Io sono l'amore |
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Un film di Luca Guadagnino.
Con Tilda Swinton, Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher, Pippo Delbono.
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Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 120 min.
- Italia 2009.
- Mikado Film
uscita venerdì 19 marzo 2010.
MYMONETRO
Io sono l'amore
valutazione media:
2,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Meno Tilda e più Leopardidi ThomisticusFeedback: |
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martedì 28 febbraio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Volontà di uscire dalla carraia del piccolo naturalismo paratelevisivo di casa nostra, di confrontarsi con un cinema di segno forte. Questo è quanto viene da dire in favore del film. Il limite sta invece nel non sapere organizzare coerentemente memorie cinefile e ambizioni: modello viscontiano, che richiederebbe altra sprezzatura, altra lucidità storica, altra crudeltà, nonché mano drammaturgica più salda (personaggi che parlano della propria famiglia alla terza persona, servizi d’argento, Morandi alla parete, ecc., non fanno antica dinastia industriale, quanto semmai definiscono l’orizzonte e le mitologie middle class del regista); modello rosselliniano (quello della solitaria alterità dei personaggi femminili interpretati da Ingrid Bergman) giocato sul piano puro della enunciazione, ben presto senza fiato (“Io amo Antonio”, la sventurata disse); quindi, il simbolismo (gli interni art deco come bare, le geometrie delle tavole apparecchiate, le astrazioni del paesaggio urbano sotto la neve, la dialettica interno/esterno), che rimandano allo Scorsese di L’Età dell’innocenza e Made in Milan (con lo stesso rischio di una raffinata estetica pubblicitaria); il registro informale ed erratico, al limite del poema visivo, impiegato nella parte ambientata nell’entroterra ligure (che in parte recupera precedenti materiali del documentario Cuoco contadino), ma che, non sorretto in profondità, suona velleitario (lo stesso difetto nell’ultima parte del documentario Inconscio italiano), ecc. ecc...Troppa roba, che finisce per aggredire soltanto per vie esteriori (come le musiche di Adams, con la loro urgenza quasi irrelata ) e soffocare un melodramma, il cui gracile motivo alberoniano (“l’amore è una forza rivoluzionaria”) non basta a reggerne il peso. A molti, però, farà piacere, che invece dei soliti Umberto D., finalmente l’Italia mandi in giro per il mondo gente bella e ben vestita.
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