha proprio pesato troppo: preferirei un improvviso ed inusitato ritorno di una nuova stagione del Jep internazionale (Gambardella) che non un nuovo lavoro con il Servillo di nuovo salito in cattedra a dimostrarci quanto è bravo.
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Sono sicura di andare controcorrente, ma non ci ho visto quel gran capolavoro in quest'ultimo lavoro di Andò.
Anche qua, come nei "Fratelli De FIlippo". la fotografia è troppo pompata sul "sognante" e i colori risultano irreali anzichenò.
La ricostruzione, seppur metodica, dei "tempi che furono" risulta così fasulla, come il resto della recitazione.
Il "fasotutomi" Servillo ormai lo abbiam capito che dovremo sorbircelo in tutte le salse, ma forse quel prendersi troppo sul serio ultimamente sta stancando.
Quantomeno a me mi ha proprio pesato troppo: preferirei un improvviso ed inusitato ritorno di una nuova stagione del Jep internazionale (Gambardella) che non un nuovo lavoro con il Servillo di nuovo salito in cattedra a dimostrarci quanto è bravo.
Che poi bravo lo è veramente, ma una cosa è esserlo e dimostrarlo e un'altra "farla fuori dal vaso".
Gassmann era un esempio in questo. Nello stesso modo, ma meno gigioneggianti, anche Tognazzi, Manfredi e Sordi ci sapevan fare.
Servillo invece sembra sempre stia li per farci un favore, che reciti perchè altri non possano recitare i suoi ruoli.
La storia... beh... è quella che è.
E gli unici veri protagonisti sono Ficarra, Picone e lo stesso Servillo.
Anche Donatella Finocchiaro è sprecata come moglie pazza di Pirandello (ma approfondire il carattere no???), che per una scena da seminuda di spalle potevi prendere chiunque, non una brava mestierante (e molto sottovalutata) come lei.
Alla fine tutto risulta di molto sopra le righe e quelle finte ricostruzioni di cui sopra soffrono anche di una totale sconoscenza dei luoghi d'azione, tant'è che la stazione di Catania diventa addirittura un loco in aperta Catania (come fosse un posto nei paraggi della vera casa di Pirandello, mentre, come giusto, si sarebbe dovuta rafffigurare quasi a strapiombo sul mare...).
Peccato: un'occasione persa per raffigurare qualcosa che non è più.
E che, forse... non è mai stato.
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carlosantoni
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martedì 14 febbraio 2023
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quel che sembra, quel che è.
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È difficile imbattersi in un film nel quale non solo vi sia armonia tra forma e contenuto, dove cioè al bello corrisponda un’apprezzabile sostanza, cosicché l’opera filmica non cada nel puro estetismo; ma dove di armonia ve ne sia tra gli stessi “ingredienti” del film, intendo soprattutto tra sceneggiatura, regia, recitazione, senza comunque dimenticarsi della fotografia e della colonna sonora.
E questo, a mio parere, è il caso de “La stranezza”, il davvero pregevole lavoro di Roberto Andò: del quale, oltreché regista del film, ne è co-sceneggiatore. Tutto si tiene perfettamente, a cominciare dalla sceneggiatura, che intreccia l’ordito di una questione privata della vita di Pirandello (il suo ritorno in Sicilia per festeggiare il compleanno di Giovanni Verga, ma dove appena giunto a Girgenti scopre ch’è appena deceduta la sua balia, alla quale intende organizzare un degno funerale) con la trama del rapporto fra cinema e vita, fra realtà e finzione.
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È difficile imbattersi in un film nel quale non solo vi sia armonia tra forma e contenuto, dove cioè al bello corrisponda un’apprezzabile sostanza, cosicché l’opera filmica non cada nel puro estetismo; ma dove di armonia ve ne sia tra gli stessi “ingredienti” del film, intendo soprattutto tra sceneggiatura, regia, recitazione, senza comunque dimenticarsi della fotografia e della colonna sonora.
E questo, a mio parere, è il caso de “La stranezza”, il davvero pregevole lavoro di Roberto Andò: del quale, oltreché regista del film, ne è co-sceneggiatore. Tutto si tiene perfettamente, a cominciare dalla sceneggiatura, che intreccia l’ordito di una questione privata della vita di Pirandello (il suo ritorno in Sicilia per festeggiare il compleanno di Giovanni Verga, ma dove appena giunto a Girgenti scopre ch’è appena deceduta la sua balia, alla quale intende organizzare un degno funerale) con la trama del rapporto fra cinema e vita, fra realtà e finzione. E la regia, che in un film ci parla di teatro, e di che levatura, col teatro che attinge dalla realtà e la realtà che irrompe nel teatro, tanto che la finzione rappresentativa e il concreto vivere si mescolano, fino a risultare indistinguibili! Un continuo gioco di rimandi e di allusioni, pieno dell’ironia amara di Pirandello, fino alla strepitosa – ed apparentemente drammatica – chiusa finale… C’è perfino spazio per un confronto seppur breve con Verga, durante la visita che Pirandello gli fa, e che nella sceneggiatura funge da trovata per giustificare il temporaneo ritorno del ritorno del drammaturgo in Sicilia, con tutto ciò che ne segue. E durante la visita, il ben più anziano ed affermato scrittore, esponente di punta del Verismo, rampogna paternamente il suo amico Giovanni: “Con i tuoi scritti, il tuo teatro, hai messo una bomba sotto l’edificio della realtà”! E continua: “Tu pare non sappia più neanche chi sei…”, e Pirandello che gli risponde, mostrando a noi spettatori la sua peculiare natura di uomo e di scrittore: “Questo è vero, Giovanni… anzi, in fondo non l’ho mai saputo”.
E che dire della recitazione? Magistrale, come sempre, quella di Toni Servillo, impressionante la sua somiglianza fisionomica col personaggio interpretato, ma non meno la sua recitazione misuratissima, efficacissima! E degnamente lo accompagnano per bravura i due becchini, Ficarra e Picone, e il Verga, ossia Renato Carpentieri, e tutti quanti gli altri.
Sì, questo è cinema!
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melania
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mercoledì 25 gennaio 2023
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bellissimo film
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venerdì 6 gennaio 2023
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la stranezza
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Complimenti Paola Casella per la sua bellissima e dettagliatissima critica a questo film, che peraltro rappresenta una preziosa perla nell'attuale panorama cinematografico. Sottoscrivo ogni sua parola.
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cinzia
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martedì 13 dicembre 2022
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il teatro ovvero più vero del vero
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Sopra una bara, improvvisando un pranzo di lavoro, i due becchini Onofrio e Sebastiano, nonché attori dilettanti di una compagnia di paese, discettano di teatro con un cliente, senza riconoscere in lui il grande letterato e drammaturgo, Luigi Pirandello che ha colto al balzo l’occasione di festeggiare il compleanno dell’amico Verga in Sicilia per fuggire da Roma, dove sta vivendo un blocco creativo e dove sembra che i suoi spettacoli si trascinano stancamente. I due becchini parlano con entusiasmo di quella che sentono come la loro vera professione: la recitazione e la scrittura teatrale. Pirandello, interpellato, racconta di essere un professore di lettere e di aver perso ogni passione per il teatro perché gli sembra che sia tutto falsità e orpelli, inadatto a rappresentare la vita con sincerità.
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Sopra una bara, improvvisando un pranzo di lavoro, i due becchini Onofrio e Sebastiano, nonché attori dilettanti di una compagnia di paese, discettano di teatro con un cliente, senza riconoscere in lui il grande letterato e drammaturgo, Luigi Pirandello che ha colto al balzo l’occasione di festeggiare il compleanno dell’amico Verga in Sicilia per fuggire da Roma, dove sta vivendo un blocco creativo e dove sembra che i suoi spettacoli si trascinano stancamente. I due becchini parlano con entusiasmo di quella che sentono come la loro vera professione: la recitazione e la scrittura teatrale. Pirandello, interpellato, racconta di essere un professore di lettere e di aver perso ogni passione per il teatro perché gli sembra che sia tutto falsità e orpelli, inadatto a rappresentare la vita con sincerità. I due si scambiano un’occhiata di commiserazione nei confronti del povero illustre sconosciuto perché sanno benissimo, anzi lo danno per scontato, che il teatro è più vero della vita stessa.
Mi sembra che questa scena, assolutamente non pesante, con notevoli risvolti comici, infarcita di battute esilaranti, vuoi per la situazione, vuoi per la mimica e l’espressività del corpo di Ficarra e Picone (ma quanto sono bravi??) sia il cuore e il fulcro sul quale gira tutto questo straordinario film che vi consiglio di vedere e che è uno di quei pochi film che vorrei tornare a vedere e rivedere.
Pirandello ha una “stranezza” che gli frulla per la testa, come confessa all’amico Giovanni Verga (interpretato da Renato Carpentieri, che è sempre bello ritrovare nei film) sta scrivendo, infatti, quello che poi sarà il dramma “Sei personaggi in cerca d’autore” e una volta partito da Roma, già sul treno che lo porterà nella sua Girgenti, si lascia travolgere dai pensieri mentre osserva la realtà e le persone che incontra (e che trasfigura) e poi sogna e parla con la sua vecchia balia che è appena morta e a cui lui vuole offrire un sontuoso funerale. Tanto che anche Onofrio e Sebastiano, così veri, così reali, così saldamente attaccati alla realtà, con le loro avventure tragicomiche, ma concrete, forse non sono altro che fantasmi creati dalla mente di un genio e che prendono corpo all’alba, nella nebbia che sale dal mare.
Roberto Andò ha saputo ricreare nel suo film, con una naturalezza incredibile, quello che cento anni fa dimostrò Pirandello con i suoi “Sei personaggi” e cioè la pervasività della vita nel teatro che rende la finzione più vera della vita stessa; ci sono delle storie che devono essere raccontate, ci sono dei personaggi che prendono a spallate le pareti del cervello degli autori per poter uscire e diventare veri calcando una scena finta. “Tu distruggerai dalle fondamenta tutto l’edificio che noi abbiamo creato” gli dice l’amico Verga.
Se non avete capito Pirandello finora o lo consideravate astruso, dopo la visione de “La Stranezza” niente sarà più come prima.
Una battuta finale per l’immenso Toni Servillo: più pirandelliano dello stesso Pirandello (guardatevi le foto dello scrittore e quelle di scena di questo film e non mi potrete smentire); è la più concreta manifestazione della teoria di Andò su finzione teatrale e vita, così come l’aveva prefigurata il nostro premio Nobel.
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