Super Size Me |
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Un film di Morgan Spurlock.
Con Morgan Spurlock, Daryl Isaacs, Lisa Ganjhu, Steven Siege, Bridget Bennett
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- USA 2004.
uscita venerdì 8 aprile 2005.
MYMONETRO
Super Size Me
valutazione media:
2,87
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Non funzionadi Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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giovedì 5 luglio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Qualche nota in merito all'evoluzione -Secondo alcuni- o all'autoreferenzialità -Secondo altri- di certo ( o molto) cinema-documentario, negli ultimi ormai dieci anni. Partiamo da Moore. Di solito fa così: lancia provocazioni , illustrando le sue tesi anche tramite un dialogo con interlocutori, solitamente più esperti di lui in quell'ambito (Anche se, come gli rimproverano certi detrattori, sono solo interlocutori che condividono le sue tesi). Tuttavia la sua è una riflessione che, pur tramite traiettorie che qualcuno può scambiare per frivolità ( Vedi "Sicko"), parte dal quotidiano (Anche troppo, come nei momenti più discutibili dell'ultimo film) per elevarsi ad ideali nazionali, o addirittura universali: la solidarietà, come anche la necessità di non lasciare i deboli isolati, che poi si concretizza in quella voglia di socialismo (Nel senso di eguaglianza), rintracciabile nel film appena menzionato. Scusandomi per questa premessa, rileverei qua la prima differenza con il film di Spurlock. Ove il personaggio, (auto(ripredendos)i secondo l'"Hic" e "Nunc" latino, mette sì in evidenza certi paradossi (La differenza, per esempio, nell'atteggiamento verso gli obesi ed in quello verso i fumatori), ma non va oltre una caricaturalità di fondo (Mac Donald più famoso di Gesù, che anzi rischia di ssere una delle cose più incisive) solo in momenti particolari: come quando, alla fine, il personaggio avverte un forte malessere, ed il film diventa una crtiica priva di retorica verso i fast-food ((L'opposto di "Fast Food Nation" di Linklater. Spostandoci più in ambito nostrano, potremmo fare qualche considerazione in merito a ((Almeno) certa Guzzanti ed a "Videocracy". Entrambi i film (Mi riferisco, nel caso della Guzzanti, a "Draquila"), paiono parzialmente interessati ad un "Baudrillardismo" di fondo: la televisione come vero, "Quarto" potere, che rischia non più di riflettere il mondo, ma di farne uno a sua immagine e somiglianza. I risultati, secondo chi scrive, sono (un pò) più convincenti nel caso ello stesso "Draquila"; meno nel secondo. Ma esiste comunque un approccio critico verso i media che cerca di inquadrarne il ruolo, in maniera più complessa. Spurlock , invece, non si limita neanche ad essere un Moore minore, come succederà nel piccolo ma non privo di interesese "Religolous", ma si limita ad elencare una serie di cose senza dare l'impressione di sviluppare un discorso.
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