lizzy
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giovedì 9 dicembre 2021
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ridere, senza ridere...
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Un film tanto uguale al primo... quanto completamente diverso.
In "Ritorno a Coccia di Morto" ("Di Morto", non "De Morto"...) Monica e Giovanni ripresentano i loro rispettivi mondi (mondi che comunque non si uniranno mai, vada come vada, pure malgrado il finale, tanto ovvio, direi, quanto giusto...) che non risultano poi troppo esasperati come qualcuno ha ipotizzato qualche recensione fa.
Ne conosco di gente di entrambe le fazioni anche più "colorita" di quel che il regista ci dipinge i vari caratteri, così come le storie metropolitane e i posti: ce ne sono di più pazzeschi ed esaltati.
Come sempre la verità fa paura (per quello si mente, sempre, spesso anche a se stessi di più) e fa cassetta: a raccontarla rischi di sorprendere lo spettatore di più che se t'inventassi storie da "una galassia lontana lontana" o se mettessi su schermo avventure "fino al centro della terra".
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Un film tanto uguale al primo... quanto completamente diverso.
In "Ritorno a Coccia di Morto" ("Di Morto", non "De Morto"...) Monica e Giovanni ripresentano i loro rispettivi mondi (mondi che comunque non si uniranno mai, vada come vada, pure malgrado il finale, tanto ovvio, direi, quanto giusto...) che non risultano poi troppo esasperati come qualcuno ha ipotizzato qualche recensione fa.
Ne conosco di gente di entrambe le fazioni anche più "colorita" di quel che il regista ci dipinge i vari caratteri, così come le storie metropolitane e i posti: ce ne sono di più pazzeschi ed esaltati.
Come sempre la verità fa paura (per quello si mente, sempre, spesso anche a se stessi di più) e fa cassetta: a raccontarla rischi di sorprendere lo spettatore di più che se t'inventassi storie da "una galassia lontana lontana" o se mettessi su schermo avventure "fino al centro della terra".
Non c'è niente che non vada in questo sequel, sequel che, mi auguro, ne avrà un'altro di sequel.
O magari un prequel: come da moda degli ultimi anni.
Io solo quasi verso la fine del film sono scoppiato in una risata "liberatoria": nella scena quando, dopo il rientro "trionfale" di Monica a casa a Bastoggi, Giovanni prova ad uscire dalla porta dietro la quale la folla "rumoreggiante" è sempre pronta a festeggiare l'eroina del quartiere.
Una risata tenuta dentro per tutto il film, per tante scene.
Una risata da non sprecare prima per evitare di ridicolizzare il lavoro "introspettivo" (se vogliamo chiamarlo così) fatto per creare qualcosa che non sia stata solo un'altra occasione di far soldi facili.
Si, la coppia è affiatata, gli altri attori fanno bene la loro parte di spalla, le "gemelle" sono qualcosa da incorniciare: una perfetta macchina da guerra/cinepresa che non disdegnerei rivedere anche in altri ruoli.
E il film, vivaddio, non ha indugiato nelle solite storie strappalacrime alla "uccelli di rovo". Anzi.
Un bel film, anzichenò.
Quel che vorremmo fossero moltre altre "ciofeche" uscite ultimamente: su tutti l'ultimo di Carlo (Verdone).
Frase cult: "Gli uomini non cambiano. Manco le donne. Solo che loro menano più forte!".
Sipario!
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maramaldo
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mercoledì 1 settembre 2021
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allegria!
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Chiave di lettura per non "sprecare" il film. Sarebbe un peccato perchè dentro vi sono gusto di rappresentazione e bravure. Tentativi di umorismo più o meno riusciti. Lodevole l'intento di ricuperarvi al culto del bello: se vi siete soffermati pensosi su Plutone che affonda la manaccia nella tenera carne di Proserpina, non potrete più fare a meno di Bernini.
C'è il pericolo che una qualche inconfessata immedesimazione possa farvi distillare acrimonia.
Esempi. Don Davide (Luca Argentero), trovargli difetti? Sfottere i "buoni"si può, in "santa" pace e se fuori tiro dei kalashnikov. Camilla (Sarah Felberbaum), intellettuale evanescente ma composta e distinta, almeno lei.
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Chiave di lettura per non "sprecare" il film. Sarebbe un peccato perchè dentro vi sono gusto di rappresentazione e bravure. Tentativi di umorismo più o meno riusciti. Lodevole l'intento di ricuperarvi al culto del bello: se vi siete soffermati pensosi su Plutone che affonda la manaccia nella tenera carne di Proserpina, non potrete più fare a meno di Bernini.
C'è il pericolo che una qualche inconfessata immedesimazione possa farvi distillare acrimonia.
Esempi. Don Davide (Luca Argentero), trovargli difetti? Sfottere i "buoni"si può, in "santa" pace e se fuori tiro dei kalashnikov. Camilla (Sarah Felberbaum), intellettuale evanescente ma composta e distinta, almeno lei. Luce (Sonia Bergamasco), mutevole nell'abbracciare fideismi se motivata da pulsioni viscerali, vi sembra insolita? Il mascherone di Sergio (Claudio Amendola, più significativo nel primo "gatto"), si produce nella parodia borgatara di un famoso scambio di ostaggi ma l'ispirazione viene dalla cronaca. Antonio Albanese (Giovanni) mostra di aver portato a termine il processo di decantazione artistica che, un giorno, lo farà includere nella nomenklatura dell'attorialità nostrana.
Ci sarebbero... "Houston, abbiamo un problema: nel cast ufficiale (neppure dell'episodio precedente) non si registrano dati su personaggi di un certo peso. Possiamo parlarne lo stesso?" Faccenda inesplicabile. Eppure, se un domani la Storia del Cinema dedicherà righe ai lavori di Milani sarà grazie alle leggiadre ma non leggere shoplifters (come nel film, gareggio anch'io per la facezia più ignobile). Un'affettuosa indulgenza ammanta le gemelline: nate e cresciute a Bastogi. come Dracula in Transilvania è la location che ti frega. Nuvole rosa confetto, allietano cantando gli emarginati festanti a convito. Scherzateci su, intanto per molto di meno hanno dato un oscar.
Mi costringo a scrutare in questo colorito neorealismo. Emergono solo interrogativi. La Cortellesi è un'icona? Non parlo degli shirt che denudano l'anima nè delle calzature psichedeliche ma sempre più vaste aree dell'epidermide osservo istoriate. Nostalgia, invito a tornare al primitivo? Senza offesa, per carità, non implica necessariamente un regresso. Cara Paola, alle bambine che strappiamo all'oscurantismo possiamo offrire come modello Monika? E, se non te, chi altra?
Buttiamola sul dozzinale. Quella ciocca di capelli, color arancia sanguinella... Più fiammante, mi dirai, ma la stessa tinta della "tua" Scarlett Johansson in Black Widow. Ma allora, perchè non dirlo, si trattava, casereccio, di un fantasy.
P.S. Coccia di Morto, invece, è reality. Dall'abitato di Fiumicino tira dritta verso il nulla una stradina polverosa, senza un albero, Viale di Coccia di Morto. Da un lato fiancheggia l'aeroporto, dall'altro parallela all'arenile che si fregia del nome. Una spiaggiaccia cosparsa di detriti. Corrente costiera diretta a nord vi restituisce la "monnezza" galleggiante che il Fiume Sacro porta a mare. Si allude?
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enzo70
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martedì 28 dicembre 2021
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un film che fa ridere e riflettere, da vedere
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Difficilmente i sequel dei film di successo riescono a non essere ripetitivi. E, invece, il nuovo film della coppia Cortellesi Albanese centra proprio il segno. Leggero ma intelligente, si sorride e a volte si ride. Ma poi il grande merito di Milani è di irridere un certo tipo di sinistra intellettuale, mostrando le condizioni di vita di chi quella vite sostiene di tutelare. Perfetta la parte della compagna di Albanese il cui unico obiettivo è fare cose cool alla ricerca degli sponsor. Ma al contempo un modo per ragionare sulla capacità della cultura di creare opportunità, bellezza, speranza. Non per forza con un pesce surgelato. E poi un intelligente richiamo alle attività delle associazioni, dei volontari, della stessa Chiesa che con alcuni parroci fa cose.
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Difficilmente i sequel dei film di successo riescono a non essere ripetitivi. E, invece, il nuovo film della coppia Cortellesi Albanese centra proprio il segno. Leggero ma intelligente, si sorride e a volte si ride. Ma poi il grande merito di Milani è di irridere un certo tipo di sinistra intellettuale, mostrando le condizioni di vita di chi quella vite sostiene di tutelare. Perfetta la parte della compagna di Albanese il cui unico obiettivo è fare cose cool alla ricerca degli sponsor. Ma al contempo un modo per ragionare sulla capacità della cultura di creare opportunità, bellezza, speranza. Non per forza con un pesce surgelato. E poi un intelligente richiamo alle attività delle associazioni, dei volontari, della stessa Chiesa che con alcuni parroci fa cose. Non racconto la trama, perché questo film va decisamente visto. Una commedia all’italiana si, ma veramente una bella commedia all’italiana.
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andymerlino
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mercoledì 29 dicembre 2021
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non all’altezza del primo film, poco divertente
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Di solito i sequel sono inferiori all'originale e questo film non fa eccezione. Molto meno divertente del primo, e con una sceneggiatura poco convincente e poco comica. Sembra un insieme di scene montate per riprendere le gag del primo, senza una storia accattivante. Un film che si salva solo grazie alla bravura di Cortellesi e Albanese che funzionano bene insieme (sebbene abbia trovato sottotono pure loro, meno brillanti che nel primo film). Poche risate e qualche sorriso, sicuramente non lo riguarderò, a differenza del primo che ho rivisto con piacere diverse volte e che merita il successo ottenuto.
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felicity
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lunedì 17 gennaio 2022
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intrattenimento popolare di valore
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In Come un Gatto in Tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto il rischio di creare una noiosa replica del primo film, che di per sé già pareva autoconclusivo, era molto alto. Ma nella pratica bisogna ammettere che Riccardo Milani è stato capace di cucire un racconto sorprendente, che si collega con grande armonia al primo episodio.
Ritorno a Coccia di Morto è un film completamente diverso dalla solita commedia, così come lo era anche il predecessore. Questa identità si palesa grazie ad un indovinatissimo citazionismo, con gli omaggi al meglio della cultura cinematografica alta (o bassa), nonché per la capacità di parlarci con rinnovata creatività della frattura in essere nella nostra società.
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In Come un Gatto in Tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto il rischio di creare una noiosa replica del primo film, che di per sé già pareva autoconclusivo, era molto alto. Ma nella pratica bisogna ammettere che Riccardo Milani è stato capace di cucire un racconto sorprendente, che si collega con grande armonia al primo episodio.
Ritorno a Coccia di Morto è un film completamente diverso dalla solita commedia, così come lo era anche il predecessore. Questa identità si palesa grazie ad un indovinatissimo citazionismo, con gli omaggi al meglio della cultura cinematografica alta (o bassa), nonché per la capacità di parlarci con rinnovata creatività della frattura in essere nella nostra società.
Tale dato di fatto è un qualcosa che non riguarda solamente il reddito o il tenore di vita, ma il modo di interpretare i sentimenti, di vedersi come entità autosufficienti. Il tutto senza rinunciare ad aggiungere altre tematiche interessanti, su tutte quella della condizione disastrata delle nostre carceri, della multiculturalità, che sappiamo essere ancora ben distante dall'essere armonizzata nel nostro tessuto sociale.
Questo film, grazie ad una coppia di protagonisti semplicemente perfetta, si pone con grande umiltà come erede di quella dimensione cinematografica che era capace di farci ridere delle nostre disgrazie, dei nostri difetti e delle nostre miserie.
Milani lo fa connettendo tutto ad un'atmosfera leggera ma mai banale, sovente agrodolce, ridando soprattutto centralità ai personaggi rispetto all'iter diegetico. Emerge la curiosità come soluzione a quell'incompatibilità che perdura teoricamente tra la borgatara mai redenta e il radical chic impaurito dalla vita, così come il saper andare oltre le apparenze ma soprattutto oltre l'ambiente in cui si è cresciuti. Se questo è un aspetto che era stato proposto nel primo film, in questo seguito viene maggiormente approfondito, soprattutto perché messo in relazione non solo alle famiglie, ma all'ambiente culturale a cui entrambi appartengono e che pare volerli reclamare forzatamente.
Da sottolineare come i vari elementi narrativi vivano senza che nessuno sovrasti l'altro, creando un perfetto equilibrio tra dimensione comica, sentimentale e impegnata. Di certo uno di quei prodotti di intrattenimento popolare come ne vorremmo vedere di più sul grande e piccolo schermo italiano.
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jonnylogan
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domenica 5 settembre 2021
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ancora un gatto in tangenziale
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Giovanni e Monica si sono lasciati ormai da tre anni ma mentre lui ha iniziato a frequentare una nuova persona, Monica è invece finita in carcere per un furto commesso dalle due gemelle, Pamela e Sue Ellen. Per poter essere rilasciata in anticipo Monica pensa di rivolgersi proprio a Giovanni il quale grazie alle sue conoscenze la fa rilasciare a patto che svolga un periodo di servizi sociali presso la comunità di San Basilio gestita da Don Davide. Nel frattempo anche Alessio, figlio di Monica, e Agnese, figlia di Giovanni, si rincontrano ma a Londra dove Agnese studia al college e Alessio lavora come cameriere.
A quattro anni di distanza dal precedente capitolo diretto sempre da Riccardo Milani, e tracciato sull’esperienza personalmente vissuta con sua figlia, si ritorna a narrare delle incomprensioni fra due mondi apparentemente inconciliabili e distanti sia geograficamente che in termini morali.
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Giovanni e Monica si sono lasciati ormai da tre anni ma mentre lui ha iniziato a frequentare una nuova persona, Monica è invece finita in carcere per un furto commesso dalle due gemelle, Pamela e Sue Ellen. Per poter essere rilasciata in anticipo Monica pensa di rivolgersi proprio a Giovanni il quale grazie alle sue conoscenze la fa rilasciare a patto che svolga un periodo di servizi sociali presso la comunità di San Basilio gestita da Don Davide. Nel frattempo anche Alessio, figlio di Monica, e Agnese, figlia di Giovanni, si rincontrano ma a Londra dove Agnese studia al college e Alessio lavora come cameriere.
A quattro anni di distanza dal precedente capitolo diretto sempre da Riccardo Milani, e tracciato sull’esperienza personalmente vissuta con sua figlia, si ritorna a narrare delle incomprensioni fra due mondi apparentemente inconciliabili e distanti sia geograficamente che in termini morali. Da un lato il borghese Giovanni, ancora alle prese con la sua think tank rivolta al recupero urbano di luoghi altrimenti abbandonati. Dall’altro Bastogi, periferia nord ovest della capitale e luogo ancora degradato esattamente come quattro anni fa, oltre che quartiere dove risiede Monica in compagnia delle due gemelle cleptomani che l’hanno trasformata a sua insaputa in una loro complice. Nel mezzo una trama che rispetto alla novità presentata con la prima pellicola, stenta a decollare, nonostante l’arrivo di Luca Argentero, nel ruolo di un parroco dai metodi sbrigativi e di frontiera, e un’apparizione un po’ più prolungata di Claudio Amendola, nel ruolo del pluripregiudicato ex marito di Monica. Sarà proprio su queste poche aggiunte e sulle disavventure legali della stessa Monica, con tanto di ritorno a Coccia di Morto, spiaggia del litorale che aveva rappresentato il vero spartiacque fra le differenti visioni dei due nuclei, borghese e proletario, che si arriva a un finale conciliante. A nulla purtroppo vale, per risollevare quest’ultima fatica, la pur ottima prestazione del duo Albanese – Cortellesi, arrivato alla terza pellicola e affiatato come non mai.
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