bellymum
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venerdì 15 marzo 2019
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1 stella, 2 palle
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A parte Favino meraviglioso come sempre, il film è di una noia e un vuoto assurdo.
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cinefila
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domenica 26 settembre 2010
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m'ama..non m'ama!
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L'uomo che ama e l'uomo disamorato sono la stessa persona, che lascia e viene lasciata, che vive con freddezza il distacco provocato e con angoscia e sofferenza il distacco subìto. Prima carnefice, poi vittima!
Due donne bellissime accompagnano in momenti diversi il protagonista in questo viaggio, alla scoperta dell'amore in tutte le sue facce: l'attrazione, la passione, la gelosia, poi la noia, il distacco e l'indifferenza.
Bravissimi Favino e Rappoport: lui si conferma il talento che conosciamo, ottimo nel descrivere le turbolenze del cuore; eccellente lei, sempre forte, incisiva e perfetta nei suoi ruoli. Valido il resto del cast.
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L'uomo che ama e l'uomo disamorato sono la stessa persona, che lascia e viene lasciata, che vive con freddezza il distacco provocato e con angoscia e sofferenza il distacco subìto. Prima carnefice, poi vittima!
Due donne bellissime accompagnano in momenti diversi il protagonista in questo viaggio, alla scoperta dell'amore in tutte le sue facce: l'attrazione, la passione, la gelosia, poi la noia, il distacco e l'indifferenza.
Bravissimi Favino e Rappoport: lui si conferma il talento che conosciamo, ottimo nel descrivere le turbolenze del cuore; eccellente lei, sempre forte, incisiva e perfetta nei suoi ruoli. Valido il resto del cast..adorabile la coppia Piera Degli Esposti e consorte!
Plauso alla regista, che racconta i percorsi del cuore attraverso gli occhi di un uomo..e lo fa semplicemente, senza troppi fronzoli!
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[+] il cassetto del cuore di simona russo, lic clas cl
(di matilde perriera)
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claudiorec
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sabato 22 maggio 2010
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ottima regia
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Film da non perdere!
Consacrazione di Favino e la Rappoport!
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francesco2
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mercoledì 4 novembre 2009
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teoria(e pratica?) del pedinamento
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La Tognazzi,già autrice di "Passato prossimo", qui parte da una serie di situazioni già consolidate, che nel caso della relazione gay sono, come scrisse il giornalista Buccheri qund' era ancora vivo,talmente alla moda da risultare fuori tempo:mi riferisco ovviamente alla relazione gay, già vista negli ultimissimi anni nel cinema nostrano. La sua intenzione sembra evidenziare le varie sfumature dell'amore(E'così che bisogna leggere il titolo?) e forse per questo le storie che ci mostra a conti fatti sono tre,perché oltre alle due di Favino anche quella "gay" è una stioria parallela del film, brutta prima, durante e dopo, con un finale da genitori"Wasp" così sereni di fronte alla "Novità" dopo -Mi swmbra-una primissima reazione di disagio:nell'intrecciare i due amori di Favino, che cerca di seguire "Pedinandolo" con primi piani e sguardi rivolti alla città(Ma una bella scena di questo tipo riguarda anche la Bellucci)ottiene(Forse) un risultato in cui a funzionare, come si disse di "Così ridevano", non sono i pieni, ma i vuoti:il suo bel(sof)fermarsi su ambienti interni, come tende, porte ed altri, su cui a volte si avvicina intelligentemente la telecamera, può essere coniderato un esercizio di stile(Quello che manca nei dialoghi e spesso nella costruzione dei personaggi), o piuttosto un "altro" modo per suggerirci la solitudine che avvolge i personaggi, per scandire lo strano "Tempo" da lei immaginato, dove presente e passato si mescolano(E'un caso che,come già detto,il film precedente si chiami "Passato prossimo?").
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La Tognazzi,già autrice di "Passato prossimo", qui parte da una serie di situazioni già consolidate, che nel caso della relazione gay sono, come scrisse il giornalista Buccheri qund' era ancora vivo,talmente alla moda da risultare fuori tempo:mi riferisco ovviamente alla relazione gay, già vista negli ultimissimi anni nel cinema nostrano. La sua intenzione sembra evidenziare le varie sfumature dell'amore(E'così che bisogna leggere il titolo?) e forse per questo le storie che ci mostra a conti fatti sono tre,perché oltre alle due di Favino anche quella "gay" è una stioria parallela del film, brutta prima, durante e dopo, con un finale da genitori"Wasp" così sereni di fronte alla "Novità" dopo -Mi swmbra-una primissima reazione di disagio:nell'intrecciare i due amori di Favino, che cerca di seguire "Pedinandolo" con primi piani e sguardi rivolti alla città(Ma una bella scena di questo tipo riguarda anche la Bellucci)ottiene(Forse) un risultato in cui a funzionare, come si disse di "Così ridevano", non sono i pieni, ma i vuoti:il suo bel(sof)fermarsi su ambienti interni, come tende, porte ed altri, su cui a volte si avvicina intelligentemente la telecamera, può essere coniderato un esercizio di stile(Quello che manca nei dialoghi e spesso nella costruzione dei personaggi), o piuttosto un "altro" modo per suggerirci la solitudine che avvolge i personaggi, per scandire lo strano "Tempo" da lei immaginato, dove presente e passato si mescolano(E'un caso che,come già detto,il film precedente si chiami "Passato prossimo?").nel film, un(Altro) caso?, la -poca-gioia che c'è è sempre stereotipata o da brutta fiction, basti pensare alla già citata scena in cui i genitori conoscono l'amante "Gay" del figlio;il dolore o comunque il travaglio, invece, sprizzano -anche-momenti di autenticità .La storia con la Rappoport è sofferta, "convince" forse di più di quella con la Bellucci; di quella "Gay" ho già detto.Il film raccoglie varie suggestioni, non proprio felicissime:la zoomata sula tenda dopo la visita dela casa ricorda"Tracce di vita amorosa" di Del Monte, quell sotto la doccia il pessimo"Fantasma" portoghese(Credo che la regista l'abbia visto).I detrattori del film in varie situazioni non hanno torto,ma mi colpisce che chi giudica male questo filmetto a volte tessa le lodi dei vari "Ovosodo","La sconosciuta" e company.La Tognazzi se la cav(icchi)a meno peggio della ben più sperimentata collega Archibugi, spesso incapace di cogliere i silenzi e che riempie i suoi film di parole che non servono.
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costanza
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domenica 1 novembre 2009
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così normale così intenso
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Nessun impianto drammatico nè snodi particolarmente rilevanti nella storia raccontata ,quasi banale nella sua normalità: un uomo ama troppo una donna che lo lascia così come lui ha lasciato quella che lo amava. Anche i dialoghi si svolgono sottovoce, con toni dimessi, frasi spezzate, effetti per niente cinematografici , naturali. Eppure il film raggiunge livelli di profondità notevoli, anche nelle vicende secondarie, come il cambiamento della farmacista o la malattia del fratello del protagonista. Colpiscono i suoi propositi di voler cambiare vita, apprezzando e dando più valore a tutto quello che è stato fino ad allora poco considerato e che si sta rischiando fortemente di perdere. Ma se si sopravvive, dopo un pò si dimentica tutto .
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Nessun impianto drammatico nè snodi particolarmente rilevanti nella storia raccontata ,quasi banale nella sua normalità: un uomo ama troppo una donna che lo lascia così come lui ha lasciato quella che lo amava. Anche i dialoghi si svolgono sottovoce, con toni dimessi, frasi spezzate, effetti per niente cinematografici , naturali. Eppure il film raggiunge livelli di profondità notevoli, anche nelle vicende secondarie, come il cambiamento della farmacista o la malattia del fratello del protagonista. Colpiscono i suoi propositi di voler cambiare vita, apprezzando e dando più valore a tutto quello che è stato fino ad allora poco considerato e che si sta rischiando fortemente di perdere. Ma se si sopravvive, dopo un pò si dimentica tutto . si ricomincia e guai se non fosse così, tutto sarebbe così noioso! Alla fine ci si accorge che solo allora si può ricostruire la sequenza degli eventi ,e per questo ,la regia, molto curata e capace di addentrarsi in complessi percorsi psicologici, merita, unitamente alla bravura degli attori,un grande apprezzamento
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[+] ma i difetti
(di francesco2)
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atticus
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mercoledì 20 maggio 2009
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film noioso ma viva favino!
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Mi aspettavo maggiore intensità, un pò di passione in più...invece tutto è stato glaciale! Il cinema italiano sta diventando veramente noioso! Splendido però Favino che tratteggia il suo personaggio con punte di grande delicatezza. La sua scena di nudo iniziale lascia sbalorditi...
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vittorio
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mercoledì 29 aprile 2009
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lento e noioso!!
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Deludente, lento, impacciato e molto noioso.....
Film che alla fine non porta nulla di nuovo e che ho trovato terribilmente scontato!!
Decisamente scadente....
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sherpa
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venerdì 20 febbraio 2009
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noioso e inutile
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Guardando questo film ci si rende conto di quanto il cinema italiano sia in crisi. Incapace di scrollarsi da quel limbo del neorealismo in cui è finito, ripropone storie così reali da avere lo sguardo dell'uomo comune senza riuscire a creare angoli e prospettive stimolanti. Almeno questo è quanto ci si aspetterebbe da cineasti e sceneggiatori. E invece si passa tra i due opposti del comico più volgare al drammatico più noioso, in gara quasi coi film francesi, che di questo sono maestri. La trama non è altro che un cercare di colpire il pubblico con temi da benpensante illuminato: il mi ami quanto mi ami da una parte e dall'altra, e, ciliegina sulla torta, l'amore omosessuale, messo lì giusto per dare una novità al film che altrimenti sarebbe tutto uno sfogliare di margherite.
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Guardando questo film ci si rende conto di quanto il cinema italiano sia in crisi. Incapace di scrollarsi da quel limbo del neorealismo in cui è finito, ripropone storie così reali da avere lo sguardo dell'uomo comune senza riuscire a creare angoli e prospettive stimolanti. Almeno questo è quanto ci si aspetterebbe da cineasti e sceneggiatori. E invece si passa tra i due opposti del comico più volgare al drammatico più noioso, in gara quasi coi film francesi, che di questo sono maestri. La trama non è altro che un cercare di colpire il pubblico con temi da benpensante illuminato: il mi ami quanto mi ami da una parte e dall'altra, e, ciliegina sulla torta, l'amore omosessuale, messo lì giusto per dare una novità al film che altrimenti sarebbe tutto uno sfogliare di margherite. Buono solo per vedere il culo di Favino mentre si scopa la sua fata, e una tetta della Bellucci sotto la doccia (sempre con Favino). Altro non c'è da dire, ogni tentativo di trovarci un significato è patetico, se al protagonista provoca insonnia, a noi favorisce il sonno.
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milomar
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venerdì 9 gennaio 2009
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2 stelle ma anche 2 palle
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Il grandissimo Ugo Tognazzi ci ha lasciato moltissime prove del suo essere artista, comprese quelle di regista. Dei sei film da lui diretti, "Il fischio al naso" forse è il più bello e sembra uscito dritto dritto dalla fucina di Marco Ferreri (che tra l'altro partecipa al film come attore). La figliola di Ugo, Maria Sole, nonostante si sforzi nei propri lavori di regia, si ritrova anni luce dal padre, che pure non passerà alla storia come regista. Evidentemente, La genetica non trasmette il "gene" dell'arte. Ma se il padre si ispirava a Ferreri, purtroppo la figlia si ispira ad Ozpetek. Molte tematiche (omosessualità compresa) sembrano uscite proprio dai film del cineasta turco, solo che l'originale di Ferzan funziona meglio della copia di Maria Sole.
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Il grandissimo Ugo Tognazzi ci ha lasciato moltissime prove del suo essere artista, comprese quelle di regista. Dei sei film da lui diretti, "Il fischio al naso" forse è il più bello e sembra uscito dritto dritto dalla fucina di Marco Ferreri (che tra l'altro partecipa al film come attore). La figliola di Ugo, Maria Sole, nonostante si sforzi nei propri lavori di regia, si ritrova anni luce dal padre, che pure non passerà alla storia come regista. Evidentemente, La genetica non trasmette il "gene" dell'arte. Ma se il padre si ispirava a Ferreri, purtroppo la figlia si ispira ad Ozpetek. Molte tematiche (omosessualità compresa) sembrano uscite proprio dai film del cineasta turco, solo che l'originale di Ferzan funziona meglio della copia di Maria Sole. Detto questo il film di Maria Sole Tognazzi può riassumersi nelle seguenti parole: un bluff disonesto e piuttosto noioso. Il film si divide in due parti nette. Peccato che, alla ricerca di un becero e disonesto effetto sorpresa che avrebbe dovuto risvegliare lo spettatore dal torpore e dalla sonnolenza, la prima parte della storia si svolge temporalmete dopo la seconda. Ciò ingenera nello spettatore domande e dubbi inutili per quasi tutto il secondo tempo. In realtà, se si vede anche solo il trailer si capiscono molte più cose e si guadagnano 100 minuti. Inoltre, il film è sostanzialmete privo di finale e si perde in storie che nulla hanno a che vedere con l'"uomo che ama" ma molto servono per allungare il brodo. Si salvano alcuni monologhi e la fotografia. Allora, perché due stelle e non una? Perché le interpretazioni di Pierfrancesco Favino, di Marisa Paredes e di Piera Degli Esposti sono davvero notevoli. Senza questi tre grandi attori il film sarebbe da buttare. milomar
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yore
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giovedì 8 gennaio 2009
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noioso
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il tema è ricorrente: crisi d'amore questa volta vista con gli occhi di Roberto farmacista 40enne che vive un' intensa storia d'amore con Sara, portiere di un residence... la storia sembra andare liscia come l'olio fin quando lei di ritorno da Milano e dopo aver incontrato il suo ex gli sputtana in faccia che non lo ama almeno non lo ama quanto lui... da qui cominciano i travagli sentimentali ma soprattutto cominciano ad affiorare quei sensi di colpa avuti nella precedente relazione con Alba da lui lasciata per lo stesso motivo... la trama è interessante ma la regista ha preso troppo alla lettera il tema del dolore realizzando un film lento, compassato, rigido senza un filo di passione se non nelle intraviste scene di sesso e nelle ricorrenti docce con Favino nudo( passione per le donne e non per l'altra metà).
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il tema è ricorrente: crisi d'amore questa volta vista con gli occhi di Roberto farmacista 40enne che vive un' intensa storia d'amore con Sara, portiere di un residence... la storia sembra andare liscia come l'olio fin quando lei di ritorno da Milano e dopo aver incontrato il suo ex gli sputtana in faccia che non lo ama almeno non lo ama quanto lui... da qui cominciano i travagli sentimentali ma soprattutto cominciano ad affiorare quei sensi di colpa avuti nella precedente relazione con Alba da lui lasciata per lo stesso motivo... la trama è interessante ma la regista ha preso troppo alla lettera il tema del dolore realizzando un film lento, compassato, rigido senza un filo di passione se non nelle intraviste scene di sesso e nelle ricorrenti docce con Favino nudo( passione per le donne e non per l'altra metà)... le figure di contorno ( il fratello gay, i genitori sul lago di Como, la dottoressa depressa) sembrano interessare di più dei protagonisti per lo meno ravvivano un ambiente al limite del funereo... sembra il notturno d'annunziano con lui insonne, le luci soffuse,musiche funeree... vi assicuro una vera palla... unica effetto degno di nota far partire il film dalla fine e cioè dalla sofferenza di lui come una sorta di regolamento di conti per gli errori fatti in precedenza.
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