writer58
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mercoledì 26 ottobre 2016
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el cantor del pueblo
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"Neruda" è un film che mi ha lasciato una lieve sensazione di sconcerto. Forse la mescolanza tra la biografia del poeta e gli stilemi di un noir degli anni '50, forse la narrazione che ibrida la ricostruzione dela società cilena del '48 con una dialettica pirandelliana tra autore e personaggio, l'alternarsi di un registro "realistico" (Neruda che viene perseguitato come icona degli artisti comunisti da un governo succube degli interessi americani e costretto alla clandestinità, migliaia di militanti arrestati e deportati)con spunti metaforici che rielaborano e dilatano le immagini fino ad accedere a una dimensione allegorica (i libri lasciati dal poeta come indizi per il poliziotto che gli dà la caccia, la fuga attraverso le distese sconfinate della Patagonia, il poliziotto come prodotto della fantasia di Neruda, il senato del Cile dove poltrone e sofà sono collocate nello stesso spazio degli orinatoi).
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"Neruda" è un film che mi ha lasciato una lieve sensazione di sconcerto. Forse la mescolanza tra la biografia del poeta e gli stilemi di un noir degli anni '50, forse la narrazione che ibrida la ricostruzione dela società cilena del '48 con una dialettica pirandelliana tra autore e personaggio, l'alternarsi di un registro "realistico" (Neruda che viene perseguitato come icona degli artisti comunisti da un governo succube degli interessi americani e costretto alla clandestinità, migliaia di militanti arrestati e deportati)con spunti metaforici che rielaborano e dilatano le immagini fino ad accedere a una dimensione allegorica (i libri lasciati dal poeta come indizi per il poliziotto che gli dà la caccia, la fuga attraverso le distese sconfinate della Patagonia, il poliziotto come prodotto della fantasia di Neruda, il senato del Cile dove poltrone e sofà sono collocate nello stesso spazio degli orinatoi). Tutto questo coacervo di elementi,anche se presentato con maestria e originalità, mi è parso simile a quegli animali mitologici un po' leone, un po' capra, con la coda di drago o di serpente (la chimera, nella fattispecie), creature affascinanti e dalla forte valenza simbolica, ma improbabili e composte da parti assemblate tra di loro. Neruda è descritto come un personaggio capace di slanci fraterni (nche se conditi da un certo paternalismo) verso gli umili, fortemente narcisista, arrogante verso i potenti o chiunque cerci di contrastarlo, compreso nel suo ruolo di massimo rappresentante dell'intellighenzia comunista. Frequenta i bordelli, è desiderato dalle donne, osannato dal popolo,la sua vita assomiglia a un paradiso islamico colmo di piaceri e riconoscimenti. Il suo antagonista, Oscar Peluchonneau, ispettore di polizia, lo insegue con determinazione ma sviluppa nei suoi confronti una risentita ammirazione e una ambivalente fascinazione. E' sempre un passo indietro, ma recupera nel finale un ruolo di personaggio principale, come se il poeta, "inventandolo",lo avresse circonfuso con la sua aureola. Larrain è un ottimo regista che ha già prodotto opere significative (molto buono il suo recente "I Giorni dell'arcobaleno"). In "Neruda" propone un esercizio di stile originale e dimostra buone capacità autoriali, assemblando spezzoni di un noir alla Chandler con scene visivamente sature e sovrabbondanti. L'impasto non mi è parso perfettamnte riuscito, la sensazione è quella di un ibrido dal sapore forte ma non armonico. Tuttavia, è un'opera coraggiosa e innovativa che conferma Larrain come un talento ormai consolidato.
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lbavassano
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sabato 15 ottobre 2016
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genialmente intelletualistico
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Ricalcato, ironicamente ricalcato, sui modelli del poliziesco americano degli anni '50 (fotografia, stile narrativo, utilizzo della voce fuori campo), ribalta immediatamente i ruoli fra il buono e il cattivo, ma è solo il preludio ad un gioco ancor più sottile, forse anche troppo sottile. Volutamente caotico, mescola con grande libertà ed efficacia alto e basso, ciarpame e sublime, istrionismo e capacità di seduzione, ottimamente assecondato dalla fisicità dell'interprete. Splendida la colonna sonora, autentico controcanto romanticamente tragico. Troppo compiaciutamente intellettualistico però, per i miei gusti, pirandelliano nel vertiginoso, ambiguo scambio delle parti fra narrato e narratore.
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maumauroma
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sabato 22 ottobre 2016
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neruda
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Quel birbante di Pablo Neruda! Che nel 1948 in Cile riusci' a sfuggire all'arresto decretato dal primo ministro Gabriel Videla su pressione degli Stati Uniti in quanto di tendenze filo comuniste, facendosi beffe del poliziotto Oscar Peluchonneau, messogli alle calcagna dal governo, e che dopo un lungo e avventuroso viaggio tra la cordigliera delle Ande e i vasti territori cileni, riusci' finalmente a lasciare il paese natale e a raggiungere Parigi accolto dall'amico Pablo Picasso. Il film di Larrain rievoca, tra realta' e finzione, quella dura esperienza vissuta dal poeta-senatore, coagulandosi attraverso vari generi cinematografici: noir, poliziesco, dramma, commedia, fino ad un onirico finale western tra sperdute cime innevate.
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Quel birbante di Pablo Neruda! Che nel 1948 in Cile riusci' a sfuggire all'arresto decretato dal primo ministro Gabriel Videla su pressione degli Stati Uniti in quanto di tendenze filo comuniste, facendosi beffe del poliziotto Oscar Peluchonneau, messogli alle calcagna dal governo, e che dopo un lungo e avventuroso viaggio tra la cordigliera delle Ande e i vasti territori cileni, riusci' finalmente a lasciare il paese natale e a raggiungere Parigi accolto dall'amico Pablo Picasso. Il film di Larrain rievoca, tra realta' e finzione, quella dura esperienza vissuta dal poeta-senatore, coagulandosi attraverso vari generi cinematografici: noir, poliziesco, dramma, commedia, fino ad un onirico finale western tra sperdute cime innevate. Neruda e' un'opera ben fatta, ben interpretata e ottimamente diretta, figurativamente notevole e dalla accurata ricostruzione degli ambienti. Pero', forse volutamente, la figura dello scrittore cileno, con la sua supponenza da intellettuale, con le sue convinzioni comuniste da salotto, con il suo modo aulico e retorico di declamare i propri versi, con le sue abitudini a frequentare bordelli di infimo ordine, appare alquanto sgradevole e irritante. Ma, come quasi sempre accade in questi casi, le vite dei grandi artisti non corrispondono in qualita' e valore alle loro opere. Durante il dipanarsi della vicenda si finisce per stare dalla parte del povero sbirro, sempre ben acchittato e impomatato, maltrattato dai suoi superiori, e soggiogato dal fascino, dalla personalita', dal successo della sua preda, il futuro premio Nobel per la letteratura
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miguel angel tarditti
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sabato 15 ottobre 2016
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“puedo escribir los versos más tristes esta noche…
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“Puedo escribir los versos más tristes esta noche…”
NERUDA, film de Pablo Larrain
…”escribir por ejemplo…”
O filmar un film, como ha hecho magistralmente Pablo Larrain. Un film que es un canto a la Libertad del hombre, a su capacidad de libre albedrio, a su legítimo derecho de ser, por ejemplo, si quiere Comunista.
… “La noche esta estrellada y tiritan azules, los astros a lo lejos.”
Y se puede convertir el azul de astros que tiritan, en un final en fascinante blanco eterno como el de los picos nevados de Los Andes argentino-chilenos, por donde el poeta encontrará el sendero al exilio, obligado por la prepotencia del poder de los intolerantes de siempre.
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“Puedo escribir los versos más tristes esta noche…”
NERUDA, film de Pablo Larrain
…”escribir por ejemplo…”
O filmar un film, como ha hecho magistralmente Pablo Larrain. Un film que es un canto a la Libertad del hombre, a su capacidad de libre albedrio, a su legítimo derecho de ser, por ejemplo, si quiere Comunista.
… “La noche esta estrellada y tiritan azules, los astros a lo lejos.”
Y se puede convertir el azul de astros que tiritan, en un final en fascinante blanco eterno como el de los picos nevados de Los Andes argentino-chilenos, por donde el poeta encontrará el sendero al exilio, obligado por la prepotencia del poder de los intolerantes de siempre.
...“Y el viento de la noche gira en el cielo y canta.”
Y el viento, y el cielo, y el azul y el blanco, y los Andes, y el porvenir que se insinúa, serán un verso a la Libertad defendida. El poeta y la geografía serán entonces emblema de una Latinoamérica que grita su libertad, en su geografía y en sus hombres.
...”Y el verso cae al alma como el pasto al rocío.”
El rocío alimenta al pasto y la Libertad alimenta al alma del hombre. Y eso nos queda después de ver este bello film, donde la magnífica fotografía, se da la mano con el brillante trabajo de la dirección, y con el esplendido trabajo del protagonista, el chileno Luis Gnecco.
Y no habrá versos tristes esta noche, porque el Arte vence aquí el infierno de la muerte. Al menos así sentimos que algunas negras realidades, sucumben por la magia de la creación. Y porque no, por efecto del Amor, como dice Neruda:
…“En las noches como ésta la tuve entre mis brazos. La besé tantas veces bajo el cielo infinito.”
michelangelotarditti@gmail.com
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[+] "un verso a la libertad defendida"
(di misesjunior)
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iuriv
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domenica 30 ottobre 2016
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realta e immaginazione.
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Il film racconta la fuga di Neruda dal Cile di Videla. Una fuga vissuta come sfida verso il regime e raccontata tramite il filtro del poliziotto incaricato di dargli la caccia.
Non mancano gli spunti interessanti in questa opera: dalla scelta di costruire un'atmosfera noir classica, con tanto di colonna sonora in stile e di scene in macchina su fondali a rullo in bassa risoluzione, al punto di vista, affidato a un personaggio quasi bidimensionale che solo con il proseguire della storia troverà la sua vera essenza narrativa.
Scelta intrigante quest'ultima, forse l'unica davvero importante in questo lavoro, in grado di offrire al regista l'opportunità di utilizzare quel realismo fantastico tanto caro ai narratori sudamericani.
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Il film racconta la fuga di Neruda dal Cile di Videla. Una fuga vissuta come sfida verso il regime e raccontata tramite il filtro del poliziotto incaricato di dargli la caccia.
Non mancano gli spunti interessanti in questa opera: dalla scelta di costruire un'atmosfera noir classica, con tanto di colonna sonora in stile e di scene in macchina su fondali a rullo in bassa risoluzione, al punto di vista, affidato a un personaggio quasi bidimensionale che solo con il proseguire della storia troverà la sua vera essenza narrativa.
Scelta intrigante quest'ultima, forse l'unica davvero importante in questo lavoro, in grado di offrire al regista l'opportunità di utilizzare quel realismo fantastico tanto caro ai narratori sudamericani.
Realtà e finzione si confondono nella vicenda, offrendo prospettive sempre in evoluzione. Il risultato è una commedia surreale che ha tutto per funzionare a dovere.
Però alcune decisioni si portano dietro dei problemi importanti. Innanzitutto la gestione dei tempi: pur non prendendosi troppo la briga di presentare i personaggi in gioco, questo lavoro nella prima parte soffre di una macchinosità che lo rende difficile da digerire. Quando arriva la svolta narrativa decisiva, quindi, questa risulta disinnescata dal procedere pesante della narrazione, che, nonostante una costruzione all'apparenza leggera, porta a stancarsi della storia.
Altra magagna, secondo me, è nella gestione del punto di vista. Come detto l'idea di partenza è brillante. Il punto è che non è stata resa uniforme nel corso di tutta la pellicola. Si prova difficoltà a capire quali parti del lavoro siano narrativamente realistiche e quali siano filtrate dalla voce esterna (in teoria tutte, ma non è così semplice).
Così la svolta finale si ritrova ad essere l'unica vera caratteristica che funziona. Ma deve fare i conti con il fatto di essere stata mal preparata ed è costretta ad avanzare per spiegoni. E, dopo un'ora e mezza di voce narrante, la situazione diventa snervante.
Gli ingredienti per un film bello importante qui ci sono tutti. La mia impressione è che siano stati mischiati male.
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greatsteven
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giovedì 4 aprile 2019
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neruda, maestro della fuga fatta a regola d'arte.
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NERUDA (ARG/FR/CILE/SP, 2016) diretto da PABLO LARRAìN. Interpretato da LUIS GNECCO, GAEL GARCìA BERNAL, MERCEDES MORàN, ALFREDO CASTRO, PABLO DERQUI, MICHAEL SILVA, DIEGO MUňOZ, JAIME VADELL
Nel 1948, in Cile, il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto mediante i voti della sinistra, sceglie di seguire l’esempio della politica statunitense e pertanto condanna il comunismo alla clandestinità.
Inoltre, l’emanazione della famigerata Ley de Defensa de la Democracia, con cui viene virtualmente soppressa l’esistenza stessa del movimento politico, e la dura repressione di scioperi e proteste sociali in seno al movimento operaio che, nella città remota di Pisagua, culminano addirittura con l’istituzione di campi di concentramento, vanno entrambe a danno del celeberrimo Pablo Neruda, poeta, senatore e massima personalità artistica del Paese, il quale contesta con decisione questo provvedimento, fino a diventare, dopo le incitazioni alla ribellione rivolte al popolo, ritenute inaccettabili durante il periodo del Proibizionismo cileno, il ricercato numero uno.
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NERUDA (ARG/FR/CILE/SP, 2016) diretto da PABLO LARRAìN. Interpretato da LUIS GNECCO, GAEL GARCìA BERNAL, MERCEDES MORàN, ALFREDO CASTRO, PABLO DERQUI, MICHAEL SILVA, DIEGO MUňOZ, JAIME VADELL
Nel 1948, in Cile, il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto mediante i voti della sinistra, sceglie di seguire l’esempio della politica statunitense e pertanto condanna il comunismo alla clandestinità.
Inoltre, l’emanazione della famigerata Ley de Defensa de la Democracia, con cui viene virtualmente soppressa l’esistenza stessa del movimento politico, e la dura repressione di scioperi e proteste sociali in seno al movimento operaio che, nella città remota di Pisagua, culminano addirittura con l’istituzione di campi di concentramento, vanno entrambe a danno del celeberrimo Pablo Neruda, poeta, senatore e massima personalità artistica del Paese, il quale contesta con decisione questo provvedimento, fino a diventare, dopo le incitazioni alla ribellione rivolte al popolo, ritenute inaccettabili durante il periodo del Proibizionismo cileno, il ricercato numero uno. In accordo con il Partito Comunista, Neruda decide di andare in esilio anziché rischiare il carcere, ma per riuscire nell’impresa deve prima fare i conti con l’ispettore di polizia Oscar Peluchonneau, sguinzagliatogli contro da Videla stesso, che incarica Peluchonneau di arrestare il letterato dissidente e umiliarlo pubblicamente in quanto accusato di alto tradimento. La rocambolesca fuga di Neruda e della moglie, la pittrice argentina Delia Del Carril, dura ben due anni, ma alla fine i coniugi ce la fanno a nascondersi nel profondo sud della nazione, per la precisione nella regione dell’Araucanía, ricoperta di gelo e neve. A raccontare la storia è il medesimo prefetto di polizia, l’incorruttibile e infaticabile inseguitore che si scopre ossessionato dai versi del poeta. In questi momenti drammatici, ma al contempo ispiratori, Neruda compone la sua famosa raccolta di poesie: Canto General. Frattanto l’Europa ospita la crescita della leggenda della caccia al poeta e alcuni artisti, guidati da Pablo Picasso, reclamano la sua libertà. In questa vicenda Neruda si intravede come il possibile simbolo democratico a cui può ambire nella battaglia contro Peluchonneau, dunque, sfidando l’ispettore sul suo campo da gioco, gli lascia indizi, lo tormenta e rende in tal modo ancor più esemplare la sua missione tanto personale quanto universale di resistenza contro la tirannia. Un inno alla vita assolutamente sui generis, dal momento che adopera non di rado la scarsezza d’illuminazione, una scenografia realistica ma pur sempre sobria e una colonna sonora ondivaga per descrivere l’arco di vita di uno dei maggiori geni letterari del 1900 durante la svolta che gli permise di passare alla Storia: Neruda (1904-1973), futuro Premio Nobel, ha proprio questa intenzione, ma fin dal principio sa che il compito che si è auto-affidato presenterà innumerevoli e immani problemi di logistica e attuazione pratica, eppure non si tira indietro neppure di fronte al Parlamento, contro cui riversa parole di fuoco nella memorabile sequenza della riunione in aula, ammettendo inoltre che la colpevolezza del suo misterioso assassinio sta nella sua imperterrita scrittura, da egli praticata pressoché senza sosta. Peluchonneau (un Garcìa Bernal diverso da tutte le sue altre precedenti interpretazioni, e più stupefacente che mai) assume in tale prospettiva i panni di uno Sherlock Holmes ostinato e umiliato, anch’egli memore della sua fondamentale missione e ossessivo nel collegare il dovere al bisogno di superiorità che avverte dentro di sé, il quale dovrà però piegarsi quando scoprirà che questa partita a scacchi con un maestro della creatività – che vince non per maggior sagacia, ma perché disvela un animo più nobile – premia colui che non si fa sottomettere dalle ideologie disfattiste e pericolose. Peluchonneau, infatti, vive nel mito del padre (che non l’ha riconosciuto quale figlio suo), fondatore dell’Accademia di Polizia della sua località cilena, e intende emularne le gesta eroiche, con la differenza penalizzante che l’ispettore baffuto inserisce troppa demagogia nel suo delicato lavoro e pertanto i compiti assegnatigli risultano appesantiti da una visione estremamente politicizzata di come dovrebbe agire un’istituzione di difesa. Larraìn conosce assai bene la materia narrativa che ha a disposizione e, col suo talento visionario quanto divertito, costruisce una storia che, pur allontanandosi dalla realtà dei fatti per via del personaggio immaginario di Oscar Peluchonneau, aumenta vertiginosamente la dignità di una personalità come Pablo Neruda esaltandone non solo i meriti poetici, ma anche e soprattutto l’emblema personificato da quest’uomo in favore della democrazia, della libertà d’espressione e dei combattimenti da intraprendere contro ogni sembianza di oppressione. La moglie Delia non lo accompagna sin in fondo: le loro strade si dividono non appena le intenzioni divergono sul risultato finale, ma l’affetto amoroso non viene a mancare, nemmeno nel dialogo accorato nel quale il protagonista afferma che, qualora sua moglie si suicidasse buttandosi al fiume, lui le dedicherebbe poesie per vent’anni. La coppia Gnecco-Peluchonneau, avversari che duellano a distanza incontrandosi solo quando il secondo ha dichiarato la sua sconfitta, funziona a puntino in un’opera che denuncia i soprusi immotivati, o motivati da insensate intolleranze politicizzate, e trova l’antidoto per queste ultime nell’arte, da sempre la magia più efficiente per neutralizzare le derive violente che possono sorgere, come spesso si verifica, in coloro che detengono un potere spropositato per i propri limiti. Candidato al Golden Globe 2017 per la miglior pellicola straniera.
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silver90
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lunedì 13 aprile 2020
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ritratto originale
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Iconoclasta, provocatore, grande viveur e amateur, Pablo Neruda è, purtroppo per lui, anche l’uomo giusto al momento sbagliato, un “comunista” che ha votato il partito di Gonzales Videla, lo stesso che, dopo averlo promosso senatore, nel 1948 deciderà per la messa al bando del comunismo e lo farà diventare il ricercato n.o 1. Pablo preferisce l'esilio al carcere, fidando nell'aiuto e nella protezione dei suoi compagni di partito, ma deve fare i conti con il suo alter-ego narrativo, l’ispettore di Polizia, Oscar Peluchonneau. Costui – forse figlio di un alto funzionario di Stato, forse figlio di una prostituta e ultimo degli ultimi, come si potrebbe addire meglio alla poesia nerudiana che celebra la grandezza e la miseria – gli dà la caccia, non accenna ad arrendersi e si mette, infine, sulle sue tracce; il poeta inizia a sfidarlo disseminando la sua fuga di indizi e innescando il gioco del “doppio”, ovvero la sovrapposizione e il rispecchiamento tra i due personaggi.
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Iconoclasta, provocatore, grande viveur e amateur, Pablo Neruda è, purtroppo per lui, anche l’uomo giusto al momento sbagliato, un “comunista” che ha votato il partito di Gonzales Videla, lo stesso che, dopo averlo promosso senatore, nel 1948 deciderà per la messa al bando del comunismo e lo farà diventare il ricercato n.o 1. Pablo preferisce l'esilio al carcere, fidando nell'aiuto e nella protezione dei suoi compagni di partito, ma deve fare i conti con il suo alter-ego narrativo, l’ispettore di Polizia, Oscar Peluchonneau. Costui – forse figlio di un alto funzionario di Stato, forse figlio di una prostituta e ultimo degli ultimi, come si potrebbe addire meglio alla poesia nerudiana che celebra la grandezza e la miseria – gli dà la caccia, non accenna ad arrendersi e si mette, infine, sulle sue tracce; il poeta inizia a sfidarlo disseminando la sua fuga di indizi e innescando il gioco del “doppio”, ovvero la sovrapposizione e il rispecchiamento tra i due personaggi. Scegliendo una prospettiva investigativa e, in un certo senso, grottescamente pirandelliana della vita di Neruda, Larrain rilegge gli stilemi del genere biografico e trova la giusta mediazione fra la narrazione storica del Cile e il mondo onirico del grande “poeta del popolo”. Messo a fuoco da piani sequenza alternati in stile giallo anni '50, il film è un ritratto originale del poeta e pensatore Neruda, giocato su una sottile e (ambigua) linea di demarcazione tra realtà e sogno. Malgrado qualche virtuosismo intellettualistico, Pablo Larrain si muove agile tra le trame della (sua) storia, celandosi di volta in volta dietro il personaggio di cui parla, il poeta braccato e il suo inseguitore.
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robroma66
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domenica 16 ottobre 2016
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magistrale e epico
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1948. Il governo di Gabriel Gonzalez Videla mette fuori legge il comunismo e fa diventare Pablo Neruda -poeta e senatore- un ricercato.
Pablo preferisce la fuga e l'esilio al carcere. L'ispettore di polizia Oscar Peluchonneau gli dà la caccia e il poeta inizia a sfidarlo, disseminando la sua fuga di indizi e innescando "il doppio" ovvero la sovrapposizione tra i due.
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1948. Il governo di Gabriel Gonzalez Videla mette fuori legge il comunismo e fa diventare Pablo Neruda -poeta e senatore- un ricercato.
Pablo preferisce la fuga e l'esilio al carcere. L'ispettore di polizia Oscar Peluchonneau gli dà la caccia e il poeta inizia a sfidarlo, disseminando la sua fuga di indizi e innescando "il doppio" ovvero la sovrapposizione tra i due.
Un film magistrale, originalissimo, toccante, epico, pieno di sfumature e di grandi temi. Non ha intenti storiografici e contamina diversi generi: detective story, commedia, western. Neruda ha il carisma del gigante depravato; il poliziotto è uno sfigato elegiaco cui la vita non ha mai sorriso, "un po' violento un po' coglione". Le interpretazioni sono superbe e c'è anche l'attore feticcio di Larraìn, Alfredo Castro, nel ruolo di Videla.
Non mancate questo film, è un gioiello di rara fattura e lascia il segno.
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kimkiduk
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domenica 16 ottobre 2016
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bello da non capirlo
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Veramente un film bellissimo. Intenso, poetico, schietto e allo stesso tempo complicato dalla prima scena.
Neruda raccontato nel momento del suo esilio forzato da parlamentare. Neruda raccontato nel suo modo di essere, nella sua colpevole borghesia, nella sua splendida genialità. Un uomo sicuramente particolare importante per il Cile. Traspare da tutto che per il suo paese è stato ed è anche adesso un'icona, un esempio, un ricordo immortale. Lo dice Larrrain facendogli dominare il film anche nei momento in cui è preda, ricercato dal poliziotto "onirico". Ma proprio questa probabile finzione, questo personaggio inventato da Larrain o forse chissà da Neruda, mi rende misterioso il film.
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Veramente un film bellissimo. Intenso, poetico, schietto e allo stesso tempo complicato dalla prima scena.
Neruda raccontato nel momento del suo esilio forzato da parlamentare. Neruda raccontato nel suo modo di essere, nella sua colpevole borghesia, nella sua splendida genialità. Un uomo sicuramente particolare importante per il Cile. Traspare da tutto che per il suo paese è stato ed è anche adesso un'icona, un esempio, un ricordo immortale. Lo dice Larrrain facendogli dominare il film anche nei momento in cui è preda, ricercato dal poliziotto "onirico". Ma proprio questa probabile finzione, questo personaggio inventato da Larrain o forse chissà da Neruda, mi rende misterioso il film.
Il poliziotto è Neruda stesso? E' un simbolo del Cile e delle sue storiche contrarietà politiche?
La sinistra colpevole che ha votato (Neruda stesso) Videla.
La parola Comunismo e Comunista visto come una parola lontana, pericolosa, quasi sporca e dimenticata. L'essere comunista che appare come uno sbaglio della storia. E lo dice il popolo stesso in uno splendido passaggio di accusa che Larrain fa a Neruda. Prima facendolo parlare quasi amichevolmente con chi era nemico pubblico, poi discutendo con una popolana innamorata di lui come personaggio, ma che capisce che anche i comunisti non erano tutti uguali.
Un film perfetto nella regia, perfetto nella sceneggiatura, perfetto nella fotografia e nelle musiche.
Tanto bello forse da dargli 1 perchè non ho capito bene la figura del poliziotto "onirico", ma proprio anche per questo da 8.
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[+] javert è vivo
(di amgiad)
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amgiad
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mercoledì 26 ottobre 2016
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interrogativo
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Compagno, quali comunisti siamo? Alla domanda rivolta nel film a Neruda, Larrain mi sembra aver dato un' amara risposta, quasi irreale. Il poliziotto, vero o presunto, ha una missione molto più concreta e, mentre Neruda si prende gioco di lui (e forse di se) nel suo piccolo orizzonte ci ricordiamo di averlo già conosciuto. Era Javert nei Miserabili e la preda che sfuggiva sempre era Jean Valjean. Nel romanzo, quando lo ragguinge, comprende la natura dell' uomo e pur rispettandola deve compiere il suo dovere perchè solo così è vivo. Ma quando viene meno al suo compimento in quello stesso momento per il suo ruolo resta solo la morte. Agli altri l' oblio che col tempo farà dimenticare anche Neruda e il comunismo.
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