Segreti di famiglia |
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Un film di Joachim Trier.
Con Isabelle Huppert, Gabriel Byrne, Jesse Eisenberg, Devin Druid.
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Titolo originale Louder Than Bombs.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 105 min.
- Norvegia, Francia, Danimarca, USA 2015.
- Teodora Film
uscita giovedì 23 giugno 2016.
MYMONETRO
Segreti di famiglia
valutazione media:
2,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La crisi di Isabelle fotografa di guerra e madre di famiglia
di Roberto Nepoti La Repubblica
A due anni dalla scomparsa, si sta allestendo una mostra sull'opera della celebre fotografa di guerra Isabelle Reed, morta (ironia del destino) in un incidente d'auto vicino casa. L'assenza della donna, che vediamo in flashback e ha i tratti di Isabelle Huppert, fa da catalizzatore ai comportamenti di altri tre personaggi centrali, i suoi familiari, ancora impegnati a elaborarne il lutto. Il che avviene in modi molto differenti. Il padre, Gene, lo fa in chiave depressiva e (apparentemente) rassegnata; il figlio maggiore Jonah, appena diventato genitore a sua volta ma in profonda crisi, cerca di razionalizzare; mentre l'adolescente Conrad si è chiuso in un atteggiamento di negazione dell'esterno ai limiti dell'autismo. Con l'aggravante che il più piccolo della famiglia ignora le ipotesi di suicidio relative al fatale incidente: notizia che sta per cadere su di lui "più forte di una bomba" (così suona il titolo originale del film, preso a prestito da una raccolta degli Smiths) attraverso le pagine di un giornale. Per coinvolgerci il tutto questo il cineasta norvegese Joachim Trier, alla prima coproduzione internazionale e coadiuvato da un cast di volti noti, s'inventa un bel po' d'idee di regia, alternando i punti di vista dei tre uomini e caratterizzando i relativi segmenti di narrazione secondo repertori cinematografici diversi. Per intenderci, prendiamo ad esempio Conrad, il ragazzo. Le scene del film che lo vedono protagonista alludono al repertorio della commedia di high-school (il nerd con la cotta per una compagna), mentre lo accompagnano immagini pop e di realtà virtuale; al contrario del padre, cui corrisponde una narrazione più posata e classica, da film psicologico, ma che esprime in modo differente la stessa sofferenza per la perdita di Isabelle. La cosa è interessante, benché il regista non riesca a controllarla fino in fondo (l'epilogo delude un po'), perché si affida a strumenti linguistici, anziché alla retorica dei sentimenti sempre in agguato in questi casi.
La contaminazione di formati e definizioni d'immagine diverse (dal reportage al computer, dalle inquadrature accurate al videogame) dinamizza lo svolgersi di eventi che, altrimenti, potevano risultare troppo interiorizzati e intimi. Frattanto Segreti di famiglia non si nega ambiguità mutuate da Michelangelo Antonioni: vedi il tentativo (vano) di penetrare quel che si cela dietro una fotografia, come in Blow Up, o l'incomprensibilità della figura femminile (come in Identificazione di una donna). E qui si capisce che cosa possa aver affascinato la Huppert nel personaggio della sua omonima Isabelle, convincendola a interpretarne la parte. La fotografa umanitaria (i cui scatti in bianco e nero ricordano Salgado) è una donna atrocemente divisa in due tra il proprio lavoro, in cui crede profondamente ma che alla lunga agisce su di lei come una tossicodipendenza, e la famiglia, che pure ama. Col risultato di non sentirsi mai al "posto giusto", né sui fronti di guerra né durante le pause di ritorno a casa, quando non riesce a reinserirsi nella vita familiare.
Qualcosa di molto simile al micidiale spaesamento dei combattenti che ci hanno raccontato film come The Hurt Locker o American Sniper.
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