The Witch

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Evocativo e angosciante ritratto folk. Valutazione 4 stelle su cinque

di ashtray_bliss


Feedback: 29534 | altri commenti e recensioni di ashtray_bliss
martedì 12 luglio 2016

The Witch rappresenta un'esperienza visiva ed emotiva tutt'altro che facile da decodificare e da smaltire. Ponendosi su differenti piani narrativi si offre per più spunti riflessivi e chiavi di lettura dello stesso. Un film ambiguo, profondamente evocativo, mistico e sinistro è un prodotto che ti resta impresso e si scava una strada nel subconscio degli spettatori. Il prodotto riesce subito a catturare l'attenzione del pubblico grazie alla curatissima atmosfera che riesce a portare sullo schermo. Un'atmosfera cupa, grigia, opprimente e a tratti invasiva del New England americano; un presagio che qualcosa di sinistro e tragico sta per accadere da un momento all'altro. Di fatti, la pellicola inizia con la sequenza della separazione di una famiglia di immigrati inglesi dalla piccola comunità dove risiedevano per andare a crearsi una nuova esistenza, autoesiliati, in un frazione di terra improduttiva e ostile alle porte di un bosco. Isolati dal resto del mondo, la famiglia si ripiega sulle loro forti convinzioni religiose per mantenere salda l'unità famigliare. Ma il male non tarda a manifestarsi e presentarsi sotto svariate forme, iniziando con la scomparsa, misteriosa ed insipiegabile, del figlio più piccolo della famiglia; il neonato Sam. Da quell'avvenimento una serie di terribili eventi concatenati avranno la meglio sul nucleo famigliare e scena dopo scena assisteremo alla disgregazione di quel apparentemente indissolubile legame che unisce i protagonisti. Ma anche la loro fede così ben consolidata progressivamente vacillerà mentre l'atmosfera che permea la pellicola si infittisce sempre di più, tanto da risultare opprimente, disturbante e soffocante. La logica lascia il posto all'irrazionalità, la fede scompare nella nebbia dell'occulto, della superstizione, delle archetipe convinzioni radicate nella cultura popolare dove l'idea del maligno è rapprsentato dalla figura della strega. E la strega, come missionaria del demonio, prende le più svariate forme e si manifesta nei modi più incosueti o improbabili. Bastano poche e azzecatissime scene per portare il climax emotivo all'apice, instaurare una funzionalissima dose di inquietudine e confondere persino gli spettatori sull'identità e l'esistenza stessa della strega che rappresenta il centro gravitazionale del film. A volte si manifesta come un coniglio, altre volte come un caprone nero che sussura ai gemelli più piccoli della famiglia, oppure semplicemente potrebbe nascondersi dietro il viso angelico della giovane Thomasin e nei pensieri impuri del fratellino Caleb. Ma in fondo potrebbe anche non esistere ed essere il prodotto dell'autosuggestione dei personaggi insieme alle loro paure recondite e dei desideri più intimi soffocati da coloro che vivono nel terrore della punizione e del peccato. In questo clima asfissiante il male, o meglio il diavolo, è proprio colui che riesce nell'intento di dividere i famigliari e metterli l'uno contro l'altro, in pieno rispetto dell'etimologia stessa della parola diavolo (dal greco διά + βάλλω, dividere). Il peccato, le menzogne, la gelosia e l'invidia si fanno strada preparando il terreno per l'inevitabile climax di tragicità e drammaticità finale quando ormai tutte le certezze sono scomparse e ognuno degli individui ha perso la fede sia in Dio che nei propri familiari. 
The Witch risulta così un favoloso crossover tra una fiaba horror, dalle quali prende apertamente spunto e nella fattispecie le fiabe e i racconti folkloristici del 17esimo secolo durante il quale è ambientato il film, e un vero e proprio thriller psicologico dove la realtà e l'immaginazione si intrecciano costantemente creando un abile puzzle mentale nello spettatore che segue estasiato il susseguirsi delle vicende. Merito sopratutto di una favolosa fotografia e scenografia, di grande impatto visivo e curata nei minimi dettagli, che restano impresse e catturano lo spettatore nella lugube spretralità di quel posto che altresi parerebbe fiabesco ed idialliaco. La regia, compatta e bilanciata, segue un ritmo narrativo lento che progressivamente si fà sempre più invasivo ed opprimente, avvinghiando lo spettatore nel caos calmo che investe ognuno dei protagonisti trascinandoli in una spirale infernale da cui non vi è ritorno. Evitando accuratamente di scadere nello splatter e nella violenza visiva gratuita, il regista punta il tutto nel creare sensazioni ed impressioni, parlando per immagini e metafore, suggestive ed inquietanti. Ma se questa pellicola risulta un ottimo prodotto che spicca nel panorama del genere e restando vagamente sui generis il merito è anche delle impeccabili interpretazioni degli attori. Un cast poco noto ma sinergico e sfruttato al meglio che riesce a fotografare le difficoltà che affronta questa piccola famiglia costretta a vivere nell'isolamento totale, in stretto contatto con una natura magnetica ma altrettanto ostile e inquietante, dove il loro unico punto di riferimento resta la salda fede in Dio. E quando quest'ultima inizia a vacillare difronte ad eventi enigmatici e di natura apparentemente occulta, anche l'ultima spiaggia di speranza lascia spazio al consumarsi della irrazionalità. Il crollo della ragione e il cedimento verso la superstizione e la follia aprono una strada in discesa dalla quale i protagonisti non conosco alcuna catharsis finale.
Un film abbastanza impegnativo da vedere e sicuramente non facile da elaborare che si presta a diverse interpretazioni, fermo restando che il suo intento apertamente dichiarato è quello di mettere in scena una versione elaborata di diversi racconti popolari dell'epoca fotografando il contrasto tra fede e superstizione, lo sconfinamento facile tra reale e immaginario ma sopratutto gli effetti del forte impatto psicoemotivo che la religiosità mista ad ignoranza e persuasione poteva avere su soggetti facilmente suggestionabili come dei semplici contadini. 
Un ottima opera prima. Assolutamente consigliato. 4/5

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antonio montefalcone venerdì 26 agosto 2016
eggers riporta le coordinate del vero horror
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“The Witch”, esordio nel lungometraggio di Eggers è un’affascinante pellicola d'atmosfera, cupa e sospesa, che sa coinvolgere l’interesse dello spettatore. Grazie alla messinscena immaginifica, al convincente cast e al solido script che indaga nell’intimità complessa dei suoi protagonisti, nella magia fiabesca di una natura ostile e soprannaturale, e in tematiche che trattano il Bene e il Male, la fede e il peccato, Dio e il demonio, l’uomo in relazione con essi e la realtà fisica, il film trasmette paura, quella intesa nella sua eccezione più autentica, di angoscia e inquietudine. Horror adulto sull’orrore e timore metafisico. Un’opera raffinata insomma, elegante figurativamente (la dimensione pittorica – i fiamminghi del ‘600, e l’ottima fotografia), curata formalmente (attenzione maniacale per dettagli e sfumature, anche psicologiche), notevole stilisticamente (la regia è austera e filologica, e rimanda ai film di Dreyer: “Dies Irae”, “Vampyr”). [+]

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