Moulin Rouge |
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Un film di Baz Luhrmann.
Con Nicole Kidman, Ewan McGregor, John Leguizamo, Jim Broadbent, Richard Roxburgh.
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Titolo originale Moulin Rouge.
Musical,
Ratings: Kids+13,
durata 130 min.
- Australia 2001.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 28 settembre 2001.
MYMONETRO
Moulin Rouge
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Nella Parigi del 1900 sboccia l'amore tra la cortigiana Satine (Nicole Kidman) e il poeta Christian (Ewan McGregor), ma ad osteggiarlo c'è il ricco e gelosissimo duca di Worcester. Non ci si poteva aspettare di meno da Baz Luhrmann, che già con Romeo Giulietta aveva dimostrato la sua inclinazione per uno stile smisurato, chiassoso e capace di colpire dritto alla pupilla dello spettatore. Rivisitato da lui il genere, antico e glorioso, del musical diventa un tripudio di effetti speciali vecchissimi e nuovissimi, che sposano le ultime tecnologie digitali col "ciclorama" della preistoria cinematografica. Interamente ricostruita in studio, Parigi sembra presa a prestito un po' dal pioniere Georges Méliès, un po' dagli Aristogatti di Walt Disney: abbaini, romantico degrado, paccottiglia, cineserie kitsch e costumi rutilanti. Il repertorio musicale cui il film attinge senza risparmio è a dir poco eclettico, dalla "Bohème" e la "Traviata" alle canzoni di Madonna, Marilyn Monroe e David Bowie. Mentre Nicole e (soprattutto) Ewan si producono nel canto con risultati più che onorevoli, l'omaggio al musical, genere unanimemente considerato impraticabile alla nostra epoca, è rilanciato nel classico gioco di specchi tra il palcoscenico e la vita. Dove i sentimenti e le emozioni dei personaggi diventano numeri musicali e, viceversa, la scena ispira i comportamenti reali (Satine fa credere all'amante di non volerlo più, per evitargli le ire del rivale); e dove soprattutto, prima regola del genere, "lo spettacolo deve andare avanti". Però la logica che presiede all'intera messa in scena rimanda per direttissima alla cultura pop. Non a caso il regista ha voluto paragonare il Moulin Rouge al newyorkese Studio 54, aggiungendo che Toulouse Lautrec era il progenitore di Andy Warhol. Fra una strizzata d'occhio, un'allusione e una citazione, insomma, hai il sospetto che Luhrmann sia soprattutto un prestigiatore, un incantatore innegabilmente bravo, degli occhi. Ma alla fine ti resta il dubbio: Moulin Rouge è un atto d'amore verso il musical, la sua reinvenzione in termini postmoderni, o piuttosto la lastra calata definitivamente sulla sua tomba? In altre parole, c'era davvero bisogno di sottolinearne tanto la natura artificiale, convenzionale, scenica? Così esagerando, sembra che Luhrmann voglia mettere una parola definiva sul film musicale: dopo di me e Nicole, il diluvio.
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