xerox
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sabato 22 gennaio 2022
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bellissimo film!
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Scritto benissimo, interpretato benissimo, raccontato benissimo. Grazie a questo film ho scoperto che è stato questo coraggioso procuratore tedesco che ha fatto arrestare Eichmann, e che il processo nelle intenzioni del procuratore si sarebbe dovuto tenere a Francoforte, non a Gerusalemme. E questo ci fa amaramente riflettere sul dopoguerra tedesco (e perchè no, anche italiano....)
Perchè purtroppo l'ossatura dello stato che si è costituito dopo la guerra a quanto pare è stata formata da un bel mucchio di nazisti sopravvissuti alla sconfitta. Magistratura, politica, governo, enti pubblici inquinati dalle scorie naziste. Naturalmente c'è da chiedersi OGGI come è la situazione in Germania.
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Scritto benissimo, interpretato benissimo, raccontato benissimo. Grazie a questo film ho scoperto che è stato questo coraggioso procuratore tedesco che ha fatto arrestare Eichmann, e che il processo nelle intenzioni del procuratore si sarebbe dovuto tenere a Francoforte, non a Gerusalemme. E questo ci fa amaramente riflettere sul dopoguerra tedesco (e perchè no, anche italiano....)
Perchè purtroppo l'ossatura dello stato che si è costituito dopo la guerra a quanto pare è stata formata da un bel mucchio di nazisti sopravvissuti alla sconfitta. Magistratura, politica, governo, enti pubblici inquinati dalle scorie naziste. Naturalmente c'è da chiedersi OGGI come è la situazione in Germania. A sentire il figlio di Hans Frank, governatore nazista della Polonia, ancora oggi il popolo tedesco non ha fatto i conti col suo terribile passato. Finita la guerra, si è ricominciato quasi come se niente fusse: chi ha avuto, ha avuto, avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato etc. Sto notando che la visione di questi bellissimi films storici, sta cambiando il mio modo di essere spettatore cinematografico. Si diventa più esigenti, più selettivi. Tantissimi film che ho visto nel passato, adesso non riuscirei più a vederli...
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elgatoloco
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lunedì 20 luglio 2020
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formidabile demistificazione
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"Der Staat gegen Fritz Bauer"(Lars Kraume, anche autore di soggetto e sceneggiatura, con Oliver Guez, 2015)è un fi,m formidabile , straordinario. Dopo che parte del cinema gemranico è emigrato, pour cause, negli S tates e che Margarethe Von Trotta si limita a film biografici, interessanti, in parte anche apprezzabili su figure varie vome Hildegard von Bingen e altre, questo è il film degli ultimi anni che merita maggiore pparezzamento. Contro la retrorica di BRD(Bundesrepublik Detutschland)adenaueriana denazistificata, Kraume ci mostra la sopravvivenza"solidamente pericolosa"dei postnazisti, o meglio dei nazisti ancora pienamente tali e operanti come tali a fine anni 1950(1957)che si annidano nei gangli del potere politico, economico, giudiziario(a propoisito del presunto"tripartitismo""à la Montesquieu che si sarebbe realizzato nelle monche democrazie dell'Occidente capitalistico).
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"Der Staat gegen Fritz Bauer"(Lars Kraume, anche autore di soggetto e sceneggiatura, con Oliver Guez, 2015)è un fi,m formidabile , straordinario. Dopo che parte del cinema gemranico è emigrato, pour cause, negli S tates e che Margarethe Von Trotta si limita a film biografici, interessanti, in parte anche apprezzabili su figure varie vome Hildegard von Bingen e altre, questo è il film degli ultimi anni che merita maggiore pparezzamento. Contro la retrorica di BRD(Bundesrepublik Detutschland)adenaueriana denazistificata, Kraume ci mostra la sopravvivenza"solidamente pericolosa"dei postnazisti, o meglio dei nazisti ancora pienamente tali e operanti come tali a fine anni 1950(1957)che si annidano nei gangli del potere politico, economico, giudiziario(a propoisito del presunto"tripartitismo""à la Montesquieu che si sarebbe realizzato nelle monche democrazie dell'Occidente capitalistico). Contro questa"alte Scheisse"(old shit, vecchia merda, come diceva Karl Marx)si scaglia il giudice Fritz Bauer, Ebreo e gay, dunque doppiamente inviso al potere nazista sopravvivente e in"piena forma"(purtroppoo)finché , certo non senza conseguenze per la sua incolumità. Bauer riesce a snidare quel losco figuro, su cui scrisse tanto e tante cose intelligenti Hannah Arendt , di nome Eichmann, "esule"clandestinamente(ma molto ben protetto)in Argentina. Finalmente un film(peccato non ce ne sian molti altri)che ci dice la verità, con rigoroso appiglio storico ma anche servendosi della suspense sulla storia recente, "inconfessabile"da parte dei "sacri poteri", che coinvolge l'Occidente e come l'0ingerneza USA si sia realizzata solo, unicamente, a favore dele élites dominanti. Cià che in altro modo aveva realizzato Pasolni con"POrcile", ma in forma poetico.allegorica, qui è rivelato senza infingimenti da Kraume che, anche se non realizzarsse più neppure un altro film degno di nota, rimarrebbe nel Gotha del cinema, dove si vede ancora una volta come sia possibile fare "non film politici"(il che potrebbe essere banale)ma"politicamente dei film", come aveva dichiarato e scritto in maniera oltremodo efiace quel grande regista di sempre che era ed è Jean.Luc Godard. "Der Staat"ha interpreti eccelsi come Burghart Klaussner(Bauer), Ronald Zehrfeld(Angermann); ma anche ancora tanti(e)altri(e). Qualche volta, come in questo caso, il cinema ci fa ragionare, non solo sognare... El Gato
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venerdì 18 gennaio 2019
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giudizio
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sono d'accordo con G.zappoli, anzi ho trovato il film perfetto, una chicca. l'avevo già visto al cinema, una volta di più mi sono resa conto che rivedere serve aiuta a capire meglio. Cordiali saluti Ileana De Rugna
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venerdì 18 gennaio 2019
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trama corrisponde a realta' ?
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una domanda più che un commento: vorrei sapere se la trama corrisponde alla realtà, in particolare sul punto in cui il suo giovane collega magistrato piuttosto che tradirlo si autodenuncia per reati legati alla omosessualità (chi ha visto il film mi potrà capire) grazie
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raffele
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giovedì 19 maggio 2016
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la coerenza, il rischio, il sacrificio
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la rimozione, il far finta di niente epocale, la rinascita di un paese con 6 milioni di scheletri negli armadi, il benessere che obnubila il passato, l’assedio del sistema che forza le persone a conformarsi … tranne qualcuno: chi per sua natura, coraggio, sedimento del suo passato rischia e lotta strenuamente, e chi, incoraggiato dalla stima per l’altro, dall’afflato che deriva anche dallo stigma comune, infamante, dell’omosessualità, è capace di scegliere, dolorosamente, la strada dell’onestà intellettuale.
la fotografia evoca efficacemente gli anni 50, l’architettura generale del film, i colpi di scena, gli stacchi e gli interpreti sono incisivi, efficaci e sobri quanto si addice ai contenuti storici.
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la rimozione, il far finta di niente epocale, la rinascita di un paese con 6 milioni di scheletri negli armadi, il benessere che obnubila il passato, l’assedio del sistema che forza le persone a conformarsi … tranne qualcuno: chi per sua natura, coraggio, sedimento del suo passato rischia e lotta strenuamente, e chi, incoraggiato dalla stima per l’altro, dall’afflato che deriva anche dallo stigma comune, infamante, dell’omosessualità, è capace di scegliere, dolorosamente, la strada dell’onestà intellettuale.
la fotografia evoca efficacemente gli anni 50, l’architettura generale del film, i colpi di scena, gli stacchi e gli interpreti sono incisivi, efficaci e sobri quanto si addice ai contenuti storici.
solo il dramma di Angermann a mio parere meritava di essere rappresentato con maggior pathos: l’uomo che, colpito al cuore, caduto in trappola, sceglie di annientare la sua vita, la sua futura famiglia, pur di non tradire, forse sta un po’ stretto nel viso di questo Zehrfeld che sembra un bravo ragazzo che fa il sacrificio di restare negli spogliatoi per permettere all’amico di scendere in campo.
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luigi chierico
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lunedì 9 maggio 2016
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il coraggio intellettuale della verita’
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Un coraggioso film prodotto dalla Germania che mette a nudo tante verità nascoste del pubblico e del privato, obbedendo a quanto raccomanda il procuratore generale Fritz Bauer,un ebreo tornato dall’esilio in Danimarca, interpretato in maniera superlativa da Burghart Klaußner,”Non ti piegare mai alla tirannia”. Una magnifica prova della guerra occulta e diplomatica tra la Germania, dopo il conflitto terminato nel 1943, ed un alto magistrato, tenuto isolato con l’alta carica assegnatagli. Fritz Bauer è convinto che occorre avere il coraggio intellettuale di ammettere tutte le colpe del periodo nazionalsocialista, di perseguire i responsabili dei terribili eccidi e nefandezze che hanno coperto di ignominia la Germania che ha dato alla Storia dell’Umanità geni come Beethoven, Wagner,Kant,Goethe, Freud ed Einstein.
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Un coraggioso film prodotto dalla Germania che mette a nudo tante verità nascoste del pubblico e del privato, obbedendo a quanto raccomanda il procuratore generale Fritz Bauer,un ebreo tornato dall’esilio in Danimarca, interpretato in maniera superlativa da Burghart Klaußner,”Non ti piegare mai alla tirannia”. Una magnifica prova della guerra occulta e diplomatica tra la Germania, dopo il conflitto terminato nel 1943, ed un alto magistrato, tenuto isolato con l’alta carica assegnatagli. Fritz Bauer è convinto che occorre avere il coraggio intellettuale di ammettere tutte le colpe del periodo nazionalsocialista, di perseguire i responsabili dei terribili eccidi e nefandezze che hanno coperto di ignominia la Germania che ha dato alla Storia dell’Umanità geni come Beethoven, Wagner,Kant,Goethe, Freud ed Einstein. Lo Stato,ancora formato da tanti ex sostenitori del vecchio regime,o addirittura altrettanto colpevoli come Himmler, Goering, Goebbels, ostacola ogni tentativo del nobile procuratore generale, mosso da una grande dirittura morale e non da uno spirito di vendetta, di far luce su tutto, perché tutti sappiano cosa hanno fatto i nonni, genitorp e fratelli maggiori. La ricerca della verità è anche la caccia all’uomo,in particolare ad Adolf Eichmann, un ex tenente colonnello delle SS che si è reso responsabile della deportazione di massa degli ebrei e che si nasconderebbe a Buenos Aires. Ostacolato in ogni modo e da tutti, mettendo a repentaglio la sua posizione e la sua stessa reputazione finirà col dire:”lei faccia pure il suo dovere perché io farò il mio” Non si piega dinanzi alla dittatura, che non è soltanto quella imposta da un tiranno ma anche da un sistema, da un metodo che si avvale del ricatto come dittatura. Nella nobile grande Germania del dopoguerra c’è ancora tanto di marcio anche nei rapporti personali,borghesi, la decantata razza ariana, la razza pura, è formata da tanti omosessuali, la cui pratica è un reato grave che prevede mesi di carcere ed altro. Anche sotto questo aspetto questo film lo si deve definire coraggioso, ha messo l’accento su questo delicato tema in questo periodo tanto all’ordine del giorno, facendolo diventare determinante nella volontà e possibilità di compiere il proprio dovere sino in fondo. La storia dirà il resto. Noi abbiamo assistito ad un vero capolavoro nel suo genere, un giallo ed un thriller storico- politico,è infatti storico che il figlio di Eichmann a Bueos Aires nel 1957 frequentava una ragazza tedesca il cui padre, Lothar Hermann, era un ebreo sfuggito all’oòlocausto.Un film di spionaggio e di diplomazia, un film che vuole puntare il dito sulle colpe dell’America ed altre nazioni compiacenti ed interessate a voler mettere a tacere le verità, è per questo che Pasolini scriveva:” Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili”. A prescindere dal contenuto il film è molto pregevole per la bella fotografia, per la sceneggiatura ed alcuni brani musicali che ricordano la Marlene Dietrich nel film del 1930 “L’angelo azzurro”. Bravo e coraggioso nella sua debolezza il braccio destro del procuratore generale, Karl Angermann, ben interpretato dal giovane attore Ronald Zehrfeld, già visto nel tragico film sulla persecuzione degli ebrei “Il segreto del suo volto”.Un giudizio estremamente personale: Un ottimo lavoro, ben congegnato, interessante ed articolato in ogni suo risvolto dal privato al pubblico,coraggioso ma vero. chibar22@libero.it
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zarar
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lunedì 9 maggio 2016
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un magistrato ebreo nella germania del dopoguerra
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Il film si inserisce in un filone di analisi ancora aperta di temi scottanti quali la rimozione del passato nazista e il difficile processo di presa di coscienza della Germania, accompagnato da un’epurazione largamente imperfetta in settori cruciali dello stato e dell’industria e quale la specifica vicenda della cattura di Eichmann in Argentina e del suo processo ed esecuzione in Israele. Ricordiamo in particolare, nel campo dei docufilm legati al processo Eichmann, The specialist di E. Sivan del 1999, Eichmann di R. Young del 2007 e The Eichmann show di M. Fruchtman del 2015, mentre sui problemi della rimozione non si può dimenticare il notevole Il labirinto del silenzio, di Giulio Ricciarelli, del 2014.
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Il film si inserisce in un filone di analisi ancora aperta di temi scottanti quali la rimozione del passato nazista e il difficile processo di presa di coscienza della Germania, accompagnato da un’epurazione largamente imperfetta in settori cruciali dello stato e dell’industria e quale la specifica vicenda della cattura di Eichmann in Argentina e del suo processo ed esecuzione in Israele. Ricordiamo in particolare, nel campo dei docufilm legati al processo Eichmann, The specialist di E. Sivan del 1999, Eichmann di R. Young del 2007 e The Eichmann show di M. Fruchtman del 2015, mentre sui problemi della rimozione non si può dimenticare il notevole Il labirinto del silenzio, di Giulio Ricciarelli, del 2014. Alla ricerca della specificità di questo film, notiamo che esso nasce da una ricerca del 2007 di uno scrittore e giornalista ebreo francese, Olivier Guetz, su quello che lui chiama l’impossible retour di tanti ebrei tedeschi che ebbero dal ‘45 in poi la voglia e il coraggio di ritornare nel paese. Uno di loro fu appunto il Procuratore di Stato Fritz Bauer, un socialdemocratico rientrato in Germania nell’immediato dopoguerra che fece una sua missione dell’assicurare per quanto possibile giustizia e compensazioni alle vittime del nazismo. Il regista Kraume e lo stesso Guetz, che Kraume ha voluto come sceneggiatore del film, si concentrano soprattutto sulla sua personalità e sul suo ruolo, non così noto, nella cattura di Eichmann. Ma è lui, non Echmann, il personaggio sotto la lente, sicché non ha senso lamentare la marginalità di quest’ultimo nel film. Ed è un personaggio non facilmente dimenticabile: in un contesto ufficialmente rinato alla democrazia, ma percorso a tutti i livelli da una volontà di rimozione, che non risparmia neppure i vincitori (il film ha fatto storcere il naso a qualcuno in America a questo proposito), boicottato a tutti i livelli, minacciato da ex nazisti ancora largamente in circolazione, Fritz Bauer agita la testa leonina, il suo sigaro e la voce prepotente in uno sforzo costante di autoasserzione accompagnato da feroce autocontrollo; inghiotte la necessità, dolorosissima per un magistrato, di ricorrere al ricatto e persino al ‘tradimento’ dello stato in nome della giustizia; contro ogni speranza, a tentoni, trova un alleato in qualcuno che condivide con lui un altro stigma, l’essere omosessuale, una condizione difficilissima nella Germania del ’57; affronta forse la più dura delle prove per un ebreo come lui, la diffidenza degli stessi ebrei palestinesi. In una scena finale volutamente teatrale, tutto il compresso che monta lungo tutto il film esplode nella manifestazione di una sua volontà ferrea di continuare a lottare, dopo la mezza sconfitta subita: Eichmann sarà catturato grazie alle sue informazioni passate al Mossad, ma resterà per lui un’ombra inafferrabile (come in tutto il film) perché non gli sarà possibile processarlo in Germania come voleva, il suo giovane alleato sarà messo fuori gioco, ma nei titoli di coda apprendiamo che Bauer riuscirà, alla fine degli anni ’50, ad avviare il processo di Francoforte agli aguzzini di Auschwitz. Molto interessante per il rilievo dato a questa figura, anche formalmente quest’opera si segnala, nonostante una certa teatralità e un tono didascalico in alcune parti, per rendere generalmente con efficacia, attraverso immagini fortemente espressionistiche, la dinamica tra compressione ed esplosione che è una cifra importante del film. Tre stelle e mezzo.
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luca1968
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venerdì 6 maggio 2016
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bellissimo
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Ė davvero una sorpresa scoprire che anche i tedeschi hanno imparato come si fa un film. Ottima sceneggiatura, ottima regia, ottima ricostruzione dell'epoca, ma soprattutto interpreti straordinari. Burghart Klaussner é assolutamente immenso nel tratteggiare il comportamento, i gesti, i tic di un personaggio altrettanto straordinario. Se gli oscar considerassero anche attori non americani o inglesi nessuno potrebbe negare un premio per questa interpretazione. Ma anche Roland Zehrfeld, che interpreta il giovane procuratore che aiutò Bauer non é da meno. Questi i meriti "estetici" di questo film, che tuttavia ha un punto di forza negli argomenti trattati. Fino a che punto deve spingersi un uomo nel rinnegare i propri principi davanti alla ragion di stato? Bauer mise il senso dell'onore e della giustizia davanti a tutto.
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Ė davvero una sorpresa scoprire che anche i tedeschi hanno imparato come si fa un film. Ottima sceneggiatura, ottima regia, ottima ricostruzione dell'epoca, ma soprattutto interpreti straordinari. Burghart Klaussner é assolutamente immenso nel tratteggiare il comportamento, i gesti, i tic di un personaggio altrettanto straordinario. Se gli oscar considerassero anche attori non americani o inglesi nessuno potrebbe negare un premio per questa interpretazione. Ma anche Roland Zehrfeld, che interpreta il giovane procuratore che aiutò Bauer non é da meno. Questi i meriti "estetici" di questo film, che tuttavia ha un punto di forza negli argomenti trattati. Fino a che punto deve spingersi un uomo nel rinnegare i propri principi davanti alla ragion di stato? Bauer mise il senso dell'onore e della giustizia davanti a tutto. E ne valeva la pena. Non credo, purtroppo, che in molti almeno in italia vedranno questo film, che invece andrebbe mostrato nelle scuole. Perché ha tanto da insrgnare, sia sulla storia, sia soprattutto sull'etica, che ai giorni nostri é un principio e un valore in via di estinzione
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francesca50
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sabato 30 aprile 2016
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un film pieno di ritmo per riflettere!
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Ottimi gli attori per un film che con ritmo instancabile fa riflettere sulla forza degli ebrei nel perseguire la cattura e la sconfitta dei nemici, come ben sottolinea nel discorso finale l'instancabile procuratore Bauer, costi quel che costi! Bella anche la figura del suo aiutante che si sacrifica purché il procuratore possa raggiungere il suo scopo: punire i colpevoli.
Questi uomini forti e coraggiosi e tenaci nel perseguire un ideale sembrano non esistere più nel nostro paese dove tutto appare votato all'interesse personale e non ai valori politici.
Grazie al bravo regista che vuole ricordarceli!
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maddalena
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venerdì 29 aprile 2016
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cosa succede ai tedeschi?
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Film dalla sceneggiatura studiata nel minimo particolare, avvincente. Una vera maestria della regia, attori perfettamente immersi nelle parti. E infine, un piccolo pensiero: cosa sta succedendo alla Germania? "Lo stato contro Fritz Bauer" e "Lui è tornato" nello stesso periodo... Forse ora stanno metabolizzato davvero?
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