La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler |
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Un film di Oliver Hirschbiegel.
Con Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Corinna Harfouch, Ulrich Matthes, Juliane Köhler.
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Titolo originale Der Untergang.
Drammatico,
durata 150 min.
- Germania 2004.
- 01 Distribution
uscita venerdì 29 aprile 2005.
MYMONETRO
La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler
valutazione media:
3,26
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lacrime "alla Hirschbiegel"di vanbronckFeedback: 0 |
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martedì 21 giugno 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Molti (fra cui un acceso Wim Wenders) si sono scagliati contro questo film a priori, scandalizzati al solo pensiero che potesse essere offerta al pubblico l'idea di un Adolf Hitler uomo, che possa piangere e sappia anche dire "grazie". Non è così che si guarda un film. Per quanto terribile sia la figura del fuhrer, bisogna prendere atto che è questo il lato che ci ha voluto mostrare Hirschbiegel: che possa essere una scelta discutibile è palese, che il regista tedesco abbia perso il controllo del "suo" Hitler è probabile, ma non può essere per questo che ne vada stroncata l'opera. Per quanto riguarda il film in sè, da l'idea di voler essere un ritratto a tutto tondo della Berlino (e della Germania) del '45, e di un sogno (o di un incubo) nazional-socialista che si infrange. In questo caso, il talento del buon Oliver lascia presagire che non sarebbe riuscito nell'intento nemmeno se il film fosse durato il doppio delle 2 ore e mezza de “La caduta”. Il film finisce per perdersi fra due storie che mai come in quel periodo finirono per respingersi fra loro (Hitler e il suo disinteresse per la sorte del popolo tedesco), senza che questo contrasto risulti spiazzante, dilungandosi troppo in storie personali che in fin dei conti finiscono per dirci poco e niente all'interno della storia, e soprattutto senza mai scegliere decisamente una strada da seguire. Nel bunker non si respira quell’atmosfera di estremo delirio che in ogni caso doveva esserci, insistendo forse troppo sull’umanità di Hitler (che si, aveva ucciso qualche milione di ebrei, forse era pazzo, ma era affezionato alla sua segretaria, e quindi per Hirschbiegel tutto il resto passa in secondo piano), la Berlino “di sopra” non emoziona, non prende lo spettatore, al massimo si vede qualche bambino in un paesaggio da industria abbandonata più che da città annientata dalla guerra sotto ogni punto di vista. Si salva uno straordinario Bruno Ganz, il fatto che sia lui a interpretare Hitler già fornisce indizi sull’aspetto che se ne vorrà trarre, eppure, nonostante la sua diversità dal fuhrer, dopo poco ci appare di una naturalezza schiacciante. Lasciando da parte tutte le accuse di revisionismo storico che hanno accompagnato l’uscita di questa pellicola, rimane semplicemente l’amara sensazione di aver perso l’occasione di raccontare, in maniera decisa, uno dei periodi più drammatici dell’intera storia tedesca.
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