onufrio
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giovedì 10 gennaio 2019
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1839. la nave amistad
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Steven Spielberg racconta la storia della Amistad, nave spagnola carica di schiavi africani i quali si ribellarono e fecero un ammutinamento rivendicando la propria libertà. La nave venne poi sequestrata dalla marina americana. I 44 africani subirono una serie di processi dallo Stato americano per certificarne la vera provenienza e se fossero schiavi sin dalla nascita o uomini liberi. Il caso divenne importante a livello internazione, dato che coinvolse anche la Spagna della giovane Regina Isabella II. Un ritratto storico importante, un film che aiuta a riflettere e a capire.
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harrysalamon
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giovedì 15 dicembre 2016
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uno dei capolavori degli ultimo decenni
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Non tanto un film classico, quanto una ballata, ritmata non a caso, da una musica coinvolgente. Tutto è perfetto: gli attori, ognuno in parte e tutti di gran classe; la distribuzione delle parti, che descrivono ognuna uno degli atteggiamenti tipici presi all'epoca dagli Americani (una certa dose di didattica, in un film così, è quasi necessaria). Una certa lunghezza? Ma c'è un solo minuto non significativo? Una sola pecca: il titolo della recensione di MyMovies. Un film così, se Italiano, sarebbe descritto come "coraggioso", visto che è americano, è "furbo". Dovreste essere meno di parte. Peccato.
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great steven
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lunedì 6 giugno 2016
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la lotta d'una tribù di schiavi contro i tribunali
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AMISTAD (USA, 1997) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da ANTHONY HOPKINS, MORGAN FREEMAN, STELLAN SKARSGARD, NIGEL HAWTHORNE, DJIMON HOUNSOU, MATTHEW MCCONAUGHEY, DAVID PAYMER, PETE POSTLETHWAITE, PETER FIRTH, JEREMY NORTHAM, ARLISS HOWARD, ANNA PAQUIN, TOMAS MILIAN, CHIWETEL EJIOFOR, PAUL GUILFOYLE
La Amistad è una negriera spagnola che trasporta gli schiavi africani dalla madrepatria nel paese europeo, finché, nel corso di una notte tempestosa, questi ultimi non decidono di insorgere e, ucciso tutto l’equipaggio meno i due mercanti di schiavi, prendono possesso della nave. Ma vengono intercettati da un’ammiraglia statunitense, messi in catene e accusati di pirateria e omicidio.
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AMISTAD (USA, 1997) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da ANTHONY HOPKINS, MORGAN FREEMAN, STELLAN SKARSGARD, NIGEL HAWTHORNE, DJIMON HOUNSOU, MATTHEW MCCONAUGHEY, DAVID PAYMER, PETE POSTLETHWAITE, PETER FIRTH, JEREMY NORTHAM, ARLISS HOWARD, ANNA PAQUIN, TOMAS MILIAN, CHIWETEL EJIOFOR, PAUL GUILFOYLE
La Amistad è una negriera spagnola che trasporta gli schiavi africani dalla madrepatria nel paese europeo, finché, nel corso di una notte tempestosa, questi ultimi non decidono di insorgere e, ucciso tutto l’equipaggio meno i due mercanti di schiavi, prendono possesso della nave. Ma vengono intercettati da un’ammiraglia statunitense, messi in catene e accusati di pirateria e omicidio. Non resta loro che attendere il giudizio della Corte Suprema degli Stati Uniti, che sceglierà in merito al loro destino. Il caso giudiziario attira l’attenzione dell’opinione pubblica dell’intera nazione, e i due uomini politici Theodore Joadson e Lewis Tappan, il primo nero e il secondo bianco, si interessano alla querelle, sperando che i ribelli africani non vengano giustiziati e si salvino. Un giovane, ambizioso e motivato avvocato, Roger Baldwin, si interessa alla questione e offre il proprio appoggio ai due politici, i quali tentano, in un primo momento, di coinvolgere nella risoluzione della sorte degli schiavi anche il vecchio e disilluso John Quincy Adams, ex presidente degli Stati Uniti, notoriamente sbeffeggiato alle sedute del Congresso per la noncuranza che prova nei confronti delle decisioni del parlamento USA. Ma quando Adams ci ripensa e, stringendo amicizia con Cinqué, colui che in qualche modo è il capo della tribù africana schiavizzata, prende in mano il caso con sicurezza ed eloquenza incrollabile, la fortuna arride finalmente a Baldwin e Joadson (Tappan, all’ultimo, si tira indietro): gli africani vengono assolti dai capi d’accusa e rispediti nella terra natale. Candidato a 4 premi Oscar e ad altrettanti Golden Globe, è l’opera più compiuta di Spielberg negli anni 1990: un autentico inno alla libertà di pensiero e d’azione, incarnata dalla fatica spesa dagli uomini di legge per dimostrare l’effettiva innocenza di un gruppo di esseri umani perseguitati dalla sfortuna e, ancor peggio, da governi che non riconoscono l’uguaglianza fra bianchi e neri e utilizzano questo millenario pregiudizio per giustificare la schiavitù e costringere chi non può difendersi al lavoro forzato (non solo nelle piantagioni). Spielberg aveva già trattato il tema dei diritti dei neri in Il colore viola (1985), e più avanti lo recupererà col magnifico Lincoln (2013), ma con questa superba pellicola tocca un apice ben difficilmente ripetibile: oltre a denunciare le illegalità, le arroganze e gli enormi errori del Congresso statunitense, nel periodo precedente alla Guerra di Secessione, il film apre uno spiraglio gigantesco e lucentissimo di speranza per un problema che interessa l’umanità fin dalla notte dei tempi, e che neanche un milione di processi e altre azioni legali riuscirà mai a risolvere. Ma con un’opera cinematografica si possono raccontare e affermare molte cose, e di questo il regista è ben conscio, tant’è vero che il suo profondo e sincero messaggio di affetto nei riguardi di questi personaggi realmente vissuti (il fatto è incontestabilmente storico, come riferiscono gli stessi titoli di testa) non fa sconti a nessuno, riconosce le colpe da ambo le parti (attori dei soprusi e relative vittime), analizza tutt’altro che in superficie le motivazioni che spingono a determinati comportamenti (senza per forza partire dalla loro intrinseca positività o negatività) e si schiera decisamente dalla parte della Giustizia, ovvero a favore di chi non pretende altro che la propria libertà venga rispettata e incentivata da chi è ben felice che essa possa mantenersi col progredire del tempo. Attori da applauso, specialmente un A. Hopkins in forma smagliante che ritrae un John Adams, 6° presidente nella storia del Paese d’oltreoceano, come se interpretasse un istrione consapevole del proprio atteggiamento istrionico, e che adopera con saggezza e lungimiranza le proprie straordinarie doti di oratore e soprattutto di uomo che sa convincere chi non è d’accordo con lui con discorsi umanitari che gli sgorgano dal cuore e dei quali sa argomentare in modo estremamente efficace la veridicità. Ma la vera sorpresa (e rivelazione) del film è D. Hounsou: il suo Cinqué, che si esprime nella lingua Mende, è di un’intensità per la quale non esistono vocaboli verbali, se si cerca di descriverla nei suoi intimi dettagli di correttezza, ardore e coraggio. Fra i personaggi, l’unico anello debole è rappresentato da S. Skarsgard: non che il suo carattere pecchi o manchi di qualcosa, ma la sua ritrattazione morale fatta all’ultimo minuto è quantomeno sospetta o, addirittura, incomprensibile. Ma compensano questo difetto gli stupefacenti M. Freeman e M. McConaughey: il primo ricorre alla sua abituale e infallibile mistura di candore e perseveranza, mentre il secondo mette a segno la prima interpretazione memorabile della sua carriera, incidendo un giureconsulto onesto e incorruttibile che fa della sua professione un mezzo splendidamente liberatorio (in qualunque senso si intenda il termine). Fotografia e colonna sonora entrambe di prim’ordine, realizzate, come d’abitudine, dai due collaboratori inossidabili di Steven: Janusz Kaminski e John Williams. Avrebbe dovuto essere premiato da un maggiore e più coeso successo al botteghino.
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denzel for ever
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mercoledì 31 ottobre 2012
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che interpretazoni
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do 4 stelle per le interpretazioni a partire dal maestro hopkins...per nn parlare di djmon hounsou che interpreta lo schiavo in un modo straordinario ...credibile e anche commovente...meritava almeno in golden globe
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pjmix
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sabato 12 febbraio 2011
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toccante, scolastico.
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Non è di sicuro un film da vedere in una serata tra amici per farsi 4 risate; il film parla della tratta degli schiavi e la lotta legislativa che un gruppo di americani (tra cui Morgan Freeman e poi Anthony Hopkins) intraprende per renderli liberi dalla schiavitù. La battaglia è serrata e rivoluzionaria e ci vorrà un discorso magistrale e toccante di Hopkins per far capire al mondo intero quanto la schiavitù sia disumana. Il film non manca di scene crude e violente, schiavi frustati e affogati, trattati come animali. Un film che fa riflettere, pensare e anche capire. Unico difetto? Un po' lento e, per questo, per i non amanti del genere, può risultare noioso.
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(di arnaco)
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renato c.
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venerdì 4 febbraio 2011
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grande spielberg!
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Steven Spielberg è bravissimo nel regalarci fiabe come "Capitan Hook", a volte commoventi, come "E.T.", e dei bellissimi films d'avventura come "Indiana Jones".Quando poi fa films seri su fatti storici è eguelmente bravissimo nel descriverli, "Schindler's list" ne è il miglior esempio! Anche in questo film, su un fatto storico poco conosciuto riesce a raccontare la storia coinvolgendo il pubblico in modo fantastico! Questo fatto ci fa conoscere alcuni aspetti, a volte sconosciuti, della storia degli Stati Uniti. Innanzitutto la condizione di schiavo prima di Lincoln: un Africano era schiavo se era nato in America, ma non lo era se era nato in Africa o in Europa! La ribellione sulla nave, in questo caso, era legittima perchè è stata come la ribellione degli Americani agli Inglesi! Poi, grazie a Dio, Lincoln ha sistemato le cose anche se a caro prezzo! E qui c'è un pezzo importante nel discorso di John Quincy Adams, in cui dice: "Se il prezzo da pagare per l'abolizione della schiavitù sarà una guerra civile, ebbene che venga! Sarà l'ultima guerra della rivoluzione americana! Altrimenti possiamo prendere la nostra "dichiarazione dei diritti" e.
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Steven Spielberg è bravissimo nel regalarci fiabe come "Capitan Hook", a volte commoventi, come "E.T.", e dei bellissimi films d'avventura come "Indiana Jones".Quando poi fa films seri su fatti storici è eguelmente bravissimo nel descriverli, "Schindler's list" ne è il miglior esempio! Anche in questo film, su un fatto storico poco conosciuto riesce a raccontare la storia coinvolgendo il pubblico in modo fantastico! Questo fatto ci fa conoscere alcuni aspetti, a volte sconosciuti, della storia degli Stati Uniti. Innanzitutto la condizione di schiavo prima di Lincoln: un Africano era schiavo se era nato in America, ma non lo era se era nato in Africa o in Europa! La ribellione sulla nave, in questo caso, era legittima perchè è stata come la ribellione degli Americani agli Inglesi! Poi, grazie a Dio, Lincoln ha sistemato le cose anche se a caro prezzo! E qui c'è un pezzo importante nel discorso di John Quincy Adams, in cui dice: "Se il prezzo da pagare per l'abolizione della schiavitù sarà una guerra civile, ebbene che venga! Sarà l'ultima guerra della rivoluzione americana! Altrimenti possiamo prendere la nostra "dichiarazione dei diritti" e...." e straccia! Un bellissimo esempio di come uno stato che nasce su ottime condizioni democratiche debba poi, col passare degli anni, essere coerente, in barba agli interessi di un gruppo o dell'altro!
E' poi la prima volta che mi capita di vedere cosa fa un ex-presidente USA alla fine del suo mandato! In genere gli ex-presidenti cadono nel dimenticatoio; una piccola eccezzione l'ha fatta Jimmy Carter, che nella sua attività post-presidenziale è riuscito a conquistare il premio Nobel per la pace. Ma John Quincy Adams, in questo films, fa vedere come un ex-presidente può essere ancora utile alla nazione! Ciò che ha fatto e detto nel processo di fronte alla Corte Suprema è stato stupendo sia nello svolgersi del processo, sia nei risultati, e non solo in favore dei 44 imputati ma anche in favore della coerenza con la costituzione americana!
Films molto istruttivo e coinvolgente! Grazie Spielberg!
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weach
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giovedì 9 dicembre 2010
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quando lungo fa rima con dispersivo
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lettura gradita
Una regia importante si cimenta spesso con lungometraggi "large " come per dire , " ho la capacità di tenervi incollati a me ".
Non sempre è necessario. e quando non è necessario cade comunque l'attenzione .
Il tema rappresentato sicuramente poteva essere risolto con una maggiore sintesi.
Effettivamente il film ha dialoghi estenuanti e poco incisivi.
La parte più bella del lavoro è racchiusa nei i primi 30 minuti , dove si descrive l'ammutinamento , la violenza dell'uomo che reagisce al sopruso .
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lettura gradita
Una regia importante si cimenta spesso con lungometraggi "large " come per dire , " ho la capacità di tenervi incollati a me ".
Non sempre è necessario. e quando non è necessario cade comunque l'attenzione .
Il tema rappresentato sicuramente poteva essere risolto con una maggiore sintesi.
Effettivamente il film ha dialoghi estenuanti e poco incisivi.
La parte più bella del lavoro è racchiusa nei i primi 30 minuti , dove si descrive l'ammutinamento , la violenza dell'uomo che reagisce al sopruso .
In questi mirabili 30 minuti si rappresentano scene forti, penetranti e si toccano anche temi di spessore come la difficoltà, l'impossibilità di comunicare fra popoli per la presenza di una barriera linguistica culturale che rende tutto molto complicato ed il dolore di un mondo che viene depredato e sradicato per soddisfare una cultura mercantile e schiavista.
L'altra parte del film , che orbita intorno al processo" sospeso fra il reato di ammutinamento e la giustificata reazione verso chi schiavizza " avrebbe potuto essere sviluppato meglio;qui la regia si è dispersa .
Complessivamente un film squilibrato che merita comunque rispetto ,per quei 30 minuti di altissima cinematografia, per le immagini, i primi piani,le musiche ed i silenzi riflessivi, pieni di sostanza , che vengono messi in chiara evidenze .
weach illuminati
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fulvia
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giovedì 15 luglio 2010
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sono rimasta delusa. mi aspettavo di meglio
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Mi tolgo tanto di cappello davanti ad una trama di così grande spessore...però se devo dirla tutta, non sono rimasta, come credevo, senza parole, durante la visione di questo film.
A volte l'ho trovato noioso..Avrei preferito più scene girate sull'Amistad..invece i tre quarti del film riguardano solo ed esclusivamente il processo. Non so, sono rimasta delusa. Voto 5 e mezzo
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lucastanley
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domenica 22 febbraio 2009
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regista furbetto, film furbetto ma...
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E' un Film da vedere assolutamente! Ma con consapevolezza che si sta vedendo un film di Spielberg. Un Grande del cinema commerciale. Ma qui è riuscito da dare piu' voce all'emozione senza trascurare la sua maniera di fare colossal. Molto pieno di dialoghi a volte riuscitissimi, ma a volte fatti alla sua maniera o appiccicati! Bello ma a volte molto lento e noioso, ma con una sequenz indimeticabile ed emozionante: quella in cui i vede il flashback del protagonista nero (dall'inizio del suo rapimento fino alla nave Amistad, e al loro maltrattamento), e il giudizio finale con la vittoria della dell'astuzia della costituzione che è più forte dei singoli interessi! Grazie
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gabriella
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domenica 13 luglio 2008
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lo abbiamo visto due volte di seguito
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Bellissimo film, molto interessante, ottimi il regista e gli attori, le immagini e la fotografia.
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