marcosp�
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sabato 1 settembre 2012
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in equilibrio sulla vita
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Quanto siamo sempre pronti ad estasiarci per qualche film che viene da lontano, da paesi nel quale non siamo neppure stati, eppure pronti a giurare che quello che ci viene mostrato è vero, che ricalca una realtà con convincimento e adesione...altrettanto pronti però a denigrare un film che ci appartiene, che racconta una realtà che dovrebbe invece essere a noi nota. Il problema è che a volte quello che ci succede accanto è altrettanto distante finchè non ci tocca da vicino. Il film di De matteo questa realtà la racconta con molta adesione invece, la tocca da vicino e la comprende. Usa un prototipo, Giulio, per raccontare il confine labile che separa le certezze dal caos. Attraverso la sua storia (semplice? Ma non sono semplici le nostre vite?), ci mostra la parabola di un uomo in bilico, a cui la società non offre rifugio.
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Quanto siamo sempre pronti ad estasiarci per qualche film che viene da lontano, da paesi nel quale non siamo neppure stati, eppure pronti a giurare che quello che ci viene mostrato è vero, che ricalca una realtà con convincimento e adesione...altrettanto pronti però a denigrare un film che ci appartiene, che racconta una realtà che dovrebbe invece essere a noi nota. Il problema è che a volte quello che ci succede accanto è altrettanto distante finchè non ci tocca da vicino. Il film di De matteo questa realtà la racconta con molta adesione invece, la tocca da vicino e la comprende. Usa un prototipo, Giulio, per raccontare il confine labile che separa le certezze dal caos. Attraverso la sua storia (semplice? Ma non sono semplici le nostre vite?), ci mostra la parabola di un uomo in bilico, a cui la società non offre rifugio. Fin quì la trama, il linguaggio che De Matteo usa per narrarci la storia di Giulio avviene attraverso tutto quello che il linguaggio ci ha insegnato a tattare il dramma: Movimenti di macchina "virtuosi", musica che sottolinea emotivamente le scene, alternanza di montaggio veloce e piani sequenza ad indagare principalmente il protagonista. Ma lo fa senza eccessi, rimanendo anche lui in bilico, senza oltrepassare il confine che separa il dramma dal melodramma. E lo fa con partecipazione, come se domani dovesse accadere anche a lui. O a noi.
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mauro2067
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lunedì 8 ottobre 2012
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sottovalutato
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Dopo aver letto alcune recensioni mi sono fatto un 'idea mia del film. Concordo con tutti sulla drammaticità della storia con alcuni risvolti tragico comici resi brillanti dalla straordinaria bravura di un grande Mastrandrea. Non sono d'accordo sulle critiche rivolte soprattutto sulla lentezza o sull'eccessivo pietismo del film. Invece trovo che quell'allungare le pause, i silenzi, renda più reale e palpabile l'evoluzione mentale del protagonista che, preso dai problemi economici, si fissa sulla realtà disastrosa del momento con lunghe pause rivolte verso un passato oramai sconvolto. Ed anche l'ambientazione temporale del Natale che rende ancora più drastica la situazione a me sembra particolarmente azzeccata.
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Dopo aver letto alcune recensioni mi sono fatto un 'idea mia del film. Concordo con tutti sulla drammaticità della storia con alcuni risvolti tragico comici resi brillanti dalla straordinaria bravura di un grande Mastrandrea. Non sono d'accordo sulle critiche rivolte soprattutto sulla lentezza o sull'eccessivo pietismo del film. Invece trovo che quell'allungare le pause, i silenzi, renda più reale e palpabile l'evoluzione mentale del protagonista che, preso dai problemi economici, si fissa sulla realtà disastrosa del momento con lunghe pause rivolte verso un passato oramai sconvolto. Ed anche l'ambientazione temporale del Natale che rende ancora più drastica la situazione a me sembra particolarmente azzeccata. In meno di due ore bisogna far capire allo spettatore la difficolta morale ed emotiva di chi oggi si ritrova nella stessa situazione di Giulio ( il protagonista), difficoltà che acuisce nei periodi dell'anno che per gli altri sono momenti di gioia.
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marezia
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venerdì 21 settembre 2012
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pretesto d'autore
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E' come se il regista raccontasse una non storia: un tradimento che c'è ma che evapora immediatamente dopo insieme all'amante (amante che lo spettatore si ritrova davanti improvvisamente e dopo un bel po' come se fosse una semplice amica desiderosa di rendersi utile nel momento di difficoltà) e quindi senza nessuno tipo di strascico né sessuale, né sentimentale e un legame coniugale che naufraga in una separazione consensuale ma senza nessun tipo di sentimento se non uno: il senso di responsabilità del padre nei confronti dei figli. Il film procede così senza una dinamica tra i due tale da rendere plausibile tutto quello che accade al protagonista e lo rende quasi un'esercizio di stile.
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E' come se il regista raccontasse una non storia: un tradimento che c'è ma che evapora immediatamente dopo insieme all'amante (amante che lo spettatore si ritrova davanti improvvisamente e dopo un bel po' come se fosse una semplice amica desiderosa di rendersi utile nel momento di difficoltà) e quindi senza nessuno tipo di strascico né sessuale, né sentimentale e un legame coniugale che naufraga in una separazione consensuale ma senza nessun tipo di sentimento se non uno: il senso di responsabilità del padre nei confronti dei figli. Il film procede così senza una dinamica tra i due tale da rendere plausibile tutto quello che accade al protagonista e lo rende quasi un'esercizio di stile. La recitazione di Mastandrea, STRAORDINARIO, è talmente ECCELLENTE da suscitare nello spettatore un livello di partecipazione tale da fargli seguire le sue vicende chiedendosi il perché del suo comportamento e tutto ciò prosegue senza mai uno spiraglio di speranza. Non so se questa sia la realtà ma vedendo questo film quello che sconcerta di più è l'aridità di chi, pur avendo condiviso un pezzo di vita, è talmente superciale da non accorgersi più di niente. Una moglie da non augurare a nessuno. In sintesi UN GRAN BEL FILM, secondo me, rovinato da una sceneggiatura per buona parte mal scritta.
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(di stef82)
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babagi
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domenica 28 ottobre 2012
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krisis
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Giulio è sposato con Elena e ha due figli. Uno spettatore in ritardo di qualche minuto sull’inizio del film, vedrebbe una famiglia, una famiglia come tante, più o meno felice, più o meno affiatata, più o meno borghese, più o meno, con i suoi alti e i suoi bassi e rimarrebbe un po’ sorpreso quando tutto d’un tratto lei dice che non ce la fa più a guardarlo negli occhi e lui che prende la porta, saluta i figli e se ne va. Una separazione. Senza urla, consensuale. In quei primi minuti persi, quando ancora scorrevano i titoli di testa, si era intravista la causa della separazione, il tradimento, ma il tutto era rimasto offuscato, non perfettamente nitido, quasi a sottolineare la poca importanza della causa della caduta rispetto alla rilevanza della caduta stessa e delle difficoltà che si celano nello spazio di tempo che sta tra l’errore e lo schianto.
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Giulio è sposato con Elena e ha due figli. Uno spettatore in ritardo di qualche minuto sull’inizio del film, vedrebbe una famiglia, una famiglia come tante, più o meno felice, più o meno affiatata, più o meno borghese, più o meno, con i suoi alti e i suoi bassi e rimarrebbe un po’ sorpreso quando tutto d’un tratto lei dice che non ce la fa più a guardarlo negli occhi e lui che prende la porta, saluta i figli e se ne va. Una separazione. Senza urla, consensuale. In quei primi minuti persi, quando ancora scorrevano i titoli di testa, si era intravista la causa della separazione, il tradimento, ma il tutto era rimasto offuscato, non perfettamente nitido, quasi a sottolineare la poca importanza della causa della caduta rispetto alla rilevanza della caduta stessa e delle difficoltà che si celano nello spazio di tempo che sta tra l’errore e lo schianto. Giulio non pronuncia mea culpa, né striscia ai piedi della moglie per cercare di riconquistarla,ma accetta la situazione, parla con i figli, soprattutto con la maggiore cercando di renderla partecipe della situazione. Dimostra di essere un buon padre, affettuoso, comprensivo, disposto al dialogo, ma soprattutto presente per i suoi figli. Tutto questo fino a che le cose non iniziano a complicarsi. Lo stipendio non sarà abbastanza da permettergli una casa in affitto e in poco tempo si ritroverà a scivolare dalla brandina improvvisata nella casa di un amico al letto di una pensione economica, fino al sedile della sua auto. Prima di raggiungere il punto più estremo di disperazione, farà il vuoto intorno a sé per salvare il salvabile, la sua dignità. Afono in mezzo alle luci scintillanti di un natale gelido verrà salvato dalla sola che avvicinandosi a lui in punta di piedi, riuscirà a sentire la sua disperazione, perché rimasta in equilibrio nonostante gli strattoni, forse grazie anche a quel padre che prima di entrare nella tempesta non aveva seminato solo vento.
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tanus78
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mercoledì 24 ottobre 2012
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la sottile linea della dignità di un uomo
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Bel cinema quello che una volta tanto scava e rappresenta adeguatamente la realtà senza assumere stili da fotoromanzo o fiction Rai/Mediaset.
Mastandrea è un gigante e il suo volto e il suo fisico hanno saputo assumere in questo ruolo la disperazione dignitosa di milioni di persone che passano guai come quello del protagonista.
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Bel cinema quello che una volta tanto scava e rappresenta adeguatamente la realtà senza assumere stili da fotoromanzo o fiction Rai/Mediaset.
Mastandrea è un gigante e il suo volto e il suo fisico hanno saputo assumere in questo ruolo la disperazione dignitosa di milioni di persone che passano guai come quello del protagonista. Una Roma per niente oleografica ma dura e sporca, spiragli di carità cristiana e per niente vaticana.
Ottime le prove dei giovani esordienti nel ruolo dei suoi figli, solo avrei preferito un'altra a fare la parte della moglie. Seppur adeguata per i ruoli drammatici la Bobulova non mi ha convinto del tutto sembrando poco coinvolta dallo svolgimento della storia.
Peccato infine solo constatare che si tratta di una co-protuzione Italia-Francia, a dimostrazione che senza "zampino" d'oltralpe pare difficile fare cinema di qualità.
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filippo catani
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venerdì 24 maggio 2013
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un uomo in equilibrio precario tra vita e baratro
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Un impiegato del comune di Roma ha una moglie, due figli e una piacevole casa di cui sta pagando il mutuo. L'uomo però ha una fugace storia con una collega d'ufficio e la moglie, una volta venutane a conoscenza, decide di divorziare. Improvvisamente l'uomo si trova a fare fronte alle spese per la moglie, a quelle dei figli, a parte del mutuo e alle spese per una abitazione e per mangiare.
Un ritratto amaro ma assolutamente reale quello redatto da Ivano de Matteoche ci mostra la discesa agli inferi di un uomo che, fino a quel momento, aveva vissuto una vita serena. L'avventura occasionale con una collega finisce per costare carissima al protagonista della vicenda, un ottimo Mastandrea.
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Un impiegato del comune di Roma ha una moglie, due figli e una piacevole casa di cui sta pagando il mutuo. L'uomo però ha una fugace storia con una collega d'ufficio e la moglie, una volta venutane a conoscenza, decide di divorziare. Improvvisamente l'uomo si trova a fare fronte alle spese per la moglie, a quelle dei figli, a parte del mutuo e alle spese per una abitazione e per mangiare.
Un ritratto amaro ma assolutamente reale quello redatto da Ivano de Matteoche ci mostra la discesa agli inferi di un uomo che, fino a quel momento, aveva vissuto una vita serena. L'avventura occasionale con una collega finisce per costare carissima al protagonista della vicenda, un ottimo Mastandrea. L'attore romano infatti riesce sempre a scegliere ruoli non certo banali e ci si cala con grande profondità. In questo caso assisstiamo alla parabola inversa di un uomo che da un momento all'altro si ritrova a dormire in macchina, chiedere prestiti agli amici, cercare ogni sorta di secondo impiego fino ad arrivare a dover chiedere aiuto alla mensa dei poveri. Come dice un personaggio fuori dall'ufficio dei servizi sociali pare proprio che il divorzio sia solo per chi se lo possa permettere. Resta il fatto che aldilà della storia raccontata in se, questo film spalanca un occhio verso quel mondo che fingiamo di non vedere ma che è proprio parallelo a noi: ecco allora il cinese che gestisce lavoratori clandestini piuttosto che il romano che impiega extracomunitari a nero per la sua ditta. Allo stesso tempo vediamo quelle persone siano essi religiosi o volontari che ogni giorno cercano di alleviare le sofferenze di chi non ha un posto dove andare anche solo per darsi una lavata e gli mette un piatto di minestra a disposizione. Forse magari si potrebbe dire che il regista estremizza un po' il concetto giocando sui sentimenti dello spettatore nella parte finale del film ambientata a ridosso del Natale ma la validità della storia sta anche in questo e nell'identificazione di chi guarda nel protagonista che non sa come fare a raccontare ai suoi familiari la terribile discesa agli inferi che sta affrontando conscio del fatto che il detonatore che ha fatto esplodere questa situazione è stato lui. Detto del regista e di Mastandrea che si conferma tra i cinque migliori attori italiani al momento anche il resto del cast non sfigura a parte forse un po' piatta la recitazione della Bobulova che invece era piaciuta molto nel recente serial In Treatment. Un amaro scorcio sull'Italia di oggi da vedere assolutamente.
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stef82
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domenica 23 settembre 2012
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i nuovi equilibristi del xxi secolo
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La storia è il frutto dei nostri tempi, in cui non si sente altro che parlare di famiglie che non arrivano a fine del mese, di anziani che non hanno i soldi per fare la spesa, di giovani costretti ad emigrare perché le loro capacità non sono mai abbastanza, in una parola si parla di CRISI.
Ma la crisi non è più solo questo, è come un virus che si diffonde a macchia d'olio pervadendo ogni angolo del nostro presente, al punto che nessuno ormai è più al sicuro, neanche un dipendente comunale che, dopo aver tradito la moglie, si trasforma in un equilibrista tra il mutuo da pagare, le scadenze che incombono minacciosamente e la sua nuova vita da single.
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La storia è il frutto dei nostri tempi, in cui non si sente altro che parlare di famiglie che non arrivano a fine del mese, di anziani che non hanno i soldi per fare la spesa, di giovani costretti ad emigrare perché le loro capacità non sono mai abbastanza, in una parola si parla di CRISI.
Ma la crisi non è più solo questo, è come un virus che si diffonde a macchia d'olio pervadendo ogni angolo del nostro presente, al punto che nessuno ormai è più al sicuro, neanche un dipendente comunale che, dopo aver tradito la moglie, si trasforma in un equilibrista tra il mutuo da pagare, le scadenze che incombono minacciosamente e la sua nuova vita da single.
Attraverso un'analisi puntuale e dettagliata del personaggio, il regista Ivano de Matteo mostra l’altra faccia della medaglia, quella di Giulio, padre modello che ama la sua famiglia e lotta per la sopravvivenza, dilaniato ogni giorno che passa sempre più dall’angoscia e dalla paura di non fare abbastanza, il suo sguardo è contrito, le guance scavate e le battute sottili lasciano spazio a silenzi interminabili, nel disperato tentativo di non far mancare nulla ai figli.
L’unica perplessità nasce dall’eccessiva contrapposizione tra una situazione iniziale di apparente stabilità economica e lo sfacelo finanziario che segue, considerato il fatto che entrambi i coniugi lavorano.
Vien da sè che, il protagonista, interpretato da un eccezionale Valerio Mastandrea, commuove facendo sentire lo spettatore impotente di fronte alla sua immensa solitudine e, pur essendo di fatto colpevole, suscita empatia e compassione, mentre la moglie (Barbara Bobulova) provoca quasi risentimento nell'occhio di chi guarda per l’atteggiamento cieco e distaccato di fronte a un uomo di cui conosce le disponibilità e con il quale, anni prima, ha deciso di costruire una famiglia.
Forse, a pensarci bene, la storia non è poi così comune, seppur verosimile, ma racchiude gli effetti di un capovolgimento della realtà a cui tutti stiamo assistendo dando vita a una nuova classe sociale in cui anche i ruoli si invertono e colui che prima vestiva i panni dell’aguzzino diventa un martire, impegnato nella difficile prova di vivere in costante equilibrio tra luci e ombre.
Solo nell’inquadratura finale un barlume di speranza si cela nel sorriso appena accennato dell'attore offrendo l'illusione che una via di risalita possa esistere ancora.
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archipic
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venerdì 18 gennaio 2013
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se questo è un uomo....
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Come ci si può ridurre se la vita ti presenta il conto e non hai abbastanza soldi per pagarlo. In sintesi estrema è questo il tema di questo bellissimo film. Un processo di erosione lenta ma continua, toglie qualsiasi possibilità di lotta ad un uomo, impiegato pubblico, che deve affrontare una separazione. La dignità e l'orgoglio a volte possono essere un forte freno per cercare di trovare vie di uscita più o meno comode. E il protagonista queste vie di uscita si rifiuta di trovarle; prova sempre a tirare avanti con le sole proprie forze, visto che gli "amici" non sono capaci di offrirne. Uno strepitoso Valerio Mastrandrea ci offre senza veli le sofferenze di un uomo qualunque che si ostina a cercare di trovare le risorse utili per mantenere la sua famiglia, anche in mancanza di concrete possibilità.
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Come ci si può ridurre se la vita ti presenta il conto e non hai abbastanza soldi per pagarlo. In sintesi estrema è questo il tema di questo bellissimo film. Un processo di erosione lenta ma continua, toglie qualsiasi possibilità di lotta ad un uomo, impiegato pubblico, che deve affrontare una separazione. La dignità e l'orgoglio a volte possono essere un forte freno per cercare di trovare vie di uscita più o meno comode. E il protagonista queste vie di uscita si rifiuta di trovarle; prova sempre a tirare avanti con le sole proprie forze, visto che gli "amici" non sono capaci di offrirne. Uno strepitoso Valerio Mastrandrea ci offre senza veli le sofferenze di un uomo qualunque che si ostina a cercare di trovare le risorse utili per mantenere la sua famiglia, anche in mancanza di concrete possibilità. Un uomo che poco a poco si ritrova solo e isolato nella sua auto, ultimo stadio della sua discesa agli inferi. Un film scarno, come scarno è il suo protagonista; senza orpelli, senza finzioni. Tutto ciò che si vede è la realtà, nuda e cruda, con tutte le sue contraddizioni e le sue ingiustizie. Si esce dalla sala con qualcosa di cui discutere e di cui aver anche paura.
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ennio
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sabato 10 febbraio 2018
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intenso, tragico mastrandrea
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Una bella sorpresa. Non è facile andare oltre i soliti luoghi comuni sui problemi delle coppie in crisi. Qui invece De Matteo è riuscito a rappresentare, grazie al miglior Mastrandea che io ricordi, la tragedia di un uomo comune, sensibile, un pò goffo e incapace di reagire a ciò che sembra un destino crudele ma a suo modo meritato, scaturito dall'assoluta banalità di qualche messaggino affettuoso. La vicenda è credibile, una discesa nel gorgo inesorabile della precarietà e poi della disperazione, ed è dipinta in modo asciuttamente realista. Apprezzabile anche il finale, la tragedia o un classico lieto fine sarebbero suonati inutili.
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Una bella sorpresa. Non è facile andare oltre i soliti luoghi comuni sui problemi delle coppie in crisi. Qui invece De Matteo è riuscito a rappresentare, grazie al miglior Mastrandea che io ricordi, la tragedia di un uomo comune, sensibile, un pò goffo e incapace di reagire a ciò che sembra un destino crudele ma a suo modo meritato, scaturito dall'assoluta banalità di qualche messaggino affettuoso. La vicenda è credibile, una discesa nel gorgo inesorabile della precarietà e poi della disperazione, ed è dipinta in modo asciuttamente realista. Apprezzabile anche il finale, la tragedia o un classico lieto fine sarebbero suonati inutili.
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stolencar
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domenica 23 settembre 2012
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un ottimo mastandrea per un film solo discreto
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La storia c'è. L'intreccio è ben sviluppato, anche se la sceneggiatura non è proprio impeccabile, soprattutto nel primo tempo dove sarebbe stato opportuno vivacizzare un po' le situazioni in cui la famiglia si trova a vivere, evitando luoghi comuni. Qualche dubbio quindi anche per la colonna sonora di Cerasi, sempre e sottolineo sempre su un registro lento, dissonante quindi con l'accelerazione che la vita di Giulio (mastandrea) prende quando si dovrà barcamenare tra due lavori e gli impegni derivanti dal suo ruolo di padre.
Alcune incongruenze riguardano anche il ruolo della moglie e madre dei due figli che sembra sia del tutto ignara del fatto che il marito con soli € 1200 non si trovi in serie difficoltà economiche: la percentuale del mutuo della casa da pagare, il contriuto di mantenimento per i figli, l'auto, l'alloggio, ecc.
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La storia c'è. L'intreccio è ben sviluppato, anche se la sceneggiatura non è proprio impeccabile, soprattutto nel primo tempo dove sarebbe stato opportuno vivacizzare un po' le situazioni in cui la famiglia si trova a vivere, evitando luoghi comuni. Qualche dubbio quindi anche per la colonna sonora di Cerasi, sempre e sottolineo sempre su un registro lento, dissonante quindi con l'accelerazione che la vita di Giulio (mastandrea) prende quando si dovrà barcamenare tra due lavori e gli impegni derivanti dal suo ruolo di padre.
Alcune incongruenze riguardano anche il ruolo della moglie e madre dei due figli che sembra sia del tutto ignara del fatto che il marito con soli € 1200 non si trovi in serie difficoltà economiche: la percentuale del mutuo della casa da pagare, il contriuto di mantenimento per i figli, l'auto, l'alloggio, ecc.
L'inefficineza del servizio sociale è giustamente solo accennata (non è un film di denuncia), così come non è singolare che alcuni amici (per la verità pocchi nel film) riescano a fare ben poco per aiutare concretamente l'uomo che si avvia verso uno stato di prostrazione fiisca e mentale.
Buona la fotografia di Zurini, anche se fa un uso eccessivo del fuoco-fuori fuoco in modo quasi didascalico.
Ci aspettiamo qualche prova più matura da De Matteo, ma le premesse ci sono.
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