Venere in pelliccia |
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Un film di Roman Polanski.
Con Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric
Titolo originale Venus in Fur.
Drammatico,
durata 96 min.
- Francia, Polonia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 novembre 2013.
MYMONETRO
Venere in pelliccia
valutazione media:
3,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una splendida Emmanuelle in versione sadomaso per il "maestro" Polanski
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Roman Potanski, nelle interviste, prende le distanze dal personaggio maschile e si dichiara estraneo alle suggestioni sadomasochiste mettendo molto l'accento sul divertimento che gli ha procurato l'avventura e sul tono ironico che ha cercato nel film. Sta di fatto che l'attore (e regista) Mathieu Amalric, cui è affidato il ruolo del regista teatrale in Venere in pelliccia, gli somiglia in maniera evidente.
D'altra parte però, sempre intervistato, Polanski riconosce anche che nel rapporto tra regista e interprete c'è, per definizione, una componente sadomasochista «il mio lavoro mi posiziona più vicino al personaggio del regista, ovviamente». E poi: «Nel sado-masochismo c'è qualcosa di non molto diverso dal teatro: diventi regista delle tue fantasie, interpreti un ruolo, diventi un'altra persona... Il film gioca con questa teatralità, un lavoro teatrale all'interno di un lavoro teatrale: dove domninazione e sottomissione, teatro e vita reale, personaggi, realtà e fantasia si incontrano, si scambiano di posto e confondono le linee di confine...».
Il regista polacco ha adattato la pièce omonima di David Ives che è una rivisitazione del romanzo del 1870 di Leopold von Sacher-Masoch. Dove, facendo largamente eco alla propria autobiografia, l'autore immaginava che un uomo, Severin, stipuli un contratto con una signora, Wanda von Dunajev, nella quale egli vede una dea e che anzi identifica con Venere, dal quale è previsto che la loro relazione diventi quella tra una padrona e il suo servo (con un nuovo nome: Gregor). Disposto a tutto -tradimento, punizioni, umiliazioni- pur di viverle accanto.
Come sappiamo le variazioni intorno all'archetipo sono state infinite. Nel cinema: da L'angelo azzurro a Viale del tramonto. Polanski, non nuovo ad avventure claustrofobiche, di teatro trasportato nel cinema, a pochi o pochissimi personaggi (da Cul de sac dove l'uomo viene come qui umiliato e femminilizzato a Rosemary's baby, da Luna di fiele a La morte e la fanciulla, fino al più recente e magistrale Carnage daYasmina Reza) e sempre con tisultati sorprendenti e assolutamente all'altezza della sua fama geniale, crea qui uno dei suoi più riusciti incipit. Con un piano sequenza che penetra in un teatro malmesso e deserto, che sarà il luogo unico dell'azione. Dove il regista Thomas Novachek (un tipo sofisticato e intellettuale, insicuro e irritabile, vittima passiva della sua fidanzata altolocata, in una parola inautentico) sta concludendo una giornata frustrante e deludente di audizioni per la sua pièce Venere in pelliccia. Quando, con enorme ritardo, si presenta un'altra candidata. Una tipa all'apparenza volgare e chiassosa, incolta e sfrontata che però, con sua enorme sorpresa e crescente fascinazione, avvolge Thomas in una spirale di cui egli perde progressivamente il controllo, entrando magicamente e perfettamente nei panni della sua Vanda. Entrando e uscendone per poi rientrarvi, in un gioco che, impercettibilmente, fa di Thomas un oggetto completamente in sua balia.
Non è del tutto convincente l'intonazione non troppo spiritosamente femminista e "giustiziera" che Polanski ha voluto dare all'epilogo. Incarna la perfezione d'intesa tra i due interpreti, ma per Emmanuelle Seigner il ruolo, magnificamente sostenuto, è stato un vero regalo d'amore. Quello di Polanski è forse il caso più esemplare di paladino della generazione ribelle che, senza perdere nulla dell'originaria vena trasgressiva, occupa oggi il centro della scena come uno dei più grandi cineasti viventi.
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