mister d
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giovedì 5 marzo 2009
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drammatico e meraviglioso
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Metafisico e simbolico, l'angelo che contempla il susseguirsi inesorabile degli eventi non è distante dall'uomo che osserva l'ineluttabilità del destino.
Effimero è anche il calarsi nella realtà fisica, solo più calda e profumata, ma breve e fragile.
Restano solo sprazzi di poesia e qualche ricordo.
Drammatico e meraviglioso.
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dario adamo
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lunedì 1 settembre 2008
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la bella favola di wenders
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Nel cinema gli angeli sono stati di tutti i tipi: angeli dell'inferno(1930), ribelli(2003) o perfino con la pistola (1961). Ma mai sono stati dei cronisti dei pensieri altrui, reporter dell'attività intellettuale degli sconosciuti, silenziosi testimoni dei logorii interni di ognuno. Sempre un po' invidiosi della condizione umana, pesante e presente, ma unica perchè vera. Loro, i custodi di un anima immortale, a volte troppo grave da portare appresso, perchè eterna.
In questo film di Wim Wenders del 1987 gli angeli sono due, uno biondo e uno castano, entrambi con impermeabile, cappello e giovanile codino. Sorvolano il cielo di Berlino, si fermano ad ascoltare i variegati pensieri dei passanti e annotano tutto, come fossero inviati speciali al festival della vita.
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Nel cinema gli angeli sono stati di tutti i tipi: angeli dell'inferno(1930), ribelli(2003) o perfino con la pistola (1961). Ma mai sono stati dei cronisti dei pensieri altrui, reporter dell'attività intellettuale degli sconosciuti, silenziosi testimoni dei logorii interni di ognuno. Sempre un po' invidiosi della condizione umana, pesante e presente, ma unica perchè vera. Loro, i custodi di un anima immortale, a volte troppo grave da portare appresso, perchè eterna.
In questo film di Wim Wenders del 1987 gli angeli sono due, uno biondo e uno castano, entrambi con impermeabile, cappello e giovanile codino. Sorvolano il cielo di Berlino, si fermano ad ascoltare i variegati pensieri dei passanti e annotano tutto, come fossero inviati speciali al festival della vita. Accompagnano anziani intellettuali nelle loro passeggiate pomeridiane, scrutano la mente di promettenti suicidi, osservano i giochi infantili dei bimbi per strada. Ma ad uno di loro, capita anche di entrare in un circo e, in vena di peccati umani, innamorarsi di una bella trapezista.
A questo punto Damiel( Bruno Ganz) avverte con più forza quello che già sentiva da tempo: il peso di una vita eterna e invisibile, sorda alle esperienze tangibili. Vuole diventare umano e ci riesce, beccandosi al risveglio un colpo in testa infertogli dalla sua stessa armatura, unico souvenir della vita passata. Durante le prime "ore di vita" si rende perfino conto che come lui in giro ce ne sono molti di ex-angeli passati a nuova esistenza, anche tra la gente famosa, come il riflessivo e profondo Tenente Colombo (Peter Falk), che si trova a Berlino per girare un film sulla Germania nazista. Damiel cerca la donna e la trova in un ancestrale epilogo d'amore.
Un film in versi, se consideriamo i dialoghi profondi a cura di Peter Handke, ma che non sono lontani dalle considerazioni tutte terrestri di Wenders. Riflessioni sull'Amore e sui rapporti individuali, l'afannosa ricerca della platonica metà della mela che ci sforziamo di immaginare continuamente e che a volte può materializzarsi. Quei gesti umani di spontanea tenerezza, l'attenzione verso l'altro, ma anche l'introspezione profonda.
Un bianco e nero che non disturba e che prende colore quando la vista da angelica diventa umana, una Berlino a tratti moderna e viva (fine anni ottanta) nelle passeggiate delle due anime croniste e devastata dalla guerra quando i passanti si buttano nei ricordi. Per molti potrà risultare di disturbo il registro alto e i toni poetanti che si stendono tra l'altro per più di due ore, ma molti altri apprezzeranno invece la dolcezza di una favola moderna che punta il dito contro la solitudine e la superficialità nei sentimenti.
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fedeleto
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venerdì 16 dicembre 2011
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angeli sopra berlino
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Sopra il cielo di una Berlino in bianco e nero,degli angeli sorvegliano e aiutano le persone immerse nei loro pensieri,un angelo sensibile e innamorato di una donna,non riuscira' a non provare la tentazione di incarnarsi uomo ,e poterla conoscere.Il desiderio di un angelo prendera' vita e la donna si innamorera' di lui ,Anche gli angeli amano e proteggono,e forse l'unica differenza con gli uomini e' che loro non pensano ma sentono.Wim Wenders,dopo il documentario di Tokio-Ga,dirige un capolavoro sia nella sua struttura stilistica che nella sua storia emozionante e commovente scrita con Peter Handke ,il celebre scrittore austriaco.La storia si incentra sulla figura di angeli che sorvegliano e girano per berlino,cercano di aiutare le persone(con il tocco di una mano cambiano in positivo le loro emozioni) ma non sempre ci riescono(il ragazzo che si butta dal palazzo),e' una berlino in crisi,e una donna che lavora per il circo,vive di sogni e speranze,forse questo suo essere una sorta di angelo in terra,attira l'angelo che la vede cosi pura e candida(immortalata dall'altalena in cui la ragazza fa' il numero al circo),non resta che provare a credere di poter diventare umano restando angelo dentro.
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Sopra il cielo di una Berlino in bianco e nero,degli angeli sorvegliano e aiutano le persone immerse nei loro pensieri,un angelo sensibile e innamorato di una donna,non riuscira' a non provare la tentazione di incarnarsi uomo ,e poterla conoscere.Il desiderio di un angelo prendera' vita e la donna si innamorera' di lui ,Anche gli angeli amano e proteggono,e forse l'unica differenza con gli uomini e' che loro non pensano ma sentono.Wim Wenders,dopo il documentario di Tokio-Ga,dirige un capolavoro sia nella sua struttura stilistica che nella sua storia emozionante e commovente scrita con Peter Handke ,il celebre scrittore austriaco.La storia si incentra sulla figura di angeli che sorvegliano e girano per berlino,cercano di aiutare le persone(con il tocco di una mano cambiano in positivo le loro emozioni) ma non sempre ci riescono(il ragazzo che si butta dal palazzo),e' una berlino in crisi,e una donna che lavora per il circo,vive di sogni e speranze,forse questo suo essere una sorta di angelo in terra,attira l'angelo che la vede cosi pura e candida(immortalata dall'altalena in cui la ragazza fa' il numero al circo),non resta che provare a credere di poter diventare umano restando angelo dentro.Un Wenders ottimo,che fa riflettere su un'immanenza esistenziale che non sempre porta a riflettere l'uomo nella sua impossibilita' di trascendere ,un gioiello che porta il messaggio di amore e speranza,nonostante si affacci ad una berlino svuotata dalla guerra nonostante gli anni passati oramai dalla guerra.Bellissima la sequenza iniziale sulla gedachtinis kirke(una chiesa simbolica che immortala l'orrore della guerra poiche' ha ancora il tetto devastato dai bombardamenti),DA VEDERE E APPREZZARE.
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lucaguar
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venerdì 14 novembre 2014
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un viaggio nelle anime
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Wim Wenders ci presenta una figura allegorica e non certo stereotipata degli angeli. Essi ci vengono rappresentati in forma umana, come uomini in bianco e nero che vegliano sugli umani e penetrano nelle loro anime leggendone pensieri, angosce ed emozioni. Questi angeli però vivono nel silenzio e nella più totale impossibilità di interagire con il mondo e spesso provano invidia per la condizione umana: essi vorrebbero vivere la vita attivamente, immersi nei dubbi, nei piaceri e persino nei dolori tipici dell' umano anzichè vivere nell'onniscenza, nel silenzio e nell'invisibile delle realtà eterne.
Per tutta la durata del film, senza sostanziali cambi di "tono", si viene trasportati in una profonda analisi della solitudine e della angoscia umana svolta attraverso un piglio totalmente introspettivo e personale.
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Wim Wenders ci presenta una figura allegorica e non certo stereotipata degli angeli. Essi ci vengono rappresentati in forma umana, come uomini in bianco e nero che vegliano sugli umani e penetrano nelle loro anime leggendone pensieri, angosce ed emozioni. Questi angeli però vivono nel silenzio e nella più totale impossibilità di interagire con il mondo e spesso provano invidia per la condizione umana: essi vorrebbero vivere la vita attivamente, immersi nei dubbi, nei piaceri e persino nei dolori tipici dell' umano anzichè vivere nell'onniscenza, nel silenzio e nell'invisibile delle realtà eterne.
Per tutta la durata del film, senza sostanziali cambi di "tono", si viene trasportati in una profonda analisi della solitudine e della angoscia umana svolta attraverso un piglio totalmente introspettivo e personale. Ci vengono presentate, sotto la guida silente degli angeli, le aspettative, le speranze, le paure ed i pensieri più o meno profondi che le persone si trovano a vivere in una Berlino post moderna resa distaccata, caotica ed irrazionale dalla Guerra Fredda che sta giungendo alla fine.
A mio avviso il tema cardine di tutto il film è la critica alla superficialità, in cui oggi, in un mondo post moderno disincantato, sempre più caotico e dominato dalla merce, gli esseri umani sono costretti a vivere, ma che, dice Wenders, non è certo una condizione naturale e che la tensione di fondo dell'essere umano già cresceva dentro di noi "quando il bambino era bambino", attraverso una visione del mondo più vera e non contaminata dal futile, dall'ipocrisia e dalla retorica, e in cui sorgevano spontaneamente le prime, semplici ma sostanziali domande filosofiche: chi sono io? perchè sono qui e non là? ecc.
In questo contesto l'angelo Damiel, stanco della condizione di spettatore ed estraneo alla vita, decide di incarnarsi, spinto dall'amore di una trapezista del circo, avendone constatato la nobiltà, ma anche la fragilità d'animo.
Tornato al mondo egli vive come se fosse la prima volta, apprezzando le piccole cose della vita come bere un caffè, sfregarsi le mani per il freddo o anche solo la capacità che ora ha di distinguere i colori: questo secondo me è un altro grandissimo insegnamento di questa fantastica pellicola.
Lo stile adottato da Wenders è certamente atipico per un film girato alla fine degli anni Ottanta ma, si sa, le grandi opere (perchè questa senza alcun dubbio lo è) non fanno i conti con il tempo. Il bianco e nero che per quasi tutto il film imperversa è delicato, malinconico e toccante; l'atmosfera è direi quasi metafisica e le bellissime musiche di sottofondo che incontrano spesso le voci delle menti delle persone creano un misto di disagio e di disorientanento da un lato e di sensazione onirica e profondamente introspettiva dall'altro.
La scelta del colore (a tratti quasi simile al vecchio technicolor) per narrare le vicende umane non è certo un caso e ci fa intuire la "metafisica al contrario" di Wenders, in cui l'angelo si incarna per amore del mondo e della vita, manifestando chiaramente l'idea che già nell'uomo vi è un pezzo di divino e che ci fa capire di amare il mondo nonostante le sue contraddizioni e difficoltà e che nonostante tutto la vita (se non altro per l'amore, come ci mostra l'ultima sequenza) vale la pena di essere vissuta. Senza dubbio un'opera di notevole spessore estetico e contenutistico.
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rmarci 05
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mercoledì 26 giugno 2019
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implicito, poetico, suggestivo, espressionista
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Esponente del Nuovo Cinema Tedesco, Wim Wenders realizza un film di stampo profondamente espressionista, in cui non è importante la narrazione della storia in sé, a tratti prolissa, ma conta soprattutto l’abile miscela di suoni, colori, penombre, colonna sonora e voci sovrapposte che, suggestionando lo spettatore e trasmettendogli molte sensazioni più che emozioni vere e proprie, lo immergono nel clima decadente, logoro e svuotato di qualsiasi umanità della Berlino negli anni ‘80, una città segnata nel profondo dalle indelebili cicatrici lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale e dal Muro di Berlino, situazione perfettamente illustrata attraverso il fascino poetico del bianco e nero, la recitazione essenziale ed i dialoghi ridotti all’osso.
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Esponente del Nuovo Cinema Tedesco, Wim Wenders realizza un film di stampo profondamente espressionista, in cui non è importante la narrazione della storia in sé, a tratti prolissa, ma conta soprattutto l’abile miscela di suoni, colori, penombre, colonna sonora e voci sovrapposte che, suggestionando lo spettatore e trasmettendogli molte sensazioni più che emozioni vere e proprie, lo immergono nel clima decadente, logoro e svuotato di qualsiasi umanità della Berlino negli anni ‘80, una città segnata nel profondo dalle indelebili cicatrici lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale e dal Muro di Berlino, situazione perfettamente illustrata attraverso il fascino poetico del bianco e nero, la recitazione essenziale ed i dialoghi ridotti all’osso. Per questo hanno una grande importanza le singole storie dei personaggi, donne e uomini afflitti da un costante senso di spaesamento e tragica depressione che pensano spesso di risolvere con il suicidio. Sono osservati dall’alto, quindi da lontano e con sguardo distaccato, dagli angeli custodi, che comunicano con loro senza essere visibili. Quando uno dei due, però, diventerà umano perché innamorato di una donna, non osserverà più la realtà, ma potrà viverla, scoprendo quindi che, sotto il velo di disperazione che avvolgeva la città di Berlino in quel periodo, si nasconde un barlume di vitalità e di speranza riposto proprio nelle persone. Inoltre, c’è anche la “preoccupazione”, da parte del regista, che Dio ci osservi in qualunque momento e possa leggere tutti i nostri pensieri, cogliendo ogni singola emozione. In conclusione, un film metaforico, implicito ma non incomprensibile, ricco di riferimenti alla poesia di Omero, che concilia perfettamente sentimenti opposti come decadenza e vitalità, disperazione e speranza, malinconia e tenerezza. Imperdibile per i cinefili, ma non è un film adatto al grande pubblico. Mi permetto di dare un consiglio a chi lo vorrà vedere: non vi sforzate di capirlo in tutte le sue sfumature, semplicemente lasciatevi trasportare.
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sires
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giovedì 4 settembre 2008
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non mi ha convinto
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Cosciente del fatto che sia un capolavoro, ammetto che il film non mi ha del tutto convinto in quanto alterna momenti eccelsi ad altri che ho fatto fatica ad apprezzare.
E' pesante, ma di certo sapevo che mi accingevo alla visione di un film impegnativo, e molto molto lento.
L'idea di per sè è meravigliosa, la fotografia anche (questo continuo alternarsi tra colori e bianco e nero mi ha colpito positivamente), la regia è megistrale e gli attori perfetti.
Allora cosa non mi ha convinto?
Semplice, la sceneggiatura.
Il linguaggio è troppo ampolloso, troppo complesso per arrivare in maniera diretta al pubblico, è eccessivo, surreale, poco credibile. Mi rendo conto che forse era proprio questo l'intento, ma benché possa accettarlo nel mondo degli angeli, nel mondo della spiritualità, dell'interiorità, mi viene più difficile da accettare nel nostro mondo.
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Cosciente del fatto che sia un capolavoro, ammetto che il film non mi ha del tutto convinto in quanto alterna momenti eccelsi ad altri che ho fatto fatica ad apprezzare.
E' pesante, ma di certo sapevo che mi accingevo alla visione di un film impegnativo, e molto molto lento.
L'idea di per sè è meravigliosa, la fotografia anche (questo continuo alternarsi tra colori e bianco e nero mi ha colpito positivamente), la regia è megistrale e gli attori perfetti.
Allora cosa non mi ha convinto?
Semplice, la sceneggiatura.
Il linguaggio è troppo ampolloso, troppo complesso per arrivare in maniera diretta al pubblico, è eccessivo, surreale, poco credibile. Mi rendo conto che forse era proprio questo l'intento, ma benché possa accettarlo nel mondo degli angeli, nel mondo della spiritualità, dell'interiorità, mi viene più difficile da accettare nel nostro mondo. Mi riferisco al monologo finale della trapezista (quello prima del bacio), sinceramente quelle parole mi sembravano troppo artefatte.
Inoltre alcuni personaggi mi sono sembrati inutili, come del resto parecchie scene del film che secondo me andrebbero tagliate per rendere il ritmo un po' più incalzante.
Infine i personaggi non mi pare interagiscano molto tra di loro.
Ma questa forse è solo una mia impressione.
Quindi?
Film ben fatto, spesso spettacolare e perchè no? in un certo senso anche geniale, ma non mi ha fatto andare a letto con la voglia di rivederlo e le immaginidi Berlino che mi scorrevano nella testa...ecco tutto.
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mr.619
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domenica 4 luglio 2010
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personificazione dei sentimenti
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Wim Wenders riesce a sentire lo spirito della Germania, le voci di anime senza fede, speranza, sogni, illusioni e passione, il cui canto del proprio dolore diviene la nota struggente di un mondo deturpato dal logorio e dal grigiore dei tempi: gli angeli sanno percepire i reali colori della vita.Sperimentale.
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giulio andreetta
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domenica 24 novembre 2019
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capolavoro della maturità di wenders
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Al solito di fronte alla bellezza le parole appaiono inadeguate. Una pellicola che racconta le peripezie di due angeli che osservano dall'alto, oppure ad altezza d'uomo, le vicissitudini degli altri. Entrano per così dire nella loro mente, diventano spettatori, spesse volte, dei drammi interiori, nascosti, destinati a rimanere inespressi, di persone comuni, di quegli eroi del quotidiano che nessuno ricorda o ricorderà. Sono interessati ad "origliare" ciò che pensano gli uomini non per curiosità, come un'interpretazione superficiale potrebbe suggerire, ma per cogliere quella singolarità che appartiene ad ognuno di noi e che ci qualifica come esseri umani, irripetibili.
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Al solito di fronte alla bellezza le parole appaiono inadeguate. Una pellicola che racconta le peripezie di due angeli che osservano dall'alto, oppure ad altezza d'uomo, le vicissitudini degli altri. Entrano per così dire nella loro mente, diventano spettatori, spesse volte, dei drammi interiori, nascosti, destinati a rimanere inespressi, di persone comuni, di quegli eroi del quotidiano che nessuno ricorda o ricorderà. Sono interessati ad "origliare" ciò che pensano gli uomini non per curiosità, come un'interpretazione superficiale potrebbe suggerire, ma per cogliere quella singolarità che appartiene ad ognuno di noi e che ci qualifica come esseri umani, irripetibili. Senza di loro tutto ciò andrebbe perso per sempre. Attori quasi sempre convincenti, nel difficile compito di interpretare un film così così complesso, dalle varie sfaccettature. Ma ciò che colpisce più di tutto è la maestria di Wenders nel dirigere la macchina da presa, nel sapiente montaggio, in una originalissima sceneggiatura. Bellissima, poi, l'idea di utilizzare il bianco e nero, contrapponendolo, in alcuni tratti, al colore. Un film che sicuramente ha ancora molto da dire e che continuerà a dire molto in futuro. Un film profondo che non ha paura di interrogarsi, come fa un bambino, sui più grandi interrogativi che da sempre l'uomo si è posto. Un film ambizioso, che rappresenta un vero e proprio affresco di un'umanità dolente, come quella di oggi, al tramonto di ogni rassicurante ideologia. Non a caso il muro sarebbe caduto solo due anni dopo. Un film che finalmente racconta la contemporaneità, con tutti i suoi dubbi, le incertezze, la solitudine, il senso di estraneità e sradicamento sociale. Insomma, un capolavoro.
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stefanocapasso
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lunedì 27 agosto 2018
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il peso della vita e l'amore
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Nel cielo di Berlino gli angeli assistono alle vicende degli esseri umani: ascoltano i loro monologhi interiori, le loro paure, i grandi e piccoli problemi della vita e quando possono alleviano le loro sofferenze. In particolare Damiel e Cassiel si incontrano spesso per tirare le somme della loro attività e confidarsi. Damiel vorrebbe partecipare alla vita in modo diverso ed è la conoscenza di Marion, una giovane trapezista, che lo spinge al grande passo.
Wim Wenders riflette sulla vita partendo da testi di Rilke, e lo fa con una narrazione lirica sempre in bilico tra la soggettiva dell’angelo e l’oggettività dello spettatore. Con il bianco e nero letteralmente disegna la vita degli angeli priva di colori e sapori, una vita che pur essendo ricca di partecipazione e di ascolto è priva di quel peso che le vicende umane portano con se e che danno il reale senso della vita.
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Nel cielo di Berlino gli angeli assistono alle vicende degli esseri umani: ascoltano i loro monologhi interiori, le loro paure, i grandi e piccoli problemi della vita e quando possono alleviano le loro sofferenze. In particolare Damiel e Cassiel si incontrano spesso per tirare le somme della loro attività e confidarsi. Damiel vorrebbe partecipare alla vita in modo diverso ed è la conoscenza di Marion, una giovane trapezista, che lo spinge al grande passo.
Wim Wenders riflette sulla vita partendo da testi di Rilke, e lo fa con una narrazione lirica sempre in bilico tra la soggettiva dell’angelo e l’oggettività dello spettatore. Con il bianco e nero letteralmente disegna la vita degli angeli priva di colori e sapori, una vita che pur essendo ricca di partecipazione e di ascolto è priva di quel peso che le vicende umane portano con se e che danno il reale senso della vita. Recuperare l’innocenza, la spontaneità e l’entusiasmo dello sguardo infantile, insieme alla memoria storica dei fatti accaduti è un processo fondamentale perché l’amore si manifesti dando una diversa possibilità a Damiel. Perché le passioni, il dolore, la fatica dell’uomo sono una ricchezza che vale sempre la pena vivere
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alejazz
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lunedì 4 marzo 2019
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gli angeli provano sentimenti?
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Nel cielo di Berlino non ci sono solo nuvole e volatili ma anche angeli. Essi guardano dall’alto la vita frenetica dei mortali, seguono i loro pensieri e quando possono riescono a lenire le loro sofferenze appoggiando delicatamente una mano sulla loro spalla. Tra questi angeli ci sono Damiel (Bruno Ganz) e Cassel (Didier Flamand). Il primo non riesce più a restare impassibile al suo stato di angelo ma vuole capire di più i mortali e provare le loro emozioni, le passioni e difficoltà che vivono quotidianamente. Grazie a Marion (Solveig Dommartin), una trapezista e a Peter Falk (l’attore interpreta se stesso), Damiel prende coraggio ed effettua (ultimi 30’ della storia) il passaggio da angelo a comune mortale percependo finalmente nuove sensazioni che non conosceva prima.
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Nel cielo di Berlino non ci sono solo nuvole e volatili ma anche angeli. Essi guardano dall’alto la vita frenetica dei mortali, seguono i loro pensieri e quando possono riescono a lenire le loro sofferenze appoggiando delicatamente una mano sulla loro spalla. Tra questi angeli ci sono Damiel (Bruno Ganz) e Cassel (Didier Flamand). Il primo non riesce più a restare impassibile al suo stato di angelo ma vuole capire di più i mortali e provare le loro emozioni, le passioni e difficoltà che vivono quotidianamente. Grazie a Marion (Solveig Dommartin), una trapezista e a Peter Falk (l’attore interpreta se stesso), Damiel prende coraggio ed effettua (ultimi 30’ della storia) il passaggio da angelo a comune mortale percependo finalmente nuove sensazioni che non conosceva prima.
Il film scorre lentamente; girato quasi completamente in bianco e nero (nonostante siamo alla fine degli anni ’80). Non si tratta di una soluzione stilistica; i colori accompagnano l’evoluzione del personaggio di Damiel; il bianco e nero mostra la vita piatta dell’angelo priva di emozioni e sentimenti. I colori entrano in gioco inizialmente negli attimi di astrazione dall’essere angelo ma poi definitivamente quando Damiel diviene un mortale.
Una caratteristica de “Il cielo sopra Berlino” è rappresentata dalla costante presenza di voci fuori campo: sono i pensieri a voce alta delle persone che gli angeli incontrano e ne fanno un’indagine introspettiva per poter essere per loro da supporto. I pensieri appartengono a persone di classi sociali ed età diverse. Vi sono, infine, pochi dialoghi tra i personaggi (in senso stretto).
All’inizio della pellicola il compito degli angeli risulta poco chiaro e offuscato. E’ necessario giungere a circa quasi metà del film per comprendere meglio la loro funzione e missione.
La scenografia mette in rilievo la città di Berlino (in quel periodo ancora divisa dal muro). A differenza però di quanto ci si aspetta, il regista Wim Wenders mette in luce i punti più marginali della capitale tedesca ovvero quelle zone meno note al turista. Tuttavia il primo piano della statua, in cima dalla Colonna della Vittoria, l'"Angelo d’Oro” ha un duplice ruolo: assonanza con il concetto di angelo, filo conduttore della storia, e identificazione della città di Berlino.
La fotografia è curata discretamente. Nulla di eccezionale da osservare se non un paio di momenti: i) la scena dello stormo d’uccelli che si muove in modo coordinato che regala una bell’immagine e ii) la scena in cui gli occhi dello spettatore diventano per un attimo gli occhi dell’angelo Damiel che ascolta i pensieri dei viaggiatori della metro.
Infine il montaggio regge la continua alternanza di spezzoni in b/n e a colori. Lavoro non semplice considerando la tecnologia che era a disposizione negli anni ’80.
Consigliato: Sì a pubblico +13
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