No - I giorni dell'arcobaleno |
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Un film di Pablo Larraín.
Con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Luis Gnecco, Marcial Tagle.
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Titolo originale No.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 110 min.
- Cile 2012.
- Bolero Film
uscita giovedì 9 maggio 2013.
MYMONETRO
No - I giorni dell'arcobaleno
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Gioco di rimandi ed emozioni fra cinema e storiadi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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venerdì 8 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Accolto calorosamente all'ultimo Festival di Cannes e candidato agli Oscar come Miglior Film Straniero il film di Larrain è una ricostruzione storica accurata, una pagina di ottimo cinema e una analisi antropologica sottile. L'azione si svolge in Cile, 1988, nazione schiacciata e ferita da quando nel 1973 il generale Pinochet, con un colpo di stato, prese il potere spodestando il presidente Allende. Gli anni di repressione, torture, con migliaia di uomini e donne scomparsi hanno alzato il livello della tensione e le critiche internazionali costringono Pinochet ad indire un referendum che legittimi la sua posizione. Il fronte del no è consapevole del rischio brogli e intimidazioni ma decide di mettere in campo ogni forza ed ogni idea possibile per convincere i cileni a vincere la paura e ad andare a votare. La televisione di stato concederà ogni giorno quindici minuti alle ragioni del sì e quindici minuti a quelle del no, e saranno minuti fondamentali per far conoscere a chi guarda la verità, e ad offrire un'alternativa alla paura paralizzante ch fa prevedere un fortissimo astensionismo. Gli spot preparati dagli esponenti politici del "no , fatti di immagini cruente della repressione militare vengono sottoposti al giudizio di René Saavedra, pubblicitario di successo che passa con disinvoltura dai forni a microonde alle telenovelas. Il giudizio lapidario di Renè è che uno spot del genere "non vende" e all'osservazione inorridita dei vertici del comitato che immagini di torture e sequestri non devono vendere ma emozionare lui replica che "non sarà con immagini così tristi che convincerete i cileni a vincere la paura, dobbiamo parlare di felicità". Ed è così che vengono girati una serie di spot che parlano di futuro, di felicità, di speranza e libertà, in stile pubblicitario con musiche accattivanti e tormentoni musicali legati ad immagini solari che inizialmente sconcertano gli esponenti più radicali ma che poi hanno un tale successo televisivo da costringere gli avversari ad ingaggiare a loro volta un pubblicitario - il capo di Renè tra l'altro - per girare spot nello stesso stile non paludato. L'esito del referendum cambierà le sorti del Cile e la lenta passeggiata che Renè compie fra la folla esultante, concedendosi un timido sorriso prima di tornare a girare patinati spot per programmi televisivi, ci ricorda come un'idea vincente possa essere contagiosa. Due scelte raffinate e originalissime contraddistinguono "No", la prima è quella di affidarsi ad una fotografia e ad una regia perfettamente calate negli anni in cui il referendum si svolse, l'altra quella di sovrapporre in numerose scene i volti invecchiati di chi all'epoca partecipò agli spot - attori, cantanti, politici e presentatori tv - a quelli dei veri spot in cui appaiono giovani, in un gioco di rimandi raffinato ed emozionante. Lo scetticismo dei politici di fronte allo stile di chi vende prodotti commerciali ci dimostra quanta strada da allora abbia fatto la politica, perchè oggi nessuna campagna elettorale può rescindere dal potere dei consulenti di immagine e dai strateghi della comunicazione. La figura di René - un Gael Garcia Bernal trattenuto ma incisivo nel suo procedere - padre premuroso e attivista frenato all'inizio del film, è una figura autentica e sincera, che rende la pellicola ancora più intensa, lontana dagli estremismi e dai fanatismi, fedele alla storia ma ancora di più al pathos cinematografico. Toccante la visione degli appelli televisivi di Christopher Reeve, che insieme a Jane Fonda e Richard Dreyfuss appoggiò la campagna del no e inquietante la domanda di fondo che pone il film: la televisione ha davvero il potere di influenzare un voto, e se - come in questo caso - riesce a squarciare un velo d'indifferenza e a coinvolgere chi non aveva il coraggio di partecipare - è sempre un male o un male necessario?
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