virginia1982
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domenica 8 gennaio 2012
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tra le migliori degli ultimi anni
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Graziosa commedia "alla Verdone" dal timbro inconfondibile dello storico e contemporaneo regista-attore romano. Tra le migliori degli ultimi anni, più frizzante di Iris Blond, più coinvolgente di Gallo Cedrone, più divertente de Il mio miglior nemico. Amara e reale, piacevole senza troppe pretese, raggiunge l'obiettivo. Da un soggetto non troppo originale ne ricava un film medio, con l'aiuto di un Beppe Fiorello che crea un personaggio ben studiato. Il successo lo avvelena lentamente. Passando da autista devoto a ricco show-man di punta. Ma il denaro e la popolarità lo allontana dai veri valori della vita divenendo così una persona egoista, cattiva, scorretta e quindi povera.
Indubbiamente non paragonabile ai capolavori del nostro Carlo, ma gradevole con qualche scena che fa ridere.
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Graziosa commedia "alla Verdone" dal timbro inconfondibile dello storico e contemporaneo regista-attore romano. Tra le migliori degli ultimi anni, più frizzante di Iris Blond, più coinvolgente di Gallo Cedrone, più divertente de Il mio miglior nemico. Amara e reale, piacevole senza troppe pretese, raggiunge l'obiettivo. Da un soggetto non troppo originale ne ricava un film medio, con l'aiuto di un Beppe Fiorello che crea un personaggio ben studiato. Il successo lo avvelena lentamente. Passando da autista devoto a ricco show-man di punta. Ma il denaro e la popolarità lo allontana dai veri valori della vita divenendo così una persona egoista, cattiva, scorretta e quindi povera.
Indubbiamente non paragonabile ai capolavori del nostro Carlo, ma gradevole con qualche scena che fa ridere...da vedere per chi ama il suo inequivocabile senso dell'humor e la sua spontaneità, che contraddistingue la sua regia e la sua recitazione, che rimane ancora fedele a se stesso negli anni. Deliziosa l'idea della barzelletta che viene raccontata solo alla fine...
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lucascialo
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domenica 11 novembre 2018
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un broadway danny rose alla verdone
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Che Carlo Verdone sia il Woody Allen italiano ci sono pochi dubbi. Tuttavia, è sempre riuscito, fino a questo film, a non rievocare nella sua sceneggiatura il suo probabile mentore. Fino a questo film, appunto, perchè in chi conosce il maestro della commedia americana, questa pellicola non può non rievocare il mitico Broadway Danny Rose. Film uscito nel suo momento migliore. E forse non è un caso che al regista romano capiti nel suo momento di miglior forma. Tuttavia, il risultato non è da buttare.
Verdone interpreta Ercole Preziosi, un agente che cura gli interessi di artistucoli di basso rango. La sua carriera ha una svolta quando il suo artista di miglior successo ha un incidente e non può più tenere lo spettacolo.
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Che Carlo Verdone sia il Woody Allen italiano ci sono pochi dubbi. Tuttavia, è sempre riuscito, fino a questo film, a non rievocare nella sua sceneggiatura il suo probabile mentore. Fino a questo film, appunto, perchè in chi conosce il maestro della commedia americana, questa pellicola non può non rievocare il mitico Broadway Danny Rose. Film uscito nel suo momento migliore. E forse non è un caso che al regista romano capiti nel suo momento di miglior forma. Tuttavia, il risultato non è da buttare.
Verdone interpreta Ercole Preziosi, un agente che cura gli interessi di artistucoli di basso rango. La sua carriera ha una svolta quando il suo artista di miglior successo ha un incidente e non può più tenere lo spettacolo. Preziosi, preso dalla disperazione, decide di buttare nella mischia il suo autista, Nicola (Beppe Fiorello), che sogna di fare il comico. Ercole gli scrive una scaletta di barzellette al volo, ma Nicola decide di fare uno show tutto suo. Una comicità sexy. E' un successone. E da quel momento riescono ad ottenere tanti spettacoli. Ma, come nel più classico dei copioni, mentre la carriera di Nicola decolla, la vita privata di Ercole va in discesa. Ma non solo. Anche il loro sodalizio artistico viene messo in crisi.
Dopo aver lasciato il segno nel cinema italiano anni '80 e aver proposto qualche buon film negli anni '90, Verdone si affaccia nel Nuovo Millennio mettendo da parte i battibecchi con la depressa o psicopatica di turno, la sovrapposizione di più personaggi o un trio di protagonisti. Qui si misura con un altro protagonista maschile, cosa che riproporrà anni dopo con Albanese.
La pecca però è la solita: ad un certo punto il film rallenta e sembra smarrirsi, rifacendosi questa volta solo in parte nel finale. La speranza dei fan è che il meglio del regista romano non si sia già tutto visto. Che non sia finito in coma. Proprio come quel povero cinese protagonista della battuta fulcro del film.
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fabal
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giovedì 4 luglio 2019
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c'era un verdone sottotono
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Ercole Preziosi è un agente di spettacolo in declino, sia lavorativamente che nella vita privata. Una sera, poco prima di uno spettacolo, Ercole riceve il forfait dell'attore protagnista che resta vittima di un incidente, e per non annullare tutto lancia sul palco l'autista, Nicky, invitandolo a raccontare la barzelletta del cinese in coma. Nicky, però, recita tutt'altro, iniziando a fare della comicità a tema sessuale, al limite del cattivo gusto, che però ha successo. E' l'inizio di una parabola fortunata per il ragazzo e di ulteriore amarezza per Ercole.
Di nuovo Verdone interpreta il grande in declino, che ha idee, talento, sensibilità ma non riesce più a farsi strada nello spettacolo di nuova generazione, risultando quantomeno demodé.
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Ercole Preziosi è un agente di spettacolo in declino, sia lavorativamente che nella vita privata. Una sera, poco prima di uno spettacolo, Ercole riceve il forfait dell'attore protagnista che resta vittima di un incidente, e per non annullare tutto lancia sul palco l'autista, Nicky, invitandolo a raccontare la barzelletta del cinese in coma. Nicky, però, recita tutt'altro, iniziando a fare della comicità a tema sessuale, al limite del cattivo gusto, che però ha successo. E' l'inizio di una parabola fortunata per il ragazzo e di ulteriore amarezza per Ercole.
Di nuovo Verdone interpreta il grande in declino, che ha idee, talento, sensibilità ma non riesce più a farsi strada nello spettacolo di nuova generazione, risultando quantomeno demodé. E' il tema già affrontato in Sono pazzo di Iris Blond, di cui questa commedia nuovamente agrodolce sembra quasi un remake. Senza la Gerini ma con la strafottenza di Fiorello, bravo e volutamente irritante, perfetto nella parte del giovane che si monta la testa, ma che poco entra in sintonia con Verdone: coerentemente con il senso del film, che segna la voragine tra "nuovo" e "vecchio", i due sembrano recitare due commedie diverse, penalizzando un affiatamento che non riesce a sbocciare.
Anche il "tradimento" di cui Ercole rimane vittima è lo stesso patito dal cantautore Romeo Spera: rispetto a Iris Blond questo C'era un cinese in coma puzza enormemente di già visto, senza guizzi di comicità vera e propria e quasi mai una traccia di quella dolcezza che, per lo meno, ogni tanto si intrevvedeva nei siparietti Verdone - Gerini. L'unico lampo di genio del film è il procrastinare, fino al prevedibile finale, il racconto della barzelletta. Che però non fa troppo ridere.
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francesco2
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domenica 19 agosto 2012
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un attore (malin).....comico
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Quando un comico prova a riflettere, i rischi ca ui si sottopone sono probabilmente molteplici; nel caso del film di cui stiamo per parlare, spiace dirlo, si sono quanto concretizzati, dato l'esito relativamente deludente al botteghino, contrariamente pare alle aspettative dello stesso Verdone.
Senza inoltrarsi in territorio ghezziano, il termine stesso "Riflettere" in Italiano ha -Almeno- una doppia valenza:quella di "Pensiero" e quella di "Mettere in evidenza". Applicando tale distinzione all'attore e regista romano, dovremmo chiederci se non potrebbe essere utile per (Cercare di) capire meglio "Maledetto il giorno che t'ho incontrato", che ha preceduto il "Cinese in coma" di otto anni all'incirca.
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Quando un comico prova a riflettere, i rischi ca ui si sottopone sono probabilmente molteplici; nel caso del film di cui stiamo per parlare, spiace dirlo, si sono quanto concretizzati, dato l'esito relativamente deludente al botteghino, contrariamente pare alle aspettative dello stesso Verdone.
Senza inoltrarsi in territorio ghezziano, il termine stesso "Riflettere" in Italiano ha -Almeno- una doppia valenza:quella di "Pensiero" e quella di "Mettere in evidenza". Applicando tale distinzione all'attore e regista romano, dovremmo chiederci se non potrebbe essere utile per (Cercare di) capire meglio "Maledetto il giorno che t'ho incontrato", che ha preceduto il "Cinese in coma" di otto anni all'incirca. Lì, infatti, nell'ironia attinente certe nevrosi tipiche del decennio appena conclusosi e di quello che stava per avviarsi, si finiva per parlare di Jimi Hendrix, mito musicale di Verdone per stessa ammissione dell'interessato. Qui, (un pò) più di quanto abbia sostenuto qualcuno, il lato più interessante del film sta nel rapporto che si instaura tra i due protagonisti. In una sceneggiatura ormai scontata nel voler apparire fuori moda (Nel 2012, per esempio, come sorprendersi di una famiglia italo-russa, ammesso si potesse farlo nel 2000), e con personaggi al limite del bozzettismo (Il "prestigiatore", per esempio, anello dello stiracchiato contesto dell'agenzia), Nicola è quanto di più distante possa esserci dal mondo di Preziosi, come ben riassume la frase "Sei troppo bello per essere un comico". giustamente riportata su questo sito. Al di là di tormentoni come la barzelletta, e spunti (forse)appena simpatici, quali il numero di telefono, che ischia oltretutto di lasciare trapelare un lieve moralismo sessuofobo, la scena che imprime la svolta al film è quella in cui Beppe/Nicola chiama sul palco Verdone/Preziosi.
I due si sono ormai scambiati i ruoli, al punto che Nicola stesso rinfaccia al capo gli stessi difetti che il capo gli faceva notare nell'incipit del film. Ercole tuttavia, nonostante la natura sempre più ambigua del rapporto che lo lega al giovane (Se è un allievo, come fa a insegnargli il mestiere? Se è un amico, perché sembra si
approfitti sempre più di lui?) stabilisce un rapporto sempre più prossimo alla dipendenza, che lo invoglia a lasciare quel "piccol(issim)o mondo moderno" fatto di agenzie senza spessore e famiglie tenute insieme per forza. Su questo posso anche dare ragione a chi ipotizzi paragoni col noioso "Iris Blond" (Non diceva ad un certo punto, il protagonista maschile, di "essere pazzo" di Iris stessa, come rammenta il titolo del film?). Man mano che la storia va avanti, anche le gag comiche appaiono più divertenti, ed alcune (La corsa in go-kart, che la ricorda la partita che Aldo, Giovanni e Giacomo in "Chiedimi se sono felice") famnno emergere forse qualcosa di più: il sentimento ambiguo nei confronti di Nicola assume sempre più i tratti dell'invidia (Farà quello che farà per dimostrare che anche lui è giovane, ovviamente di dentro).
Tutto ciò, in aggiunta d altre considerazioni (La scena di Nicola con la torta in mano, per esempio, come una satira sullo "Spettacolo" di oggi) potrebbe evidenziare la natura frettolosa di certi commenti, tipo "una parabola già (ri)vista sull'allievo che supera il maestro". Nel non svelare il finale, ci limitiamo a notare come , in fondo, quella di Ercole potrebbe essere letta solo come una "continuazione" dell'invidia precedente, che, in un (pre) finale probabilmente non originale, assume solo contorni diversi. "Pre-finale": perché il finale, dove Preziosi è di nuovo attore che si rivolge al pubblico, racconta finalmente la barzelletta del cinese, estremamente amara e disincantata. Come volesse comunicare che 1 E'consapevole che la sua è stata una parabola, e che ora si rivolge al pubblico 2 Lui, figura sordiana, mai come adesso è consapevole di come amara possa rivelarsi la realtà. Citando "qualcuno", si potrebbe proprio chiedere: "Ma che siamo, in un film di Alberto Sordi?" Forse sì.
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