La pianista |
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Un film di Michael Haneke.
Con Isabelle Huppert, Annie Girardot, Susanne Lothar, Benoît Magimel, Anna Sigalevitch.
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Titolo originale La pianiste.
Drammatico,
durata 129 min.
- Francia 2001.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
La pianista
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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épater le bourgeois (scandalizziamo la borghesia)di leonardo g.Feedback: 0 |
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lunedì 4 settembre 2006 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Difficile scandalizzare la borghesia del XXI secolo! Eppure Haneke ce l'ha fatta, mettendo a nudo la storia d'una donna algida, fredda, distante, severa e del suo rapporto morboso con la madre e con il sesso. La lettura freudiana è molto semplice: la madre (Annie Girardot) controlla ed impedisce alla figlia di quasi 40 anni (una gelida e magnifica Isabelle Huppert)d'avere una vita emancipata. Ormai la morbosità della loro relazione è talmente radicata da risultare inscalfibile. Una guerra fredda continua fatta di liti, capricci, ripicche e riappacificazioni. Questa è la loro vita (direbbe Godard). Questo è, ormai, il loro destino (commenterebbe forse Pasolini). La figlia, Erika, insegna pianoforte con una mostruosa contraddizione di fondo: ferisce nel cuore i meno abili e atterrisce i più bravi, che le rammentano la sua necessità, dettata dalla madre, di essere sempre la prima. Entra in scena un bel giovane universitario,Walter, abilissimo e amante del pianoforte. Innamorato di Erika, viene prima respinto, finchè la donna decide di stabilire una relazione sadomasochista con lui e di svelargli tutto il suo mondo. La rigidità diurna, fatta di impermeabili, foulards e poco trucco, si trasforma in una ricerca ossessivo-compulsiva d'una sessualità tesa a degradarla, che la spinge ad annusare fazzoletti sporchi di sperma in sexy-shop o all'autolesionismo della "famosa ferita che si procura volontariamente sulla vagina". Walter rimane all'inizio esterrefatto. Poi cede, in un secondo momento, cede al ricatto di Erika mostrando il suo lato sadico, ma alla fine la rincontra e la saluta come una conoscente qualunque. (Per proseguire il gioco del sadismo o per interrompere quel tipo di rapporto con lei?) Emblematica la scena finale, in cui Erika per superare l'affronto deve ferirsi con il coltello. Un film crudo fino all'inverosimile ed in più con una comprensibilità narrativa data da scene montate a tranches de vie. Haneke apre gli occhi su quello che non si vuole sapere, nè vedere, nè ascoltare. Il piacere sessuale di cui spesso è parte integrante il sadomasochismo. Il regista rappresenta il nostro essere animali: sottomettere e/o essere sottomessi, ma allarga giustamente il campo al regno umano, dove confluiscono infiniti rapporti psicologici, sociali e di "rispettabilità". E si sa: più una realtà si rifiuta e più questa si ripresenta con una forza, a volte, letale.
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