gaiart
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mercoledì 13 novembre 2013
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poetico, colto racconto di kiko e un padre mancato
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Se chiudo gli occhi non sono più qui di Moroni
POETICO, COLTO RACCONTO DI KIKO E DI UN PADRE MANCATO
di Gaia Serena Simionati
Pà, a cosa servono le stelle? A proteggere i ricordi
Prima di sapere una cosa, devi sapere perché la vuoi sapere.
Con queste due frasi potenti e nette si delinea il taglio del film. Colto, sagace, poetico. Moroni colpisce con unione di voci fuori campo che dispensano frasi uniche, unite a immagini di grande fotografia, spesso zen.
Intriso di filosofia, astronomia, fisica quantistica, discipline profuse con totale amore dal bravissimo Giorgio Colangeli che, nel film da un otto gennaio, il giorno maledetto in cui gli viene comunicato che ha un tumore inguaribile, decide di prendersi cura di un ragazzino orfano.
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Se chiudo gli occhi non sono più qui di Moroni
POETICO, COLTO RACCONTO DI KIKO E DI UN PADRE MANCATO
di Gaia Serena Simionati
Pà, a cosa servono le stelle? A proteggere i ricordi
Prima di sapere una cosa, devi sapere perché la vuoi sapere.
Con queste due frasi potenti e nette si delinea il taglio del film. Colto, sagace, poetico. Moroni colpisce con unione di voci fuori campo che dispensano frasi uniche, unite a immagini di grande fotografia, spesso zen.
Intriso di filosofia, astronomia, fisica quantistica, discipline profuse con totale amore dal bravissimo Giorgio Colangeli che, nel film da un otto gennaio, il giorno maledetto in cui gli viene comunicato che ha un tumore inguaribile, decide di prendersi cura di un ragazzino orfano.
Kiko, di origine filippina, non conosce il mistero di quell'uomo sbucato dal nulla che lo protegge, lo incoraggia e gli dona quell'amore anche per il sapere che solo il padre defunto aveva saputo convogliare.
In realtà, il vero sostituto paterno in famiglia con cui fare i conti è Beppe Fiorello, nuovo compagno della madre, un uomo grezzo che è l'opposto di Kiko, per sensibilità e cultura, con cui si sviluppa solo non amore: litigi, fughe, botte e discussioni.
È un film con diverse tematiche intrecciate: a partire da quella della consapevolezza della cultura, che rende liberi, quella che manca oggi in Italia, il tempo e la voglia della ricerca e del sapere, che hanno reso grande il nostro paese.
E’ un tema anche la paternità mancata, nel senso di assenza fisica (un padre morto) o presente, (vivo come Fiorello), ma assente nell’energia e nella volontà di darsi. O, come con Colangeli, di sostituta paternità nel senso latino di pater familias, colui che dispensa conoscenza, il custode delle memorie degli antenati, nonché del fuoco domestico, accanto al quale si venerano gli dei della famiglia. Questo è poi quello che Kiko fa, dentro ad un autobus dismesso, suo rifugio e reliquiario di ricordi, per sfuggire alla solitudine.
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dvdfrnc
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venerdì 19 settembre 2014
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piccolo gioiello
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Un film che merita assolutamente, riesce ad essere incredibilmente aggraziato pur raccontando una situazione difficile. Si rischia molte volte di cadere nel banale o nello scontato ma per fortuna questo non accade mai, grazie ad una sceneggiatura strutturata in modo magistrale e coinvolgente. Incredibili gli attori, tutti, dal meraviglioso Colangeli al sorprendente protagonista, fino a Beppe Fiorello che qui si fa apprezzare davvero molto bene. Una nota va anche alla madre del protagonista, convincente pur non essendo un personaggio molto sviluppato all'interno della trama.
Unici difetti del film sono forse il ritmo un po' disomogeneo (ma è un difetto facilmente perdonabile) e la presenza di alcuni personaggi che vengono presentati ma che poi non si sviluppano come (forse) dovrebbero, ad esempio la professoressa e la compagna di classe del protagonista.
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Un film che merita assolutamente, riesce ad essere incredibilmente aggraziato pur raccontando una situazione difficile. Si rischia molte volte di cadere nel banale o nello scontato ma per fortuna questo non accade mai, grazie ad una sceneggiatura strutturata in modo magistrale e coinvolgente. Incredibili gli attori, tutti, dal meraviglioso Colangeli al sorprendente protagonista, fino a Beppe Fiorello che qui si fa apprezzare davvero molto bene. Una nota va anche alla madre del protagonista, convincente pur non essendo un personaggio molto sviluppato all'interno della trama.
Unici difetti del film sono forse il ritmo un po' disomogeneo (ma è un difetto facilmente perdonabile) e la presenza di alcuni personaggi che vengono presentati ma che poi non si sviluppano come (forse) dovrebbero, ad esempio la professoressa e la compagna di classe del protagonista. Ma è probabile che il regista abbia fatto questa scelta per sottolineare la solitudine di Kiko, che non riesce a trovare la giusta compagnia e il giusto conforto neppure fra i coetanei.
Consiglio a tutti di andare a vederlo, oltretutto, trattandosi di un film d'autore indipendente, ha bisogno del sostegno del pubblico per farsi conoscere come si deve, e spero sinceramente che riesca nell'impresa.
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dzanza
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giovedì 16 ottobre 2014
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un film che apre all "altro"
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Un film denso e fluttuante allo stesso tempo. Un’opera dove i classici e annosi interrogativi esistenziali/adolescenziali crescono passo dopo passo attraverso una scrittura e una regia sicura e non convenzionale.
Il film si spinge sul dualismo fra grande e piccolo, tra l’infinito del cosmo e la nostra misera e povera esistenza costellata di incertezze e fragilità dove ognuno percorre la propria vita inseguendo qualcosa che in realtà non c’è. In affanno alla ricerca di risposte che si accatastano come i ciottoli scritti da Kiko ed Ettore. Realtà che non c’è perché quella spinta a volte ci impedisce di aprirci completamente al vero universo che ci circonda: all’altro.
Il personaggio di Kiko è quanto di più cinematografico possa esistere.
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Un film denso e fluttuante allo stesso tempo. Un’opera dove i classici e annosi interrogativi esistenziali/adolescenziali crescono passo dopo passo attraverso una scrittura e una regia sicura e non convenzionale.
Il film si spinge sul dualismo fra grande e piccolo, tra l’infinito del cosmo e la nostra misera e povera esistenza costellata di incertezze e fragilità dove ognuno percorre la propria vita inseguendo qualcosa che in realtà non c’è. In affanno alla ricerca di risposte che si accatastano come i ciottoli scritti da Kiko ed Ettore. Realtà che non c’è perché quella spinta a volte ci impedisce di aprirci completamente al vero universo che ci circonda: all’altro.
Il personaggio di Kiko è quanto di più cinematografico possa esistere. Sogna e nello stesso tempo cresce, chiede e nello stesso tempo gli viene negato, si interroga senza mai trovare delle risposte. Il giovane attore che hai trovato ha la forte capacità di trasmetterti un’infinita gamma di emozioni che è difficile trovare nel panorama attoriale italiano. Uno sguardo pulito visto che si tratta della sua prima esperienza al cinema. Un’esperienza che è già maturità e slancio verso altro.
Poi la contrapposizione/assonanza tra Ettore e Kiko descrive con lucidità quanto distante sia il mondo degli adulti da quello dei giovani. E poi temi come l’integrazione, la scuola come luogo della conoscenza.
Infine la conclusione del racconto ci porta su un versante che lascia spazio all’ottimismo, alla speranza che Kiko possa, come quel sasso che lascia nel fiume, arricchirsi e plasmarsi in un mondo migliore. Non nell’universo. Non nell’infinitamente grande. Bensì nel vicino, nel piccolo spazio che ci separa quotidianamente come esseri umani. Nella curiosità di vivisezionare e armonizzarsi con “l’altro”. Perché è di questo che il mondo ha bisogno. E questa è la cosa più complessa e ancora lontana da conquistare. La scoperta che l’uomo non ha ancora fatto. Paradossalmente sarebbe più semplice sbarcare su Marte che smettere di combattere e farsi inutili guerre in nome di non so cosa. Mentre Kiko sceglie la strada dell’ascolto. Non so se alla fine riesca a perdonare ciò che Ettore gli ha causato. Ma forse non è questo il punto principale.
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flyanto
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martedì 28 ottobre 2014
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il ritratto dolente di un adolescente
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Film in cui si racconta di un giovane di origine filippina, orfano di un padre italiano di cui sente fortemente la mancanza, il quale vive con la madre ed il di lei nuovo compagno in una cittadina del Friuli. Il rapporto che l'adolescente ha con quest'ultimo è assai controverso, per non dire ostile: infatti il ragazzo, desideroso di studiare è costretto invece, al termine di ogni giornata scolastica, ad andare al cantiere dove lavora il patrigno per lavorare come muratore e fare di questa attività la sua professione futura. L'incontro che egli avrà con un vecchio professore ed amico del padre gli cambierà l'esistenza e lo farà maturare velocemente, venendo anche a scoprire sconcertanti verità.
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Film in cui si racconta di un giovane di origine filippina, orfano di un padre italiano di cui sente fortemente la mancanza, il quale vive con la madre ed il di lei nuovo compagno in una cittadina del Friuli. Il rapporto che l'adolescente ha con quest'ultimo è assai controverso, per non dire ostile: infatti il ragazzo, desideroso di studiare è costretto invece, al termine di ogni giornata scolastica, ad andare al cantiere dove lavora il patrigno per lavorare come muratore e fare di questa attività la sua professione futura. L'incontro che egli avrà con un vecchio professore ed amico del padre gli cambierà l'esistenza e lo farà maturare velocemente, venendo anche a scoprire sconcertanti verità.
Questa pellicola, un piccolo gioiello, racconta una vicenda molto minimalista, esile se si vuole dire, in quanto più che avvenimenti ed azioni eclatanti, essa presenta lo stato d'animo malinconico, per non dire triste, e quasi rassegnato del giovane protagonista che sicuramente non sta vivendo serenamente, come invece dovrebbe, le proprie giornate e la sua età. Diviso tra i doveri e le responsabilità impostigli dal patrigno, per lui troppo onerosi e non del tutto confacenti ai suoi anni, e tra le aspirazioni di un futuro migliore attraverso la passione per lo studio e quella per l'astronomia, lo spettatore recepisce esattamente quello che il regista vuole consegnargli, cioè il ritratto di un ragazzo assai dolente, privato prematuramente degli affetti più cari e molto più maturo della sua età. E non può che comprenderlo e soffrire un pò con lui.
A mio modesto parere, trovo che il regista Vittorio Moroni, al di là delle secondarie tematiche concernenti le popolazioni immigrate, abbia rappresentato in maniera quanto mai efficace tale stato d'animo e tale condizione esistenziale, grazie anche alla sapiente ed oculata scelta degli attori che si sono dimostrati molto efficaci nei propri ruoli: da Beppe Fiorello in quello del patrigno arrogante, ignorante e severo (ma forse anche lui un tempo, viene fatto capire, avere sofferto), a quello più preponderante ed incisivo di Giorgio Colangeli nella parte del vecchio amico del padre, per finire con Mark Manaloto che interpreta il ragazzo protagonista, sorprendentemente bravo alla sua, forse, prima prova di attore.
Insomma, il pregio del film sta proprio in questa rappresentazione di vari stati d'animo e situazioni più o meno impalpabili ma quanto mai reali.
Per una nicchia di spettatori.
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fpavan
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venerdì 7 novembre 2014
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splendido film
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Splendido film. La presenza dell'acqua, tumultuosa negli acquazzoni temporaleschi e apparentemente placida nello scorrere del fiume del finale, mi ha ricordato altre scelte del regista (tu devi essere il lupo) nelle quali la forza immane della natura si infila come un ago che diventa cuneo nell'animo umano. Ma questa volta l'acqua, che inevitabilmente giunge al mare non serve per immergersi in un bagno liberatorio ma per raggiungere le stelle. Questo passaggio mi ha commosso molto, mi ha fatto sentire che in fondo tutta la forza del creato in qualche modo ci appartiene, è di tutti noi e noi ne siamo parte concreta.
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Splendido film. La presenza dell'acqua, tumultuosa negli acquazzoni temporaleschi e apparentemente placida nello scorrere del fiume del finale, mi ha ricordato altre scelte del regista (tu devi essere il lupo) nelle quali la forza immane della natura si infila come un ago che diventa cuneo nell'animo umano. Ma questa volta l'acqua, che inevitabilmente giunge al mare non serve per immergersi in un bagno liberatorio ma per raggiungere le stelle. Questo passaggio mi ha commosso molto, mi ha fatto sentire che in fondo tutta la forza del creato in qualche modo ci appartiene, è di tutti noi e noi ne siamo parte concreta.
Un effetto consolatorio di quelli che posso provare quando vedo un dipinto di Michelangelo, di Caravaggio, e vi riconosco un senso di appartenenza, di casa, riconoscendovi il rifugio per "la protezione dei ricordi". Mi ha poi toccato il mostrare la barriera che le figure genitoriali (chi più, chi meno, e ci metto anche gli insegnanti in questa categoria) elevano in ogni modo possibile nei confronti di Kiko: ma nessuna figura è bianco o nero, in ognuna si leggono frammenti di dolorose difficoltà nella lotta contro sé stessi, nel vedere i propri limiti e "peccati" (laicamente parlando).
La figura di questo splendido e bravissimo ragazzo era davvero difficile da tratteggiare ed è stato fatto invece con grande maestria, non cedendo mai alla possibilità di cadere in facili banalizzazioni o in una didascalica retorica, anzi, donandogli respiro e poesia profonda. Ma la medesima osservazione si può applicare a tutti i personaggi del film, e particolarmente agli occhi acquosi di Colangeli.
Il film mi è piaciuto enormemente. In ogni aspetto, dalla cura dei particolari dell'autobus rifugio (così lontano da Into the wild...meno male) alla poetica generale, alla profondissima umanità che traspare da ogni scelta e da un racconto che non è mai né autoconsolatorio né accondiscendente a sé stesso.
Franco Pavan
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rampante
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giovedì 3 settembre 2015
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un adolescente
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Kiko ha perso il padre italiano in un incidente stradale, la madre filippina ora sta con Ennio, un uomo autoritario che vive sfruttando il lavoro in nero dei migranti clandestini
e lo porta in cantiere a lavorare con lui impedendogli di studiare.
Kiko nei momenti liberi, si rifugia in un autobus abbandonato dove ha le sue cose più care che gli ricordano i pochi momenti di tenerezza e complicità della sua vita con il padre.
Qui lo scova Ettore, un amico del padre che vuole aiutarlo e tenta di restituirgli il coraggio di lottare per il diritto allo studio e al proprio futuro.
Kiko, un adolescente italo-filippino alla ricerca di un approdo, solo attraverso tappe drammatiche e traumatiche di totale confusione e solitudine troverà il percorso di maturazione e liberazione.
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