La macchinazione |
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Un film di David Grieco.
Con Massimo Ranieri, Libero de Rienzo, Roberto Citran, Milena Vukotic.
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Noir,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Italia 2016.
- Microcinema
uscita giovedì 24 marzo 2016.
MYMONETRO
La macchinazione
valutazione media:
3,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Com'è intollerabile essere tolleratidi enrico omodeo saleFeedback: 4312 | altri commenti e recensioni di enrico omodeo sale |
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venerdì 25 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Com'è intollerabile essere tollerati. Pasolini intervistato da un giornalista francese cita Cocteau e l'aforisma racchiude il pensiero dell'ultimo periodo dell'autore, incurante del consenso, della tolleranza, perfino della morte. È un'estate, quella del 75, di ossessione per lo scrittore di Casarsa: per Cefis e il suo controllo tentacolare sul potere in Italia; per il Pelosi e le borgate, che stanno per perdere la loro magnifica innocenza; per il fascismo, quello piccolo borghese, molto piu presente nella società rispetto all'esiguo consenso dell'Msi. Il film 'La macchinazione' parte piano e finisce in crescendo, cosa rara nel cinema italiano, dove i film il piu delle volte iniziano con delle belle idee per poi perdersi. L'opera di Grieco finisce in un modo splendido, originale, visionario, proprio come il pensiero del poeta. Potenti le apparizioni oniriche della società di oggi e quella della fine (che non racconto), cosi come all'altezza le interpretazioni (De Rienzo-Pinna un gradino sopra tutti). Ottima la descrizione delle borgate, della P2 e la scelta delle location, non il massimo ma credibili gli effetti speciali. Da storia del cinema l'incontro in trattoria con lo studente nerd fan dello scrittore, che però non capisce la provocazione scritta sul Corriere in cui PPP ritiene che per i figli degli operai possa bastare la quinta elementare, per non imbastardirli e portarli via dall'autentico sottoproletariato urbano alla odiata piccola borghesia consumistica. Un film che non si limita alla cronaca ma cerca di scavare dentro i personaggi e la società italiana dell'epoca. E uscendo dalla sala ci si sente persi, perché di Pasolini, come diceva Moravia al funerale che sentiamo durante i titoli di coda, ce n'è uno ogni cento anni.
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