La passione di Cristo |
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Un film di Mel Gibson.
Con Jim Caviezel, Maia Morgenstern, Monica Bellucci, Rosalinda Celentano.
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Titolo originale The Passion of the Christ.
Religioso,
durata 126 min.
- USA, Italia 2004.
MYMONETRO
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La passione di Cristo
di a.r.Feedback: |
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sabato 31 marzo 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando andai a vedere il film "The Passion of the Christ" mi obbligai a fare un’opera di persuasione, ovvero liberarmi da tutte le critiche negative di cui il film, ancorché non ancora ufficialmente uscito nelle sale, fu sommerso. Questo, perché mi sono imposto, da sempre, come etica personale, la facoltà di giudicare con il mio intelletto (o intelligenza) qualsiasi evento. Chi discute con il cervello di altre persone, pur autorevoli, si sottrae autonomamente da quella che io definisco “democratica possibilità” di avvalersi della libertà di opinione. Premesso ciò, non condivisi in nessun modo, i dibattiti che si succedevano sulla “cattedra” televisiva, dati in pasto agli ignari spettatori, favorendo in essi la costruzione di una forma mentis pregiudiziale nei confronti del film. “In pratica, il film non è positivo, pertanto voi, sudditi di Re Televisione, non andate a vederlo giacché noi lo abbiamo già giudicato, anche per voi, non degno della vostra preziosa attenzione.” Mi scuso per la mia insolita ironia, ma non è colpa mia se purtroppo cose del genere avvengono spesso dalle nostre parti. Dunque, un film stroncato sul nascere; ciò mi fece porre una semplice domanda: “Perché?” Non lo so, forse non troverò mai risposta. Ora vorrei esporre le tematiche del film, che fu giudicato, sommariamente, in tal modo: Gratuita e continuativa violenza e pericolosamente offensivo nei confronti degli ebrei, nonché integralista, un film di destra. A questo punto, passando dalla parte illustrativa a quella religiosa, dico subito che il Vangelo, che Cristo non è né di destra né di sinistra. Egli è Dio, divenuto uomo, condividendo la nostra fragile natura, soffrendo e morendo per la salvezza dell’umanità. Leggendo, d’altronde, i Vangeli, essi ci raccontano le tappe della passione di Cristo, che fu un percorso di violenza, di sangue, di morte, in pratica una vera e propria tragedia. Allora perché condannare la violenza del film, se la passione di Cristo fu violenta? È ipocrisia tacere a noi stessi, che forse ci siamo abituati a credere in un Cristo, come dire, edulcorato. Quando recitiamo qualche preghiera o partecipiamo alla Santa Messa, usiamo parole forti, alle quali ormai le nostre labbra si sono abituate a pronunciarle con indifferenza, rifiutiamo il concetto della sofferenza: patì, morì e fu sepolto, dicono i Vangeli, mentre i profeti ci rammentano come Cristo fosse come agnello portato al macello, trafitto per i nostri peccati. Fu messo a morte sebbene non avesse alcuna colpa, ma solo perché ritenuto dai sacerdoti del tempo destabilizzante, preferendo far morire un uomo solo, affinché non recasse danni alla comunità. Questo dicono i Vangeli, non altro! Perché, allora, mentire a noi stessi, se non per l’unica ragione di costruirci su misura un Cristo meno ingombrante, limitando l’edonismo nel quale l’umanità e immersa! Il film è denso di significati delicatamente religiosi, ne cito solo qualcuno: la Madre che segue il Figlio nella sua passione, rivedendo nelle cadute sotto il peso della croce, quelle piccole cadute da bambino e la Madre, premurosa, a soccorrerlo; il Cireneo che aiuta Cristo a portare il fardello della croce, come in unico intreccio della croce, del Cireneo e di Cristo. Ebbene, io mi sono pienamente riconosciuto in quel Cireneo tornato di campagna, con le mie paure, i miei turbamenti, le mie difficoltà, nella mia mancanza di coraggio di vivere, nelle mie sofferenze fisiche e morali.Il film non è quindi violento, vuole ricordarci delle cose che, essendo d’intralcio, l’umanità vuole rimuovere.
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