Assassinio sul Nilo

Kenneth Branagh torna nei doppi panni di regista e interprete per raccontare un nuovo caso di Hercule Poirot: più emotivamente e psicologicamente coinvolto, l''investigatore ci intriga nelle maglie del mistero di un crimine e della sua soluzione.
Secondo adattamento del romanzo di Agatha Christie dopo quello del 1978 con Peter Ustinov, Mia Farrow, Angela Lansbury e Lois Chiles, ''Death on the Nile'' è un film piacevole e senza molte pretese.
Branagh gira con cinepresa 65mm Panavision, si prende alcune libertà autoriali (introduce il personaggio di colore) ma lascia intatti sia l''impianto narrativo sia l''ambientazione e il gusto retrò delle storie della Christie; e sa curare inquadrature, riprese e ritmo con un efficacia e un''eleganza davvero notevole (anche se sfiora un monotono esercizio di stile). Evita anche aggiornamenti contemporanei, ma mantiene lo spirito corale delle opere filmiche classiche, rispettando così la tradizione di un cast all star.
Branagh sceglie per questa nuova pellicola un approccio più interessante e diverso dalla precedente: se le vicende sull''Orient Express avevano riguardato il confine tra etica e morale, qui invece il crimine ruota attorno al caos emotivo e alle conseguenze dell''ossessione amorosa. L''amore nelle sue varie sfumature, dalla passione alla gelosia, toccano da vicino anche lo stesso protagonista. Senza il suo passato e i dolorosi ricordi, Poirot infatti non sarebbe stato in grado di risolvere il mistero dell''omicidio. E'' quindi un Poirot dallo spessore più umano e sentimentale, capace di amare, fare rinunce e mostrare debolezze, con un''indole meno sarcastica e meno vanesia rispetto al precedente. Non tutto funziona, ma nel complesso è un godibile intrattenimento cinematografico.