Per amor vostro |
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Un film di Giuseppe M. Gaudino.
Con Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini, Elisabetta Mirra.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- Italia 2015.
- Officine Ubu
uscita giovedì 17 settembre 2015.
MYMONETRO
Per amor vostro
valutazione media:
3,32
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Napoli visionaria, ma il regista perde la misuradi buio in salaFeedback: 605 | altri commenti e recensioni di buio in sala |
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lunedì 21 settembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non si può dire che “Per amor vostro” sia un’opera banale: per l’uso di linguaggi diversi, per le sovrapposizioni di stili, per la scelta di rappresentare il presente in bianco e nero (più bianco che nero), lasciando al colore solo i ricordi, o meglio, gli incubi. Una pellicola curiosa, fantasiosa, visionaria, in alcuni (brevi) tratti perfino poetica. Ma questa originalità non basta a farne un buon film. Perché il regista, Giuseppe Gaudino, perde spesso la misura. Eccede nell’uso della camera a mano, esagera nell’ossessione dei primissimi piani, ci regala un’insistente sequela di allegorie e tavolozze di folklore che spezzano continuamente il ritmo della narrazione. E questo nonostante l’encomiabile sforzo di Valeria Golino, fresca vincitrice della Coppa Volpi a Venezia, che fa di tutto per ricrearlo quell’equilibrio mancante, con una prestazione oggettivamente di livello. Senza squilli gli altri attori (Adriano Giannini, Massimiliano Gallo), mentre spicca il caratterista Salvatore Cantalupo. La storia è semplice: moglie quasi annullata da una vita familiare oggettivamente difficile, marito delinquente, tre figli adolescenti, uno dei quali sordomuto, due fratelli sbandati, due anziani genitori da badare in una Napoli claustrofobica che il regista ha disegnato come irredimibile. Nemmeno l’amore, che occhieggia come unica possibilità di salvezza, riesce a superare quella strettoia urbana e sociale dove la famiglia è costretta a vivere. Nemmeno il lavoro, dove Anna ottiene quelle piccole soddisfazioni che le consentono, a volte, di indossare un sorriso. Il colpo di scena arriva prevedibilissimo, un colpo a salve che non riesce a cambiare il corso della pellicola, troppo lunga, eccessiva, sovraccarica di elementi decorativi. Come un vecchio palazzo in rovina. Uscirne è un sollievo.
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