el mastro
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giovedì 10 ottobre 2013
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bravissima anche la figlia
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Bellissimo film che valorizza una volta di più il nostro tanto bistrattato cinema italiano.Tra le tante scene reali e commoventi vorrei segnalare quella della vigilia di natale dove il protagonista arriva in ritardo a cena nella sua ex casa. Strepitosa L'interpretazione di Mastrandrea ma anche quella della ragazzina Rosabell Laurenti Sellers (la figlia)
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max breve
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martedì 24 settembre 2013
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forse un filino pesantino?
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Che dire, gli attori saranno anche bravi (loro non hanno colpa), ma il film risulta decisamente lento, noioso e senza picchi, Si poteva trattare l'argomento in un modo più brillante nonostante la drammaticità del caso, ma da una regia italiana intrinsecamente retorica e melodrammatica, è una missione impossibile. Se volete arrivare alla fine (ma anche no), non dimenticatevi una bella dose di caffè.
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filippo catani
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venerdì 24 maggio 2013
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un uomo in equilibrio precario tra vita e baratro
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Un impiegato del comune di Roma ha una moglie, due figli e una piacevole casa di cui sta pagando il mutuo. L'uomo però ha una fugace storia con una collega d'ufficio e la moglie, una volta venutane a conoscenza, decide di divorziare. Improvvisamente l'uomo si trova a fare fronte alle spese per la moglie, a quelle dei figli, a parte del mutuo e alle spese per una abitazione e per mangiare.
Un ritratto amaro ma assolutamente reale quello redatto da Ivano de Matteoche ci mostra la discesa agli inferi di un uomo che, fino a quel momento, aveva vissuto una vita serena. L'avventura occasionale con una collega finisce per costare carissima al protagonista della vicenda, un ottimo Mastandrea.
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Un impiegato del comune di Roma ha una moglie, due figli e una piacevole casa di cui sta pagando il mutuo. L'uomo però ha una fugace storia con una collega d'ufficio e la moglie, una volta venutane a conoscenza, decide di divorziare. Improvvisamente l'uomo si trova a fare fronte alle spese per la moglie, a quelle dei figli, a parte del mutuo e alle spese per una abitazione e per mangiare.
Un ritratto amaro ma assolutamente reale quello redatto da Ivano de Matteoche ci mostra la discesa agli inferi di un uomo che, fino a quel momento, aveva vissuto una vita serena. L'avventura occasionale con una collega finisce per costare carissima al protagonista della vicenda, un ottimo Mastandrea. L'attore romano infatti riesce sempre a scegliere ruoli non certo banali e ci si cala con grande profondità. In questo caso assisstiamo alla parabola inversa di un uomo che da un momento all'altro si ritrova a dormire in macchina, chiedere prestiti agli amici, cercare ogni sorta di secondo impiego fino ad arrivare a dover chiedere aiuto alla mensa dei poveri. Come dice un personaggio fuori dall'ufficio dei servizi sociali pare proprio che il divorzio sia solo per chi se lo possa permettere. Resta il fatto che aldilà della storia raccontata in se, questo film spalanca un occhio verso quel mondo che fingiamo di non vedere ma che è proprio parallelo a noi: ecco allora il cinese che gestisce lavoratori clandestini piuttosto che il romano che impiega extracomunitari a nero per la sua ditta. Allo stesso tempo vediamo quelle persone siano essi religiosi o volontari che ogni giorno cercano di alleviare le sofferenze di chi non ha un posto dove andare anche solo per darsi una lavata e gli mette un piatto di minestra a disposizione. Forse magari si potrebbe dire che il regista estremizza un po' il concetto giocando sui sentimenti dello spettatore nella parte finale del film ambientata a ridosso del Natale ma la validità della storia sta anche in questo e nell'identificazione di chi guarda nel protagonista che non sa come fare a raccontare ai suoi familiari la terribile discesa agli inferi che sta affrontando conscio del fatto che il detonatore che ha fatto esplodere questa situazione è stato lui. Detto del regista e di Mastandrea che si conferma tra i cinque migliori attori italiani al momento anche il resto del cast non sfigura a parte forse un po' piatta la recitazione della Bobulova che invece era piaciuta molto nel recente serial In Treatment. Un amaro scorcio sull'Italia di oggi da vedere assolutamente.
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cambio
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giovedì 9 maggio 2013
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bellissimo film!
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Bel film, da vedere assolutamente!
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de lorean
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sabato 2 marzo 2013
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un dramma comune a molti
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Mastrandrea interpreta un padre di famiglia in crisi con la moglie dopo che lei ha scoperto una sua relazione con una collega.
La moglie non prova più niente per lui, quindi lui decide a malincuore di andar via da casa, per trovare un altra sistemazione. Nei primi giorni trova qualche stanza in coabitazione, ma dura poco.
Alla fine si ritroverà a dormire in auto e a mangiare nelle mense della Caritas, perchè i soldi del suo stipendio non bastano mai.
Una situazione purtroppo sempre più diffusa nella realtà italiana, dove padri separati fanno gli equilibristi per tirare avanti loro stessi e le rispettive ex famiglie.
Bella interpretazione di Valerio Mastrandrea.
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Mastrandrea interpreta un padre di famiglia in crisi con la moglie dopo che lei ha scoperto una sua relazione con una collega.
La moglie non prova più niente per lui, quindi lui decide a malincuore di andar via da casa, per trovare un altra sistemazione. Nei primi giorni trova qualche stanza in coabitazione, ma dura poco.
Alla fine si ritroverà a dormire in auto e a mangiare nelle mense della Caritas, perchè i soldi del suo stipendio non bastano mai.
Una situazione purtroppo sempre più diffusa nella realtà italiana, dove padri separati fanno gli equilibristi per tirare avanti loro stessi e le rispettive ex famiglie.
Bella interpretazione di Valerio Mastrandrea.
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gianleo67
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sabato 9 febbraio 2013
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triste nemesi di un fedifrago
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Giulio impiegato comunale e con due figli adolescenti, tradisce la bella moglie Elena con una sua collega. Dopo un periodo di amarezze e recriminazioni è costretto alla separazione ed a lasciare casa per trovarsi un nuovo alloggio. Inizia per lui un lento ed inesorabile declino economico e affettivo che lo fa scivolare verso una condizione irreversibile di solitudine e disperazione. Il principale merito del film di De Matteo è senz'altro quello di far emergere un problema sociale importante quanto misconosciuto come quello della condizione morale e materiale dei padri separati, soggetti giuridici cui la legge attribuisce molti obblighi e pochi diritti in una paradossale sperequazione economica e legale in grado di precipitare in un breve lasso di tempo modesti lavoratori della middle cass in veri e propri reietti della società, alle prese con immense difficoltà di sostentamento economico personale e una lenta deriva di autodistruzione psicologica e affettiva.
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Giulio impiegato comunale e con due figli adolescenti, tradisce la bella moglie Elena con una sua collega. Dopo un periodo di amarezze e recriminazioni è costretto alla separazione ed a lasciare casa per trovarsi un nuovo alloggio. Inizia per lui un lento ed inesorabile declino economico e affettivo che lo fa scivolare verso una condizione irreversibile di solitudine e disperazione. Il principale merito del film di De Matteo è senz'altro quello di far emergere un problema sociale importante quanto misconosciuto come quello della condizione morale e materiale dei padri separati, soggetti giuridici cui la legge attribuisce molti obblighi e pochi diritti in una paradossale sperequazione economica e legale in grado di precipitare in un breve lasso di tempo modesti lavoratori della middle cass in veri e propri reietti della società, alle prese con immense difficoltà di sostentamento economico personale e una lenta deriva di autodistruzione psicologica e affettiva. Lo fa certo ricorrendo ai canoni risaputi del dramma di fiction in cui abbondano gli stereotipi sociali (il marito fedifrago, la moglie tradita, i figli inconsapevoli,gli amici impotenti) e le consuete dinamiche relazionali di un microcosmo 'in vitro' indagato dal grado di analisi sociologica di cui è capace un linguaggio cinematografico asettico e superficiale che abbozza la carta dell'intimismo e delega ai suoi protagonisti (un credibile e onesto Valerio Mastandrea ed una smarrita e inespressiva Barbora Bobulova) l'onere di trasformare le buone intenzioni dello script in una credibile rappresentazione di un cogente spaccato sociale. L'autore dimostra buoni fondamentali nella tecnica registica (gli scorci inusuali di una Roma periferica e marginale dove la freddezza della fotografia restituisce il senso di smarrimento e disperazione dei reietti che la abitano) ma eccede talvolta nella supponenza di passaggi descrittivi in cui l'incomunicabilità tra i personaggi evita il confronto diretto ed esplicito del dialogo per limitarsi ad un irritante esercizio di stile (un tema musicale ghe domina sullo scorrere di immagini che riproducono la routine di una vita domestica silente e ordinaria), mancando così il bersaglio di un cinema in cui il senso del tragico si dà, per necessità di cose, dalle ineluttabili conseguenze di un procedimento dialettico. Il registro prevalentemente drammatico viene di quando in quando alleggerito dalle note di colore di una commedia di costume in cui riverbera una tradizione nostrana e provinciale di figure improbabili (l'addetto alle informazioni balbuziente, il filippino inflessibile e tirannizzato, la locandiera cinica e dispotica) senza nulla togliere alla seriosità narrativa di un soggetto a tema che intende far riflettere su un tema importante piuttosto che elaborarne gli aspetti grotteschi e di beffarda teatralità. Il difetto principale rimane tuttavia quello di non esasperare le conseguenze umane ed esistenziali della ineluttabile 'discesa agli inferi' del protagonista, scimmiottando in modo più o meno rimarchevole le asprezze realistiche del cinema francese (eccetto per la cruenta e disumana scena di violenza dei clohard sotto il ponte) e scivolando verso un finale buonista e consolatorio. Presentato alla 69° edizione della Mostra del cinema di Venezia è una co-produzione italo-francese. Scialba imitazione del cinema d'Oltralpe.
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vjarkiv
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martedì 22 gennaio 2013
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bisogna esserci dentro per capirne la disperazione
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Questo film può essere capito in maniera piena solo da chi si è trovato in situazioni simili. Film che in maniera più che dignitosa, ha messo il dito in una piaga piuttosto purulenta che riguarda migliaia di casi simili. Il regista e la sceneggiatrice dimostrano di conoscere molto bene la sociologia dell'argomento, dirigendo in maniera magistrale gli attori e su tutti uno straordinario Valerio Mastrandea. Ritornando alla frase d'apertura: bisogna esserci dentro per capirne la disperazione!
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archipic
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venerdì 18 gennaio 2013
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se questo è un uomo....
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Come ci si può ridurre se la vita ti presenta il conto e non hai abbastanza soldi per pagarlo. In sintesi estrema è questo il tema di questo bellissimo film. Un processo di erosione lenta ma continua, toglie qualsiasi possibilità di lotta ad un uomo, impiegato pubblico, che deve affrontare una separazione. La dignità e l'orgoglio a volte possono essere un forte freno per cercare di trovare vie di uscita più o meno comode. E il protagonista queste vie di uscita si rifiuta di trovarle; prova sempre a tirare avanti con le sole proprie forze, visto che gli "amici" non sono capaci di offrirne. Uno strepitoso Valerio Mastrandrea ci offre senza veli le sofferenze di un uomo qualunque che si ostina a cercare di trovare le risorse utili per mantenere la sua famiglia, anche in mancanza di concrete possibilità.
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Come ci si può ridurre se la vita ti presenta il conto e non hai abbastanza soldi per pagarlo. In sintesi estrema è questo il tema di questo bellissimo film. Un processo di erosione lenta ma continua, toglie qualsiasi possibilità di lotta ad un uomo, impiegato pubblico, che deve affrontare una separazione. La dignità e l'orgoglio a volte possono essere un forte freno per cercare di trovare vie di uscita più o meno comode. E il protagonista queste vie di uscita si rifiuta di trovarle; prova sempre a tirare avanti con le sole proprie forze, visto che gli "amici" non sono capaci di offrirne. Uno strepitoso Valerio Mastrandrea ci offre senza veli le sofferenze di un uomo qualunque che si ostina a cercare di trovare le risorse utili per mantenere la sua famiglia, anche in mancanza di concrete possibilità. Un uomo che poco a poco si ritrova solo e isolato nella sua auto, ultimo stadio della sua discesa agli inferi. Un film scarno, come scarno è il suo protagonista; senza orpelli, senza finzioni. Tutto ciò che si vede è la realtà, nuda e cruda, con tutte le sue contraddizioni e le sue ingiustizie. Si esce dalla sala con qualcosa di cui discutere e di cui aver anche paura.
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tiziano71
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venerdì 18 gennaio 2013
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da non perdere
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A mio avviso ottimo film. L’equilibrio è la parola d’ordine di questa pellicola. La regia e la bravura dei protagonisti la rendono credibile e non stucchevole. La scelta di sequenze e inquadrature che iniziano o terminano con primi piani di particolari urbani sono misurati e centellinati rendendo il tutto più ricco di sfumature. De Matteo sceglie in più passaggi di non entrare completamente nell’intimità dei personaggi, girando dall’esterno, di una finestra o dalla strada, scene che si sviluppano in interni. Anche in questo caso senza abusarne. La sceneggiatura, quasi “banale”, tanto è proiettabile nella quotidianità e contemporaneità, mette in risalto la bravura degli attori nel non lasciarsi andare a eccessive prove d’intima rielaborazione, a parte il pianto della protagonista nella propria camera, con il rischio di essere stucchevoli.
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A mio avviso ottimo film. L’equilibrio è la parola d’ordine di questa pellicola. La regia e la bravura dei protagonisti la rendono credibile e non stucchevole. La scelta di sequenze e inquadrature che iniziano o terminano con primi piani di particolari urbani sono misurati e centellinati rendendo il tutto più ricco di sfumature. De Matteo sceglie in più passaggi di non entrare completamente nell’intimità dei personaggi, girando dall’esterno, di una finestra o dalla strada, scene che si sviluppano in interni. Anche in questo caso senza abusarne. La sceneggiatura, quasi “banale”, tanto è proiettabile nella quotidianità e contemporaneità, mette in risalto la bravura degli attori nel non lasciarsi andare a eccessive prove d’intima rielaborazione, a parte il pianto della protagonista nella propria camera, con il rischio di essere stucchevoli. La colonna sonora è composta di giri di piano con una melodia poco codificabile, giusta scelta per rimanere in contatto con la vita reale. Se Mastrandrea è perfetto nella parte dell’equilibrista, non è da meno la moglie del funambolo. Il personaggio di Elena, se pur inaridito e ferito dagli eventi non è mai privo di sentimento, reagisce al tradimento del marito con moderazione e intelligenza. Nell’intimità mostra di essere viva e nel profondo di voler ancora bene al marito. Il finale da valore ai sani principi e al passato che se vissuto con altruismo e amore, ci può salvare!
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ultimoboyscout
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mercoledì 21 novembre 2012
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vite in precario equilibrio.
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Film che rappresenta il riscatto "distributivo" di Ivano DeMatteo dopo l'invisibile "La bella gente". Narra di Giulio, italico 40 enne medio di italica sorte. Lavora e paga le rate di auto e mutuo, ha due figli e una moglia...che tradisce. Lei se ne accorge e la coppia scoppia, come la vita di Giulio. Commedia e tragedia, in questo caso, sono indivisibili, lo sguardo del regista è di verità, attentissimo a captare quei cambiamenti che minano la fragilità umana. Il titolo, infatti, calza perfettamente al film e alla storia che racconta oltrechè al suo protagonista, ne sottolinea tale labilità in un'atmosfera sociale ed esistenziale che ha innalzato la precarietà a segno distintivo del tempo.
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Film che rappresenta il riscatto "distributivo" di Ivano DeMatteo dopo l'invisibile "La bella gente". Narra di Giulio, italico 40 enne medio di italica sorte. Lavora e paga le rate di auto e mutuo, ha due figli e una moglia...che tradisce. Lei se ne accorge e la coppia scoppia, come la vita di Giulio. Commedia e tragedia, in questo caso, sono indivisibili, lo sguardo del regista è di verità, attentissimo a captare quei cambiamenti che minano la fragilità umana. Il titolo, infatti, calza perfettamente al film e alla storia che racconta oltrechè al suo protagonista, ne sottolinea tale labilità in un'atmosfera sociale ed esistenziale che ha innalzato la precarietà a segno distintivo del tempo. DeMatteo è riuscito a non fare solo un film di sentimenti su disamore, abbandono, rapporto coi figli e sensi di colpa. Ha fatto un film concretissimo di bilanci e portafogli, facendo i conti in tasca ad un normale impiegato comunale e raccontando, con i piedi saldissimi a terra nella nostra attuale Italia, di come sia difficile (impossibile?) separarsi se non si hanno solide basi alle spalle e di come sia meglio restare in casa, anche senza amore. Perchè tra affitto e viaggi della figlia si finisce a vivere in macchina. L'itinerario verso il baratro è descritto con chirurgica crudeltà: lavoro di giorno e di notte, pensione d'infimo ordine finchè si può, pasti alla mensa dei poveri e prestiti chiesti un pò a tutti. Duro, amaro, assolutamente sgradevole ma altrettanto utile per riflettere e farsi un'idea chiara. Bravissimi gli attori ma Mastandrea è più che convincente così perfettamente dolente. I nuovi poveri, dopo "Posti in piedi in paradiso" sono sempre più alcentro del cinema perchè ridere di loro si può, parlarne si deve, perchè questo è un fenomeno tristemente in espansione. Il regista ha inoltre approfondito il rapporto padre-figlia: è proprio lei ad accorgersi per prima del disagio, che qualcosa non va, ma Mastandrea con la sua maschera ironica e malinconica non perde la testa per non perdere la dignità di uomo e di padre. Equilibristi nella vita, nell'anima, nel lavoro e nei sentimenti, perchè con 1100 euro si è considerati ricchi per avere aiuti ma in realtà si è troppo poveri per gestire normalmente la propria vita.
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