La pianista |
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Un film di Michael Haneke.
Con Isabelle Huppert, Annie Girardot, Susanne Lothar, Benoît Magimel, Anna Sigalevitch.
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Titolo originale La pianiste.
Drammatico,
durata 129 min.
- Francia 2001.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
La pianista
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il distacco e la purezzadi Francesco PicernoFeedback: 0 |
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venerdì 30 novembre 2001 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"La Pianiste" di Haneke è un grande film. Il regista dei già validi "Funny Games" e "Storie" dimostra ancora una volta la sua coerenza registica e la sua grande esperienza narrativa, dirigendo un film forte e scorretto; dove si uniscono ossessioni e paranoie tipiche della condizione dell'uomo moderno. Che Haneke sia un teorico del cinema lo si è ampiamente visto nei suoi precedenti film. Le sue riflessioni sulla violenza e sull' "apparente normalità" sono un suo frequente leit motiv A mio avviso in "la Pianiste", Haneke fa un ulteriore salto di qualità concedendo ancora più maturità a ciò che è narrato. Inutile negare l'incapacità di rimanere indifferenti al suo cinema così rigoroso, ai suoi modi di rappresentare , più che la violenza, la deflagrazione interiore di una coppia di "amanti". Così, per esempio, nella bellissima scena della stanzina del palazzo dell'hockey o quella ancora più splendida del rapporto consumato tra i due , Haneke non molla la macchina da presa e, nella prima scena, c'è un piano sequenza diciamo quasi più "movimentato", nella seconda invece il regista austriaco si sofferma sui loro volti e lascia fuori campo sia il ragazzo che dopo fugge, che la madre rinchiusa dentro lo stanzino. Si tratta di un film pieno di idee e complesso dal punto di vista tematico, sia per i riferimenti letterari che per le piacevoli digressioni "poetiche" sul linguaggio musicale. La complessità di questo dramma che rimanda anche al cinema di Bergman (la scena dell'auto punizione con il rasoio mi ha ricordato "Sussurri e grida") nasce proprio da questo dramma morale, dove trionfano il "non visto" e i volti in primo piano dei protagonisti. E' indubbio che Haneke sia uno dei registi (spero di conoscerne altri a dire il vero, lo spazio non mi manca) più coerenti e originali del cinema moderno. "Funny Games" resta un capolavoro insuperabile, per temi, idee, innovazione teoriche. "Storie" indubbiamente rimane impresso come un' interessante riflessione visiva e come un saggio delle enormi capacità registiche di Haneke. "La pianiste" è forse il film più maturo come narrazione, ma forse , in questo senso, meno "forte" come impatto e come provocazione verso il pubblico.
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