Apocalypto |
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Un film di Mel Gibson.
Con Rudy Youngblood, Dalia Hernandez, Jonathan Brewer, Morris Birdyellowhead, Carlos Emilio Baez.
continua»
Azione,
durata 139 min.
- USA 2006.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 5 gennaio 2007.
- VM 14 -
MYMONETRO
Apocalypto
valutazione media:
3,45
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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ETERNI RITORNIdi bloggerFeedback: 0 |
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lunedì 8 gennaio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In Apocalypto l’anziano custode di verità ancestrali illustra alla tribù riunita il dramma della Storia sotto forma di apologo: vedendo l’uomo triste l’aquila gli fa dono della sua vista, il giaguaro della forza, e tutti gli altri animali gli regalano le proprie doti; tuttavia l’uomo non è felice, ha nel fondo dell’anima una voragine oscura che lo induce a desiderare sempre di più e gli impedisce di vivere pacificamente in armonia con la natura, di cui egli è figlio prediletto. La libidine di dominio è il virus che crea gli imperi e li annienta: la citazione di Durant sulle civiltà che si distruggono dall’interno apre l’apocalittica esplorazione della foresta amazzonica del 1518 di Gibson. La visione passatista però non sorprende: si abusa da sempre della semplicistica chiave moralistica per spiegare le alterne vicende dei popoli e per interpretarne i mutamenti comportamentali; le grandi civiltà, hanno pensato spesso poeti e storiografi, crollano quando avidità, sete di potere e crudeltà se ne impadroniscono e una stolida oclocrazia in balia di demagoghi opportunisti sostituisce l’aristocrazia dei competenti. Sorprendentemente funzionale al suo talento di regista è piuttosto l’ossessività di Gibson nel credere religiosamente a un “’inizio” ovvero a un punto di svolta, all’evento spartiacque in cui decadenza e rinascita, disperazione e speranza coincidono: in The passion la passione di Cristo, in Apocalypto quella di Jaguar, un giovane cacciatore Maya. Nel primo la presenza divina salvifica e rigeneratrice si incarnava nel condannato martoriato, nel secondo essa si rivela in un cosmo solidale con i deboli, nei prodigi favorevoli all’innocente, nel miracoloso vigore concesso al suo corpo. La presenza invasiva del dettaglio raccapricciante è provocatorio complemento di un’umanità ridotta alla pura fisicità: la prestanza di Zampa di Giaguaro non trova sulla sua strada individui, ma marmaglie urlanti e assetate di sangue, assecondate e schiavizzate grottescamente da burattinai truci. Nel carnaio le lingue morte e i capolavori architettonici tornano in vita per segnare l’oblio di un mondo migliore perduto: il latino dei soldati e l’aramaico in The passion, lo yacateco e i templi di pietra in Apocalypto sono malinconiche vestigia di un universo di arte e poesia ucciso dall’orda brutale. Così l’arrogante carnefice, devoto a un idolo sanguinario proiezione di sé, a caccia della preda da sacrificare inquadra l’universale dinamica dei rapporti umani: la ricostruzione del passato remoto dei misteriosi Maya rimanda a un eterno presente, a una società di massa amorale e invasata, a lotte e conflitti per il dominio e per la libera sopravvivenza; la scabra e truculenta tensione dell’action movie ne è la sola immagine efficace, giacché nel ripresentarsi ciclico degli eventi la sacra purificazione è provvisoria. http://slilluzicando.splinder.com
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