12 anni schiavo |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti.
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Titolo originale 12 Years a Slave.
Biografico,
durata 134 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 20 febbraio 2014.
MYMONETRO
12 anni schiavo
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Steve McQueen non è come gli altridi MicheleFeedback: 3116 | altri commenti e recensioni di Michele |
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mercoledì 26 febbraio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Steve McQueen è uno dei registi contemporanei più interessanti del panorama cinematografico mondiale. Dopo due film più piccoli dal punto di vista della produzione, come ‘Hunger’ e ‘Shame’ che sono stati acclamati dalla critica e dal pubblico, è giunto per il video artista londinese il momento di confrontarsi con un film ad alto budget. E’ arrivata Hollywood nella sua vita. La storia è molto semplice, siamo in America nel 1841 e un talentuoso violinista di colore, Solomon Northup, viene rapito con l’inganno e portato in Louisiana, dove sarà schiavo nelle piantagioni di cotone per dodici anni, senza che la moglie e i due figli sappiano più niente di lui. Chi pensa di andare al cinema e di assistere al classico film hollywoodiano che come tutti i biopic (la storia è vera, tratta dalle memorie scritte del protagonista) procede in maniera didascalica, pieno zeppo di cliché narrativi, si sbaglia. Di questa struttura narrativa fortemente standardizzata, il film ne ripercorre a grandi linee le forme, ma non ne è mai vittima. Il lavoro di promozione che è stato fatto sulla pellicola (trailer e pubblicità varie) faceva credere effettivamente questo, ma in realtà non siamo di fronte ad un prodotto confezionato ad hoc, con musiche trionfanti verso il finale alla John Williams e farcito di sentimentalismi retorici, una sorta di Schindler’s List sulla schiavitù per intendersi. Il regista riesce a conferire in maniera abbastanza pregnante il suo stile alla pellicola, regalandoci delle immagine evocative di forte impatto e di reale crudezza, iperrealiste e nel fare questo a volte è perfino eccessivamente freddo, molto distaccato, tant’è che proprio quelle emozioni così intense che uno si aspetta di provare di fronte ad una storia come questa (seppur ripeto, con il rischio di sfociare in un vasto patetismo) vengono a mancare nella forma più classica che conosciamo, ma in questo caso non è un difetto, ma piuttosto un pregio. Gran bel film nel complesso, anche se nella parte centrale si evince una leggera piattezza narrativa che fa un po’ arrancare la storia. Da segnalare una scena su tutte (quella della sua tentata impiccagione), di grande fattura, di grande cinema e un finale toccante, seppur asciutto ed essenziale allo stesso tempo. McQueen si conferma un regista di grandissimo livello, soprattutto in questo caso, dove il tranello era in agguato. Nove nominations agli Oscar, parte come favorito per fare incetta di premi, ne merita alcuni, ma non tutti, non miglior film.
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