ennio
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sabato 10 febbraio 2018
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intenso, tragico mastrandrea
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Una bella sorpresa. Non è facile andare oltre i soliti luoghi comuni sui problemi delle coppie in crisi. Qui invece De Matteo è riuscito a rappresentare, grazie al miglior Mastrandea che io ricordi, la tragedia di un uomo comune, sensibile, un pò goffo e incapace di reagire a ciò che sembra un destino crudele ma a suo modo meritato, scaturito dall'assoluta banalità di qualche messaggino affettuoso. La vicenda è credibile, una discesa nel gorgo inesorabile della precarietà e poi della disperazione, ed è dipinta in modo asciuttamente realista. Apprezzabile anche il finale, la tragedia o un classico lieto fine sarebbero suonati inutili.
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Una bella sorpresa. Non è facile andare oltre i soliti luoghi comuni sui problemi delle coppie in crisi. Qui invece De Matteo è riuscito a rappresentare, grazie al miglior Mastrandea che io ricordi, la tragedia di un uomo comune, sensibile, un pò goffo e incapace di reagire a ciò che sembra un destino crudele ma a suo modo meritato, scaturito dall'assoluta banalità di qualche messaggino affettuoso. La vicenda è credibile, una discesa nel gorgo inesorabile della precarietà e poi della disperazione, ed è dipinta in modo asciuttamente realista. Apprezzabile anche il finale, la tragedia o un classico lieto fine sarebbero suonati inutili.
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tex1959
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giovedì 30 luglio 2015
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neorealismo
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Valerio Mastrandrea eccellente nella sua interpretazione.
Parlerei di neorealismo quando si parla della realtà delle storie e dei ruoli.
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antonio2011
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sabato 7 febbraio 2015
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crepuscolare
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Non vedo mai film di registi italiani, dopo diverse delusioni. ieri sera mi sono imbattuto in questo film su raimovie e devo dire che non era male. I regista descrive bene una realtà di povertà metropolitana, e i toni sono giusti. La recitazione di Mastrandrea è ottima le musiche ottime e perfettamente intonate alla storia. Ho apprezzato molto quei momenti crepuscolari, almeno così si diceva una volta nello slang dei critici, in cui si vede il protagonista accompagnato solo dalla musica senza parole. Buon film.
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mich_od
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venerdì 2 maggio 2014
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bravo mastandrea, bravo de matteo!
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Questo film riesce a costruire un mondo sensibile, non distante da quello reale nei sentimenti che lo animano. Un ottimo regista, da seguire in futuro, perchè capace di dirigere la macchina da presa rimanendo sempre all'altezza del protagonista, Valerio Mastandrea, che ci regala un'interpretazione magnifica, dimostrandosi, se ancora ce ne fosse bisogno, di essere un attore tra i più capaci e di cui andare orgogliosi. Bravo Mastandrea, bravo De Matteo!
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gabriella
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domenica 10 novembre 2013
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senza rete
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Non sempre in una coppia gli equilibri sono sicuri, specie quando intervengono elementi esterni di disturbo, come nel caso di un tradimento. Giulio e Elena sono una coppia sposata da diversi anni con una figlia nel pieno dell’adolescenza e un altro figlio più piccolo, una famiglia come tante, che lavora, ma la crisi del tradimento di Giulio pesa come un macigno a Elena che non riesce a perdonare il marito, così che questi è costretto ad andarsene. Inizia così una discesa all’inferno, il bisogno di trovare un alloggio, l’affitto da pagare, il mantenimento dei figli per le loro necessità e non solo quelle, diventa difficile per un impiegato comunale con uno stipendio sicuro, ma modesto. Le difficoltà crescono a dismisura, da ciò ne consegue un abbruttimento sia fisico che sociale, Giulio sprofonda sempre più in basso, arriva a dormire in macchina e a rimediare un pasto caldo alla Caritas, in mezzo ai senzatetto, finisce per allontanarsi progressivamente dal mondo degli affetti familiari, sempre più triste e sfiduciato, troppo orgoglioso per chiedere aiuto e ammettere il degrado in cui si trova.
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Non sempre in una coppia gli equilibri sono sicuri, specie quando intervengono elementi esterni di disturbo, come nel caso di un tradimento. Giulio e Elena sono una coppia sposata da diversi anni con una figlia nel pieno dell’adolescenza e un altro figlio più piccolo, una famiglia come tante, che lavora, ma la crisi del tradimento di Giulio pesa come un macigno a Elena che non riesce a perdonare il marito, così che questi è costretto ad andarsene. Inizia così una discesa all’inferno, il bisogno di trovare un alloggio, l’affitto da pagare, il mantenimento dei figli per le loro necessità e non solo quelle, diventa difficile per un impiegato comunale con uno stipendio sicuro, ma modesto. Le difficoltà crescono a dismisura, da ciò ne consegue un abbruttimento sia fisico che sociale, Giulio sprofonda sempre più in basso, arriva a dormire in macchina e a rimediare un pasto caldo alla Caritas, in mezzo ai senzatetto, finisce per allontanarsi progressivamente dal mondo degli affetti familiari, sempre più triste e sfiduciato, troppo orgoglioso per chiedere aiuto e ammettere il degrado in cui si trova. Eppure Giulio non è un padre che si accorge di avere un figlio solo quando la moglie l’abbandona, come nel caso di “Kramer contro Kramer”, anzi, è un padre affettuoso e attento alle esigenze della famiglia che paga in maniera spropositata la sua debolezza. Valerio Mastandrea convince con la sua aria stropicciata e sconfitta, anche se verrebbe voglia di vedere in lui una reazione, un’impennata che lo faccia risalire, si finisce con lo schierarsi dalla sua parte, che è poi dalla parte dei padri separati , spesso messi all’angolo ingiustamente , che vengono puniti ed estromessi dalla vita dei loro figli. Spesso il cinema ha trattato di donne coraggiose a mandare avanti una famiglia in situazioni disperate, stavolta però la figura femminile non ne esce bene, anzi, la freddezza e il distacco di Elena sono irritanti e non suscita nessuna partecipazione, non è accettabile che da vittima si trasformi , anche se inconsapevolmente, in carnefice, il fatto che sia una donna ferita passa in secondo piano, il suo atteggiamento da “ maestrina”, pronta a correggere, a redarguire, dall’alto della sua torre d’avorio e che non fa il minimo sforzo per comprendere, la sua ottusa cecità, diventano insopportabili.
Non sempre tuttavia il film mantiene il giusto passo, si appesantisce, si ricorre al tema super abusato del Natale, anche se è vero che le festività in certi casi accentuano il senso di desolazione di solitudine, rimane comunque un lavoro onesto e uno spietato ritratto del dramma di un padre separato che cerca di mantenere un equilibrio economico senza riuscirci.
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carla bartalucci
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sabato 9 novembre 2013
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perdere la dignità in silenzio
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La storia di questo film ci fa entrare nel mondo di una famiglia "felice" in cui tutto sembra perfetto. Ma già dalle prime scene si capisce che qualcosa di questa felicità è rotto. Giovanni , il padre, per una storia extraconiugale, è costrettoa lasciare la sua casa , sua moglie, che ha profondamente ferito, e i suoi figli che sono il suo mondo. Da qui inizia per lui una vita terribile, incapace di far fronte con i pochi soldi del suo stipendio a questa nuova vita e soprattutto inizia per lui un periodo di degrado totale e di annientamento della sua personalità. Giovanni non è abituato a vivere in una pensione, a chiedere soldi agli amici e addirittura ad andare a fare ilo pranzo di Natale alla mensa dei poveri e questa cosa mina del tutto il suo orgoglio e la sua dignità.
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La storia di questo film ci fa entrare nel mondo di una famiglia "felice" in cui tutto sembra perfetto. Ma già dalle prime scene si capisce che qualcosa di questa felicità è rotto. Giovanni , il padre, per una storia extraconiugale, è costrettoa lasciare la sua casa , sua moglie, che ha profondamente ferito, e i suoi figli che sono il suo mondo. Da qui inizia per lui una vita terribile, incapace di far fronte con i pochi soldi del suo stipendio a questa nuova vita e soprattutto inizia per lui un periodo di degrado totale e di annientamento della sua personalità. Giovanni non è abituato a vivere in una pensione, a chiedere soldi agli amici e addirittura ad andare a fare ilo pranzo di Natale alla mensa dei poveri e questa cosa mina del tutto il suo orgoglio e la sua dignità. In questa fase il film diventa anche una storia di solitudine estrema : il protagonista si chiude totalmente in se stesso e non riesce a chiedere aiuto a coloro che invece alla fine riusciranno a dargli un'ultima luce nel buio più profondo. Bravo Mastrandrea l'attore triste..
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giammarco
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martedì 29 ottobre 2013
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bellissimo
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Lascia basiti, ci dimentichiamo quanto e' facile cadere in una vita drammatica, da incubo. Questo film ce lo ricorda, quanto sottile e' il filo che ci lega con la disperazione. Grande film, che ti fa riflettere sugli infami che ci governano e non solo i politici, di come , tante familglie sona alla canna del gas. Guardando questo film vorresti pagare tasse a go go e benificienza a piu' nn posso se i soldi andassero a gente che ne ha veramente bisogno. Grande Mastrandrea, pensare ad un oscar perche' no?
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stefano bruzzone
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lunedì 28 ottobre 2013
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bellissimo!
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il bravo Di Matteo, che da attore non eccelso si trasforma in ottimo regista, ci regala questa perla del cinema italiano premiata con il david di donatello e, come spesso accade, acclamata da tutti tranne che dai critici. la storia di un impiegato comunale che viene buttato fuori di casa dalla moglie dopo che quest'ultima ha scoperto il tradimento. hanno provato a convivere per il bene dei 2 figli, uno piccolo e una ragazzina adolescente, ma la cosa non ha funzionato. da qui partirà un'odissea incredibile che portarà l'uomo all'autodistruzione totale. solo l'amore disinteressato della figlia lo salverà. Un Valerio Mastrandrea (sicuramente il miglior attore italiano del momento) da premio Oscar.
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il bravo Di Matteo, che da attore non eccelso si trasforma in ottimo regista, ci regala questa perla del cinema italiano premiata con il david di donatello e, come spesso accade, acclamata da tutti tranne che dai critici. la storia di un impiegato comunale che viene buttato fuori di casa dalla moglie dopo che quest'ultima ha scoperto il tradimento. hanno provato a convivere per il bene dei 2 figli, uno piccolo e una ragazzina adolescente, ma la cosa non ha funzionato. da qui partirà un'odissea incredibile che portarà l'uomo all'autodistruzione totale. solo l'amore disinteressato della figlia lo salverà. Un Valerio Mastrandrea (sicuramente il miglior attore italiano del momento) da premio Oscar. divertente e commovente allo stesso tempo ci regala più maschere man mano che gli eventi precipitano sino a diventare quasi irriconoscibile. bravi anche tutti gli altri...la figlia e la Bobulova nei panni della moglie. Geniale la parte di un usciere comunale quasi muto intrepretata da Rolando Ravello.
Bello bello, imperdibile.
Voto: 8,5
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sforzesco57
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giovedì 24 ottobre 2013
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sopravvalutato
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Quando si ha una famiglia con dei figli grandi in grado di giudicare il comportamento dei genitori,ci si comporta da uomini e nn da animali in calore!Se le cose nn funzionano
tra i coniugi il rapporto va sicuramente salvaguardato con i figli.NN presentarsi al pranzo di Natale,nn avere i soldi x le giostre del figlio,nn avere la casa,neppure essere
riconoscente a chi ti ha dato cmq un aiuto.Valerio Mastrandea è come sempre una mezza cartuccia e mi verrebbe da dire che CHI HA COLPA DEL SUO MALE PIANGA SE
STESSO
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(di stefano bruzzone)
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kingbrisius
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giovedì 24 ottobre 2013
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dantesco...peccato il finale!
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Un film che documenta, in maniera realistica, attualissima e spietata, la "discesa agli inferi" di un impiegato a basso reddito che, a seguito di una separazione dalla moglie, si deve arrabattare a vivere con poche centinaia di euro al mese. Dalla ricerca dell'alloggio alla necessità di mangiare e trovarsi un secondo lavoro, un qualunque lavoro, per arrotondare sino all'incontro con tanti compagni di sventura in una cupa Roma, spesso in notturna, dove si muovono ubriachi, cinesi ed immigrati, non di rado assai più umani dei romani stessi, distratti ed impauriti.
Qualche personaggio appare sicuramente ben "scolpito" (il commerciante di frutta in particolare e la figlia) ma, in generale, il peso e l'oppressione che questo film (giustamente) suscita, viene portata tutta sulle spalle del protagonista che nelle ultime scene pare ridotto ad una maschera di dolore, avviato verso la propria catartica ed ineluttabile fine fisica, dopo aver vissuto il proprio annientamento psicologico, morale e sociale.
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Un film che documenta, in maniera realistica, attualissima e spietata, la "discesa agli inferi" di un impiegato a basso reddito che, a seguito di una separazione dalla moglie, si deve arrabattare a vivere con poche centinaia di euro al mese. Dalla ricerca dell'alloggio alla necessità di mangiare e trovarsi un secondo lavoro, un qualunque lavoro, per arrotondare sino all'incontro con tanti compagni di sventura in una cupa Roma, spesso in notturna, dove si muovono ubriachi, cinesi ed immigrati, non di rado assai più umani dei romani stessi, distratti ed impauriti.
Qualche personaggio appare sicuramente ben "scolpito" (il commerciante di frutta in particolare e la figlia) ma, in generale, il peso e l'oppressione che questo film (giustamente) suscita, viene portata tutta sulle spalle del protagonista che nelle ultime scene pare ridotto ad una maschera di dolore, avviato verso la propria catartica ed ineluttabile fine fisica, dopo aver vissuto il proprio annientamento psicologico, morale e sociale.
Delude davvero la protagonista femminile, algida in maniera innaturale, esprime un'incomunicabilità ed un'imperturbabilità che se sicuramente erano state previste dalla sceneggiatura raggiungono, tuttavia, insopportabili "vette" da automa più che da essere umano.
Il film, ad ogni modo, è sicuramente godibile: delude sicuramente il finale, davvero scontato. Sarebbe (forse)stato meglio farlo terminare con la scena dei binari, lasciando allo spettatore immaginare il resto.
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