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"Italian Soldiers è serendipità"di CharlieParkerFeedback: 6 | altri commenti e recensioni di CharlieParker |
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mercoledì 9 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Definire questo film è complicato.Non è solo un documentario e non è, come precisa il regista, il making of…del Mandolino Del Capitano Corelli.Non è, neppure, un lavoro di fiction. Eppure è tutte e tre le cose messe assieme, per quel raro accadimento che trasforma un incontro insperato in qualcosa di magico e duraturo. Alcuni lo definiscono serendipità, e noi accettiamo volentieri. Italian Soldiers è serendipità. Il film è un racconto, che si crea lungo il proprio svolgersi; è l’incontro di tredici attori sul set di una mega produzione americana in terra greca e dell’atmosfera che sorge fra di loro. E’ un film che racconta di incastri, di storie che si intrecciano ed è un film che, a sua volta, si fa forte dei rapporti che stringe con quello attorno al quale ruota. Perché rappresenta una sorta di ritorno alla vita reale: è il terminale di un cortocircuito composto da quattro momenti speciali: Le vicende a cui il Corelli fa riferimento (la strage di Cefalonia, appunto), il film su Corelli (che è la fiction di quell’accaduto), questo Italian Soldiers (che è il racconto del film, una fiction sulla fiction, ma forse, e più correttamente: il racconto di ciò che accade a lato del film: quindi più che un film sul film è un film nel film) e le vicende accadute davvero sul set. Allora si passa dalla realtà alla finzione, e dalla finzione di nuovo alla realtà, attraverso una concatenazione di eventi e di racconti che fa emergere più di una similitudine. In fondo quello sparuto manipolo di soldati italiani era molto simile ai nostri tredici attori che, “in terra straniera” si trovano a dar vita, di nuovo, alle loro gesta. Cabras è eccezionale nel cogliere questa sorta di innesto vitale: le riprese degli attori vestiti da soldati, in attesa dei ciak, sembrano piccoli film a se stanti, sembrano inquadrature dal vero più vero, escono dal tessuto del narrato e creano un’immaginazione straordinaria: forse, in quel momento, quei tredici uomini seduti sulla spiaggia ad aspettare, sono davvero quei soldati italiani della compagnia “la Scala”, in attesa di una voce di conforto, una voce che gli spieghi perché coloro che erano alleati, sono diventati improvvisamente dei nemici da temere.E poi, permettetemi di spararla grossa, questa è una delle rare occasioni in cui un making of…(d’accordo, d’accordo, non è il making of…) offre più del suo valore aggiunto, al film a cui si appoggia. Italian Soldiers è più bello del Capitano Corelli: è più intenso, più vero, più divertente. E inoltre, si fa forza di quel cortocircuito di cui parlavo prima, a cui il Corelli americano non può che far soltanto da anello debole della catena. Il confronto finale, lo spettatore, lo sente soltanto al termine di questa visione, e non di quella del film di Madden. Un bel film, divertente e, a tratti commovente (l’attore ex pugile che racconta la promessa di Cage di portarlo ad Hollywood per farne una star: “sarà durato un millesimo di secondo, sto pensiero”, ma nei suoi occhi la luce è fortissima). Un film che ha dalla sua una fotografia felicissima (oltre ad alcuni scatti sui titoli di coda, veramente eccellenti) e un montaggio narrativo di gran lunga superiore alla media (ogni attore è presentato da Madden (il regista del Corelli) attraverso le schede del casting a cui fanno seguito alcune riprese “dal vero”). Un piccolo capolavoro: una serendipità. (Alessandro Boriani)
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