melandri
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mercoledì 6 maggio 2009
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il buon cinema italiano
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IL buon cinema italiano ritorna!.Stringe il cuore a pensare che centinaia di sale si riempono a suon di "Fast and Furios" ed invece un gran bel film come questo deve ritagliarsi quasi a fatica il meritato spazio!!
Cosa si puo' volere di più da un film che ti da' ironia,sentimento,approfondimento psicologico dei personaggi ma senza mai cadere nel noioso e nel patetico(e questa storia ne avrebbe di "agganci" per caderci se volesse!).
Invece la trama scorre liscia bilanciando gli igredienti alla perfezione.L'ottima corale prova di attori poi aiuta ancor di più a far si' che questa storia ti resti nel cuore e che non svanisca nel nulla una volta lasciata la poltroncina della sala...Averne tutte le settimane di film in sala di questo livello(o basterebbe anche 3/4 volte a stagione.
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IL buon cinema italiano ritorna!.Stringe il cuore a pensare che centinaia di sale si riempono a suon di "Fast and Furios" ed invece un gran bel film come questo deve ritagliarsi quasi a fatica il meritato spazio!!
Cosa si puo' volere di più da un film che ti da' ironia,sentimento,approfondimento psicologico dei personaggi ma senza mai cadere nel noioso e nel patetico(e questa storia ne avrebbe di "agganci" per caderci se volesse!).
Invece la trama scorre liscia bilanciando gli igredienti alla perfezione.L'ottima corale prova di attori poi aiuta ancor di più a far si' che questa storia ti resti nel cuore e che non svanisca nel nulla una volta lasciata la poltroncina della sala...Averne tutte le settimane di film in sala di questo livello(o basterebbe anche 3/4 volte a stagione..con quel che passa il convento!!).
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calibano
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lunedì 20 aprile 2009
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sento odore di oscar
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Probabilmente il miglior film di Francesca Archibugi e uno dei miglior film italiani che ho visto nell'ultimo decennio.
Si sente la mano della scuola "commedia all'italiana" nella distribuzione dei quartieri e nella scelta degli accenti (film romano con un protagonista che non parla romano). Serratissimi ed essenziali i dialoghi. Nei momenti più drammatici, non manca la battutaccia acida degna dei migliori Age e Scarpelli. Si vede che l'Archibugi ha figli adolescenti, perché solo gli adolescenti riescono ad essere così candidi e così cattivi.
Film che fa piangere e ridere, ma forse più piangere che ridere.
Bravissimi Albanese e Rossi Stuart. Bellissimo Rossi Stuart, con quella barba incolta da maschio nonostante le sofferenze.
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Probabilmente il miglior film di Francesca Archibugi e uno dei miglior film italiani che ho visto nell'ultimo decennio.
Si sente la mano della scuola "commedia all'italiana" nella distribuzione dei quartieri e nella scelta degli accenti (film romano con un protagonista che non parla romano). Serratissimi ed essenziali i dialoghi. Nei momenti più drammatici, non manca la battutaccia acida degna dei migliori Age e Scarpelli. Si vede che l'Archibugi ha figli adolescenti, perché solo gli adolescenti riescono ad essere così candidi e così cattivi.
Film che fa piangere e ridere, ma forse più piangere che ridere.
Bravissimi Albanese e Rossi Stuart. Bellissimo Rossi Stuart, con quella barba incolta da maschio nonostante le sofferenze. Da mangiare (solo con gli occhi, purtroppo) la Micaela Ramazzotti.
Sento odore di Oscar
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raffaella
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giovedì 23 aprile 2009
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la profondita' di un sentimento vero
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Premetto che non sono un critico cinematografico, a dire il vero poco me ne intendo del mondo che esiste dietro una macchina da presa.
Sono una semplice fruitrice ed amo tutto ciò che riesce a trasmettermi emozioni.
Ieri sera, non mi accadeva dalla "SCONOSCIUTA" di Tornatore, sono uscita dalla sala cinematografica con le lacrime agli occhi.
Che bella storia ha raccontato l'Archibugi, semplice vera e profonda:l' amicizia tra due persone appartenenti a realtà diametralmente opposte, eppure capaci di corrispondenze sentimentali, a dimostrazione del fatto che l'umanità, nell'accezione di qualità del genere umano, non ha barriere socio-culturali,fondamentale è essere animati dagli stessi ideali.
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Premetto che non sono un critico cinematografico, a dire il vero poco me ne intendo del mondo che esiste dietro una macchina da presa.
Sono una semplice fruitrice ed amo tutto ciò che riesce a trasmettermi emozioni.
Ieri sera, non mi accadeva dalla "SCONOSCIUTA" di Tornatore, sono uscita dalla sala cinematografica con le lacrime agli occhi.
Che bella storia ha raccontato l'Archibugi, semplice vera e profonda:l' amicizia tra due persone appartenenti a realtà diametralmente opposte, eppure capaci di corrispondenze sentimentali, a dimostrazione del fatto che l'umanità, nell'accezione di qualità del genere umano, non ha barriere socio-culturali,fondamentale è essere animati dagli stessi ideali.
Meravigliosa l'interpretazione di Albanese e Stuart, la veridicità della loro interpretazione mi ha portato alle lacrime, mi ha reso partecipe della pellicola, ho vissuto una sorta di transfert, come se la loro storia mi appartenesse.
Bavissimi
Raffaella Torraca
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everyone
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martedì 12 maggio 2009
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roma e i suoi abitanti
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La vita o meglio il pericolo di perderla ancora troppo giovani per non lasciare dei rimpianti alle spalle avvicina ed accomuna due uomini che non potrebbero essere più diversi tra loro in uno spaccato di vita romana del tutto credibile.Questa motivazione inziale piuttosto emergenziale si trasforma in una profonda amicizia che giustifica le scelte di ambedue quando l'uno è costretto dall'aggravarsi della malattia al cuore ad affidare, se non altro moralmente ,le cure della sua ancor giovane famiglia destinata a rimanere troppo presto senza guida all'altro.L'altro un uomo fino a quel punto piuttosto egoista e "infantile" nelle sue scelte di vita mai impegnative accetta questo compito gravoso iniziando con l'avvicinarsi al più piccolo della sua futura famiglia morale.
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La vita o meglio il pericolo di perderla ancora troppo giovani per non lasciare dei rimpianti alle spalle avvicina ed accomuna due uomini che non potrebbero essere più diversi tra loro in uno spaccato di vita romana del tutto credibile.Questa motivazione inziale piuttosto emergenziale si trasforma in una profonda amicizia che giustifica le scelte di ambedue quando l'uno è costretto dall'aggravarsi della malattia al cuore ad affidare, se non altro moralmente ,le cure della sua ancor giovane famiglia destinata a rimanere troppo presto senza guida all'altro.L'altro un uomo fino a quel punto piuttosto egoista e "infantile" nelle sue scelte di vita mai impegnative accetta questo compito gravoso iniziando con l'avvicinarsi al più piccolo della sua futura famiglia morale.Tutto ciò trattato con la maggiore delicatezza posssibile che pone il film ben al di sopra del panorama cinematografico attuale.
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ciccio capozzi
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martedì 28 aprile 2009
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dalla malattia una complicità per la vita
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“QUESTIONE DI CUORE” di FRANCESCA ARCHIBUGI; ITA, 09. Un nevrotico sceneggiatore e uno sfasciacarrozze sono degenti in cardiochirurgia. Nascerà una complice amicizia. L’Archibugi ha centrato il film. Il rapporto tra i due così diversi, trova nella malattia , un’occasione per sconvolgere i ritmi della propria esistenza. La scrittura del film, ispirata ad un romanzo autobiografico di un famoso sceneggiatore (U.Contarello), ma cui ha messo mano la stessa regista e il giovane G.Iuculano, accompagna con una segreta delicatezza il percorso di vita e di amicizia tra i due. L’equilibrio tra i due attori, assolutamente complici e integrati tra loro, assicura una tensione drammatica che, benché sottotraccia, rende la commedia godibile e articolata, giocata su più registri: da quelli patetici e mélò a quelli comici.
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“QUESTIONE DI CUORE” di FRANCESCA ARCHIBUGI; ITA, 09. Un nevrotico sceneggiatore e uno sfasciacarrozze sono degenti in cardiochirurgia. Nascerà una complice amicizia. L’Archibugi ha centrato il film. Il rapporto tra i due così diversi, trova nella malattia , un’occasione per sconvolgere i ritmi della propria esistenza. La scrittura del film, ispirata ad un romanzo autobiografico di un famoso sceneggiatore (U.Contarello), ma cui ha messo mano la stessa regista e il giovane G.Iuculano, accompagna con una segreta delicatezza il percorso di vita e di amicizia tra i due. L’equilibrio tra i due attori, assolutamente complici e integrati tra loro, assicura una tensione drammatica che, benché sottotraccia, rende la commedia godibile e articolata, giocata su più registri: da quelli patetici e mélò a quelli comici. La Roma descritta è quelle delle periferie: però letta con un occhio che non è intellettualistico, ma pieno di rispetto e amore. La Via Braccio da Montone, chiaramente leggibile, dov’è la casa di Rossi Stuart, è un omaggio a Pasolini. La regista rende con particolare sensibilità e scioltezza compositiva il senso corale del coinvolgimento: anche dei personaggi minori, come gli infermieri del reparto, i figli, ecc.: tutte “facce” parlanti, colte in dettagli sintetici ed essenziali.
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januario
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sabato 2 maggio 2009
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la maturità artistica della archibugi?
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Rispetto ad un inizio davvero iteressante e rappresentato da "Mignon è partita", "Verso Sera" e "Il grande cocomero", la Archibugi sembrava negli anni aver perso la sua grapacità di raccontarle piccole cose e di rappresentare personaggi e sentimenti con delicatezza e profondità. "Questioni di cuore" sembra un film maturo, ben fatto che ripropone un tema nuovo per la regista che è quello dell'amicizia e in particolare dell'amicizia maschile. Nei primi film sembrava concentrata sul rapporto fra le diverse generazioni e sulla difficoltà di comunicare fra queste. E' straordinario il confronto tra Mastroianni e la Bonnaire in "Verso Sera" in cui alla lucidità del primo si oppone la confusione e lo spaesamento della seconda con l'inevitabile risultato di una terza,Papere, costretta a reinventarsi un mondo proprio.
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Rispetto ad un inizio davvero iteressante e rappresentato da "Mignon è partita", "Verso Sera" e "Il grande cocomero", la Archibugi sembrava negli anni aver perso la sua grapacità di raccontarle piccole cose e di rappresentare personaggi e sentimenti con delicatezza e profondità. "Questioni di cuore" sembra un film maturo, ben fatto che ripropone un tema nuovo per la regista che è quello dell'amicizia e in particolare dell'amicizia maschile. Nei primi film sembrava concentrata sul rapporto fra le diverse generazioni e sulla difficoltà di comunicare fra queste. E' straordinario il confronto tra Mastroianni e la Bonnaire in "Verso Sera" in cui alla lucidità del primo si oppone la confusione e lo spaesamento della seconda con l'inevitabile risultato di una terza,Papere, costretta a reinventarsi un mondo proprio. In questioni di cuore mi sembra che che il tema sia la possibiltà della comunicazione e della relazione in un contesto dettato dall'esperienza dell'emergenza e del rapporto con la morte. Le distanze fra i due protagonisti si annullano nel vissuto comune gettando un ponte fra due mondi che sembrano inconciliabili.
La prima parte che si svolge in ospedale è una rappresntazione realistica e serena di quell'ambiente che fa da sfondo alla nascita dell'amicizia tra i due protagonisti. Kim Rossi Stuart è straordinario nell'interpretare un personaggio semplice ma positivo tutto sommato che pare ben inserito nella sua vita sia familiare che di quartiere. Il suo spegnersi giorno per giorno è davvero efficace, mi ha raccontato Sean Penn in "21 grammi". Albanese non è più una sorpresa, è un grnade attore, e riesce a dare al suo personaggio una ironia e una veridicità straordinaria. Molto brava anche la Ramazzotti che interpreta con straordinaria efficacia una donna di borgata molto attuale e anch'essa vera.
Sembra che il mutare della tematica per la Archibugi rappresenti la possibilità di uscire da certi clichè legati all'ambiente radical-chic in cui soprattutto l'ultimo film "Lezioni di volo" sembrava permanere, ed aprirsi invece alla possibiità di raccontare storie di umanità diverse. E' molto efficace nel film anche la rappresentazione di Roma con i suoi contrastanti scenari. Si apre una nuova fase della regista? Sembra proprio di sì a giudicare da "Questioni di cuore".
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mahleriano
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mercoledì 13 maggio 2009
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è un bel film? questa è la domanda...
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La risposta è decisamente si.
È la storia di un'amicizia rara, e forse ancor più rara perché inattesa, che nasce e si sviluppa fra due malati di cuore ricoverati la stessa sera per un infarto. E forse anche la storia di un'amicizia maschile vista da occhi molto femminili e sensibili: per come ogni volgarità è evitata, per come ogni affetto è così bene analizzato e curato, per come la lealtà di quell'amicizia sia il sentimento cardine intorno a cui tutto ruota, fin quasi ad apparire la sublimazione di un desiderio. Ma senza mai cadere in facili moralismi o figure retoriche precostituite.
Il più debole fra i due, Angelo (Rossi Stuart), si affiderà sempre più all'altro, Alberto (Albanese), uomo in profonda crisi per un blocco emotivo e lavorativo, mostrando una generosità d'animo in grado a poco a poco di sbloccare l'energia vitale e creativa di Alberto.
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La risposta è decisamente si.
È la storia di un'amicizia rara, e forse ancor più rara perché inattesa, che nasce e si sviluppa fra due malati di cuore ricoverati la stessa sera per un infarto. E forse anche la storia di un'amicizia maschile vista da occhi molto femminili e sensibili: per come ogni volgarità è evitata, per come ogni affetto è così bene analizzato e curato, per come la lealtà di quell'amicizia sia il sentimento cardine intorno a cui tutto ruota, fin quasi ad apparire la sublimazione di un desiderio. Ma senza mai cadere in facili moralismi o figure retoriche precostituite.
Il più debole fra i due, Angelo (Rossi Stuart), si affiderà sempre più all'altro, Alberto (Albanese), uomo in profonda crisi per un blocco emotivo e lavorativo, mostrando una generosità d'animo in grado a poco a poco di sbloccare l'energia vitale e creativa di Alberto.
Anche se ho trovato un po' meno coinvolgente la prima parte del film, la seconda spicca letteralmente il volo.
Sarà questo scambio di emozioni pure e disinteressate, appannaggio spesso soltanto delle grandi amicizie, a portare entrambi ad una pace interiore che consentirà loro di affrontare il proprio destino.
Ed è bellissimo il parallelismo fra l'approfondirsi dell'amicizia tra i due protagonisti e la capacità di entrambi di guardarsi dentro e portare alla luce consapevolezze da cui emergeranno emozioni sempre più uniche, intense, belle ed insieme tristi.
La capacità originale e creativa di vedere il mondo da parte di Alberto ne uscirà ad ogni istante sempre più vivificata, riuscendo a catturare a poco a poco l'attenzione prima e l'affetto poi dei familiari di Angelo. Per ognuno Alberto saprà trovare il linguaggio giusto, ed ognuna di queste "conquiste" contribuirà a sciogliere il suo blocco. Forse quello più intenso si raggiungerà nel breve dialogo con la figlia più chiusa e difficile di Angelo, in un contesto notturno di una bellezza semplicemente incantata.
La regista riesce a far amare dal pubblico i suoi personaggi perché mai retorici e sempre autentici, e riesce a creare atmosfere semplici e vere, come quelle dello scorcio della via di Roma nel quale ha sede l'officina di Angelo. Non credo che le stesse scene sarebbero state così efficaci se girate in un'altra città. Si ha la sensazione di esserci, ed è coinvolgente. Infine, non ultima è da citare una bellissima fotografia. Tutti gli attori, e non solo i bravissimi Albanese e Rossi Stuart, con la loro bravura e schiettezza concorrono alla riuscita di un film davvero originale e intenso.
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nicorex
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domenica 6 settembre 2009
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il cuore oltre l'ostacolo
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Ci voleva la grande,misurata e sofferta interpretazione di Kim Rossi Stuart, Antonio Albanese e Micaela Ramazzotti per raccontare l'io interno della Archibugi, il cuore (il vero cuore senza le fuorvianti deviazioni della ragione)che và al di là dell'"ostacolo" ultimo rappresentato dal tabù della morte, che rompe gli schemi "tipizzati" della distinzione sociale, che vivifica un sentimento, quello dell'amicizia, che é senz'altro di significato più pregnante (superiore?) rispetto al sentimento "principe", cioé l'amore.L'infarto al cuore che colpisce Alberto ed Angelo,la sofferenza indotta non dalla malattia del muscolo cardiaco, ma da quella più importante della nostra mente,é il motivo dominante di questa splendida pellicola tutta tramata su notazioni psicologiche "recitate" con lo sguardo degli occhi, del viso, del proprio corpo, dove le parole acquistano significato e rilievo intervallate -come sono- da abbondanti pause ed eloquentissimi silenzi.
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Ci voleva la grande,misurata e sofferta interpretazione di Kim Rossi Stuart, Antonio Albanese e Micaela Ramazzotti per raccontare l'io interno della Archibugi, il cuore (il vero cuore senza le fuorvianti deviazioni della ragione)che và al di là dell'"ostacolo" ultimo rappresentato dal tabù della morte, che rompe gli schemi "tipizzati" della distinzione sociale, che vivifica un sentimento, quello dell'amicizia, che é senz'altro di significato più pregnante (superiore?) rispetto al sentimento "principe", cioé l'amore.L'infarto al cuore che colpisce Alberto ed Angelo,la sofferenza indotta non dalla malattia del muscolo cardiaco, ma da quella più importante della nostra mente,é il motivo dominante di questa splendida pellicola tutta tramata su notazioni psicologiche "recitate" con lo sguardo degli occhi, del viso, del proprio corpo, dove le parole acquistano significato e rilievo intervallate -come sono- da abbondanti pause ed eloquentissimi silenzi.Il tutto su uno sfondo di una Roma vagamente e pasolinianamente "borgatara" al pari del linguaggio che non poteva essere che quello dialettale, comunque comprensibilissimo in tutte le sue sfumature.L'amicizia che fa "incontrare" Alberto e Angelo, e poi Rossana, e poi ancora Carla in un quadrilatero sicuramente non stereotipato,viaggia sulla storia del proprio dolore e delle proprie angosce messe lì a nudo nel reparto di rianimazione cardiologica.Non é la paura di morire la sintesi dell'amicizia che sorge tra due tipi appartenenti a mondi completamente diversi, ma quella di vivere giorno per giorno (Alberto)il continuo divenire della nostra esistenza, lo scorrere vano di stagioni della nostra vita che appaiono vacue, ma comunque degne di essere vissute, se non altro attraverso quegli occhiali che Alberto fa indossare ad Ayrton, il figlio di Angelo, per apprendere se ci sia una qualche risposta ad una domanda che altro non é che la ricerca del senso della propria vita.In una trama del genere, a rischio di cadute fotoromanzesche, la Archibugi ci mette molto del suo perché finalmente viene fuori tutta l'introspezione psicologica di "Mignon é partita", del "Grande cocomero" e degli altri suoi successivi impegni cinematografici il cui significato non é stato colto appieno dal pubblico, per non dire della critica cinematografica ufficiale che l'ha accusata -ingiustamente- di minimalismo radical-chic.E' certo la storia di un'amicizia "vera" tutta al maschile, ma con un grande "ma". Che dire della splendida figura di Rossana, intensamente e soffertamente interpretata da una espresiva Micaela Ramazzotti, contenutissima a seguire con gli occhi e con il cuore il lento e doloroso calvario di Angelo, così lieve e comunque vero nel cogliere il vero significato della vita.Certo c'éla differenza tra 20 e 80 tra il livello di capacità cardiaca di Angelo e Alberto.Ma quella differenza (ancora una volta una differenza, quale quella sociale),detta con le dita delle mani e con pochissima voce -si badi bene- viene meno nel momento in cui Angelo prende piena cognizione della sua condizione e tuttavia riversa il tutto sul suo amico Alberto.Che nel frattempo é entrato nel cuore di Perla,che a sua volta entra"definitivamente" nel cuore del padre (il cui viso vien visto semplicemente "bello" nel delicatissimo incontro finale).
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pipay
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domenica 19 aprile 2009
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una stretta al cuore
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Due uomini, un meccanico-carrozziere e uno sceneggiatore cinematografico, si trovano, a seguito di un infarto che ha colpito ciscuno di loro, uno accanto all'altro nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Roma. L'episodio sarà fondamentale per la vita di entrambi. Il film non è a lieto fine e per rispetto verso chi ancora non ha visto la storia, non svelo perché. La sceneggiatura è quasi impeccabile e le interpretazioni di Antonio Albanese e di Kim Rossi Stuart sono da vero encomio. La regia non è da meno. Risibile la critica di qualcuno che avrebbe preferito il film con i sottotitoli (allora metà dei film italiani dovrebbero averli!): mi pare infatti che il gergo romanesco sia più che comprensibile.
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Due uomini, un meccanico-carrozziere e uno sceneggiatore cinematografico, si trovano, a seguito di un infarto che ha colpito ciscuno di loro, uno accanto all'altro nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Roma. L'episodio sarà fondamentale per la vita di entrambi. Il film non è a lieto fine e per rispetto verso chi ancora non ha visto la storia, non svelo perché. La sceneggiatura è quasi impeccabile e le interpretazioni di Antonio Albanese e di Kim Rossi Stuart sono da vero encomio. La regia non è da meno. Risibile la critica di qualcuno che avrebbe preferito il film con i sottotitoli (allora metà dei film italiani dovrebbero averli!): mi pare infatti che il gergo romanesco sia più che comprensibile. La storia fa riflettere sulla vita, sull'amicizia, sul rapporto di coppia, sulla malattia, sulla "presenza" della vita e della morte. E mette anche l'accento sull'aggregazione e disgregazione della famiglia. La storia non è certo allegra, anzi, lascia una penosa tretta al cuore. Francesca Archibugi ha saputo creare una vicenda che non può lasciare indifferenti, che tocca le corde più intime dell'animo umano, sempre fragile e in bilico tra essere e non essere, vivere o non vivere, combattere o lasciarsi andare.
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max67
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domenica 10 maggio 2009
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amicizia o amore ?
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Francesca Archibugi torna nella sua forma migliore e ci regala un gioiellino, sia per quanto riguarda la direzione degli attori, che per il tocco con cui racconta una storia che poteva benissimo volgere al pietismo e che invece si mantiene sempre su un'empatia genuina verso questi piccoli grandi eroi che gravitano intorno a due magnifici interpreti come Rossi Stuart e Albanese.
Quì è la salute che permette un incontro, altrimenti impossibile tra un intellettuale in crisi ed un meccanico invece in pieno successo (soprattutto economico).
Questa sorta di "livella" permette una miscela stupenda tra 2 mondi opposti di vedere le cose ma non per questo di diverso valore.Lo scrittore in crisi che ama più il mondo e le sue creature che il suo lavoro e l'artigiano fiero del suo successo ma non per questo arrogante o macchiettistico.
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Francesca Archibugi torna nella sua forma migliore e ci regala un gioiellino, sia per quanto riguarda la direzione degli attori, che per il tocco con cui racconta una storia che poteva benissimo volgere al pietismo e che invece si mantiene sempre su un'empatia genuina verso questi piccoli grandi eroi che gravitano intorno a due magnifici interpreti come Rossi Stuart e Albanese.
Quì è la salute che permette un incontro, altrimenti impossibile tra un intellettuale in crisi ed un meccanico invece in pieno successo (soprattutto economico).
Questa sorta di "livella" permette una miscela stupenda tra 2 mondi opposti di vedere le cose ma non per questo di diverso valore.Lo scrittore in crisi che ama più il mondo e le sue creature che il suo lavoro e l'artigiano fiero del suo successo ma non per questo arrogante o macchiettistico.
Neanche il tempo di guardarsi che tra loro è feeling e scoperta reciproca continua.
L'uno(il meccanico) arriverà ad ipotizzare di lasciare all'altro praticamente tutto proprio in virtù di questa amicizia insperata (la figlia gli ricorda: "papà tu non hai amici")e della consapevolezza di poter andarsene sereno.
Senza togliere a coloro che ancora non lo hanno visto il gusto del finale concludo con ripere l'elogio ai 2 protagonisti: Albanese seppur istrionico non eccede mai, Rossi Stuart assume un profilo dimesso e regala una dolcezza alla sua condizione di infermo come raramente si è visto.
Notevole anche il modo con il quale la Archibugi rende più bello del reale la zona Casilina di Roma.
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