anna v.
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lunedì 29 ottobre 2012
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uno sguardo amaro su un italia alla deriva
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E' lo sguardo di Soldini su un Italia che ha perso, oltre che i suoi valori fondanti, anche il senso stesso e lo scopo della sua unità.
Le storie dei due protagonisti (Valerio Mastrandrea e Alba Rohrwacher) si sviluppano in questo scenario di corruzione, ignoranza e opportunismo generalizzati, per poi incontrarsi e riconoscersi quali unici eroi contemporanei, portatori di valori sani. Il tutto supervisionato da statue parlanti di eroi "classici" (tra gli altri, Garibaldi e Leopardi) che nella loro immobile condizione devono assistere, loro malgrado, alla deriva di un Italia che loro stessi hanno contribuito a creare e rendere grande e degna di rispetto.
Il senso del film è più che condivisibile, anche se l'idea di far commentare a statue parlanti lo sfacelo dei valori fondanti di un Italia che sembra perduta, toglie continuità e fluidità alla storia, tanto che non si arriva mai ad entusiasmarsi per i personaggi e ad immedesimarsi con essi; e questo nonostante l'indiscutibile bravura dei due protagonisti (per i quali il giudizio del film merita tre stelline e non due).
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E' lo sguardo di Soldini su un Italia che ha perso, oltre che i suoi valori fondanti, anche il senso stesso e lo scopo della sua unità.
Le storie dei due protagonisti (Valerio Mastrandrea e Alba Rohrwacher) si sviluppano in questo scenario di corruzione, ignoranza e opportunismo generalizzati, per poi incontrarsi e riconoscersi quali unici eroi contemporanei, portatori di valori sani. Il tutto supervisionato da statue parlanti di eroi "classici" (tra gli altri, Garibaldi e Leopardi) che nella loro immobile condizione devono assistere, loro malgrado, alla deriva di un Italia che loro stessi hanno contribuito a creare e rendere grande e degna di rispetto.
Il senso del film è più che condivisibile, anche se l'idea di far commentare a statue parlanti lo sfacelo dei valori fondanti di un Italia che sembra perduta, toglie continuità e fluidità alla storia, tanto che non si arriva mai ad entusiasmarsi per i personaggi e ad immedesimarsi con essi; e questo nonostante l'indiscutibile bravura dei due protagonisti (per i quali il giudizio del film merita tre stelline e non due).
Infine, risulta francamente un po' ridicola la figura della defunta moglie del protagonista, con la quale intrattiene vivaci discussioni notturne, che finisce per scomparire piroettando una volta che il marito ritrova l'insperata serenità amorosa.
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(di mauro.t)
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nino pell.
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domenica 28 ottobre 2012
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pellicola garbata, ironica e con spunti riflessivi
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Piacevole e garbato film italiano caratterizzato da un pacato ed intelligente humour all'inglese in cui si intrecciano diversi spunti riflessivi aventi come argomentazione gli ideali conseguiti in passato di democrazia e di unione del nostro Paese messi a confronto con le contraddizioni,il pressapochismo sociale e varie problematiche appartenenti ai tempi moderni. Il regista Soldini ci delizia, quindi, con questa commedia mettendo in mostra una sottile satira sociale, senza calcare allo stesso tempo troppo la mano in estremismi convenzionali o di basso stile, come invece sta accadendo con qualche altra pellicola italiana uscita proprio in questo periodo o come ne sono uscite tante in passato.
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Piacevole e garbato film italiano caratterizzato da un pacato ed intelligente humour all'inglese in cui si intrecciano diversi spunti riflessivi aventi come argomentazione gli ideali conseguiti in passato di democrazia e di unione del nostro Paese messi a confronto con le contraddizioni,il pressapochismo sociale e varie problematiche appartenenti ai tempi moderni. Il regista Soldini ci delizia, quindi, con questa commedia mettendo in mostra una sottile satira sociale, senza calcare allo stesso tempo troppo la mano in estremismi convenzionali o di basso stile, come invece sta accadendo con qualche altra pellicola italiana uscita proprio in questo periodo o come ne sono uscite tante in passato. A dare valore a questo film è sicuramente la bravura degli attori protagonisti, ognuno dei quali recita perfettamente, a proprio modo, il ruolo di italiano medio con le sue diverse sfaccettature e particolarità da analizzare, da prendere come esempio o da criticare. Valerio Mastandrea, ad esempio, conferma naturalmente di essere uno degli attori più interessanti, maturi e simpatici del nostro Cinema italiano; Claudia Gerini si riprende la stima e la considerazione da parte mia dopo qualche sua vertiginosa caduta di stile (vedere il film "Come è bello far l'amore" di un anno fa) e ovviamente anche tutti gli altri attori si calano perfettamente nella parte loro assegnata in maniera convincente e credibile. In questa stagione cinematografica 2012/2013, dopo "Reality", "E' stato il figlio", "Bella addormentata" e naturalmente altri, anche "Il comandante e la cicogna" si merita, dunque, l'encomio di buon esempio di film italiano di interesse culturale. [-]
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pepito1948
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venerdì 26 ottobre 2012
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viva i matti e gli ingenui
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Tocca a Garibaldi pronunciare all’inizio del film la frase che ne racchiude sinteticamente il succo: forse sarebbe stato meglio se avessimo perso con l’Austria. Come dire che l’unità d’Italia ha prodotto un mostro che, a distanza di 150 anni, muta di aspetto ma resta quello che è: una società di cialtroni, di sfigati, di incompresi, di talenti mancati e sfruttati, di repressi, di depressi. Se i grandi del passato, generali, poeti o artisti, potessero vederci –magari dall’alto dei loro busti commemorativi- il loro giudizio sarebbe drammaticamente spietato ed unanime. Non c’è propensione verso i supremi interessi comuni, non c’è poesia, non c’è arte, soprattutto non c’è evoluzione nella vita odierna di tutti i giorni, come in quella messa sotto lente di ingrandimento di una qualsiasi città italiana.
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Tocca a Garibaldi pronunciare all’inizio del film la frase che ne racchiude sinteticamente il succo: forse sarebbe stato meglio se avessimo perso con l’Austria. Come dire che l’unità d’Italia ha prodotto un mostro che, a distanza di 150 anni, muta di aspetto ma resta quello che è: una società di cialtroni, di sfigati, di incompresi, di talenti mancati e sfruttati, di repressi, di depressi. Se i grandi del passato, generali, poeti o artisti, potessero vederci –magari dall’alto dei loro busti commemorativi- il loro giudizio sarebbe drammaticamente spietato ed unanime. Non c’è propensione verso i supremi interessi comuni, non c’è poesia, non c’è arte, soprattutto non c’è evoluzione nella vita odierna di tutti i giorni, come in quella messa sotto lente di ingrandimento di una qualsiasi città italiana. Se nessuno è perfetto, e questo non stupisce, l’alto tasso di imperfezione fa del nostro Paese un mosaico di colori stridenti dove ognuno si arrabatta come può, dove l’innocenza adolescenziale che sfugge ai videogiochi ed è in cerca di svolazzante purezza è ritenuta stupidità o stramberia o l’esistenzialismo di chi rifiuta i simboli ed i riti del progresso, sia pure con qualche “debolezza” ideologica o venale, è espunto fuori dal contesto di una consolidata convenzionalità, il talento e la buonafede altrui sono sfruttati da qualche azzeccagarbugli perché funzionali alla propria tendenza al malaffare. Sembra di sentirli parlare quei nostri superbi antenati irrigiditi nel bronzo, mentre si lamentano nei rispettivi linguaggi d’epoca dello spettacolo offerto dalla Patria che tanto hanno contribuito a nobilitare. Ci prova uno di loro, ingessato portavoce di una modernità corrotta e decadente, ad opporsi ed irridere alle contestazioni di un vicino collega su piedistallo, ma la sua vacuità gli farà perdere la testa… Fortunatamente ci sono i matti, siano essi ragazzi ornitofili o barboni in doppiopetto, e gli ingenui a tentare di aprire una breccia nel generale imbarbarimento.
Soldini affronta una tematica amara come la critica delle società urbane occidentali, utilizzano l’espediente narrativo delle storie inanellate o convergenti, che ben si presta ad un’illustrazione corale e variegata di storie funzionali alla tesi sostenuta. Alcune invenzioni, come le statue parlanti o la cicogna simbolo della refrattarietà all’inquinamento sociale e del volo liberatorio, impreziosiscono un racconto che procede gradevolmente tra spunti ai confini della favola e agganci a situazioni reali come i rischi dell’uso disinvolto di Internet o la difficile gestione familiare di un vedovo con due figli da mantenere ed educare. Il tutto condito con il solito garbo cui Soldini –che a sprazzi ci ricorda il realismo astratto di Kaurismaki- ci ha abituato. Ma siamo lontani dal poetico romanticismo di Pane e tulipani, opera forse irripetibile nel suo genere per originalità e perfezione narrativa. Resta il fatto che, nel panorama della nuova commedia italiana, che dopo i Pieraccioni ed i Panariello si sta faticosamente rigenerando- l’ultima opera del regista merita attenzione, anche per la brillantezza dei dialoghi e l’apprezzabile prova dell’intero cast, tra cui va sottolineato l’eclettismo di una matura quanto irriconoscibile Rohrwacher.
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lo stopper
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lunedì 22 ottobre 2012
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moderna commedia dallo sfondo scuro
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Surreale, malinconico, triste, quasi mai noioso, molto spesso divertente. Il nuovo film di Silvio Soldini racconta un’Italia alla deriva, in preda a corruzione ed indifferenza, che riesce pero’ a sopravvivere grazie all’onesta’ e alla buona volonta’ di due personaggi come Leo, idraulico vedovo ma costantemente in contatto con la moglie, e la pittrice Diana , artista angosciata da quotidiani problemi economici. I due saranno uniti dal destino prima nello studio di un avvocato truffaldino, poi sulle tracce di una cicogna smarrita.
Coprotagonisti della storia, i figli adolescenti di Leo: Elia, ornitologo e ambientalista in erba, che riesce quasi ad addomesticare la cicogna Agostina, e Maddalena, sprovveduta e sfortunata in amore, ma protetta comunque dall’affetto del padre.
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Surreale, malinconico, triste, quasi mai noioso, molto spesso divertente. Il nuovo film di Silvio Soldini racconta un’Italia alla deriva, in preda a corruzione ed indifferenza, che riesce pero’ a sopravvivere grazie all’onesta’ e alla buona volonta’ di due personaggi come Leo, idraulico vedovo ma costantemente in contatto con la moglie, e la pittrice Diana , artista angosciata da quotidiani problemi economici. I due saranno uniti dal destino prima nello studio di un avvocato truffaldino, poi sulle tracce di una cicogna smarrita.
Coprotagonisti della storia, i figli adolescenti di Leo: Elia, ornitologo e ambientalista in erba, che riesce quasi ad addomesticare la cicogna Agostina, e Maddalena, sprovveduta e sfortunata in amore, ma protetta comunque dall’affetto del padre.
Figure di rilievo del film di Soldini sono anche il padrone di casa di Diana, l’eccentrico Amanzio, e il fantasma della moglie di Leo, Teresa, preoccupata per la solitudine del marito e quindi sempre presente nelle sue notti insonni. La narrazione trova conforto e originalita’ nei pensieri di alcune grandi figure della nostra storia culturale, Garibaldi, Leopardi, Verdi, che dal posto privilegiato riservato alle loro statue in una grande citta’ (Torino), e grazie alle voci di Pierfrancesco Favino, Neri Marcore’ e Gigio Alberti, osservano un mondo sempre piu’ lontano dai loro ideali di umanita’ e liberta’.
La storia si sviluppa con fascino e leggerezza: si tratta di una favola dolce e suggestiva, innestata saldamente su uno sfondo di indifferenza e violenza, che rischia di travolgere i protagonisti sempre sul punto di massima esposizione. Ma tutti riusciranno a cavarsela dal momento che - per fortuna – poesia, cultura e amore fanno ancora parte della nostra vita.
Bravissimi gli attori: su tutti Valerio Mastandrea e Alba Rorhwacher (stavolta quasi carina con un inedito caschetto di capelli neri). Molto efficaci anche Giuseppe Battiston e il “fantasma” Claudia Gerini, nonche’ Luca Zingaretti nei panni del corrotto avvocato Malaffano. Una citazione particolare per il giovanissimo Luca Dirodi, sempre credibile e convincente nel ruolo di Elia, ragazzino che vive nel suo mondo al di fuori di ogni schema, e incredibilmente somigliante al Sergio Rubini di tanti anni fa. Insomma, un film da vedere, leggero ma non troppo.
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(di gabrielpiazza)
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alexis 80
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giovedì 25 ottobre 2012
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buona commedia
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Bel film, poetico, surreale ma non tanto. Ottime le interpretazioni, Mastrandrea su tutti. Nulla è più vero e reale del tenero e onesto idraulico Leo.
Buone la fotografia e la colonna sonora.
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nino pell.
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domenica 28 ottobre 2012
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pellicola garbata, ironica e con spunti riflessivi
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Piacevole e garbato film italiano caratterizzato da un pacato ed intelligente humour all'inglese in cui si intrecciano diversi spunti riflessivi aventi come argomentazione gli ideali conseguiti in passato di democrazia e di unione del nostro Paese messi a confronto con le contraddizioni,il pressapochismo sociale e varie problematiche appartenenti ai tempi moderni. Il regista Soldini ci delizia, quindi, con questa commedia mettendo in mostra una sottile satira sociale, senza calcare allo stesso tempo troppo la mano in estremismi convenzionali o di basso stile, come invece sta accadendo con qualche altra pellicola italiana uscita proprio in questo periodo o come ne sono uscite tante in passato.
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Piacevole e garbato film italiano caratterizzato da un pacato ed intelligente humour all'inglese in cui si intrecciano diversi spunti riflessivi aventi come argomentazione gli ideali conseguiti in passato di democrazia e di unione del nostro Paese messi a confronto con le contraddizioni,il pressapochismo sociale e varie problematiche appartenenti ai tempi moderni. Il regista Soldini ci delizia, quindi, con questa commedia mettendo in mostra una sottile satira sociale, senza calcare allo stesso tempo troppo la mano in estremismi convenzionali o di basso stile, come invece sta accadendo con qualche altra pellicola italiana uscita proprio in questo periodo o come ne sono uscite tante in passato. A dare valore a questo film è sicuramente la bravura degli attori protagonisti, ognuno dei quali recita perfettamente, a proprio modo, il ruolo di italiano medio con le sue diverse sfaccettature e particolarità da analizzare, da prendere come esempio o da criticare. Valerio Mastandrea, ad esempio, conferma naturalmente di essere uno degli attori più interessanti, maturi e simpatici del nostro Cinema italiano; Claudia Gerini si riprende la stima e la considerazione da parte mia dopo qualche sua vertiginosa caduta di stile (vedere il film "Come è bello far l'amore" di un anno fa) e ovviamente anche tutti gli altri attori si calano perfettamente nella parte loro assegnata in maniera convincente e credibile. In questa stagione cinematografica 2012/2012, dopo "Reality", "E' stato il figlio", "Bella addormentata" e naturalmente altri,anche "Il comandante e la cicogna" si merita, dunque, l'encomio di buon esempio di film italiano di interesse culturale.
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stolencar
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domenica 4 novembre 2012
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... e soldini non sbaglia un film
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Con Soldini si va sul sicuro anche quando mescola i generi fino a produrre una pellicola "alla soldini". Merito quest'ultimo riservato solo ai grandi. Lo spettatore si tuffa in una Torino, ma potrebbe essere qualsiasi altra città d'Italia, dove i suoi personaggi si muovono e si relazionano tra di loro e con l'ambiente circostante composto anche di statue parlanti e di animali, solo in modo apparentemente casuale.
L'idraulico Leo (Mastandrea) è il perno intorno al quale ruota una vicenda di quotidianità non banale; vedovo di una moglie che gli appare in bikini tutte le notti verso le 4 mattina (Claudia Gerini)deve risolvere i problemi dei due figli Elia e Maddalena. Nella vicenda, grzie alla solida e impeccabile sceneggiatura si intrecciatono le vite di uno strano personaggio (Battiston) e una Rohrwacher alla ricerca estenuante di soldi per pagare un affitto e di una collocazione professionale adeguata.
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Con Soldini si va sul sicuro anche quando mescola i generi fino a produrre una pellicola "alla soldini". Merito quest'ultimo riservato solo ai grandi. Lo spettatore si tuffa in una Torino, ma potrebbe essere qualsiasi altra città d'Italia, dove i suoi personaggi si muovono e si relazionano tra di loro e con l'ambiente circostante composto anche di statue parlanti e di animali, solo in modo apparentemente casuale.
L'idraulico Leo (Mastandrea) è il perno intorno al quale ruota una vicenda di quotidianità non banale; vedovo di una moglie che gli appare in bikini tutte le notti verso le 4 mattina (Claudia Gerini)deve risolvere i problemi dei due figli Elia e Maddalena. Nella vicenda, grzie alla solida e impeccabile sceneggiatura si intrecciatono le vite di uno strano personaggio (Battiston) e una Rohrwacher alla ricerca estenuante di soldi per pagare un affitto e di una collocazione professionale adeguata.
Tra l'onirico di "Pani e Tulipani" e le trovate magiche di "Agata e la Tempesta", questa pellicola bene si inserisce nella produzione artistica di Soldini, sia pur caratterizzandosi da una nota amara più spiccata rispetto ai film sopra riochiamati, grazie anche al finale solo (probabilmente la nota maggiormente realistica di tutto il film).
Avrebbe potutto essere un capovalore se il personaggio della Rohrwacher non fosse stato anch'esso così eccessivamente strampalato, quantunque interpretato mirabilmente dall'attrice. Bravo Zingaretti e interessante il cameo di Cederna che interpreta il direttore/titolare di un spuermercato.
Soldini: avanti tutta!
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chiarialessandro
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domenica 28 ottobre 2012
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surrealismo cinematografico
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Se qualcuno cercasse la profondità di film come “Pane e tulipani”, sarà meglio che se ne resti tranquillo a casa sua per evitare inutili dolori. E’ pur vero che viene fatto cenno ad argomenti seri, ma “Il comandante e la cicogna” è sostanzialmente una favola che, condotta con mano abile e tocco sapiente, è capace di farsi strada nel cuore degli adulti; a patto che , ovviamente, sappiano farsi guidare dalla fantasia che caratterizza le fiabe e non dalla razionalità che dovrebbe (ripeto, perché è importante: “dovrebbe”) contraddistinguere i personaggi “maturi”. Lasciatevi trasportare con lentezza dalla calma corrente del fiume: non vedrete scorrere cadaveri ma potrete così apprezzare in modo debito i panorami che si schiudono davanti ai vostri occhi, rappresentati con dolce ironia e toni scherzosi da un figlio immerso nelle nuvole (“Giorni e nuvole”?), da una figlia credulona, da una madre sognata, da un avvocato rampante, da un’artista sognatrice nonché squattrinata, da un gigante quasi buono e da un padre credibile.
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Se qualcuno cercasse la profondità di film come “Pane e tulipani”, sarà meglio che se ne resti tranquillo a casa sua per evitare inutili dolori. E’ pur vero che viene fatto cenno ad argomenti seri, ma “Il comandante e la cicogna” è sostanzialmente una favola che, condotta con mano abile e tocco sapiente, è capace di farsi strada nel cuore degli adulti; a patto che , ovviamente, sappiano farsi guidare dalla fantasia che caratterizza le fiabe e non dalla razionalità che dovrebbe (ripeto, perché è importante: “dovrebbe”) contraddistinguere i personaggi “maturi”. Lasciatevi trasportare con lentezza dalla calma corrente del fiume: non vedrete scorrere cadaveri ma potrete così apprezzare in modo debito i panorami che si schiudono davanti ai vostri occhi, rappresentati con dolce ironia e toni scherzosi da un figlio immerso nelle nuvole (“Giorni e nuvole”?), da una figlia credulona, da una madre sognata, da un avvocato rampante, da un’artista sognatrice nonché squattrinata, da un gigante quasi buono e da un padre credibile. Il tutto immerso come a bagnomaria in una serie di dialoghi dell'assurdo che si svolgono tra italiani eminenti ed italiani meschini, riuscendo a mettere in risalto la grettezza che troppo spesso caratterizza in negativo l'attuale società.
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anribeil
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domenica 4 novembre 2012
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l'amara favola di un'italia da non rifare
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Una commedia deliziosa che riporta Soldini dalle parti del suo inarrivabile Pane e Tulipani. Frutto di un'originale sceneggiatura e di un cast straordinario. Su tutti, Valerio Mastrandrea che dà colore e anima a un personaggio memorabile, idraulico generoso e padre paziente, l'altra faccia ingenua e operaia di un'Italia furba fino alla corruzione. Intorno a lui un carosello di personaggi, più o meno integrati. Da una parte ladri pittrici e studenti, saggi e sognanti ma malinconicamente spinti ai margini della società (straordinario come sempre Battiston nelle vesti di un curioso e colto teorico del non lavorare), dall'altra avvocati detective faccendieri che si muovono solo per saziare le loro brame di ricchezza (bravo Zingaretti avvocato viscido e traffichino).
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Una commedia deliziosa che riporta Soldini dalle parti del suo inarrivabile Pane e Tulipani. Frutto di un'originale sceneggiatura e di un cast straordinario. Su tutti, Valerio Mastrandrea che dà colore e anima a un personaggio memorabile, idraulico generoso e padre paziente, l'altra faccia ingenua e operaia di un'Italia furba fino alla corruzione. Intorno a lui un carosello di personaggi, più o meno integrati. Da una parte ladri pittrici e studenti, saggi e sognanti ma malinconicamente spinti ai margini della società (straordinario come sempre Battiston nelle vesti di un curioso e colto teorico del non lavorare), dall'altra avvocati detective faccendieri che si muovono solo per saziare le loro brame di ricchezza (bravo Zingaretti avvocato viscido e traffichino). Un'Italia divisa spaccata inconciliabile, fatta di moderne camicie rosse destinate a combattere inutilmente per valori dismessi, in fila dietro al Comandante, i'eroe dei due mondi, protagonista da statua di un epico scontro con quella, dirimpetto, del Cavalier Cazzaniga, simbolo dell'Italia democristiana e palazzinara. Illuminante lo scambio finale di battute tra il Comandante e la Cicogna, con quell'amara constatazione di come combattere sia stato (...ed è) inutile.
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paolocarburi
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lunedì 5 novembre 2012
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ironico, anche troppo...
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Il Comandante e la Cicogna è un piccolo spunto di riflessione colmo di ironia, forse anche troppa, su quella che è la situazione sociale di questo paese.
Due sono le storie che s'intrecciano in questo piccolo palchetto italiano ricostruito da Silvio Soldini: una è quella di una famiglia sostenuta da Leo, idraulico che si ritrova a dover crescere due figli adolescenti dopo la prematura scomparsa della moglie e l'altra invece è quella di Diana, artista colma di quegli stimoli che l'Italia sa donare ma continuamente tentata alla fuga verso Berlino, città dove forse troverebbe quelle opportunità che l'Italia non sa invece dare (proprio questi giorni è uscito un studio su La Repubblica di un nuovo fenomeno migratorio dei giovani italiani verso la Germania).
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Il Comandante e la Cicogna è un piccolo spunto di riflessione colmo di ironia, forse anche troppa, su quella che è la situazione sociale di questo paese.
Due sono le storie che s'intrecciano in questo piccolo palchetto italiano ricostruito da Silvio Soldini: una è quella di una famiglia sostenuta da Leo, idraulico che si ritrova a dover crescere due figli adolescenti dopo la prematura scomparsa della moglie e l'altra invece è quella di Diana, artista colma di quegli stimoli che l'Italia sa donare ma continuamente tentata alla fuga verso Berlino, città dove forse troverebbe quelle opportunità che l'Italia non sa invece dare (proprio questi giorni è uscito un studio su La Repubblica di un nuovo fenomeno migratorio dei giovani italiani verso la Germania).
Il Film risulta piacevolmente descrittivo e racconta situazioni che troviamo tutti i giorni in questo paese, soprattutto in questo preciso periodo storico. Purtroppo questa freschezza descrittiva si perde nella seconda parte del Film dove vediamo arrancare la narrazione che non riesce più a sviluppare il percorso in maniera originale. Come dire nella prima parte il Film procede in modo impeccabile poi va in confusione in quanto viene farcito di episodi che dovrebbero arricchire un finale assai scontato ma non ci riescono e non dico che appesantiscano il film, che è molto piacevole, ma risultano essere un chiaro diversivo a una mancata originalità.
Per il resto le interpretazioni migliori sono sicuramente quelle dei personaggi principali. Valerio Mastandrea ricopre in maniera impeccabile la parte del padre premuroso e lavoratore (uomo di altri tempi) mentre Alba Rohrwacher gioca con le espressioni per descrivere uno stato d'animo confuso e frustrato cosa affine a tanti giovani d'oggi, magistrale.
Che dire, il film è ben riuscito, descrive abbastanza bene anche certi lati della corruzione di questo paese, della povertà etica di questo piccolo stivale; accenna e fa bene, anche alla lotta tra poveri, sempre più viva e fervida nelle città dove gente che non ha niente si sputa addosso e si ruba a vicenda senza capire che forse il problema è altrove e dove la stessa gente si accontenta di campicchiare saltellando sulle spalle di chi sta peggio senza incazzarsi più di tanto.
Ecco, forse ho trovato, il film è poco incazzato e forse parlare di queste cose in questo modo, oggi, non te lo puoi permettere; non mi piace il finale legato alla provvidenza che provvederà a un futuro migliore, che porterà le cose a migliorare al fine di renderci tutti più felici. Il Film non dice che questo forse succederà a discapito di una generazione e a me sinceramente questa omissione piace ben poco.
Il Comandante e la Cicogna è una commedia, ma una commedia che osa poco, troppo poco.
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