Campi lunghi nella steppa: Öndög di Wang Quan'an
di Massimo Causo Duels.it
Un cameracar nell'aurora della steppa mongola. I fari del fuoristrada tagliano il buio della notte e l'erba secca mentre i primi bagliori del giorno tinteggiano l'orizzonte, la polvere di una mandria di cavalli selvatici che corrono spaventati si leva inattesa, poi le voci fuoricampo dei poliziotti che perlustrano la zona si zittiscono all'improvviso quando tra gli sterpi si intravede all'improvviso il corpo nudo di una donna, riversa immobile. E' l'incipit di Öndög, il nuovo film di Wang Quan'an, che torna in Concorso alla Berlnale 69, dove nel 2006 aveva vinto l'Orso d'Oro con Il matrimonio di Tuya: lo spazio sterminato percorso dall'inquadratura in movimento sul quale il film si apre è l'unico momento in cui la tensione visiva si realizza nella profondità, per il resto Wang Quan'an compone Öndög sulla prevalente scrittura della distanza, lavorando sul campo lunghissimo di un'immagine che scruta l'orizzonte cercando il dettaglio con le focali lunghe, lavorando sulla distanza indagativa di un'osservazione antropologica. [...]
di Massimo Causo, articolo completo (3274 caratteri spazi inclusi) su Duels.it 10 febbraio 2019