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Ultimo aggiornamento mercoledì 8 novembre 2017
La regista polacca torna alla regia dopo Elles con Juliette Binoche e In the Name of. E lo fa con un film raccontato con toni a volte umoristici e a volte sentimentali. Il film è stato premiato al Festival di Berlino, ha ottenuto 3 candidature e vinto 2 European Film Awards, In Italia al Box Office Corpi ha incassato 7,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Varsavia, oggi. Un sostituto procuratore ha una figlia anoressica, Olga, che è in aperto contrasto con lui dopo la morte della madre avvenuta anni prima. La ragazza ha come terapeuta una donna che ha perso un figlio in tenerissima età e ritiene di poter essere in contatto con i defunti. Il procuratore però è di giorno in giorno sempre meno convinto dei suoi metodi.
Malgoska Szumowska è una sceneggiatrice, regista e produttrice tra le più interessanti nel panorama del cinema polacco. Lo conferma anche in questo film complesso in cui prova a fondere, riuscendoci, una lettura della società del suo Paese con quella di vicende individuali del tutto particolari. Sembra di essere tornati ai tempi di Kieslowski quando si vedono quei casermoni anonimi che facevano da efficace sfondo al Decalogo. Tutto però è cambiato da allora. Il comunismo non c'è più ma la sensazione di profonda solitudine si è addirittura accentuata in un universo consumista e liberistico in cui i modelli vengono imposti non più da un regime ma dal dio mercato a cui ragazzine caratterialmente fragili sacrificano il proprio corpo per corrispondere ad assurdi canoni estetici.
Al contempo la religione cattolica, che aveva costituito comunque una barriera all'ideologia totalitaria, non sa far fronte alla nuova emergenza lasciando spazio a misticismi più o meno esoterici. È in questo quadro di disarmante fragilità che si contestualizzano le vicende di una figlia senza madre, di un marito senza moglie e che sta perdendo l'amore della figlia e di una madre senza figlio e senza marito che vorrebbe curare gli altri mentre cerca, attraverso loro, di curare se stessa. I corpi a cui si fa riferimento nel titolo sono quelli che pesano con la loro sconvolgente fisicità nei luoghi del crimine ma ancor più quelli, ormai immateriali, che tormentano le coscienze di chi è rimasto in vita. Qui si pone il dilemma a cui Szumovska offre una propria risposta: onoriamo di più i nostri cari deceduti lasciandoli andare o continuando a conservarne un costante e quotidiano ricordo? Il quesito non è dei più semplici e solo alla fine del film potremo riflettere sulla nostra personale posizione in materia. Accettando o respingendo quella che la regista ci propone.
Così, dopo l'Orso d'Oro di Rosi, ci siamo visti anche quello d'Argento e debbo concludere che gli occhi della giuria di Berlino sono distanti da quelli dello scrivente, né il primo né il secondo mi sono sembrati film meritevoli di tali riconoscimenti. “Corpi” è un racconto ben fatto, con diverse trovate registiche ed inquadature ben studiate, tuttavia resta al livello di “film ben fatto”, non riesce [...] Vai alla recensione »
Non sono sicuro che sia un "bel film" nel significato convenzionale dell'espressione. Ma sicuramente è molto, molto interessante: certamente non mi sono annoiato. Il finale è aperto che più non si può: ottimo. Vivamente consigliato.
Un procuratore di polizia e sua figlia Olga stentano a elaborare il lutto di moglie e madre deceduta da un anno. Olga è malata di anoressia e frequenta una terapia di gruppo guidata da Anna, una psicologa con velleità paranormali. La donna, infatti, si considera una medium in grado di dialogare coi morti. Nulla sembra accadere per caso e Anna si propone a Olga per far "rivivere" la cara estinta, a [...] Vai alla recensione »
Ci sono due momenti sublimi in Corpi, il film della polacca Malgoska Szumowska premiato a Berlino con l'Orso d'argento per la regia. Si trovano all'inizio, nella scena impregnata di humour nero in cui la polizia rinviene un impiccato, e alla fine, che riscatta con un colpo d'ala un rapporto famigliare malato. Al cui centro troviamo Janusz, medico legale vedovo rotto alle esperienze più macabre, e sua [...] Vai alla recensione »
Nella settimana di Spectre, esce un film polacco, Corpi, Orso d'Argento alla Berlinale 2015, diretto dalla regista Malgorzata Szumovska giunta qui al suo sesto film e, a quanto pare, abbonata ai premi nei maggiori festival internazionali. Il paragone con la superstar delle spie suona improprio, pensando al budget e al numero delle sale che separano alla nascita i due film.
Scena memorabile. In una giornata molto "polacca" - luce lattiginosa, pioggia sul parabrezza, un personaggio inquadrato solo di nuca che guida stancamente su una strada di campagna - accade una cosa prodigiosa. L'uomo inquadrato di spalle, come scopriremo, è un procuratore, che presto parcheggia accanto a un albero da cui penzola un impiccato. Suicidio, certamente.