sebkey
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venerdì 13 febbraio 2015
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biopic introspettivo, con un tocco di noir
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Il lottatore americano e campione olimpico Mark Schultz è cresciuto all'ombra del più celebre fratello Dave e vede nell'invito dell'eccentrico miliardario John DuPont la perfetta occasione di rivalsa.
Un Biopic diverso dai soliti ( agli Oscar dominano i più tradizionali The Imitation Game e La Teoria Del Tutto), in cui l'analisi introspettiva dei personaggi conta più del ritmo narrativo. Un film complesso, in cui il tema del patriottismo e della ricerca di gloria si mischia alle intricate vicende personali dei personaggi.
Un irriconoscibile Steve Carell è il protagonista perfetto, cupo e umorale, perennemente condizionato dallo sguardo severo della madre e dalla nomea della sua famiglia.
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Il lottatore americano e campione olimpico Mark Schultz è cresciuto all'ombra del più celebre fratello Dave e vede nell'invito dell'eccentrico miliardario John DuPont la perfetta occasione di rivalsa.
Un Biopic diverso dai soliti ( agli Oscar dominano i più tradizionali The Imitation Game e La Teoria Del Tutto), in cui l'analisi introspettiva dei personaggi conta più del ritmo narrativo. Un film complesso, in cui il tema del patriottismo e della ricerca di gloria si mischia alle intricate vicende personali dei personaggi.
Un irriconoscibile Steve Carell è il protagonista perfetto, cupo e umorale, perennemente condizionato dallo sguardo severo della madre e dalla nomea della sua famiglia.
Bennett Miller, già apprezzato per il meraviglioso "Truman Capote", è molto bravo nel trasmettere fin da subito l'atmosfera cupa del film e le tinte fosche di questo torbido ritratto degli USA.
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[+] un’amara e cupa parabola sull’america moderna
(di antonio montefalcone)
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jaylee
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domenica 15 marzo 2015
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a caccia di onore, gloria e amore
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Foxcatcher è il nome della tenuta in cui il ricchissimo magnate dell'industria John Dupont finanziò e fece allenare sotto la sua "supervisione" il team olimpico di lotta a stelle e strisce dal 1987 al 1996. Protagonisti di questo progetto furono i fratelli Schulz.
Non aggiungiamo altro alla trama, particolarmente rarefatta, e costruita sui dialoghi e sulle relazioni a due tra uomini, di cui la lotta libera ne è una metafora molto fine, con tutta la sua carica di aggressività, forza e eleganza (evidenti i parallelismi tra rapporto fraterno e relazione, padre-figlio, e con qualche accenno di carica omoerotica) che in Foxcatcher sono posti al centro di un improbabile triangolo, ognuno dei quali gioca un ruolo importante nella tragedia.
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Foxcatcher è il nome della tenuta in cui il ricchissimo magnate dell'industria John Dupont finanziò e fece allenare sotto la sua "supervisione" il team olimpico di lotta a stelle e strisce dal 1987 al 1996. Protagonisti di questo progetto furono i fratelli Schulz.
Non aggiungiamo altro alla trama, particolarmente rarefatta, e costruita sui dialoghi e sulle relazioni a due tra uomini, di cui la lotta libera ne è una metafora molto fine, con tutta la sua carica di aggressività, forza e eleganza (evidenti i parallelismi tra rapporto fraterno e relazione, padre-figlio, e con qualche accenno di carica omoerotica) che in Foxcatcher sono posti al centro di un improbabile triangolo, ognuno dei quali gioca un ruolo importante nella tragedia.
Mark (C.Tatum) è il più fragile dei tre, solo e disperatamente bisognoso di amicizia ma, soprattutto, di una figura paterna che dapprima trova nel fratello, poi, quasi un complesso edipico, sostituisce/uccide tramite Dupont. Aggressivo, autodistruttivo, sempre sul punto di scattare, totalmente incentrato sul suo sport, visto come missione ma soprattutto unica ragione di vita.
David (M. Ruffalo) è la figura di equilibrio, posato e responsabile (è, infatti, sempre raffigurato ingobbito, ancor più del fratello, quasi sostenesse un grande peso sulle spalle) con una famiglia sua che lo segue; ottimo atleta, ancor migliore coach, forte e centrato in sé, tanto da influenzare tutto l'ambiente e le persone intorno. Capisce e motiva il fratello come nessun altro - è lui, infatti, il primo a volersene distaccare - ma, allo stesso tempo, intuisce la morbosità del rapporto di Mark col suo sponsor, col quale lui invece negozia alla pari nonostante la differenza sociale.
Ma la figura che si staglia su tutto, più un'ombra che un'aquila come ama soprannominarsi lui stesso, è John E. Dupont, ricco industriale di famiglia patrizia, ornitologo, filatelico, filantropo, patriota. Inintellegibile ed enigmatico, paranoico e schizofrenico, il vero Foxcatcher, ovvero "cacciatore di volpi", in riferimento al rapporto irrisolto con la madre (piccola ma significativa parte della Redgrave). Finanziatore di sportivi e di opere benemerite, ma anche collezionista di armi e carri armati (!) che usa come fossero trenini. Questa, l'interpretazione che ne dà un inedito (e quasi irriconoscibile) Steve Carell: all'eterna ricerca del riconoscimento altrui (stima, amicizia e amore: le prede che cerca disperatamente) anche a costo di doverlo comprare.
Questo triangolo si inserisce, chiudendo il cerchio iniziale, nella Storia Americana (peraltro il sottotitolo del film con innumerevoli riferimenti alla Guerra di Indipendenza), in questo eterno gioco di una nazione (non solo gli USA) che ha bisogno di eroi (militari, sportivi, artistici), li onora e li ama, ma allo stesso tempo li compra, li fagocita e li uccide. Un Capitalismo buonista e solo apparentemente progressista, che esorcizza e giustifica la ricchezza di una élite ricca nei confronti di una massa che ha il riscatto sociale come obiettivo primario: il Sogno Americano come difesa di un sistema sempre più insostenibile.
Foxcatcher appare molto più complesso di una semplice epica sportiva, con tonalità molto più simili a Truman Capote (finale incluso) che all'altro film sportivo di Miller, Moneyball. Seppur non allo stesso livello complessivo degli altri due, si tratta comunque di un film più che buono e ricco di interpretazioni davvero notevoli e sorprendenti (www.versionekowalski.it)
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maurizio meres
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domenica 15 marzo 2015
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il mentore dell'era moderna
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Anche questa è l'America ,con tutte le contraddizioni di questo popolo il film molto triste regala allo spettatore un tracciato psicologico di un filantropo psicopatico ultimo discendente di una delle più importanti famiglie della storia degli Stati Uniti vittima della madre e di se stesso,con un fanatismo patriota odioso ma con un potere finanziario e soprattutto politico molto forte ,riesce ad impadronirsi di un qualcosa di pulito di puro "l'anima dello sport " di due ragazzi soprattutto di Mark nati per fare sport e vincere.Bellissimo ammirare nel film uno sport nobile come la lotta che come tante altre discipline rimane ai margini non essendo economicamente proficuo.Il film è vero ma il regista non si limita a raccontare la storia così come è stata ,ma entra nella mente dei tre personaggi principali i due fratelli e il filantropo ,tracciando su ognuno di loro un profilo psicologico che rispecchia fedelmente il loro carattere ,in tutte le loro debolezze e ambizioni sportive ,ma soprattutto la totale negatività di Du Pont il magnate Americano ossessionato dal giudizio materno,egli si definisce un mentore forse senza sapere neanche il significato ,la sapienza del pazzo ,ma soprattutto il maestro del nulla,nello sport il primo maestro e se stessi con il totale controllo del corpo e della mente.
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Anche questa è l'America ,con tutte le contraddizioni di questo popolo il film molto triste regala allo spettatore un tracciato psicologico di un filantropo psicopatico ultimo discendente di una delle più importanti famiglie della storia degli Stati Uniti vittima della madre e di se stesso,con un fanatismo patriota odioso ma con un potere finanziario e soprattutto politico molto forte ,riesce ad impadronirsi di un qualcosa di pulito di puro "l'anima dello sport " di due ragazzi soprattutto di Mark nati per fare sport e vincere.Bellissimo ammirare nel film uno sport nobile come la lotta che come tante altre discipline rimane ai margini non essendo economicamente proficuo.Il film è vero ma il regista non si limita a raccontare la storia così come è stata ,ma entra nella mente dei tre personaggi principali i due fratelli e il filantropo ,tracciando su ognuno di loro un profilo psicologico che rispecchia fedelmente il loro carattere ,in tutte le loro debolezze e ambizioni sportive ,ma soprattutto la totale negatività di Du Pont il magnate Americano ossessionato dal giudizio materno,egli si definisce un mentore forse senza sapere neanche il significato ,la sapienza del pazzo ,ma soprattutto il maestro del nulla,nello sport il primo maestro e se stessi con il totale controllo del corpo e della mente.
Film strutturalmente bellissimo ambientazioni grigie che rispecchiano in ogni sequenza lo stato d'animo dei vari personaggi,recitazione degli attori intense ed espressive,sceneggiatura che nella fase centrale del film rallenta il calo di tensione con momenti statici e piatti peccato.
Film da vedere rispecchia in pieno il periodo socio politico di quel momento.
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storie di cinema
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giovedì 19 marzo 2015
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una vera storia americana
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Foxcatcher – Una storia Americana. Nel titolo dell’ultima fatica di Bennett Miller (Truman Capote - A sangue freddo, L’arte di vincere) c’è tutto il senso di un film che, sulla base di vicende realmente accadute, ha come intenzione primaria proprio quella di raccontare quegli Stati Uniti così ricchi di parabole sociali, troppo spesso caratterizzate da personaggi contorti e risvolti inquietanti. I fratelli Schultz sono due ragazzi molto uniti nella vita e nello sport.
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Foxcatcher – Una storia Americana. Nel titolo dell’ultima fatica di Bennett Miller (Truman Capote - A sangue freddo, L’arte di vincere) c’è tutto il senso di un film che, sulla base di vicende realmente accadute, ha come intenzione primaria proprio quella di raccontare quegli Stati Uniti così ricchi di parabole sociali, troppo spesso caratterizzate da personaggi contorti e risvolti inquietanti. I fratelli Schultz sono due ragazzi molto uniti nella vita e nello sport. David (Mark Ruffalo) e Mark (Channing Tatum) sono campioni di Lotta libera. Mark viene contattato da John du Pont (Steve Carell), membro di una delle famiglie più ricche d’America. Egli tenta di ingaggiare Mark e il fratello per realizzare un sogno: diventare allenatore della squadra del suo paese in vista delle Olimpiadi di Seoul. Inizia così un insidioso percorso professionale ed umano che coinvolgerà i fratelli Schultz e il ricco erede du Pont. Una storia americana, quindi, ma raccontata con uno stile che americano non lo è fino in fondo. Non c’è infatti in Foxcatcher la ricerca dell’eccesso, né tantomeno quella scrittura lusinghiera che di solito, di fronte a storie vere, è in grado di plasmare a pennello interpretazioni straordinarie e spesso sopra le righe. Foxcatcher cerca l’atmosfera, la riflessione, l’armonia di linguaggio; un’armonia fatta di sottili silenzi, di sguardi profondi, di contatti fisici. Una vicenda, quindi, inglobata con una certa originalità in quel carattere a stelle e strisce che fa della sfida un elemento imprescindibile e della gloria un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Un temperamento nazionale in grado di contemplare solo il risultato, volto a riproporre – e, in un certo senso, a reinterpretare - un'atavica dicotomia di classe che, nella lucida narrazione di Foxcatcher, prende le sembianze di un giovane introverso e dotato di quella grinta istintiva tipica del talento che viene dalla strada, e le ossessioni di un ricco e padronale individuo che, cresciuto nell’ovattata e soffocante atmosfera di una reggia e oppresso dalla madre, vuole a tutti i costi lasciare un segno nella storia. Bravi e convincenti i tre protagonisti, ai quali Miller deve molto del merito del film. Insolito e irriconoscibile Steve Carell. Tratto da Foxcatcher, autobiografia di Mark Schultz. Premio per la miglior regia a Cannes. (seguici su Fb: Storie di Cinema).
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nanni
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martedì 7 aprile 2015
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foxcatcher
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In tutte le relazioni umane fragilita’ e debolezze troppo spesso sono più decisive di altro nel decidere i rispettivi destini.
È proprio in quello il territorio che risiede e si mimetizza la nostra parte meno nobile, o quella completamente ignobile.
Ed è in quelle zone grigie, le più difficili da svelare, che varrebbe la pena indagare a fondo per provare a trovare la radice del nostro agire.
E’ utilizzando questa chiave che Foxcatcher, il bel lavoro di Bennett Miller, da fatto di cronaca diventa invece occasione di importante riflessione sul nostro essere.
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In tutte le relazioni umane fragilita’ e debolezze troppo spesso sono più decisive di altro nel decidere i rispettivi destini.
È proprio in quello il territorio che risiede e si mimetizza la nostra parte meno nobile, o quella completamente ignobile.
Ed è in quelle zone grigie, le più difficili da svelare, che varrebbe la pena indagare a fondo per provare a trovare la radice del nostro agire.
E’ utilizzando questa chiave che Foxcatcher, il bel lavoro di Bennett Miller, da fatto di cronaca diventa invece occasione di importante riflessione sul nostro essere.
I protagonisti della narrazione, l’uno a capo di una delle più in vista dinastie d’America, l’altro campione mondiale nello sport sarebbero, ma solo apparentemente, modelli di solidità in ogni senso.
Scopriremo via via , invece, che l'uno crescendo all’ombra di una madre oppressiva e protettiva ne era rimasto inesorabilmente succube.
Du Pont , ricchissimo , mostrandosi un patriotico filantropo difensore dei valori dell’America conservatrice è un inetto alla ricerca di una battaglia da vincere che lo emancipasse dalla figura materna e lo aiutasse a sopportare il "peso" di una vita fatta esclusivamente di privilegi priva, però, di qualsiasi merito.
L’altro, Mark Schultz, è un campione di lotta incupito e provato da un’infanzia senza genitori ma con fratello, campione di lotta anche lui, che è l’unico in grado di proteggerlo e guidarlo.
Dupont e Mark si incontreranno per dare l’assalto all’ennesima medaglia olimpica.
Il progetto prevede che la squadra olimpica si alleni a spese di Dupont nella sua faraonica proprietà, ma quello che sembra un sogno sarà solo per tutti l’inizio della fine.
Il Film, bello, è soprattutto necessario.
Ciao Nanni
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fabio57
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mercoledì 13 aprile 2016
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storia di una follia criminale
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Bel film ,ben costruito , con una recitazione impeccabile, asciutta senza sbavature o fronzoli inutili..Purtroppo è una storia vera.La pazzia del miliardario Du-Pont,uomo viziato e immaturo con una insana passione per le armi, lo portò a commettere un omicidio assurdo, senza un motivo apparente, ai danni di un atleta della sua squadra, verso il quale aveva sempre nutrito una grande stima.Il film fa supporre che alla base del gesto criminale ci fosse la mancata registrazione in VHS di una ruffianeria adulatoria nei suoi confronti da parte della vittima.,si proclamava un mentore e voleva sentirselo dire,difficile saperlo con certezza, le cronache dell'epoca parlarono di attenzioni sessuali non ricambiate.
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Bel film ,ben costruito , con una recitazione impeccabile, asciutta senza sbavature o fronzoli inutili..Purtroppo è una storia vera.La pazzia del miliardario Du-Pont,uomo viziato e immaturo con una insana passione per le armi, lo portò a commettere un omicidio assurdo, senza un motivo apparente, ai danni di un atleta della sua squadra, verso il quale aveva sempre nutrito una grande stima.Il film fa supporre che alla base del gesto criminale ci fosse la mancata registrazione in VHS di una ruffianeria adulatoria nei suoi confronti da parte della vittima.,si proclamava un mentore e voleva sentirselo dire,difficile saperlo con certezza, le cronache dell'epoca parlarono di attenzioni sessuali non ricambiate.E' certo che comunque furono sicuramente futili i motivi che spinsero questo inquietante personaggio a compiere il folle gesto.Il rapporto coflittuale con una madre critica e invadente presumibilmente segnò la sua psiche rendendolo sostanzialmennte fragile,ma questo certo non spiega e giustifica il suo misfatto.
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the thin red line
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venerdì 3 luglio 2015
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fin troppo introspettivo
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Foxcatcher, per la regia di Bennett Miller. Mark Schulz è un disadattato campione di lotta, da sempre oscurato dalla bravura e dalla dedizione del fratello Dave, anch'esso medaglia d'oro olimpica nel medesimo sport. I due si allenano insieme ma il comportamento dissociato di Mark ne complica la convivenza. John Du Pont, un miliardario appassionato di lotta e succube di una madre padrona da cui cerca consensi mai ottenuti, lo convincerà a formare una squadra che dovrà tenere alti i colori americani all'olimpiade di Seul dell'88.
La vera storia dell'insano rapporto tra il magnate Du Pont e l'atleta Mark Schulz di cui conoscevamo già l'epilogo mira in questo lungometraggio di Bennett Miller a porre la lente di ingrandimento sulle personalità sociopatiche dei due protagonisti, incapaci di natura fin da piccoli a intrettenere rapporti sociali con altre persone al di fuori delle figure dei familiari loro più stretti (la madre per Du Pont e il fratello per Mark).
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Foxcatcher, per la regia di Bennett Miller. Mark Schulz è un disadattato campione di lotta, da sempre oscurato dalla bravura e dalla dedizione del fratello Dave, anch'esso medaglia d'oro olimpica nel medesimo sport. I due si allenano insieme ma il comportamento dissociato di Mark ne complica la convivenza. John Du Pont, un miliardario appassionato di lotta e succube di una madre padrona da cui cerca consensi mai ottenuti, lo convincerà a formare una squadra che dovrà tenere alti i colori americani all'olimpiade di Seul dell'88.
La vera storia dell'insano rapporto tra il magnate Du Pont e l'atleta Mark Schulz di cui conoscevamo già l'epilogo mira in questo lungometraggio di Bennett Miller a porre la lente di ingrandimento sulle personalità sociopatiche dei due protagonisti, incapaci di natura fin da piccoli a intrettenere rapporti sociali con altre persone al di fuori delle figure dei familiari loro più stretti (la madre per Du Pont e il fratello per Mark). Un incontro che inizialmente porta vantaggi ad entrambi che diventano amici quasi inseparabili nonostante la profonda diversità della loro provenienza culturale ma che sfocerà in un amarissimo epilogo da cui nessuno uscirà salvo. La qualità della regia di Miller contrapposta alla lentezza del racconto e alla minuziosa cura dei particolari estetici dei protagonisti fa da saliscendi per uno spettatore abituato ad altri ritmi narrativi, ma da magnifico risalto al vero obiettivo dell'opera: stilare un approfondito esame della psicologia contorta di due uomini che trovano l'uno nell'altro un qualcosa mai trovato prima: l'amicizia.
Le difficoltà di entrambi a legarsi con altri "umani" ne complicano la già dolorosa esistenza, il rapporto tra azione e reazione diventa qualcosa di anormale una volta persa la fiducia reciproca. Tutto esonda con la dolorosissima perdita della madre che la mente già turbata di Du Pont non riuscirà a sopportare. Un plauso dovutissimo alle magistrali interpretazioni attoriali dei tre protagonisti dove primeggia un irriconoscibile Steve Carrell, abituato a farci sorridere e trasformato in enigmatica presenza drammatica colma di dolore e disturbo. Ottimo anche Channing Tatum, bravo a tratteggiare i lineamenti di uomo tanto forte nel corpo quanto fragile e suggestionabile nella mente.
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biso 93
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domenica 27 marzo 2016
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notevole ma non eccelso
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Foxcatcher e' un buon film..pero' non mi sento di riempirlo di complimenti. Sicuramente da apprezzare sono le interpretazioni dei protagonisti, Tatum Carel e Ruffalo ci offrono tre caratterizzazioni molto incisive. Vi e' anche da apprezzare la regia...in grado di risaltare la psicologia e le sensazioni dei personaggi. Il messaggio del film mi ricorda molto la tematica trattata in quel meraviglioso film di Orson Welles, Citizen Kane. In effetti mi pare che Foxcatcher prenda molto spunto da quel film per determinati aspetti, complesso di Edipo, solitudine ed affermazioni sono i temi evidenziati. Arriviamo agli aspetti negativi: la durata del film e' eccessiva ed in effetti in alcune parti il film diviene ripetitivo e molto lento.
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Foxcatcher e' un buon film..pero' non mi sento di riempirlo di complimenti. Sicuramente da apprezzare sono le interpretazioni dei protagonisti, Tatum Carel e Ruffalo ci offrono tre caratterizzazioni molto incisive. Vi e' anche da apprezzare la regia...in grado di risaltare la psicologia e le sensazioni dei personaggi. Il messaggio del film mi ricorda molto la tematica trattata in quel meraviglioso film di Orson Welles, Citizen Kane. In effetti mi pare che Foxcatcher prenda molto spunto da quel film per determinati aspetti, complesso di Edipo, solitudine ed affermazioni sono i temi evidenziati. Arriviamo agli aspetti negativi: la durata del film e' eccessiva ed in effetti in alcune parti il film diviene ripetitivo e molto lento. Si poteva tagliare tranquillamente una buona mezz'ora. La storia seppur ben narrata, a tratti sembra perdersi, senza darti modo di capire dove si voglia ad andare a parare; in effetti e' dato molto risalto al ritratto psicologico dei personaggi, tralasciando altri aspetti che forse avrebbero donato un po di ritmo. Niente male comunque, consigliato!
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paolp78
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venerdì 1 settembre 2017
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ottimo formalmente, ma non lascia il segno
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Pellicola ben diretta, da uno dei registi di maggior successo dell'ultimo decennio.
Ottima la recitazione dei tre protagonisti, che sfruttano il vantaggio di mettere in scena persone reali e quindi si concentrano a riprodurne espressioni, movenze, tic, timbro vocale e quant'altro (particolarmente impressionante in tal senso Steve Carell che interpreta il miliardario du Pont, curando ogni particolare, dalla fissità dello sguardo al modo di camminare).
Un inciso: a parer mio, le interpretazioni di personaggi realmente esistiti sono valutate troppo benevolmente. Ciò avviene probabilmente perchè si resta impressionati dalla somiglianza con l'originale, ma non si tiene conto che il lavoro dell'attore è molto più semplice e richiede minor inventiva e creatività.
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Pellicola ben diretta, da uno dei registi di maggior successo dell'ultimo decennio.
Ottima la recitazione dei tre protagonisti, che sfruttano il vantaggio di mettere in scena persone reali e quindi si concentrano a riprodurne espressioni, movenze, tic, timbro vocale e quant'altro (particolarmente impressionante in tal senso Steve Carell che interpreta il miliardario du Pont, curando ogni particolare, dalla fissità dello sguardo al modo di camminare).
Un inciso: a parer mio, le interpretazioni di personaggi realmente esistiti sono valutate troppo benevolmente. Ciò avviene probabilmente perchè si resta impressionati dalla somiglianza con l'originale, ma non si tiene conto che il lavoro dell'attore è molto più semplice e richiede minor inventiva e creatività. Non condivido pertanto i molti riconoscimenti assegnati a questo genere di interpretazioni (mi sovviene l'esempio dei premi ottenuti dal compianto Philip Seymour Hoffman per Capote, non in quanto meno meritevole di altri, ma perchè quella pellicola era diretta dallo stesso regista di Foxcatcher, Bennett Miller).
Nonostante questi punti di forza, il film non resta particolarmente impresso, nè viene voglia di rivederlo. Mi pare un grosso limite per una pellicola che racconta una storia così particolare, disturbante e morbosa.
Tra i difetti che nuocciono al film, vi è sicuramente l'eccessiva lentezza, solo in parte giustificata dall'accurata analisi introspettiva dei personaggi, a cui sono dedicate molte scene e sequenze. Ci sono troppi momenti morti e scene inutili. Con alcuni opportuni tagli la storia si sarebbe snodata più fluidamente senza perdere niente sul piano narrativo.
Si apprezza comunque il gran lavoro del regista e degli interpreti per fare emergere il rapporto tra i fratelli tra loro e con du Pont, nonchè quello di quest'ultimo con la madre.
La pellicola offre numerosi spunti di riflessione sulla società americana e sul potere dei soldi che corrompe le persone, falsa i rapporti e rischia di dare alla testa.
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goldy
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sabato 14 marzo 2015
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meravigliosa lentezza
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La storia è quato di più lontano i trailer lasciano supporre. Non è un film di genere sportivo. Una storia singolare e vera girata in una grande casa in un luogo isolato che induce a tempi rilassati e rallentati che infatti caratterizzano il film. Dialoghi scarni, essenziali addirittura al di sotto del necessario eppure quanto si dice in questo film! Di tradizioni americane, di valori, di rapporti famigliari, di carriere sportive, di potere, di infelicità, di pazzia. Una capacità di narrare strepitosa che sa smorzare quando deve e sa creare tensionne senza affanno quando necessita.
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La storia è quato di più lontano i trailer lasciano supporre. Non è un film di genere sportivo. Una storia singolare e vera girata in una grande casa in un luogo isolato che induce a tempi rilassati e rallentati che infatti caratterizzano il film. Dialoghi scarni, essenziali addirittura al di sotto del necessario eppure quanto si dice in questo film! Di tradizioni americane, di valori, di rapporti famigliari, di carriere sportive, di potere, di infelicità, di pazzia. Una capacità di narrare strepitosa che sa smorzare quando deve e sa creare tensionne senza affanno quando necessita. Si pensi a quando Mark ,all'inizio, con movimenti lenti, pacati si dirige in macchina verso la sua nuova avventura sportiva nella grande villa. Solo un sommesso commento musicale per sottolinerare un momento invece estremamente esaltante di meravigliosa pienezza per un futuro che immagina eterno e perfetto. Oserei dire che sul piano narrativo il film potrebbe rappresentare un punto di svolta.
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