The War - Il pianeta delle scimmie |
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Un film di Matt Reeves.
Con Gabriel Chavarria, Woody Harrelson, Andy Serkis, Steve Zahn.
continua»
Titolo originale War for the Planet of the Apes.
Fantascienza,
durata 140 min.
- USA 2017.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 13 luglio 2017.
MYMONETRO
The War - Il pianeta delle scimmie
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La battaglia di Cesare lo scimmione tra un western e "Apocalypse now"
di Roberto Nepoti La Repubblica
È sano di mente chi concepisce di riunire in un solo film il western classico e il Vietnam di Coppola, la Bibbia e il muro di Donald Trump? Forse no, ma va benissimo se il risultato è The war-Il pianeta delle scimmie, nono episodio del media-franchise tratto dal romanzo di Pierre Boulle nonché il miglior blockbuster di questa stagione (peccato solo che da noi arrivi domani, nel periodo dell'anno in cui il pubblico diserta le sale, perché perderselo sarebbe colpevole). La guerra tra primati e umani, scatenata dal bonobo Koba, è al culmine. Morto Koba, il carismatico Cesare tenta di salvare le scimmie sopravvissute, che un sadico colonnello ha deciso di sterminare. Dopo che un'incursione dei militari lo ha privato della compagna e del figlio maggiore, Cesare si sente invaso da un'ansia di vendetta pari a quella che tormentava Koba.
Il terzo capitolo del reboot della saga, diretto come il precedente dall'ottimo Matt Reeves (il regista del prossimo Batman), è un film di guerra in piena regola, carico di debiti espliciti con il western militare e il Vietnam-movie. Debiti riconosciuti: dalla scritta "l'unica scimmia buona è quella morta", che parafrasa l'epitaffio di Sheridan riferito agli indiani, all'Apocalypse now che si legge su un muro di pietra. Se mai non bastasse il riferimento al colonnello Kurtz, interpretato da Marlon Brando per Coppola e che qui impresta il cranio rasato a un altrettanto tormentato Woody Harrelson. Il rimando più ambizioso, però, è al libro biblico dell"Esodo", con Cesare chiamato a liberare il suo popolo dalla cattività (le scimmie erigono un muro che sembra una riedizione della piramide).
Come il film riesca ad amalgamare tanti elementi in un insieme omogeneo è ammirevole; e ben diverso da quel che accade nella maggioranza degli odierni blockbuster, affetti dalla sindrome del patchwork. Sono fuori del comune anche i set grandiosi in cui si suddivide l'azione: il rifugio delle scimmie, una stazione di sport invernali, un deposito di armi abbandonato. Però la cosa più notevole riguarda i personaggi non-umani.
Da alcune parti s'invoca già la candidatura all'Oscar per Andy Serkis (l'eccezionale performer che ha prestato i suoi movimenti per la creazione in motion-capture del Gollum e di King Kong), qui al massimo della forma. Un'esagerazione? Mica tanto. Non solo si è meritato il primo nome nei credits, ma nei frequenti primi piani ha un'espressività che trasforma il suo Cesare da "effetto speciale" in personaggio a pieno titolo, della cui esistenza lo spettatore non dubita neppure per un attimo.
Né sono da meno le altre scimmie (Maurice, Luca, Rocket, Nova), con l'unica eccezione dello scimmiotto pauroso Bad Ape, personaggio un po' ovvio ma evidentemente messo lì per alleggerire, come un giullare, l'atmosfera tragica del tutto. E se la nostra identificazione con le scimmie è così totale, non siamo forse di fronte a una nuova conferma dell'enorme potere del cinema?
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