Buffalo Bill e gli indiani

Questa pellicola dell'irriverente Robert Altman appartiene a quelle cinematografia degli anni settanta che cercò di realizzare una specie di retromarcia culturale rispetto alla narrazione del mitico Far West che in precedenza era stata fatta da parte del grande cinema western americano.
Personalmente adoro il western classico che per tanti e tanti anni è indubbiamente stato il genere cinematografico più utilizzato ed amato; mentre invece non amo quest'operazione di riscrittura storica, un po' forzata e culturalmente orientata che offre un'interpretazione alternativa del western. [+]

Questa pellicola dell'irriverente Robert Altman appartiene a quelle cinematografia degli anni settanta che cercò di realizzare una specie di retromarcia culturale rispetto alla narrazione del mitico Far West che in precedenza era stata fatta da parte del grande cinema western americano.
Personalmente adoro il western classico che per tanti e tanti anni è indubbiamente stato il genere cinematografico più utilizzato ed amato; mentre invece non amo quest'operazione di riscrittura storica, un po' forzata e culturalmente orientata che offre un'interpretazione alternativa del western.
Tra le tematiche maggiormente caratterizzanti questa cinematografia revisionista vanno senz'altro annoverate quella della riabilitazione degli indiani e quella della denuncia del trattamento perpetrato dai bianchi contro questo popolo, trattamento che in questi film viene rappresentato come ingiusto e prevaricatore.
Nella pellicola di Altman si ritrovano compiutamente tali elementi: Buffalo Bill, una delle più grandi leggende del selvaggio West, viene pesantemente smitizzato dal regista americano, che nella sua ricostruzione lo dipinge come un uomo ben poco ammirevole, dalla scarsissima etica morale, insensibile ed ingiusto, attento solo a portare avanti il suo spettacolo e fare alti incassi. Di tutt'altro tenore invece la rappresentazione degli indiani ed in particolare del capo Toro Seduto, di cui viene posta in risalto la dignità e l'ammirevole ostinato tentativo di adoperarsi per il bene del suo popolo oppresso.
Nel buon cast si segnalano il sempre ottimo Paul Newman, nella parte di Buffalo Bill; Burt Lancaster che interpreta lo scrittore che ha scoperto Buffalo Bill facendone un personaggio famoso in tutta la nazione; Geraldine Chaplin nel ruolo della tiratrice infallibile che viene reso in chiave a tratti comica, soprattutto nei siparietti in accoppiata col marito che fa da bersaglio; e poi ancora vari attori di valore come Joel Grey, un giovane Harvey Keitel e Shelley Duvall. C'è anche il gigantesco attore indiano Will Sampson, divenuto famoso per la parte recitata nel capolavoro di Forman “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.
Il film è nel complesso molto ben costruito e sicuramente molto piacevole da vedere.
Pellicola amara, ma significativa. [-]

Questa pellicola dell'irriverente Robert Altman appartiene a quelle cinematografia degli anni settanta che cercò di realizzare una specie di retromarcia culturale rispetto alla narrazione del mitico Far West che in precedenza era stata fatta da parte del grande cinema western americano.
Personalmente adoro il western classico che per tanti e tanti anni è indubbiamente stato il genere cinematografico più utilizzato ed amato; mentre invece non amo quest'operazione di riscrittura storica, un po' forzata e culturalmente orientata che offre un'interpretazione alternativa del western. [+]

Questa pellicola dell'irriverente Robert Altman appartiene a quelle cinematografia degli anni settanta che cercò di realizzare una specie di retromarcia culturale rispetto alla narrazione del mitico Far West che in precedenza era stata fatta da parte del grande cinema western americano.
Personalmente adoro il western classico che per tanti e tanti anni è indubbiamente stato il genere cinematografico più utilizzato ed amato; mentre invece non amo quest'operazione di riscrittura storica, un po' forzata e culturalmente orientata che offre un'interpretazione alternativa del western.
Tra le tematiche maggiormente caratterizzanti questa cinematografia revisionista vanno senz'altro annoverate quella della riabilitazione degli indiani e quella della denuncia del trattamento perpetrato dai bianchi contro questo popolo, trattamento che in questi film viene rappresentato come ingiusto e prevaricatore.
Nella pellicola di Altman si ritrovano compiutamente tali elementi: Buffalo Bill, una delle più grandi leggende del selvaggio West, viene pesantemente smitizzato dal regista americano, che nella sua ricostruzione lo dipinge come un uomo ben poco ammirevole, dalla scarsissima etica morale, insensibile ed ingiusto, attento solo a portare avanti il suo spettacolo e fare alti incassi. Di tutt'altro tenore invece la rappresentazione degli indiani ed in particolare del capo Toro Seduto, di cui viene posta in risalto la dignità e l'ammirevole ostinato tentativo di adoperarsi per il bene del suo popolo oppresso.
Nel buon cast si segnalano il sempre ottimo Paul Newman, nella parte di Buffalo Bill; Burt Lancaster che interpreta lo scrittore che ha scoperto Buffalo Bill facendone un personaggio famoso in tutta la nazione; Geraldine Chaplin nel ruolo della tiratrice infallibile che viene reso in chiave a tratti comica, soprattutto nei siparietti in accoppiata col marito che fa da bersaglio; e poi ancora vari attori di valore come Joel Grey, un giovane Harvey Keitel e Shelley Duvall. C'è anche il gigantesco attore indiano Will Sampson, divenuto famoso per la parte recitata nel capolavoro di Forman “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.
Il film è nel complesso molto ben costruito e sicuramente molto piacevole da vedere.
Pellicola amara, ma significativa. [-]